Università a Ravenna: nasce il Dottorato in Beni Culturali e Ambientali

«Una realtà unica sul piano della ricerca». In corso le selezioni: i 12 vincitori inizieranno il percorso in novembre

Fondazione Flaminia

La presentazione del progetto

Novità nel mondo universitario ravennate: nasce il Dottorato in Beni Culturali e Ambientali. L’obiettivo è quello quello di coniugare i saperi inerenti il patrimonio culturale e ambientale in una prospettiva trasversale e metadisciplinare, rappresentando dunque una realtà unica sul piano della ricerca. Il dottorato nasce dalla compartecipazione di otto dipartimenti (Dipartimento di Beni Culturali come struttura proponente e 7 concorrenti: Dipartimento di Architettura, Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, Dipartimento di Scienze Giuridiche, Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali, Dipartimento di Fisica e Astronomia, Dipartimento di Informatica – Scienza e Ingegneria).

Alla dimensione innovativa del dottorato concorrono sia le discipline giuridiche e umanistiche sia quelle tecnico-fisiche e diagnostiche per quanto riguarda la tutela e la conservazione dei beni culturali e ambientali, e inoltre le metodologie digitali, nella prospettiva già consolidata sul piano internazionale del digital heritage.

«Questo Dottorato è il segno di quanto la Ravenna universitaria sia maturata negli anni, arrivando a proporre un progetto congiunto tra tutte le strutture che vi fanno ricerca – ha detto la presidente del Campus, Elena Fabbri, in occasione della conferenza stampa di presentazione –. È un progetto fortemente voluto, che mi piace citare come ‘Dottorato di Campus’ perché rappresenta il valore scientifico dell’intero Campus, e anche la nostra volontà di maggiore integrazione con il territorio e vero radicamento della ricerca nella sede».

«Rappresenta un progetto molto ambizioso – aggiunge il prorettore alla Ricerca Antonino Rotolo – che rientra in una strategia di investimento sul dottorato di ricerca portato avanti dall’Ateneo. Manca infatti in Italia la consapevolezza che il dottorato sia un titolo e coincida il terzo livello di formazione, in pratica di coloro che rivestiranno le più alte cariche dirigenziali. Investire sul dottorato significa inoltre investire sul radicamento della ricerca e il rafforzamento del Multicampus».

Suddiviso in due curricula, ovvero Beni Culturali e Ambientali – Memoria, Tutela, Diritti (curriculum 1) e Science and Technologies for Cultural Heritage (curriculum 2, internazionale), e guidato da un Collegio di 24 docenti di alto livello scientifico, il Dottorato mette a disposizione 12 posti con borsa attraverso cui formare ricercatori o esperti qualificati che abbiano appreso e siano in grado di sviluppare teorie e tecniche avanzate di conservazione, tutela e gestione di questo tipo di beni sul piano ambientale, culturale e giuridico, sulla base di una adeguata contestualizzazione storica e con appropriate strategie di comunicazione e valorizzazione, con alto livello di specializzazione ma con una formazione che li renda preparati a collaborazioni in team di ricerca multidisciplinari.

«Il dottorato in Beni Culturali e Ambientali – spiega il Stefano Benazzi, coordinatore del Dottorato – costituisce un unicum in Italia, dove competenze umanistiche, scientifiche e delle scienze sociali confluiscono in un unico ambito fortemente integrato. Il Dottorato – continua Benazzi – presenta forti elementi di internazionalizzazione attraverso lo sfruttamento del network internazionale dei membri del Collegio e delle loro strutture per offrire stage e periodi di soggiorno in centri di ricerca stranieri, la presenza al suo interno di uno specifico curriculum in lingua inglese (‘Science and Technologies for Cultural Heritage’), e accordi con università e istituti stranieri per il cofinanziamento di due borse congiunte di Dottorato, nello specifico l’Università di Copenaghen e la Royal Netherlands Institute for See Research (NIOZ). L’obiettivo è di formare professionisti altamente qualificati, specializzati in ambiti di ricerca diversi, con elevate possibilità di competere sul mercato internazionale».

Il Dottorato rafforza l’identità del Campus di Ravenna – scrivono dall’Università – «ne promuove lo sviluppo e completa il radicamento di attività formative e di ricerca con la partecipazione formale e sostanziale di Strutture che rappresentano la grande maggioranza dei docenti incardinati. Inoltre si collega fortemente alla identità della città: città d’arte, e centro produttivo con una delle maggiori concentrazioni in Italia di reperti di archeologia industriale; città di mare ponte fra oriente e occidente sul piano politico, economico, culturale, e territorio con un patrimonio bioambientale complesso e in continua interazione con l’intervento dell’uomo».

«Siamo felici di contribuire finanziando in parte il progetto – sottolinea il presidente di Fondazione Flaminia Lanfranco Gualtieri – perché da sempre Fondazione Flaminia è stata favorevole alla multidisciplinarietà e ha sostenuto la sfida di far dialogare i docenti del Campus di Ravenna. Il nostro ruolo in questo caso non si limita a quello di ente di sostegno, ma anche di centro per l’innovazione Cifla che opera da collettore tra ricerca e territorio, affinché si concretizzi il vantaggio che la presenza dell’università rappresenta per un territorio».

Al momento sono in corso le prove di selezione dei candidati, che si concluderanno il 18 giugno con la pubblicazione degli esiti finali del concorso, e i 12 vincitori inizieranno le attività di dottorato il 1 novembre.

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