Disturbante, fastidioso, voyeuristico. Profondo, coinvolgente, sorprendente, mai banale. L’ultimo romanzo del grande scrittore Hanif Kureishi concentra in poche pagine una storia dolorosa e faticosa che ci mette di fronte al tema della vecchiaia, dell’amore, del tradimento, della malattia, dell’impotenza, della morte stessa. Nella traduzione di Davide Tortorella, Uno Zero è appena uscito per Bompiani e lo scrittore inglese sarà a Ravenna per parlarne allo Scrittura Festival il 22 maggio. La storia racconta di Waldo, regista di successo con una vita di eccessi alle spalle, ormai ridotto su una sedie a rotelle e non più autosufficiente. Ad accudirlo nel loro appartamento di Londra la moglie Zee, di vent’anni più giovane che si invaghisce di Eddie, un personaggio ambiguo che frequenta la casa e instaura con lei una relazione. Il focus è tutto su Waldo,che scrive in prima persona, si accorge della tresca sotto il suo stesso tetto e reagirà con le armi che gli restano: una notevole inventiva e qualche conoscenza. Zero Uno sono chiari ed esplicitati riferimenti sessuali, di un sesso che è stato e non c’è più, che è spiato, che è ricordo eppure desiderio ancora presente, vagamente ossessivo, eppure tutto sommato secondario rispetto al sentimento, all’intimità, alla carezza. Osceno e a tratti quasi pornografico, il libro parla in realtà soprattutto di amore assoluto e travolgente, ma anche di amore in termini di bisogno e di possesso e di paura della solitudine. Impossibile amare Waldo, per chi legge, impossibile amare Zee, ma impossibile anche disprezzarli o tanto meno condannarli. E lo stesso vale anche per Eddie, che non ha quasi mai voce, che viene spiato, ingannato, usato e che a sua volta di certo spia, inganna e usa chi gli è attorno, ma di cui intravediamo un passato e un presente di sofferenze autentiche. Sempre in bilico, questi personaggi scomodi ci si avvicinano e si allontanano, ci ripugnano e ci somigliano.