L’inedita sfida elettorale per la cultura Ra in Comune: «Sistema da ripensare»

La lista di sinistra lancia la campagna ricordando le occasioni perse
e il Cinemacity… Ma gli operatori ravennati sono destinati a dividersi

Recuperare luoghi, creare spazi, immaginare eventi al di fuori dell’esistente perché non solo con la cultura «si mangia» ma senza cultura «si muore». Ne sono convinti a Ravenna in Comune, il soggetto politico di sinistra che candida Raffaella Sutter a sindaco e tiene insieme varie realtà politiche e associative e singoli aderenti e che ha lanciato la propria campagna elettorale partendo proprio dal tema cultura.

Non a caso i manifesti che campeggiano per la città partono tutti dai mosaici di Ravenna e non a caso lunedì 25 gennaio il primo incontro pubblico a Ravenna era proprio incentrato sul tema della cultura. In un caffè del Teatro stipato di pubblico, tra gli aspetti messi in rilievo dalla candidata Sutter in particolare la necessità di recuperare spazi, le occasioni perse con un edificio come l’ex Macello, tra i pochi che non sono stati oggetto di riqualificazione, perché ceduto dal pubblico al privato e da allora lasciato praticamente in stato di abbandono. E il dito è puntato anche sul caso del Mulino Lovatelli, anch’esso venduto al privato per farne appartamenti o spazi residenziali. E di occasioni perse in questi anni ha parlato anche Elettra Stamboulis, che ha espresso pubblicamente l’appoggio incondizionato a Sutter, raccontando di come il Comune di Ravenna si sia lasciato sfuggire l’occasione di ospitare il festival della rivista Internazionale che oggi fa il tutto esaurito a Ferrara.

Tra chi ha messo la faccia per supportare Sutter anche Gerardo Lamattina, videoartista, che ha puntato il dito sulla mediocrità diffusa e l’incapacità di fare scelte coraggiose che ormai permea il sistema culturale cittadino. E anche sulla necessità di cambiare il profilo di chi decide in ambito politico («Cassani? Bravo amministratore, ma un amministratore. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di sognare», ha detto, dopo aver lasciato intendere come l’attuale assessore sia stata scelta rispondendo anche all’esigenza di non far appunto ombra allo stesso Cassani, ex assessore e ancora oggi nello staff del sindaco dove è stato responsabile della Candidatura a Ravenna 2019 e della Capitale italiana della cultura 2015).

Un sistema culturale, dunque, che è diventato, dicono dal tavolo, mediocre, una paccottiglia dove nuove eccellenze faticano a emergere e che se ha avuto meriti in passato oggi va comunque ripensato, rilanciato, con nuove idee e un nuova capacità di sognare in grande.

E se nel bel video proiettato Riccardo Testardi, della Compagnie delle biglie, sogna un festival legato al gioco e una ludoteca come punto di incontro, Lamattina punta il dito contro il modello “Cinemacity” e la bruttezza diffusa della periferia di Ravenna.  Stamboulis invece immagina un museo diffuso della Resistenza sul modello di Torino invece di Byron in via Cavour e le scuole aperte anche dopo le 16.30, per ampliare l’offerta culturale a disposizione dei ragazzi, e una nuova centralità dell’accademia per quanto, dice, “l’invenzione del mosaico” non possa più bastare.

A dare la cornice più filosofica all’incontro ci ha pensato lo scrittore Tahar Lamri che ha parlato della cultura come necessità, di una cultura che deve attraversare e mescolare i linguaggi e che quando si riduce allo spettacolo teatrale o al grande concerto rischia paradossalmente di diventare elemento di intimidazione e separazione. Di una necessità di cambiare la fruizione del patrimonio monumentale cittadino innanzitutto da parte dei ravennati costretti, per goderne, a trasformarsi essi stessi in turisti. Turisti, quelli veri, che peraltro sono in netta flessione.

L’argomento è vasto e molto alto il rischio di parlare per sistemi astratti, anche se ciò che hanno tenuto a sottolineare quasi tutti i “testimonial” (tra cui anche i fotografi Emiliano Biondelli e Luca Gambi) Sutter è nota in città per essere riuscita a rendere possibili o facilitare diverse esperienze culturali in veste di dirigente alle politiche giovanili o all’immigrazione.

Vero è che forse mai come in queste elezioni il mondo della cultura cittadino che spesso per contenuti e sensibilità, anche senza dichiarazioni pubbliche, ha rivelato simpatie di sinistra sarà destinato a dividersi tra Pd (tra le riconferme per la candidatura in consiglio comunale ci dovrebbe essere naturalmente quella di Fabio Sbaraglia, operatore culturale e presidente in carica della Commissione cultura), la lista di sinistra che sta per nascere in appoggio al Pd (basti dire che tra i firmatari e coloro che l’hanno incoraggiata ci sono Marco Martinelli e Luigi Dadina del teatro delle Albe) e appunto Ravenna in Comune.

In quanti si esporranno oltre a coloro che hanno già preso posizione? In tanti, a Ravenna in Comune e negli altri ambienti dell’opposizione (tra cui La Pigna) spiegano come ci sia chi tema di esporsi per ragioni di opportunità. Ma la vera domanda da porsi è forse quanti di questi possano davvero esercitare un ruolo e influenzare eventuali altri elettori alle amministrative del prossimo giugno.

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