«Ap modifica i contratti integrativi del personale senza consultare i sindacati»

Cgil, Cisl e Uil proclamano uno sciopero per il 3 settembre per i comportamenti tenuti dalla dirigenza dell’Autorità portuale da diversi mesi

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La sede dell’Autorità portuale di Ravenna sulla banchina sinistra in darsena di città

I sindacati Cgil, Cisl e Uil lamentano scarsa trasparenza e insofferenza della dirigenza dell’Autorità portuale di Ravenna nei confronti delle Rsu e delle organizzazioni sindacali con violazioni contrattuali all’ordine del giorno. Le sigle di settore (Filt, Fit e Uiltrasporti) hanno proclamato per venerdì 3 settembre uno sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ente «perché vogliono che gli accordi sottoscritti siano rispettati».

Secondo i rappresentanti dei lavoratori i rapporti sono tesi da tempo e dall’inizio dell’anno la situazione si è intensificata: «Oramai sono all’ordine del giorno comportamenti che configurano violazioni contrattuali come la mancata o tardiva acquisizione dei pareri delle Rsu, riguardo atti o documentazione per i quali norme e contratti prevedono la consultazione. L’invio tardivo della documentazione in consultazione è diventata la norma. Tali consuetudini impediscono di fatto alla Rsu l’esercizio della propria funzione di rappresentanza. I temi posti all’ordine del giorno dall’alta dirigenza dell’Ente, infatti, da un lato non possono essere discussi con i lavoratori per i tempi imposti, dall’altro, spesso presuppongono una mera presa d’atto da parte dei rappresentanti dei lavoratori, in quanto le decisioni sono già prese e formalizzate».

Daniele Rossi

Una vicenda accaduta a giugno è stata quella che ha segnato l’apice: «L’alta dirigenza ha deciso di modificare unilateralmente il contratto integrativo senza neppure informare la Rsu. Tale modifica riguarda il calcolo dell’elemento variabile della retribuzione per l’anno 2020. La modifica imposta riguarda le assenze e di per sé non rappresenta un’importante penalizzazione della retribuzione delle lavoratrici e dei lavoratori e ne colpisce una esigua minoranza. È invece grave e intollerabile che tale modifica sia stata decisa ed eseguita unilateralmente, inserendo decurtazioni e franchigie non previste dal contratto integrativo che pure era ed è pienamente in vigore. Anche le motivazioni addotte, fondate su principi e precedenti amministrativi non del tutto conferenti, non convincono anche perché risultano poco coerenti rispetto a una normativa italiana ed europea che fornisce una tutela forte e positiva a fattispecie quali maternità, assistenza ai disabili ed esigenze di cura in generale».

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