«Movida e vacanze spingono il virus, ma ora troviamo asintomatici una volta ignoti»

La dottoressa Angelini (Igiene pubblica Ausl) spiega come leggere i dati dei contagi: «Stessi numeri di qualche mese fa ma quelli erano malati che chiedevano assistenza». Nella settimana di Ferragosto cinquemila tamponi in provincia: «Pochi hanno installato l’app Immuni»

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Raffaella Angelini

Per capire il livello di rischio della pandemia occorre saper leggere i dati: i casi di nuovi contagi non vanno solo contati ma vanno anche pesati, non è solo la quantità che importa ma anche la qualità. Lo spiega bene la dottoressa Raffaella Angelini, responsabile del dipartimento di Igiene pubblica dell’Ausl Romagna: «Il numero di nuovi casi che stiamo individuando giornalmente in questo periodo è molto simile a quello che trovavamo diversi mesi fa, nel pieno della fase critica, ma non dobbiamo pensare che siamo tornati a quei livelli di pericolo perché la tipologia di persone che troviamo contagiate non è la stessa che trovavamo a quel tempo. Nella fase acuta erano quasi tutti pazienti ammalati, che avevano sintomi, a volte anche gravi, che si rivolgevano spontaneamente alla sanità. Oggi invece andiamo a individuare noi persone asintomatiche che spesso stanno bene, le cerchiamo in maniera attiva per isolarle ed evitare che possano contagiare altri individui per cui la malattia potrebbe presentarsi in maniera più grave». Questo un breve riepilogo dei numeri: in provincia in agosto 275 casi, 110 a luglio, 23 a giugno, 46 a maggio, 402 a aprile, 579 a marzo.

È corretto dire che i casi individuati di recente non sarebbero stati individuati in aprile?
«Sì, quasi certamente è così. Di sicuro non li avremmo individuati in marzo perché eravamo in piena pandemia e correvamo dietro ai casi conclamati e anche perché le indicazioni all’epoca erano di non fare tamponi agli asintomatici anche se contatti di casi noti: venivano messi in quarantena domiciliare e sorvegliati con una telefonata quotidiana. Ora sappiamo che gli asintomatici possono diffondere il virus e cerchiamo di individuarli con i tamponi».

La stampa viene accusata di fare allarmiso nel fornire il quotidiano bollettino dei casi. Quali sono i numeri da guardare secondo lei?
«Ci siamo abituati ad avere un quadro giornaliero e ormai è quello che guardiamo tutti. L’importante è concentrarsi su quanti casi sono stati cercati attivamente dalla sanità pubblica».

L’analisi dei nuovi contagi dice che si è abbassata l’età. Come è da interpretare?
«Oggi la spinta principale alla crescita dei contagi è il rientro dalle vacanze e questo coinvolge principalmente i giovani che purtroppo sappiamo essere meno attenti alle precauzioni rispetto agli adulti e nelle vacanze cercano divertimenti affollati, la cosiddetta movida. Per questo si stanno contagiando più giovani che adulti».

Si sente di sconsigliare a un giovane di andare in vacanza?
«Mi sento di consigliare di fare attenzione. Bisogna comprendere che le protezioni sono da attuare: la distanza fisica è la principale misura e quando non è possibile bisogna usare le mascherine. Stare attenti a luoghi affollati, limitare baci e abbracci. Ma questo non vuol dire rinunciare alle vacanze. A mia figlia non ho detto di stare a casa».

117614507 3177123645712966 4218903736993833302 OA proposito di giovani, vacanze e movida: avete individuato diversi casi che hanno in comune la partecipazione alla serata del 15 agosto alla discoteca Indie di Pinarella. I gestori lamentano di non essere stati contattati per fornire la lista delle presenze.
«Nel weekend del 22-23 agosto è emersa una decina di casi con quel tratto in comune: anche avendo la lista dei presenti la via più veloce ed efficace per raggiungerli non poteva essere la telefonata individuale. Abbiamo scelto di diramare un comunicato che non accusa in alcun modo l’operato della discoteca: una inchiesta epidemiologica non attribuisce colpe o responsabilità ma individua un elemento che ritorna in più casi e qui si tratta della stessa festa. Per precauzione invitiamo chi c’era a fare un tampone. Stiamo ricevendo centinaia di richieste».

Qual è la media di tamponi fatti in provincia di Ravenna?
«Nella settimana dal 10 al 17 agosto ne sono stati fatti circa cinquemila (43 le positività, ndr): 2.400 dagli infermieri di igiene pubblica a domicilio a casi sospetti e circa altrettanti negli ospedali a chi viene ricoverato o viene dimesso».

Nei primi tempi il tampone era in gola e ora è nel naso. C’è una spiegazione?
«I nostri laboratori ritengono più attendibile il test fatto prelevando la sostanza attraverso il sistema naso-faringeo».

In futuro avremo sistemi più rapidi per la diagnosi rispetto al tampone che richiede diverse ore?
«Sono allo studio test che possano dare un esito in pochi minuti ma al momento non sono ancora approvati. Dovrebbero essere con la stessa tecnica del sierologico che richiede una gocciolina di sangue. Non sappiamo se e quando saranno utilizzabili».

L’app Immuni sta dando riscontri?
«Poco, perché penso che pochi l’abbiano installata».

Il 14 settembre comincia la scuola. Al primo caso di positività ci ritroveremo intere classi e famiglie in quarantena?
«Fare previsioni adesso è difficile perché molto dipenderà dalla reale organizzazione degli spazi nelle scuole. I casi a rischio rispetto a casi accertati sono quelli che sono stati a meno di un metro per almeno 15 minuti: se in una classe il distanziamento sarà rispettato e le mascherine saranno usate potrebbe anche essere che non tutti gli alunni debbano essere considerati a rischio».

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