Basket, quel manipolo di tifosi guidato dalle sorelle Ilaria e Alice

Hanno figli nelle giovanili giallorosse e organizzano le trasferte e i cori a sostegno della prima squadra in A2: «Adrenalina pura»

Il tifo del basket a Ravenna è una cosa organizzata in famiglia. Nel vero senso della parola: il riferimento per i tifosi più appassionati sono due sorelle – sposate e madri di giocatori del vivaio giallorosso – che quando c’è bisogno possono contare sull’aiuto di mamma. «Una volta che entri al Pala Costa poi non esci più. L’atmosfera è talmente bella che ti prende proprio. Adrenalina pura. Noi diciamo che crea dipendenza», scherza la 39enne Alice Bandini. L’organizzazione dei pullmini per le trasferte di gruppo al seguito della squadra, la produzione delle sciarpe e delle magliette Leoni Bizantini, i cori durante le gare, gli striscioni sugli spalti: le cose da fare non mancano. Tutto per passione, cominciata casualmente: «Da giovane ho giocato a pallavolo e seguivo la mitica Teodora poi mio figlio sette anni fa ha iniziato a basket, perché abitiamo vicino al palazzetto, e un po’ alla volta mi sono avvicinata. Da quattro anni cerchiamo di avere un tifo un po’ organizzato che si faccia sentire in campo». Per sostenere i giocatori: «Io sono una fan sfegatata di Rivali, ho comprato anche la maglietta all’asta di beneficenza, ma tutti sono persone molto amate dai tifosi. Gli americani si sono fatti volere bene da subito».

Con il passare del tempo accompagnare la squadra dalle tribune è diventato un modo per stare fra amici: «Per lo più siamo famiglie di ragazzi che giocano nelle giovanili. Ci siamo trovati in un ambiente sano, divertente, con una società molto disponibile e sono nati i rapporti umani». Che si estendono anche lontano dai campi di gioco e arrivano ai ritrovi in salotto per guardare in gruppo le partite in tv della massima serie o della pallacanestro Usa. Poi le trasferte diventano un’occasione per una gita in compagnia in un’altra città «e dopo la partita ci facciamo una pizza insieme». Per chi fa solo andata e ritorno per la partita senza soste culturali-enogastronomiche è un impegno da una trentina di euro a testa ogni volta: «In diversi palazzetti capita anche che i bambini entrino gratis ma in generale i prezzi sono abbordabili, 8-10 euro per gli adulti».

Nella stagione appena conclusa Alice ne ha perse davvero poche di partite lontane dal catino del Pala Costa: «Siamo andati anche a Omegna, 400 km da Ravenna, ma non dimenticherò mai quella di Treviglio vinta per un punto. Di solito facciamo un pullmino da trenta posti più qualche auto dietro. Diciamo che più o meno in media riusciamo a essere sempre 50-60 persone anche fuori casa». E il giorno dopo della partita i commenti del bar sport si sono spostati sui nuovi mezzi di comunicazione: «Abbiamo una chat di gruppo su Whatsapp con una cinquantina di persone, dagli anziani ai ragazzi. E lì c’è di tutto: i commenti, gli sfoghi, le polemiche, i preparativi». E Alice conferma che le notifiche di nuovi messaggi nella chat sono state particolarmente numerose quando la dirigenza ha lanciato tra i tifosi una sorta di colletta per tentate di raccogliere le risorse venute meno con il defilarsi di uno sponsor che avrebbe dovuto garantire 300mila euro, un terzo del budget stagionale per la prossima A2: «Ho donato 500 euro. Per altri non era giusto che i tifosi facessero questo gesto però per l’affetto che ho verso questa squadra mi sarebbe dispiaciuto se fosse andato all’aria tutto il lavoro fatto in questi anni». Alla fine la raccolta in forma di donazioni private o come contratti di sponsorizzazione ha totalizzato oltre 90mila euro. A metterci una pezza poi è arrivato Unigrà con un accordo da 120mila euro per il marchio OraSì sulle canotte da gioco.

Di sicuro per Alice nessun dubbio nel dire no al trasferimento a Forlì ventilato per un certo periodo: «Se fossimo andati a Cervia restando Basket Ravenna avrei seguito la squadra ma diventare la squadra di Forlì no». La rivalità più accesa è verso nord: «La partita che non vorresti mai perdere è con Ferrara». E non è un caso quindi se finora l’unica gara con qualche tensione tra tifoserie è stata contro Cento: all’esterno del Pala Costa si sono viste anche le divise della polizia per calmare gli animi. Con Treviso invece è amore: «Alla finale di Coppa Italia ci siamo ritrovati con loro con piadina, salame e Sangiovese».

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