Ravenna, a S. Teresa una nuova casa per persone in difficoltà economiche o sociali

L’obiettivo è accompagnarle verso l’autonomia. A disposizione 25 posti letto. In arrivo anche mensa e docce

Casa S Giuseppe NastroÈ stata inaugurata questa mattina (1 ottobre) dall’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni la prima Casa della carità di Ravenna, all’interno dell’Opera Santa Teresa.

Casa San Giuseppe, questo il suo nome, è una struttura già esistente all’interno dell’Opera con altre funzioni che ora si apre all’accoglienza delle persone in difficoltà economiche o sociali.

Per avere esempi di cos’è una Casa della carità, occorre spostarsi di qualche chilometro, da Fontanaluccia (Modena), a Reggio Emilia, a Bologna, a Bertinoro (fino in Madagascar, in India, in Brasile, in Albania). Questa opera di carità nasce da un parroco, don Mario Prandi, che aveva immaginato delle case, come dice il nome stesso, che potessero accogliere persone con disabilità o fragilità, come una famiglia. Ma anche le case-famiglie della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondate da don Oreste Benzi, si muovono nello stesso stile e con gli stessi obiettivi.

L’idea a Santa Teresa è rilanciare la centralità dell’impegno verso i poveri e nel servizio alla carità, orientando la sua attenzione verso le antiche e nuove povertà, in costante aumento.

La struttura fino ad oggi ha accolto sacerdoti che per raggiunti limiti di età non potevano più svolgere attività in parrocchia e persone che avevano scelto di vivere comunitariamente per meglio testimoniare la propria fede con la preghiera e la carità. Ora si apre anche all’accoglienza di soggetti deboli o a rischio di emarginazione che necessitano di un aiuto e un sostegno all’autonomia.

In totale sono 25 posti letto: le persone accolte non richiedono assistenza socio-sanitaria (gli ospiti quindi devono essere sostanzialmente autosufficienti). Sono già tre le persone fragili che sono accolte qui in accordo con la Caritas diocesana.

«Per le nuove forme di povertà l’accoglienza in questa casa sarà temporanea, per periodo di tre mesi circa – spiega il vicedirettore dell’Opera Santa Teresa Luciano Di Buò – con l’obiettivo di accompagnare le persone alla ripresa di una vita autonoma. Ognuno di loro contribuisce alla gestione della casa con quel che può dare di suo, dai piccoli lavori di manutenzione alle spese». Fondamentale per la gestione della Casa San Giuseppe sarà il supporto delle suore della Piccola Famiglia di Santa Teresa del Bambin Gesù e dei volontari dell’associazione Camminiamo insieme

Ma la carità di Santa Teresa non si ferma qui. Oltre alla Casa San Giuseppe ci sono due nuovi progetti: da un lato il progetto di Mensa dei poveri che ora viene offerta la domenica e che nell’arco di alcuni mesi verrà strutturato con una cucina professionale dedicata e gestita dalla Caritas e il servizio Docce e guardaroba, che entro Natale troverà spazio al piano terra utilizzando parte dei locali in passato utilizzati ad uffici amministrativi.

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