Canottaggio, terza Olimpiade per Miani «È ora di portare a casa una medaglia»

Il 32enne vuole riscattare Londra e tornare da Rio con una favola da raccontare al figlio in arrivo a Natale. Alle 16.20 le batterie

«La prima volta alle Olimpiadi sei pieno di entusiasmo, la seconda ti dici che puoi fare meglio, la terza bisogna portare a casa qualcosa altrimenti non va bene». Rio sarà la terza presenza per Marcello Miani, 32enne di San Pietro in Vincoli impegnato nel canottaggio in coppia con Andrea Micheletti per il doppio pesi leggeri(prima batteria alle 16.20 italiane di domenica 7 agosto). A Londra Miani era nel quattro senza pl e non andarono oltre il dodicesimo posto, a Pechino arrivò un quarto posto in coppia con Elia Luini. I ricordi delle ultime due partecipazioni non sono solo sportivi: «Di Londra ho un pessimo ricordo sportivo – ci dice il ravennate al telefono il 19 luglio prima di partire per il Brasile –, l’unica nota positiva un bel paio di occhiali da sole avuti dallo sponsor. In Cina ricordo l’emozione della cerimonia di apertura e poi l’assalto degli ambulanti nei mercati quando eravamo in giro e provavano a venderci le peggiori fregature tarocche, era divertente contrattare anche senza comprare. La federazione ci aveva anche organizzato un tour della città antica».

Quindi c’è modo e tempo anche per immergersi nella città fuori dagli impegni sportivi? «Quest’anno pare di no perché il volo di ritorno della nostra federazione è prenotato già per il giorno dopo l’ultima finale e anche volendo tornare a proprie spese ci hanno detto che i nostri pass non saranno validi. Quello è un grande limite perché consentirebbe di accedere ovunque alle gare e di avere diverse agevolazioni in città».

Al terzo gettone Miani potrà provare la curiosità della vita nel villaggio olimpico: «Di solito i bacini di canottaggio sono distanti dalla città e quindi creano dei mini villaggi solo per i canottieri. A Rio invece saremo nel villaggio, vedrò anche io come sarà questo ambiente di cui tutti parlano». In un clima internazionale di grandi tensioni è facile avvertire la preoccupazione per eventuali rischi: «Quando ci penso mi preoccupo e allora non ci penso. Diciamo che se fossimo stati in Francia avrei avuto più paura».

Il ravennate si guarda indietro e riflette: «Tre Olimpiadi non sono mica poche a pensarci, meglio non farlo o mi sento vecchio». Insomma la quarta chissà se ci sarà e allora il momento è davvero questo, nonostante una coppia composta da poco: «Magari funzionerà l’effetto sorpresa, chissà. L’ultima che abbiamo fatto insieme ha portato un terzo posto a Poznan e da allora ci siamo allenati molto nel ritiro di Piediluco, abbiamo fatto passi avanti». Ma la chiamata dalla federazione con la convocazione ufficiale è arrivata non molto tempo prima dei Giochi. Come si vive l’attesa della telefonata? «Stress. Nessuno era sicuro del posto, ci sono stati diversi stravolgimenti sulle barche ma sono cose che succedono solo in Italia. Le altre nazioni avevano fissato tutto da marzo. Finalmente è arrivato il sì e non è mica finita, anzi sei solo all’inizio».

Perché sarà anche vero che il tanto decantato spirito olimpico esiste pure – «Beh, una birra dopo le gare capita di bersela con gli avversari» – ma sul celebre motto per cui l’importante è partecipare, Miani ha le idee chiare: «Non è mica così. Si va per cercare di vincere, soprattutto se sai di avere le possibilità per farlo. Noi? Abbiamo le nostre possibilità». Partenza per Rio da Fiumicino la sera del 30 luglio. Al collo Miani aveva la medaglietta di San Michele che indossa dal 2014 ma per la prima volta a seguirlo in uno dei suoi impegni non c’è la moglie: «È incinta e il Brasile è vietatissimo per ragioni sanitarie». Magari a Natale, quando è prevista la nascita, la prima storia di papà Marcello comincerà da una medaglia brasiliana…

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