Uil: «Nel turismo non si trova personale perché i salari non sono adeguati»

Il sindacato mette in luce la tendenza delle imprese a privilegiare la forma dell’apprendistato perché ha costi minori rispetto all’inquadramento tradizionale

Adult Bath Towels Bed 1437861(1)«È giunto il momento di chiedersi come mai in pochi ambiscano a un lavoro nel settore turistico. Se non si trovano lavoratori è anche perché i salari nel settore del turismo non sono adeguati, si lavorano troppe ore spesso con parziale regolarizzazione contrattuale». Il sindacato Uil di Ravenna interviene nel dibattito, ormai puntuale ogni primavera, delle difficoltà lamentate dall’imprenditoria turistica nel reperire personale.

«Prima era colpa del reddito di cittadinanza – prosegue la nota del sindacato – e ora è colpa delle presunte limitazioni di applicazione dell’apprendistato per i minori? Se davvero non si trovano lavoratori le aziende hanno provato ad offrire condizioni di lavoro e salariali migliori per attrarre manodopera?».

Il riferimento alla formula dell’apprendistato è da legare alle perplessità del presidente di Confcommercio Rimini: «Un allievo/a dello Scientifico può già lavorare come lavoratore dipendente con contratto stagionale, ma non può essere assunto con l’apprendistato di primo livello poiché tale tipologia di apprendistato è riservata ad altre ipotesi applicative. Forse le aziende mirano a tale forma contrattuale unicamente per risparmiare contributi e retribuzioni: un’apprendista nel turismo è pagato l’80% della retribuzione rispetto ad un lavoratore qualificato. La soluzione al problema della carenza di manodopera potrebbe non essere quella di puntare sugli apprendisti, soprattutto se minorenni».

Uil parla di rispetto delle regole per quelle che sono a tutela di minorenni proprio in quanto soggetti vulnerabili, maggiormente sfruttabili o ricattabili: «È forse giunto il momento di mettere in discussione un modello imprenditoriale obsoleto che non è più in linea con i tempi che cambiano».

I sindacalisti accolgono con favore le recenti dichiarazioni di alcuni imprenditori riminesi che riconoscono un cambiamento culturale nella classe dei giovani lavoratori cambiando il modello da seguire per fare impresa: «Turni giusti, giorni di riposo garantiti con un’attenzione al benessere dei lavoratori. Serve un cambiamento culturale e di mentalità degli imprenditori del settore del turismo, solo così il settore sarà appetibile dai lavoratori che altrimenti sceglieranno altri settori».

La Uiltucs dell’Emilia-Romagna l’anno scorso ha svolto un’indagine sul lavoro stagionale: è emerso che il 73,8 percento dei lavoratori ha pensato di lasciare il lavoro prima della fine della stagione, l’86 percento pensa che il sistema debba cambiare in quanto servono paghe giuste, il 79 percento non si sente adeguatamente retribuito.

«Il contratto collettivo del Turismo, firmato da associazioni quali Confcommercio e Confesercenti, è scaduto da 5 anni e il mancato rinnovo non è certamente imputabile alle organizzazioni sindacali che si stanno battendo da tempo per avere un rinnovo giusto in termini di incrementi salariali. I prezzi dei ristoranti e degli alberghi aumentano ma i salari no. Non è arrivato il momento di redistribuire i profitti?».

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