Il tifoso solitario che ora svezza le nuove leve della tifoseria

Pallavolo: da 48 anni Libero è ovunque giochino i colori giallorossi La sua esperienza al servizio del gruppo Ravenna Volley Supporter

C’è stato un tempo in cui era l’unico tifoso al seguito della squadra quando impegnata lontano dal parquet di casa perché «l’abitudine di andare in trasferta c’è solo dagli anni Ottanta». Ma Libero Benini aveva anticipato i tempi: il prossimo novembre festeggerà 48 anni dalla prima partita di pallavolo vista a Ravenna e da allora ne ha perse poche, in casa e fuori, in Italia e all’estero. E oggi che il volley ravennate è praticamente sempre in trasferta (la scorsa stagione le partite interne le ha giocate al Palafiera di Forlì) è stato quasi naturale pensare a lui come capo spirituale dei Ravenna Volley Supporter (Rvs), il gruppo che sta cercando di costruire un movimento di tifo organizzato attorno ai colori giallorossi e oggi conta 52 adesioni, un terzo degli appartenenti a un’associazione di amici della pallavolo che racchiude l’Rvs. «Diciamo che dopo quasi cinquant’anni ormai sono di casa in tutti i palazzetti – dice il 64enne imprenditore tra i soci fondatori della Robur Costa nel 2006 –, ho conoscenti sparsi ovunque nel giro dello sport e aiuto i nuovi appassionati». Per la pallavolo di casa nostra il tifo organizzato è in buona sostanza un gruppo di giovani tra 25 e 35 anni attirati dai risultati della A2. Pochi i senatori: «I dinosauri come me, malati di pallavolo al punto da riuscire a resistere al decennio tra la scomparsa del Messaggero e il ritorno in A, si sono ormai estinti. Rendiamoci conto che due anni fa il tifo non esisteva, è un terreno tutto da seminare». Ma non vedrete Libero sulla balaustra, spalle al campo, a incitare i boys per cantare: a lui la partita piace vederla da solo dietro al campo.

Il contagio, come dice lui stesso, risale alle scuole superiori: «Devo ringraziare il professor Galan di educazione fisica al liceo Oriani. Arrivai a scuola da San Pietro in Trento senza sapere cosa fosse la pallavolo, lui era stato in A1 e tirò su la rete in palestra inoculando il virus in molti di noi». Una malattia piuttosto grave se nel periodo senza pallavolo in città Libero andava in giro per i palazzetti dove giocavano gli ex ravennati: «Per fortuna ho sposato una donna intelligente che mi ha capito. Ora che è in pensione mi accompagna. Le due figlie invece da giovani hanno giocato, ma non sono riuscito a trasmettere lo stesso virus».

Per chi ha seguito la squadra in tutta Italia e in Europa i trenta km che dista Forlì sono una passeggiata. Ma in questo caso è il cuore che duole: «Dispiace, certo, ma la città di Ravenna vuole divertirsi con spettacoli sportivi di livello ma non vuole pagare. Fatta eccezione per il breve lasso di tempo dei Ferruzzi, gli sponsor principali sono stati trovati spesso fuori. Andare a Forlì ha significato perdere una fetta di un quarto del pubblico che riempiva il Pala De Andrè, gli spettatori occasionali non i fedelissimi. Ma se giocando a Forlì si risparmiano i soldi per un giocatore in più…». E a proposito di soldi, fare il tifoso fedelissimo ha il suo costo: «Per le trasferte italiane in media si spendono 50-60 euro ogni volta. Quando vai in Europa dipende, se fai toccata e fuga possono volerci comunque circa 400 euro». Mezzo secolo da tifoso e gli aneddoti si sprecano: «Mi sento un privilegiato ad aver assistito alla finale Coppa Italia del 1991 a Mestre tra Ravenna e Milano, riconosciuta come la più bella partita di volley di sempre. Ma quella con più soddisfazione è sicuramente la Coppa Campioni del 1994 a Bruxelles: una squadra rappezzata, già in crisi, partimmo senza uno straccio di previsioni e tornanno con la terza coppa. Vincere con Vullo-Timmons-Kiraly è facile, ma vincere senza di loro è stato un atto di libidine agonistica unica». Che andò festeggiato senza limiti: «In albergo fu festa tutta la notte, spendemmo una barca di soldi e ci rendemmo conto di tutto solo al ritorno». Rivalità più accese tra tifosi? «La partita da vincere a tutti i costi sarebbe contro Modena, ma loro hanno mezzi economici superiori e le prendiamo regolarmente. Però sempre sano dualismo, anche tra tifosi, mai vissuti scontri, magari qualche sfottò o qualche scapaccione è volato, ma resta nella goliardia».

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