Nei guai l’amministratore, due società faentine e i lavoratori. L’Inps dovrà recupare circa 7mila euro
Le Fiamme Gialle del comando provinciale, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Ravenna, hanno individuato due società faentine (collegate tra loro e operanti nel settore dell’ideazione di campagne pubblicitarie) che hanno richiesto e ottenuto i fondi della Cassa Integrazione Guadagni in deroga (Cigd) e dell’assegno ordinario per “Covid-19” erogato dal Fondo di Integrazione Salariale (Fis) per alcuni dipendenti che invece sono risultati essere stati regolarmente impiegati e retribuiti in parte in contanti “fuori busta”.
Gli approfondimenti investigativi svolti dai finanzieri della Compagnia di Faenza anche mediante l’analisi di alcuni file rinvenuti ed estrapolati dai computer aziendali, hanno infatti permesso di individuare una contabilità parallela relativa all’effettiva presenza in servizio dei dipendenti, da cui è stato possibile accertare che alcuni di loro avevamo lavorato anche in molte giornate in cui invece risultavano ufficialmente a casa usufruendo dei contributi pubblici della cassa integrazione guadagni.
Le dichiarazioni dei dipendenti interessati, che hanno ammesso la consegna di emolumenti aggiuntivi completamente “in nero”, confrontate con la documentazione contabile e con le comunicazioni effettuate all’Inps in merito alle presenze giornaliere hanno quindi permesso di accertare come le società, approfittando delle misure di sostegno adottate dal Governo in soccorso delle aziende colpite dalla crisi pandemica, avessero, per il periodo da aprile a dicembre 2020, falsamente fatto ricorso all’integrazione salariale della Cassa Integrazione Guadagni in relazione a 5 lavoratori.
Al termine dell’attività, l’amministratore delle società è stato deferito alla Procura della Repubblica di Ravenna in relazione al reato di indebita percezione di erogazioni in danno dello Stato, previsto dall’art. 316-ter del Codice Penale. Inoltre, anche le società beneficiarie sono state segnalate alla medesima Autorità Giudiziaria per l’illecito amministrativo dipendente da reato commesso dagli amministratori nel loro interesse, ai sensi dell’art. 24, comma 1, del D.Lgs. n. 231/2001.
Le condotte illecite accertate sono state quindi oggetto di segnalazione anche al competente ufficio dell’Inps per il recupero delle somme indebitamente percepite dalle due società, per un importo complessivo di circa 7.000 euro, corrispondente al pagamento di oltre 1.138 ore di astensione lavorativa falsamente attestate all’ente assistenziale.
Inoltre, anche i dipendenti impiegati irregolarmente saranno destinatari delle relative sanzioni amministrative per essersi prestati a partecipare al meccanismo fraudolento.
La notizia proprio nel giorno dell’apertura della mostra di Gianluca Costantini
Patrick Zaki in un’illustrazione di Gianluca Costantini
Appresa la notizia della scarcerazione di Patrick Zaki, il sindaco Michele de Pascale parla di «un risultato che tutti ci auguravamo e aspettavamo con ansia, ma che lascia immutata la preoccupazione per il proseguimento del processo. Penso siano stati importanti questi due anni di mobilitazione fianco a fianco delle istituzioni, con Università e Comuni, con la società civile, con intellettuali ed artisti direttamente impegnati».
Ora comunque il processo va avanti e «la vicenda di Patrick – aggiunge il sindaco – ci deve essere da monito per continuare a combattere contro le violazioni dei diritti umani che continuano ad essere perpetrate in molti luoghi del mondo».
Il processo si è infatti aperto proprio nel giorno in cui alla galleria Niart di via Anastagi si inaugura la mostra “The social drawing” dell’artista Gianluca Costantini, che, conclude il sindaco, «con la straordinaria potenza comunicativa espressa dai suoi disegni ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prigionia del giovane studente egiziano».
Udienza 11 / Due missive ai togati della corte d’assise che sta seguendo l’omicidio di un 21enne nel 1987. Si cercherà di rintracciare il maresciallo dei carabinieri di Godo che raccolse la delazione ricordata dal testo. Sulle buste una scritta: “Solo seguendo il denaro si arriva alla meta”
I giudici togati della corte d’assise per l’omicidio Minguzzi
Due lettere anonime dall’identico contenuto sono state recapitate ai giudici togati della corte d’assise di Ravenna – il presidente Michele Leoni e Federica Lipovscek a latere – che da maggio 2021 sta celebrando il processo per il cold case Minguzzi: tre imputati per l’omicidio di un 21enne accaduto nel 1987 ad Alfonsine. È stato il presidente della corte a portare le parti a conoscenza delle missive in occasione dell’undicesima udienza che si è tenuta ieri, 6 dicembre.
Le lettere sono state consegnate il 18 e il 25 novembre. All’esterno di entrambe le buste è appiccicata una scritta in stampatello: “Solo seguendo il denaro si arriva alla meta”. All’interno si fa riferimento alla delazione raccolta dal maresciallo Claudio Murace, comandante della stazione carabinieri di Godo: il 31 maggio 1987 (un mese dopo il ritrovamento del cadavere nella zona di Vaccolino) una persona – che pretese l’anonimato in cambio delle sue informazioni – fece un profilo dell’amicizia fra Egisto Minguzzi, padre della vittima, e un cittadino maltese che sarebbe venuto ad abitare ad Alfonsine.
L’uomo morì a ottobre del 1985 in un incidente stradale dai contorni particolari. Era passeggero di un’auto condotta dalla moglie e fu fatale un tamponamento mentre aveva la testa fuori dal finestrino. Sull’altro veicolo un parente acquisito di ritorno dalla pesca in un padellone. La moglie della vittima rimase illesa. In un’udienza passata la corte aveva incaricato la polizia giudiziaria di raccogliere informazioni su questo episodio.
Per il 7 febbraio, data della prossima udienza, la corte ha invitato l’accusa a rintracciare il maresciallo Murace, qualora ancora vivo, per avere dalla sua voce maggiori spiegazioni della delazione raccolta.
Non sono le uniche lettere anomine di cui si è parlato in aula ieri. L’avvocato Andrea Maestri, difensore di Alfredo Tarroni, ha reso noto che due lettere sono state inviate al legale e all’imputato nelle scorse settimane. Il contenuto di entrambe è molto simile: un invito a Tarroni ad abbandonare la comunità di Alfonsine dove non sarebbe più gradito.
Cinque appuntamenti per la rassegna di classica con la direzione artistica di Barbara Valli dell’associazione Mikrokosmos
La pianista Luna Costantini
Anche se sfasato rispetto al consueto calendario, l’Associazione Culturale Mikrokosmos, sotto la direzione artistica di Barbara Valli, ha programmato l’edizione 2021 di “Mikrokosmi”, una stagione concertistica attesa e apprezzata dalla critica locale e nazionale, per la capacità di unire linguaggi musicali diversi tra loro in proposte di notevole caratura artistica. Una versione ridotta a causa della pandemia che comprende cinque appuntamenti, tutti a ingresso gratuito, alla Sala Corelli del Teatro Alighieri.
Dopo il concerto inaugurale dell’8 dicembre con il duo Lisa Redorici e Gianluca Blasio, la rasssegna prosegue lunedì 13 dicembre alle 20,45 con un duo formato dal trombettista Giuseppe Iacobucci e dalla pianista Luna Costantini proporranno musiche di Hindemith, Rachmaninov, Böhme, Händel/Fitzgerald. Poi due appuntamenti dedicati ai giovani allievi delle scuole Mikrokosmos e Ceroni Piano School, domenica 19 dicembre alle 17,30 e martedì 21 dicembre alle 20,45. Per finire, mercoledì 22 dicembre alle 20,45 il pianista Giuliano Tuccia con pagine di Scarlatti e Schumann.
Un 55enne è stato individuato a casa di un amico in Puglia, zona di origine. Ferito un 38enne alla gola: è ancora in Rianimazione
È durata 24 ore la fuga dell’uomo accusato di aver accoltellato alla gola un 38enne nel pomeriggio del 4 dicembre in piazza Baracca a Ravenna, a pochi passi dalla nota via Cavour, al culmine di una lite scoppiata da una discussione di politica in un bar. I carabinieri hanno fermato il 55enne Angelo Salvatore, perito meccanico residente in Romagna da tempo ma originario di Foggia. E proprio nella provincia pugliese è stato individuato. Gli investigatori lo hanno trovato a casa di un amico. Alla vista dei carabinieri ha provato a fuggire.
Le testimonianze raccolte sul posto dai carabinieri riferiscono di una discussione iniziata nel bar e proseguita all’esterno. Prima sarebbe stato il 38enne a tirare uno schiaffo in faccia all’altro, poi il 55enne ha reagito con una coltellata. Le speranze di riuscita per il tentativo di fuga di Salvatore, iniziato prima a piedi e poi a bordo di un’auto di sua proprietà, erano basse sin dal principio visto che i carabinieri avevano individuato la sua identità in poco tempo.
A Marina di Ravenna nasce il Parco Marittimo: pronto per l’estate 2023
Il sindaco dà il via al cantiere per la riqualificazione degli stradelli retrodunali di Marina di Ravenna
Con la simbolica rimozione dei pali e delle reti che chiudevano la pineta, sono partiti oggi (6 dicembre) i lavori per la realizzazione del cosiddetto Parco Marittimo, il progetto di riqualificazione degli stradelli retrodunali degli stabilimenti balneari.
Un cantiere atteso da anni, di cui si parlava già nel corso delle legislature del sindaco Fabrizio Matteucci e che ora può partire, seppur in ritardo rispetto alle previsioni, a causa anche di una serie di intoppi burocratici in sede di assegnazione del bando.
Si tratta del primo stralcio da quasi sei milioni di euro che riguarda la spiaggia di Marina di Ravenna e Punta Marina.
I lavori verranno sospesi nel periodo estivo per non danneggiare la stagione balneare, per essere conclusi nell’inverno del 2022 e vedere così terminato il “Parco” per l’estate 2023.
Gli stradelli come noto diventeranno pedonali e si perderanno così le centinaia di posti auto presenti attualmente in spiaggia.
«Nella nostra visione non si parcheggia sotto l’ombrellone, ma non vogliamo neppure creare più disagi del dovuto», ha commentato il sindaco Michele de Pascale, che ha sempre promesso alternative in grado di sopperire alla perdita dei posti auto. E che assicura: «In compenso, regaleremo uno spazio meraviglioso e renderemo la nostra spiaggia molto più attrattiva, per ravennati e turisti».
Udienza 11 / Ascoltato in aula il fantomatico brigadiere che si presentò con un nome di battaglia «come previsto per gli operativi dell’Anticrimine». L’ex carabiniere ricorda la marca del registratore consegnato alla fidanzata di Pier Paolo ma non ricorda dove lei gli consegnava le cassette o se lui le abbia ascoltate
I giudici togati della corte d’assise per l’omicidio Minguzzi: il presidente Michele Leoni, a latere Federica Lipovscek
Dice che non era un fantasma sulla scena del crimine, ma è difficile non considerarlo tale visti i pochi riscontri ufficiali rimasti dalla sua attività di indagine sul sequestro e omicidio di Pier Paolo Minguzzi nel 1987. L’ex carabiniere Vittorio Di Santo – testimone stamani 6 dicembre in corte d’assise a Ravenna nell’undicesima udienza del processo per il cold case – ha confermato che a quel tempo era ad Alfonsine. «Mi mandò il comandante della sezione Anticrimine di Bologna a cui appartenevo per aiutare i colleghi del posto». Il 21 aprile venne rapito per estorsione un ventunenne carabiniere ausiliario alla stazione di Mesola e terzogenito di una facoltosa famiglia di imprenditori dell’ortofrutta. Dieci giorni dopo fu trovato il cadavere. Trentaquattro anni dopo ci sono tre uomini imputati.
«Sono quel brigadiere Ciccio di cui hanno scritto i giornali – ha ammesso Di Santo –. Ciccio era il mio nome di battaglia, come aveva chiunque appartenesse all’Anticrimine. Era una ragione di sicurezza, gli operativi non agivano con la propria identità per evitare di essere rintracciati dalla criminalità organizzata». Questo significa che sapevano ci fosse la mafia dietro all’accaduto nella Bassa Romagna? «No, secondo il principio di massima prudenza usavamo l’anonimato all’inizio di ogni indagine. In fin dei conti avevano pur sempre rapito un carabiniere…».
Marilù Gattelli rappresenta l’accusa con la collega Lucrezia Ciriello
La fidanzata di Minguzzi all’epoca dei fatti, una 19enne della stessa Alfonsine, nella sua deposizione rilasciata nelle udienze passate ha raccontato che nei primi giorni dopo il rapimento si presentò a casa della sua famiglia un fantomatico brigadiere Ciccio che le consegnò un registratore per tenere copia di eventuali telefonate di interesse investigativo. E perché farlo se il numero di casa era ufficialmente intercettato? «Un eccesso di zelo, forse. C’erano solo telefoni fissi, non volevamo perdere niente visto che non è come oggi che basta un clic per avviare le intercettazioni dei cellulari».
Alla ragazza arrivarono solo le chiamate del sedicente Alex, poi rivelatesi di alcuna utilità alle indagini nonostante la pista venne tenuta viva per oltre un anno (altro aspetto che nel dibattimento ha sollevato più di una perplessità emersa anche dalle domande della corte). Di Santo ha confermato la consegna dell’apparecchio, ricordando addirittura la marca Sony. Ma non c’è traccia di un verbale di quella o di altre attività di Ciccio.
Gian Carlo Minguzzi, fratello della vittima
«Le regole per gli appartenenti all’Anticrimine erano quelle – assicura Di Santo –. Gli operativi non facevano verbali dell’attività perché eravamo solo di supporto ai carabinieri locali a cui riferivamo tutto e a cui spettava la stesura delle relazioni». Ma su questo anonimato si è concentrata l’attenzione del presidente della corte Michele Leoni (a latere Federica Lipovscek). Con una serie di domande, il giudice togato ha cercato di fare luce su questo modo di agire nell’ombra: «È una modalità che mi lascia perplesso. In 35 anni di mia attività è la prima volta che sento dire che non venivano firmati verbali dagli operatori». Di Santo è stato irremovibile: quelle erano le regole per tutta Italia se si faceva parte dell’Anticrimine ideata dal generale Mario Dalla Chiesa. Nel 1988 Di Santo passò poi ai servizi segreti del Sismi e lì rimase fino al 2001.
A distanza di 34 anni il brigadiere Ciccio, come detto, ricorda la marca Sony del registratore ma non ricorda le circostanze e i luoghi in cui la famiglia della fidanzata di Minguzzi consegnava le cassette delle registrazioni: «Forse in caserma, forse per strada, non ricordo di essere mai andato a casa sua. Io le ricevevo e le consegnavo ai responsabili delle indagini». Il pm Marilù Gattelli fa emergere una singolare evidenza: un alto ufficiale (a cui il corpo assegnava anche un autista) si ritrovava a fare da fattorino per passare le cassette. La fidanzata ha testimoniato che la consegna avveniva anche di notte in parcheggi o zone isolate.
L’avvocato Luca Orsini (difesa Tasca)
Per quanto si nascondesse dietro al nome di Ciccio nei confronti dei civili, il suo ruolo e la sua presenza erano cosa nota a chi dirigeva le indagini: «Avevo rapporti con i pm dell’epoca Gianluca Chiapponi e Francesco Iacoviello e tenevo informato il capitano Antonio Rocco che comandava la compagnia locale». Quest’ultimo sarà ascoltato nella prossima udienza in programma il 7 febbraio. Residente a Baronissi (Salerno), per due volte Rocco ha comunicato un legittimo impedimento a lasciare il domicilio per problemi cardiaci. Ma a fine novembre la polizia lo ha rintracciato a Bologna, a passeggio con la moglie durante una visita alla figlia nel capoluogo emiliano. La corte ha quindi disposto l’accompagnamento coatto per l’ex militare, ritenendo che non vi siano più impedimenti allo spostamento. E verrà valutata la posizione del medico che ha rilasciato i certificati.
Per il 7 febbraio è previsto anche l’interrogatorio dei due imputati, dopo la deposizione di alcuni altri testimoni richiamati dalla corte tra quelli a cui aveva rinunciato l’accusa. Per il 21 febbraio è prevista la discussione della perizia fonica (ammesso che il consulente non chieda proroghe ai 90 giorni che scadono il 10 gennaio). Seguirà una pausa per la preparazione delle discussioni. È quindi ipotizzabile che la sentenza non arrivi prima di aprile.
Le opere di impegno politico e sociale del disegnatore ravennate in mostra dal 7 dicembre alla galleria NiArt di Ravenna. Inaugurazione alle 18
Un autoritratto creato da Gianluca Costantini per R&D
La sua immagine di Zaki è diventata simbolo stesso della battaglia per la liberazione dello studente egiziano, ma immagini sue per le lotte per i diritti umani sono note in tutto il mondo da anni. Gianluca Costantini, artista ravennate di calibro internazionale, autore di nume- rosi libri, illustrazioni, collaboratore di giornali (a lungo anche di R&D), nonché insegnante all’Accademia di Belle Arti di Bologna, inaugura il 7 dicembre (alle 18) una mostra alla galleria NiArt di via Anastagi, a Ravenna. Una data non casuale. Il 7 dicembre si terrà il processo a Zaki e la preoccupazione è alta perché su di lui pesano ancora accuse di terrorismo e sovversione che potrebbero portare a pene pesantissime.
Il volto che hai dato Zaki è diventato un motore stesso dell’ampio movimento in favore dello studente. Come ti ci sei trovato coinvolto?
«Il 7 febbraio del 2020 fui contattato da alcuni attivisti egiziani che mi chiesero un’immagine per un ragazzo egiziano che era appena stato arrestato in aeroporto e proveniva dall’Italia, dove studiava. Io ho subito fatto il disegno che ha cominciato a circolare ed è stata utilizzata poi da tanti».
Un’immagine che abbiamo visto poi ovunque, dal grande manifesto in piazza a Bologna al mosaico in Municipio a Ravenna, fino alle sagome, che hanno dato letteralmente corpo a un’immagine. Come è nata l’idea?
«D’istinto. Il rettore dell’Università di Bologna mi chiamò dicendo che metteva a disposizione una sala della biblioteca universitaria per un evento di sensibilizzazione su Zaki, stavano per riaprire le sale dopo il primo lock- down e c’erano pochi studenti, così ho avuto l’idea. Da quel momento, l’iniziativa è stata ripetuta in tantissime situazioni, tanto che ho messo il disegno scaricabile gratuitamente. Le persone se la fanno stampare e sagomare, ho foto di gente che se l’è messa in balcone o in salotto».
Da qui sorge la domanda: come funzionano i diritti d’autore? Ti abbiamo sentito anche di recente accusare giornali im- portanti di aver pubblicato i tuoi lavori senza il tuo consenso.
«Dipende dai disegni, da come nascono. Se eseguo un’illustrazione per un committente, che può essere un’associazione come Amnesty o il quotidiano “Domani”, con cui collaboro, allora quelle opere non possono essere usate da chiunque. Se invece le metto in rete a disposizione di tutti, allora tutti le possono pubblicare. Posso capire che qualcuno possa fare confusione, ma non un grande giornale…».
Tornando alla mostra del 7 dicembre, cos’altro vedremo esposto?
«Ci saranno molti disegni, per esempio quello di Giulio Regeni, quello di Erdogan che mi è valso il divieto di entrare in Turchia, e poi ancora Cucchi, Willy e donne vittime di femminicidio».
Ci sarà anche il sindaco a inaugurare la mostra. Dobbiamo dedurre che sei diventato ormai un disegnatore filoistituzionale?
«Diciamo che io sono disponibile a collaborare con chiunque sposi le cause e le battaglie che porto avanti. A Bologna, in via Saragozza, c’erano il sindaco, il presidente della Regione, la Curia, forze dell’opposizione, un fatto piuttosto inedito. Per quanto riguarda il nostro sindaco, devo dire che non ho potuto che apprezzare le sue parole all’Omc per Zaki, dopo che avevo criticato la presenza del ministro egiziano a Ravenna».
Il ritratto di Erdogan firmato da Gianluca Costantini che è stato censurato dal governo turco all’indomani del colpo di stato
Altre critiche le hai mosse, anche di recente, per la presenza di artisti diciamo perlomeno discussi in città, l’ultima per esempio a Polunin. Ma la cosiddetta “cancel culture” non ti fa paura? Il politicamente corretto non rischia di essere una gabbia per chi si esprime? Peraltro se non sbaglio in mostra ci sarà anche un tuo disegno “critico” rispetto a Montanelli…
«Credo sia necessario distinguere. Montanelli è un uomo che si è comportato da schifo e credo che ci sia bisogno di raccontare una nuova storia, altrimenti le cose non cambieranno mai. Non si tratta di cancellare una cultura, ma di cambiarla, per esempio quella sessista. Questo non significa decontestualizzare artisti o opere dal loro tempo, ma quelli di oggi? Un danzatore che esalta simboli di regimi dittatoriali e che è stato allontanato dall’istituzione per cui lavorava per comportamento sessista, perché deve essere ospitato qui? Un pittore accusato di molestie sessuali perché qui deve essere ricevuto con tutti gli onori (il riferimento è a Chuck Close, in mostra al Mar nel gennaio nel 2020, ndr)? Non è che se sono artisti sono speciali, bisogna uscire dalla visione romantica della questione. Io sono un autore che si occupa di diritti umani, non posso tacere».
Torniamo al fumetto, che per te è appunto il linguaggio con cui ti occupi di diritti umani. La sagoma di Zaki è uscita dai canali tradizionali, ma il fumetto di questi tempi sta invadendo molti altri campi. Penso per esempio al teatro: si stanno moltiplicando gli spettacoli in cui in scena c’è un disegnatore o ci sono comunque i disegni di un artista in dialogo con gli attori.
«È vero, sono molti gli esempi di recente. Io per esempio ho collaborato con ErosAntEros per il loro ultimo spettacolo e adesso loro stanno lavorando a un progetto tratto dal mio Libia. Trovo questo fenomeno molto interessante e immagino che lo potrà essere ancora di più quando il disegnatore sarà l’autore dello spettacolo stesso, potrebbe portare prospettive nuove. Chissà».
Poi ci sono le serie tv. A cominciare ovviamente da quella di Zerocalcare che sta avendo un grande successo…
«Sì, ma trovo che la serie non abbia tolto nulla, semmai anzi ha aggiunto, al fumetto di carta. Credo che la cosa porterà a sviluppi. Po- trebbe essere interessante lavorare a un progetto simile».
In realtà un rapporto stretto tra fumetti di carta e animati esiste da tempo, ed è quello che lega i manga agli anime.
«Io non amo la parola manga, li chiamo tutti fumetti. In quel mondo ci sono cose molto interessanti e molto belle. I ragazzi imparano ad amarle anche perché parlano di loro, della scuola, di temi a loro cari. In Italia abbiamo pochi esempi simili, mentre negli Usa una serie dedicata ai ragazzi vende tantissimo».
Ma la passione sempre più dilagante per il disegno del Sol Levante da ragazzi cosa implica per la loro formazione? Diventeranno poi lettori di graphic novel da adulti?
«Non necessariamente, lo vedo bene con i miei studenti dell’Accademia, che amano quei fumetti e continuano anche da grandi a leggerli insieme ad altri linguaggi, che possono esseri quelli della narrativa o del cinema, per esempio. Ma di certo quei prodotti hanno contribuito a far entrare ormai in tutte le librerie i fumetti, cosa che fino a qualche tempo qui non accadeva, o di certo non in queste proporzioni».
E dopo il magnifico, ma doloroso Libia, cosa troveremo a breve in libreria firmato da Gianluca Costantini?
«Sto lavorando a un libro sulla vicenda di Patrick Zaki. Anche in questo caso sarà un libro che racconta le cose per come sono andate e quindi necessariamente duro. Lo sto scrivendo con Laura Cappon, esperta di Egitto».
Libia era firmato con Francesca Mannocchi. Un caso o una scelta quella di coautrici donne?
«Un caso, direi. Ma di certo mi trovo meglio a lavorare con le donne».
L’ha firmata il sindaco, seguendo l’esempio anche di Lugo
Vista la situazione crescente dei contagi, in accordo con la prefettura, oggi, lunedì 6 dicembre, il sindaco di Faenza ha firmato una ordinanza che indica le misure da adottare per mitigare il rischio di diffusione del coronavirus.
In questo senso, a rinforzare quanto già stabilito dall’ultimo Decreto Legge, arriva la decisione, anche a Faenza, come già stabilito in altre città della regione (tra cui in provincia anche Lugo), di adottare la misura dell’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie in occasione dei mercati, delle fiere, dei mercatini e di altri eventi aggregativi natalizi che si terranno nel centro storico dal 7 dicembre al 15 gennaio 2022.
Non saranno soggetti all’obbligo: i bambini di età inferiore ai sei anni, le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, chi deve comunicare con un disabile in modo da non poter far uso del dispositivo e chi svolge attività sportiva.
L’inosservanza dell’obbligo comporterà l’applicazione di una sanzione amministrativa.
Una prima misura dell’ordinanza appena firmata troverà applicazione in città mercoledì 8 dicembre per la tradizionale Festa del torrone che si svolge in occasione della Festività religiosa dell’Immacolata Concezione.
Sono 174 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore (su oltre 1.800 tamponi) in provincia di Ravenna, dove si registrano 4 nuovi ricoveri. Restano 17 invece le persone in terapia intensiva con il virus, mentre non si registrano nuovi decessi.
IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 6 DICEMBRE
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 464.838 casi di positività, 1.396 in più rispetto a ieri, su un totale di 21.364 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore.
La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 6.5%, un valore non indicativo dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati, che la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti prioritariamente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.
Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 618 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 424.898. I casi attivi, cioè i malati effettivi, oggi sono 26.099 (+769). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 25.243 (+720), il 96,7% del totale dei casi attivi.
Purtroppo, si registrano nove decessi: uno in provincia di Parma (un uomo di 84 anni), uno in provincia di Modena (un uomo di 88 anni); tre in provincia di Bologna (due uomini, rispettivamente di 72 e 79 anni, e una donna di 97 anni); due nella provincia di Ferrara (un uomo di 72 anni e una donna di 95 anni); uno nella provincia di Forlì-Cesena (un uomo di 84 anni nel forlivese) e uno nella provincia di Rimini (un uomo di 87 anni). Nessun decesso nelle province di Piacenza, Reggio Emilia e Ravenna.
In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 13.841.
Cala il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva (75, -4 rispetto a ieri); 781 quelli negli altri reparti Covid (+53).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 2 a Piacenza (-1); 3 a Parma (numero invariato rispetto a ieri); 3 a Reggio Emilia (invariato); 6 a Modena (-2); 21 a Bologna (invariato); 4 a Imola (-1); 9 a Ferrara (invariato); 17 a Ravenna (invariato); 4 a Forlì (invariato); 1 a Cesena (invariato); 5 a Rimini (invariato).
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 27.864 a Piacenza (+31 rispetto a ieri, di cui 18 sintomatici), 34.498 a Parma (+56, di cui 35 sintomatici), 53.955 a Reggio Emilia (+97, di cui 75 sintomatici), 76.834 a Modena (+259, di cui 133 sintomatici), 97.182 a Bologna (+223, di cui 132 sintomatici), 15.307 casi a Imola (+63, di cui 46 sintomatici), 28.341 a Ferrara (+88, di cui 23 sintomatici), 38.694 a Ravenna (+174, di cui 96 sintomatici), 21.815 a Forlì (+77, di cui 63 sintomatici), 24.423 a Cesena (+113, di cui 58 sintomatici) e 45.943 a Rimini (+215, di cui 126 sintomatici).
Le iniziative dall’8 al 6 gennaio in piazza del Popolo
Ritorna in piazza del Popolo, a Ravenna, la rassegna “Natale sotto l’albero” promossa dal Comitato Spasso in Ravenna con la collaborazione di Alessandra D’Imperio.
Sarà un programma di intrattenimento per tutta la famiglia che coinvolgerà le scuole di musica, di ballo ed gli artisti di strada della città. La rassegna partirà mercoledì 8 dicembre e si concluderà giovedì 6 gennaio.
Ad aprire le danze saranno i ragazzi del Gruppo Folk italiano “alla Casadei” della Scuola di Ballo Malpassi che si esibiranno mercoledì 8 dicembre dalle 11. Una loro seconda esibizione è prevista lunedì 27 dicembre dalle 17.
Nel pomeriggio dell’8 dicembre, alle 17, sarà la volta della Scuola di musica “Centro Mousikè” con il coro “To be Choir” diretto da Valentina Cortesi. Il Centro Mousikè tornerà anche sabato 11 dicembre, sempre alle 17, con il saggio degli allievi.
Sempre sabato 11 dicembre, ma nella mattinata dalle 11, si terrà l’esibizione degli allievi della scuola di ballo “ You and me danza sportiva”.
Domenica 12 dicembre, alle 17, Billo Circus, alias Enrico Astolfi, coinvolgerà il pubblico di grandi e bambini.
Il circo di Billo ritornerà anche a Natale, come da consuetudine, con uno spettacolo alle ore 17.
Domenica 19 dicembre, alle ore 17, sarà il turno di Edera Ravenna con l’esibizione delle ginnaste agoniste della sezione ritmica.
Venerdì 24 dicembre, dalle 16, Piazza del Popolo sarà animata dai balli country della scuola di ballo Free To Dance.
Ultimo appuntamento sarà quello con le Befane in Vespa a cura del Vespa Club Romagna previsto per il 6 gennaio alle ore 15.
I posti letto occupati da pazienti Covid sono la metà di quelli disponibili. L’incidenza settimanale dei nuovi casi sfiora 300 ogni centomila abitanti
Per il territorio provinciale di Ravenna oggi, 5 dicembre, si sono registrati 179 casi di coronavirus: si tratta di 61 asintomatici e 118 sintomatici; tutti in isolamento domiciliare. I tamponi eseguiti sono stati 2.324. Oggi la Regione ha comunicato due decessi in provincia: due uomini, uno di 92 anni e uno di 70 anni ( da fuori regione ma qui ricoverato). I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 38.520. Salgono a 17 i ricoverati in terapia intensiva, un numero che equivale circa alla metà dei posti disponibili. L’incidenza settimanale dei nuovi casi ogni centomila abitanti sfiora 300.
In Emilia-Romagna si sono registrati 1.707 casi su un totale di 29.952 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 5,7%. L’età media dei nuovi positivi di oggi è 40,7 anni. La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 398 nuovi casi, seguita da Modena (201), Rimini (181), Ravenna (179), Reggio Emilia (151), Cesena (129), Forlì (123), Ferrara (115), Parma (112), Circondario Imolese (61) e infine Piacenza 48 casi. Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Si registrano 10 decessi: 2 in provincia di Piacenza (una donna di 40 anni e un uomo di Carpineto Piacentino); 2 in provincia di Bologna (2 uomini, rispettivamente di 74 e 94 anni di Sasso Marconi); 2 in provincia di Ravenna (2 uomini, uno di 92 anni e un uomo di 70 proveniente da fuori regione); 3 in provincia di Forlì-Cesena (un uomo di 90 anni di Savignano sul Rubicone, un uomo di 36 anni di Cesenatico e una donna di 80 anni di Cesena) e uno in provincia di Rimini (un uomo di 88 anni di Bellaria-Igea Marina). In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in Emilia-Romagna sono stati 13.832.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 79 (+2 rispetto a ieri), 728 quelli negli altri reparti Covid (+25). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 3 a Piacenza (-1); 3 a Parma (numero invariato rispetto a ieri); 3 a Reggio Emilia (-1); 8 a Modena (+1); 21 a Bologna (-1); 5 a Imola (invariato); 9 a Ferrara (invariato); 17 a Ravenna (+3); 4 a Forlì (+1); 1 a Cesena (invariato); 5 a Rimini (invariato).