Tribunale, 8 sentenze al giorno. E calendario pieno: nuove udienze a fine 2019

L’attività della cancelleria penale nel 2017. La dirigente: «Per arrivare al procedimento tutto digitale c’è ancora molto lavoro da fare». Ogni mese la procura trasmette circa trecento fascicoli da istruire

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Il palazzo di giustizia di Ravenna

Al netto di weekend e festivi, nel 2017 in tribunale a Ravenna ogni giorno in media sono state celebrate due udienze e depositate in cancelleria penale otto sentenze. Le udienze sono state 540 (449 davanti al giudice monocratico e 91 in composizione collegiale) mentre i pronunciamenti sono stati 2.066 (in linea con l’anno precedente quando furono 2.096). La quasi totalità delle sentenze è arrivata dal monocratico (1.948) mentre 82 dal collegiale e 36 in forma di appello del giudice di pace.

A monte e a valle dell’attività di sei giudici e tre onorari c’è la macchina organizzativa che passa dalle scrivanie di undici unità: un funzionario, quattro cancellieri, quattro assistenti e due operatori. Al vertice della squadra c’è Vita Albamonte, in cancelleria da nove anni dopo un lunga carriera negli uffici comunali. «I numeri dell’anno appena concluso sono ormai una costante da qualche tempo a questa parte. La prospettiva per il 2018 è incoraggiante perché l’organico di undici persone è stato completato solo in tempi recenti e sono entrate persone competenti, con percorsi di formazione specifici che si stanno inserendo un passo alla volta in un ambiente dove c’è spirito di collaborazione e dove cerchiamo di essere intercambiabili nei compiti per avere più flessibilità».

Una volta al mese dalla procura della Repubblica arriva l’elenco delle nuove udienze da fissare: «Più o meno sono due-trecento alla volta. In questo momento siamo all’ultimo trimestre del 2019 per le nuove istruttorie. Ovviamente vengono valutati i singoli casi sulla base del capo di imputazione e si tende a dare la precedenza se l’imputato ha misure restrittive».
Una volta arrivato l’elenco dalla procura, il primo passaggio in cancelleria è una verifica della correttezza tra capo di imputazione e fascicolo della procura: «Possono esserci stati stralci o richieste di archiviazione e va accertato che le carte corrispondano».

Già, le carte. Annosa questione quella della burocrazia, della digitalizzazione, dello stoccaggio. Tanto per cominciare oggi sono quattro gli archivi del tribunale dove sono depositati i faldoni: due nelle adiacenze al palazzo di giustizia di via Falcone e altre due sul territorio comunale.

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L’aula della corte d’assise del tribunale di Ravenna

Non stupisce quindi sentire che viene tenuta traccia dello spostamento di ogni faldone anche da una scrivania a quella accanto: «Siamo circondati da cataste di carta. Certi processi occupano interi armadi. Penso ad esempio a quello per l’amianto al petrolchimico». Tutto sarà più agevole in un mondo in cui ogni carta sarà in formato digitale: «La digitalizzazione è una questione cruciale per il nostro lavoro – continua Albamonte –. Purtroppo capita anche di fare i conti con una gestione centrale del ministero che non sempre prende decisioni che facilitano le cose. Per dirla in poche parole diciamo che abbiamo un sistema informatico non molto intuitivo: all’inizio eravamo costretti a usarlo tenendo sotto mano degli appunti poi abbiamo preso confidenza. E come garanzia abbiamo un sistema di tenuta delle statistiche nostro interno che utilizziamo come controprova con il programma ufficiale».

Dal suo ufficio la dirigente ha un osservatorio sullo scenario della giustizia ravennate e su come i cittadini vivano la sua applicazione: «Sono aumentate molto le impugnazioni con i ricorsi in appello. Sembra che ci sia una tendenza crescente a non voler accettare il verdetto di un giudice. Questo per quanto riguarda la nostra attività credo che richiederebbe l’istituzione di un pool per impugnazioni per guadagnare in funzionalità visto che si tratta di lavoro molto ripetitivo, estenuante, di numerazione. Ma al tempo stesso delicato perché un ricorso in appello significa che il processo si sposta a Bologna e se manca una carta si perde molto più tempo».

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