Concordato Iter, acque agitate

La coop edile di Lugo cede il suo 90% nella società della piscina
di Lodi ma per soci di minoranza e opposizione l’affare è incerto

È aggrappata al salvagente di un concordato in bianco per evitare il crac e restare a galla. Ma nelle acque azzurre di una piscina in Lombardia la cooperativa edile Iter di Lugo annaspa. La cessione delle quote detenute dalla coop ravennate nella società che ha costruito e gestisce l’impianto è diventata un caso politico a Lodi con accuse, dall’opposizione politica locale e dai quattro soci di minoranza, di una manovra poco trasparente.

Il nodo cruciale sta in un accordo reso pubblico alla stampa il 9 dicembre: Iter cede il suo 90 percento di quote in Sporting Lodi, società che ha costruito la piscina Faustina, suddiviso in parti uguali tra Sport64 e Astem. La prima è un privato mentre la seconda è una società per azioni a capitale pubblico (i cui soci sono 35 Comuni lombardi ma quello di Lodi da solo arriva al 98 percento) attiva nel settore dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, energia). Iter ha incassato 75mila euro. Quattro ex dipendenti della stessa Faustina, proprietari del restante 10 percento della Sporting, assicurano di essere stati ignoranti, se non addirittura ostacolati, quando si sono fatti portavoce di una coordata di imprenditori pronta (con garanzie fideiussorie) a comprare quel 90 percento per 100mila euro, cioè 25mila in più di quanto incassato nell’accordo concluso con Astem e Sport64 che sarebbero potuti andare ad alimentare il tesoretto che sta cercando di raccogliere Iter per raggiungere la percentuale più alta possibile di debiti da pagare con il concordato.

Nell’assemblea dei soci del 30 dicembre Astem e Sport64 hanno scelto i componenti del nuovo consiglio di amministrazione: presidente è Cristiano Galletti (già presidente di Astem) mentre i due consiglieri eletti sono Cristiano Marini e Daniele Pasquini. Il cda provvederà alla nomina del direttore, Luigi Pasquini. I quattro soci di minoranza sembrano intenzionati a chiedere la non validità della riunione di fine anno per una serie di presunte mancanze nelle convocazioni.

Vale la pena ricostruire un po’ la breve ma già travagliata esistenza della vasca. La progettazione comincia nel 2007 quando il sindaco a Lodi (44mila abitanti) è Lorenzo Guerini, oggi vice di Matteo Renzi nel Pd di cui è portavoce nazionale. La realizza, come detto, la Sporting Lodi: inizialmente in società con Iter c’era la Eurosporting di Rivoli poi defilatasi cedendo il suo 10 percento ai quattro dipendenti già citati (in parti di 4 percento, 4, uno e uno). L’opera viene realizzata in project financing: il Comune concede il terreno in diritto di superficie e si fa garante del prestito da 13 milioni di euro concesso dal Banco Popolare. La Sporting dovrebbe restituire il prestito con le entrate della gestione e al termine della concessione trentennale l’impianto dovrebbe diventare di proprietà pubblica. La garanzia sottoscritta dal Comune significa che sarà il pubblico a doversi mettere la mano in tasca se la Sporting non dovesse pagare le rate da 800mila euro annui. Inaugurata il 20 ottobre 2013, ha chiuso il suo primo bilancio con una perdita di oltre 300mila euro.

Renato La Rana ha il 4 percento di Sporting Lodi e rappresenta l’altro 6 percento di ex dipendenti che avrebbero avuto le spalle coperte da alcuni investitori per sganciare 100mila euro e gestire in autonomia privata: «L’impianto è meraviglioso, ho avuto modo di seguirne la gestione ed è in grado di reggersi da solo economicamente». Insomma l’impresa si può fare: «Abbiamo chiesto in tutti i modi di visionare i bilanci e le carte della società ma ci sono stati negati con motivazioni che non reggono. Come si fa a non farsi venire il dubbio che vogliano nascondere qualcosa? La trasparenza dove sta? Sembra quasi che pur di non farci entrare nella società e vedere come stanno le cose siano disposti a rimetterci dei soldi».

Di mezzo c’è pur sempre un concordato. E un commissario: «Il 3 dicembre ci ha chiesto di fornire entro 24 ore le garanzie per l’eventuale acquisto di quel 90 percento. Abbiamo rispettato il termine dimostrando di avere i requisiti e invece ci siamo trovati di fronte a un accordo già fatto per la cessione alla cordata Astem-Sport64 (45 percento a testa, la prima è società pubblica, la seconda è privata, ndr). Il presidente di Iter, Daniele Lolli, ci aveva assicurato che si sarebbe fatta una gara. E invece niente». E poi si rivolge ai creditori: «Chi deve avere dei soldi da Iter è al corrente che c’era una offerta più alta di 25mila euro e non è stata presa in considerazione?».

A mettere un po’ di ulteriore condimento sulla vicenda spunta quel senso di déjà vu se si sposta lo sguardo su Alpignano, comune torinese di 16mila anime: lì nel 2005 venne inaugurata una piscina costruita sempre da Iter in associazione con la Eurosporting. A un certo punto la società capofila dell’investimento smette di pagare il mutuo e il Credito Sportivo che lo aveva concesso va a battere cassa dall’amministrazione comunale che si ritrova con un debito di 283mila euro all’anno fino al 2029.

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