«A Classe un museo del territorio ispirato alle esperienze di Berlino e Parigi»

Il sindaco difende il progetto da oltre venti milioni di euro a cui si lavora da anni e che dovrebbe vedere la luce entro fine 2018

Museo Di Classe«Un museo capace di raccontare, sulla scorta delle esperienze già in essere a Berlino, Parigi, Bologna, in modo innovativo emozionante e coinvolgente, la storia della città e del suo territorio». È così che Michele de Pascale, sindaco di Ravenna, descrive il museo di Classe di prossima apertura al pubblico (le ultime dichiarazioni parlano di «tardo autunno 2018»). L’intervento del primo cittadino, a difesa di un intervento che costerà in complesso più di 20 milioni di euro, arriva dopo la pubblicazione su queste pagine dei dettagli del piano economico fatto elaborare nel 2013 da una società specializzata. Dalla lista civica La Pigna sono arrivate critiche. L’aggiornamento dello studio verrà presentato pubblicamente in giugno.

«Non mi rassegno ad un dibattito politico che non riesce, almeno in questi casi, a trovare coesione e a focalizzare insieme gli obbiettivi strategici – dice De Pascale –. In una città dall’inestimabile patrimonio culturale nei prossimi tre anni vedranno la luce due nuovi musei, Classe appunto e il Museo Byron e del Risorgimento, e uno verrà completamente rinnovato, il Museo Dantesco. Quante altre città italiane possono vantare un così significativo investimento nell’offerta culturale?».

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Classe

Il sindaco elogia l’intervento nell’ex zuccherificio di Classe: «Con l’inaugurazione del museo verrà restituita alla città una intera area che versava, a metà degli anni ‘90, in prossimità di un sito Unesco, in una situazione di indicibile degrado. Al recupero di oltre 5000 mq. di superficie nel corpo della vecchia fabbrica e dell’edificio di ingresso, fa riscontro l’allestimento di una vasta area a verde per 15.000 mq, che sarà a disposizione della città anche indipendentemente dagli orari di apertura del museo».

Ma come sarà il museo di Classe? «Progettato da un autorevole comitato scientifico presieduto dal professor Carandini che ne ha definito anche la dotazione dei reperti, sarà un “Museo della Città e del Territorio”. Un museo di reperti emblematici ed apparati illustrativi legati alle moderne tecnologie, con continui rinvii ai territori d’origine, tutti protagonisti di una grande storia comune. Un luogo d’accesso e massima valorizzazione dell’intero patrimonio storico-artistico ed archeologico del nostro ricchissimo territorio. Vivo e vitale, con una molteplicità di funzioni: restauro, attività di studio e ricerca, attività espositiva, laboratori didattici, laboratori di inclusione digitale per la sperimentazione di start-up innovative, luogo aperto ad accogliere ed ospitare le istanze partecipative del territorio».

Lo studio del 2013 mette in luce le difficoltà del sostentamento di questo museo: «Ci ha guidato la consapevolezza, universalmente condivisa, che i musei non fanno utili, come non fanno utili lo spettacolo dal vivo, i festival, le biblioteche e tutti quei beni comuni che sono dirimenti per la crescita, la coesione sociale, il benessere di una comunità e in quanto tali anche decisivi per il suo sviluppo economico e sociale. Perché gli obiettivi che ci poniamo sono ambiziosi, a partire dalla ricerca di nuovi pubblici e dal prolungamento della permanenza dei turisti nella nostra città, per effetto del percorso della archeologia costruito in questi anni, di cui il museo è asse portante e per effetto del “sistema Classe”, che in virtù del recente accordo di valorizzazione, sottoscritto col Mibact, è oggi possibile mettere in connessione».

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