L’appello di Cristiano Cavina ai pensionati: «È una pandemia, non una festa»

Lo scrittore scherza, ma non troppo, su Facebook: «Il prossimo che entra in cortile a fare chiacchiere lo prendo a calci in culo»

Cristiano Cavina«Vabbè, mi son rotto le palle. Stamattina hanno chiamato una signora a lavare le scale. A lavare le scale! È una pandemia non la festa di Sant’Antonio. Un viavai di pensionati in visita. Tutti in giro tranquilli».

Il colorito sfogo è di Cristiano Cavina, scrittore casolano di fama nazionale, che sulla propria pagina Facebook lancia il suo personale appello.

«Forse non hanno capito. Il virus non arriva con le truppe cammellate dalla bassa e finché non lo vediamo a Borgo Rivola facciamo il cavolo che ci pare, poi ci chiudiamo dentro. Il virus statisticamente potrebbe già essere qui! Dobbiamo stare in casa per evitare di passarcelo l’un l’altro. Cazzo – continua Cavina –, abbiamo un solo super mercato e una farmacia e qualche alimentare. Non si trasmette solo starnutendosi in faccia. Si trasmette toccando cose. Domenica scorsa a Casola c’erano un fottio di turisti di città in giro. Hanno mangiato, girato, si sono seduti qui. In Cina andavano a fare la spesa una volta alla settimana accompagnati da un soldato. C’era un militare davanti a ogni porta per non fare uscire. Qual è la parte del “dobbiamo cambiare le nostre abitudini” che non ci entra in testa? Il prossimo pensionato che entra in cortile a fare chiacchiere lo prendo a calci in culo. Non per proteggere me. Per proteggere lui. Ci stiamo massacrando per non lasciarvi indietro, cazzo state a casa. Uscite quando passa la tempesta. Cioè, ci voleva un’epidemia per farvi scoprire il piacere di una camminata? Stasiv in cà!».

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