Dal beach volley a Marina alle Olimpiadi, Menegatti: «Ho iniziato per curiosità»

La 26enne è cresciuta nelle giovanili ravennati, per lei la seconda volta ai Giochi con una compagna last minute dopo un caso di doping

Chissà se quando metterà piede sulla sabbia di Copacabana per affrontare le canadesi nella prima partita della sua seconda Olimpiade si ricorderà della sabbia di Marina di Ravenna. Perché è da lì che nel 2005 è cominciato l’amore tra il beach volley e Marta Menegatti, 26enne originaria di Ariano Polesine ma sbocciata e cresciuta sportivamente nelle giovanili della pallavolo ravennate. È legittimo ipotizzare che gli eventi degli ultimi giorni lascino poco spazio nella mente per l’amarcord: Menegatti si ritroverà in coppia con Laura Giombini, catapultata in Brasile all’ultimo minuto per sostituire Viktoria Orsi Toth sospesa per la positività a un controllo antidoping. L’ultima volta della coppia Menegatti-Giombini era il 2010 e vinsero un argento agli Europei Under 23. Insomma, non due sconosciute ma difficile possa esserci di nuovo immediatamente un affiatamento paragonabile a quello maturato in tre anni di allenamenti e partite tra Marta e l’ungherese naturalizzata.

«La vicenda di Viky mi dispiace moltissimo, sono molto amareggiata e nessun atleta vorrebbe mai vivere situazioni simili. Sono convinta della sua buona fede», ha detto Menegatti davanti alle telecamere di Gazzetta Tv. Dispiaciuta ma c’è comunque un’Olimpiade da affrontare: «Io e Laura cercheremo di lottare come due guerriere per noi stesse, per l’Italia e per Viky». Con l’ottimismo di quanto fatto sei anni fa: «Gli Europei sono un bellissimo ricordo». L’esordio contro Canada quando in Italia saranno le 3 del mattino dell’8 agosto.

R&D aveva intervistato Marta il 21 luglio scorso, alla vigilia della partenza per Rio, mentre era a Roma dove si allena il gruppo sportivo dell’Aeronautica militare di cui fa parte. La notizia della positività della compagna non era ancora di dominio pubblico, infatti il controllo di Orsi Toth risale sì al 19 luglio ma è stato ufficializzato il risultato solamente il 2 agosto. Con l’aviere capo Menegatti, questo il grado che detiene, avevamo parlato soprattutto della sua parentesi ravennate, dei ricordi di coach Sergio Guerra e della sua prima esperienza olimpica ai Giochi di Londra. Ecco come ha risposto alle nostre domande.

Marta, possiamo dire che se sei in azzurro per la seconda Olimpiade c’è qualche merito della spiaggia di Marina?
«In un certo senso sì, è lì che nel 2005 ho provato il beach volley per la prima volta perché giocavo a pallavolo a Ravenna e in estate al mare ho avuto la curiosità con gli amici. Poi è diventata anche una sfida personale per essere armonica e coordinata ma tutto è partito dal semplice divertimento».

Originaria di Ariano Polesine. Come eri arrivata a Ravenna?
«Ho fatto un provino con la Teodora e mi hanno presa così mi sono trasferita nel 2004 per venire a giocare a pallavolo. Il motivo è stato solo quello. Avevo 14 anni appena compiuti, stavo a Ravenna da sola. Ho fatto cinque anni tra B1 e B2 mentre frequentavo ragioneria indirizzo linguistico».

Che ricordi hai sportivamente dell’esperienza ravennate?
«Ero davvero piccolissima, ho fatto un percorso bruciando un po’ di tappe poi ho conosciuto presto il beach volley e ho avuto la fortuna di essere notata da Gabriele Mazzotti che era il selezionatore regionale per la nazionale».

C’è stata una figura che ha avuto un ruolo importante nella tua cresciuta come atleta?
«Il mio primo allenatore è stato Sergio Guerra che ha subito creduto in me. Mi sono trovata bene con lui. Io ero piccole e da sola in una città nuova, con me è stato come un secondo papà».

Se non fossi passata al beach saresti ancora nella pallavolo?
«Probabilmente sì. Aspiravo alla serie A ma non c’è stato tempo perché poi ho preso un’altra strada».

A Londra nel 2012 quinto posto in coppia con Greta Cicolari. Da quella esperienza cosa porti in valigia in Brasile?
«Sono più preparata, so già cosa mi aspetterà. A Londra non ho vissuto nel modo migliore certe cose, anzi direi che forse sono state anche un po’ traumatiche. Ero più giovane, non avevo mai giocato in uno stadio così immenso davanti a così tanta gente. L’impatto emotivo si sente, la pressione arriva e ho gestito un po’ male questo aspetto. Il palcoscenico importante ti può spaventare se non sai gestirlo».

E la vita nel villaggio olimpico su cui girano tante leggende e aneddoti?
«A Rio purtroppo non siamo nel villaggio perché l’area di gioco è lontana e quindi stiamo in un hotel. Un po’ mi dispiace perché ricordo con piacere l’esperienza vivere tutti assieme non solo con gli italiani».

C’è tempo per vivere l’atmosfera olimpica con un approccio un po’ più turistico?
«Durante il periodo di gara proprio non è nelle nostre idee. E subito dopo le Olimpiadi ci sono già altri impegni in calendario quindi non credo».

Alle scorse Olimpiadi la vostra coppia era stata eletta come quella più sexy in un sondaggio tra mille manager. Qualche mese fa sei stata inserita al terzo posto delle dieci pallavoliste più sexy. Sono riconoscimenti che distraggono dalla concentrazione sul campo oppure una nemmeno ci fa caso?
«Non mi da fastidio, mi fa sorridere ma sono cose che rimangono al di fuori del campo. Per me stare in costume non è un problema, è la mia divisa da gioco».

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