America’s Cup, il ravennate Plazzi vinse nel 2010: «Oggi la vela è a un bivio»

Plazzi

Il velista ravennate Matteo Plazzi

Il velista era nel team di Luna Rossa che nel 2014 cominciò a preparare la partecipazione alla competizione di quest’anno, poi il ritiro in polemica con gli organizzatori

«Era la prima volta in cui un team italiano si era mosso in anticipo rispetto agli altri e i lavori erano a buon punto, la strada da fare era ancora tanta ma il dispiacere è stato più forte». Il velista ravennate Matteo Plazzi – dopo la vittoria in Coppa America nel 2010  con Oracle – era nel team di Luna Rossa che nel 2014 cominciò a preparare la partecipazione alla Louis Vuitton Cup del 2017 e un anno dopo si ritirò in protesta con gli organizzatori per una modifica del regolamento: «La decisione di Bertelli va rispettata, il cambio delle regole di gioco non era previsto…».

La Coppa America è cambiata molto con il passaggio ai catamarani. Come vive questa svolta?
«La vela è a un bivio. La Coppa America sta dando un grosso impulso al foiling (la tecnologia che in parole povere consente alla barca di sollevarsi dall’acqua, ndr) che è un modo diverso di andare per andare per mare ma è pur sempre vela. Nel futuro la divisione sarà sempre più marcata tra foiling e barche tradizionali ma non c’è vela di serie A e vela di serie B. Certo che questa nuova tecnologia rende le cose più spettacolari per la tv e per il neofita ma attira meno l’appassionato che fatica a immedesimarsi in quello sport».

Veniamo invece a casa nostra. Come sta il movimento ravennate?
«Mi sembra che ci sia qualche fermento incoraggiante. Un segnale positivo viene dalla scuola del Circolo velico che ha prenotazioni esaurite per tutta l’estate. Poi ci sono gruppi agonistici in crescita, c’è il Ravenna sailing center di Jacopo Pasini che nell’ultimo anno ha fatto grandi cose e si sta muovendo qualcosa per la regata d’altura».

Da poco è entrato nello staff tecnico della Federazione. Di che ruolo si tratta?
«Si tratta di un incarico per cercare aiutare i tecnici e gli allenatori della Federazione con le metodologie e le tecnologie usate in progetti più grandi come la Coppa America».

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