Il Consorzio di Bonifica: «Nuove casse di espansione per evitare altri allagamenti»

Il direttore spiega: «I nostri canali hanno subìto l’esondazione dei fiumi e ora evitano che le campagne restino sommerse»

Conselice Gambellara Alluvione

«I canali della rete di bonifica hanno subìto e non provocato gli allagamenti nella Bassa Romagna e le condizioni di allagamento del territorio di pianura determinate dalle rotte dei fiumi sarebbero permanenti e non temporanee se non ci fosse il servizio dei canali». Le parole di Giovanni Costa, direttore del Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale, vogliono fare chiarezza su cosa è successo nelle alluvioni del mese di maggio.

L’ente pubblico che ha sede a Lugo – e ha competenza sui 195mila ettari del comprensorio che include i bacini dei fiumi Sillaro, Santerno, Senio e Lamone – precisa che «la rete di canali di scolo artificiali gestita da noi è progettata per il deflusso delle acque di pioggia che cadono sul territorio e non per riuscire a raccogliere la massa d’acqua fuoriuscita dalle rotture degli argini dei fiumi la cui gestione è affidata a altri enti». Per la precisione la competenza dei fiumi è in capo alla Regione.

Costa parte dai numeri relativi alla prima alluvione del 2-3 maggio: «A valle di Lugo sono caduti circa 100 mm di pioggia in 24 ore, una quantità importante ma non avrebbe creato problemi ai canali consorziali. Lo dimostra un fatto: nella parte di valle tra Santerno e Senio dove non ci sono state rotte di fiume non ci sono stati allagamenti». La rete fluviale di corsi naturali e quella di canali di scolo non sono in comunicazione. Costa lo spiega così: «Se capita un nubifragio a Lugo e rimane sereno sulle colline faentine allora vanno in piena i canali di bonifica ma restano in secca i corsi naturali. Al contrario se il nubifragio è in collina e il sereno è in pianura la piena riguarda i fiumi. Ammesso che reggano gli argini».

La rete di bonifica si è trovata a svolgere una funzione di supplenza inevitabile per convogliare l’acqua riversata sui campi fino al mare attraverso il canale Destra Reno che porta fino a 180 mc al secondo e dopo 37 km sfocia in mare a Casal Borsetti: «A Bagnacavallo sono arrivati circa 60 milioni di metri cubi di acqua, il doppio di Ridracoli».

Sillaro AlluvionePer accelerare le operazioni di deflusso sono serviti anche interventi straordinari. Ad esempio l’aggiunta di gruppi di pompaggio per sollevare le acque da punti di depressione: «Per farlo è stato necessario aspettare il momento giusto e cioè quando i fossi di scolo erano scesi e potevano ricevere altra acqua». Ci sono state anche le cosiddette “rotture controllate degli argini dei canali”: «Ci siamo trovati in alcuni punti in cui l’acqua dei fossi era a quote più basse rispetto a quella del piano campagna. A quel punto abbiamo aperto un varco nell’argine per far defluire l’acqua dentro il canale».

La rottura dell’argine di un fiume è un evento che non dovrebbe verificarsi, ma si possono avere misure di tutela? «Le uniche opere efficaci sono le casse di laminazione». Ad esempio una di queste ha salvato Solarolo nella prima alluvione raccogliendo 180mila mc di acqua. Non è bastata nella seconda alluvione.

Diverse le idee progettuali sul tavolo. La prossima che potrebbe arrivare a compimento prima delle altre riguarda il Fosso Vecchio in zona Villa Prati con finalità di sicurezza e di accumulo e dovrebbe essere finanziata dal Pnrr: «Il progetto iniziale era da 40 milioni e 37 sarebbero arrivati dallo Stato. La revisione dei costi per aumento materiali e manodopera ha fatto lievitare la cifra a 57 milioni. Speriamo che la differenza sia coperta dal fondo apposito creato dal ministero».

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