Il coronavirus è entrato nella struttura di via Torre che può accogliere fino a 22 persone senza fissa dimora. Prima dell’ammissione viene fatto un tampone
Focoloaio di Covid nel dormitorio del Comune di Ravenna in via Torre. Tredici ospiti e due operatori della struttura nei pressi del centro iperbarico sono risultati positivi. Le positività sono emerse dopo che uno degli ospiti, a seguito di sintomi, è andato al pronto soccorso ed è stato sottoposto a tampone. A seguito dell’esito positivo sono stati sottoposti a tampone anche tutti gli altri ospiti e gli operatori e sono emerse dodici positività tra i primi e due tra i secondi. Tutte queste quattordici persone sono asintomatiche. La struttura può accogliere al massimo 22 ospiti. La circostanza è stata resa nota dal Comune.
Considerando le caratteristiche della struttura, l’Ausl, l’assessorato comunale ai Servizi sociali e la cooperativa Progetto Crescita che ha la gestione hanno concordato di mantenere gli ospiti positivi e parte degli ospiti negativi all’interno della struttura, «con la piena applicazione delle prescrizioni indicate dall’Ausl».
Il Comune va sapere che tutti gli ospiti dei dormitori, prima di accedere alle strutture, vengono sottoposti a tampone e solo in caso di esito negativo vengono ammessi: «Tutto ciò ha fatto sì che fino ad ora nei dormitori non si fosse registrato neanche un contagio – si legge nella nota divulgata da Palazzo Merlato –. Anche la persona che ha manifestato i sintomi era entrata dopo che era stata accertata la negatività al tampone; quello che si può ragionevolmente supporre è che si sia positivizzata nelle giornate successive».
Sulla vicenda è intervenuta l’assessora ai Servizi sociali, Valentina Morigi: «Come abbiamo fatto fino adesso, adotteremo tutte le procedure necessarie e tutte le cautele per gestire la situazione nel modo migliore possibile, ma ci tengo a sottolineare l’efficacia delle misure che fin da subito abbiamo attuato e anche a ringraziare gli operatori delle strutture, che sono sempre stati molto attenti e disponibili, così come i volontari delle strutture a bassa soglia. In tante altre città nei dormitori si sono sviluppati focolai fin da marzo, mentre nel nostro territorio abbiamo cercato di mettere in campo piani di prevenzione a 360 gradi, pensando alla salute di tutti, a partire dalle persone più fragili, e credo di poter dire, all’interno di un contesto pandemico quale quello che stiamo vivendo e che non lascia alcuno spazio a situazioni di immunità, che il nostro modello sta reggendo positivamente ed efficacemente».
È “gialla” invece per lo stato del mare. Il sindaco: «Fissare gli oggetti»
Dalla mezzanotte di oggi, giovedì 19 novembre, alla mezzanotte di domani, venerdì 20 novembre, sarà attiva nel territorio del comune di Ravenna e del comune di Cervia l’allerta meteo numero 90, per vento (arancione) e stato del mare (gialla), emessa dall’Agenzia regionale di protezione civile e da Arpae Emilia-Romagna.
«Raccomando – dichiara il sindaco Michele de Pascale, autorità comunale di protezione civile – di mettere in atto le opportune misure di autoprotezione, fra le quali, in questo caso, fissare gli oggetti sensibili agli effetti del vento o suscettibili di essere danneggiati, non accedere a moli e dighe foranee».
«La ventilazione – si legge nel testo dell’allerta – si disporrà da nord-nord-est divenendo forte su mare, fascia costiera e rilievi di crinale con associate raffiche di vento con valori sino a burrasca forte . Il moto ondoso è previsto in rapido aumento sino a divenire agitato al largo».
Le pratiche cartacee sono custodite a Occhiobello, ogni settimana in media 50 richieste di documenti con il conseguente viaggio dei faldoni: professionisti e tecnici attendono anche un mese per la consultazione
I faldoni dell’archivio storico delle pratiche edilizie del Comune di Faenza si trovano fisicamente ad Occhiobello, in provincia di Ferrara, e ora la giunta comunale ha approvato una variazione di bilancio di 200mila euro da destinare alla digitalizzazione dei documenti. L’operazione consentirà di migliorare le prestazioni degli uffici: oggi per ogni procedura di ristrutturazione tecnici e progettisti devono attendere anche più di un mese affinchè la singola pratica relativa ad un edificio venga recuperata dall’archivio e portata a Faenza per la sua consultazione. Gli uffici del Servizio Edilizia ricevono in media oltre 50 richieste di accesso all’archivio storico a settimana.
«Il finanziamento che abbiamo stanziato – spiega l’assessore Luca Ortolani con delega all’Edilizia – permetterà di aggredire una buona parte della montagna di carta dell’archivio trasformando i fascicoli in documenti digitali facilmente consultabili dai progettisti del nostro territorio, consentendo di ridurre notevolmente i tempi per ottenere la verifica di conformità obbligatoria in ogni intervento di ristrutturazione. Nei prossimi anni l’intenzione è di completare rapidamente l’opera di digitalizzazione dell’archivio con ulteriori risorse e di estendere il progetto agli archivi degli altri comuni dell’Unione della Romagna Faentina».
Le modalità con cui il Comune ha dato notizia alla cittadinanza, tramite i media, dell’intervento sull’archivio non sono piaciute alla Lega: «Dal comunicato stampa dello Staff del sindaco non una parola sulla collaborazione del nostro gruppo alla digitalizzazione. Siamo delusi – scrivono Gabriele Padovani e Giorgia Maiardi, consiglieri della Lega a Faenza –, le elezioni sono già terminate ed omettere il nostro forte e fondamentale sostegno all’iniziativa è scorretto da parte degli uffici e dell’assessore. La digitalizzazione dell’archivio parte da un’idea della Lega e non crediamo che ammettere questo passaggio possa recare danno a qualcuno. Se il comportamento della Giunta è prendersi i meriti anche sulle proposte degli altri, d’ora in avanti non siamo intenzionati a collaborare ai progetti. Auspichiamo che il comunicato dello staff del sindaco venga corretto con un’adeguata dichiarazione dell’assessore competente».
Si è svolta nei giorni scorsi nella sede della concessionaria Skoda Lineablù di Ravenna la consegna del primo premio della lotteria legata al Carnevale dei ragazzi 2020.
Il premio, una autovettura Skoda Fabia 1.0 Design Edition, è stato consegnato alla vincitrice, Daniela Cangini, dai membri del comitato organizzatore Pino Farinelli, Agnese Re e Barbara Baccarini, alla presenza di Enrico Benelli, titolare della concessionaria Lineablù.
Il Carnevale dei Ragazzi organizzato dalla Diocesi di Ravenna nasce nel 1952 e si svolge ogni anno nel mese di febbraio con le sfilate dei carri allegorici delle diverse parrocchie ravennati.
Dopo alcune positività riscontrate nel gruppo squadra. A rischio il debutto in campionato del 29 novembre
I giocatori dell’OraSì nel derby di Coppa Italia contro Forlì, lo scorso ottobre
Dopo calcio e pallavolo, il Covid entra anche nel mondo del basket, a Ravenna.
Sono cinque infatti le positività riscontrate all’interno del gruppo squadra dell’OraSì Ravenna, a pochi giorni dal debutto nel campionato di serie A2, in programma il 29 novembre nel derby di Forlì. Che però è ora a rischio.
«Sulla base delle indagini epidemiologiche effettuate – si legge infatti in una nota del Basket Ravenna –, l’Ausl ha emanato un provvedimento con il quale impone ai soggetti risultati positivi un periodo di isolamento domiciliare fino ad accertata negativizzazione, isolamento peraltro già disposto al momento dell’accertata positività; e impone a tutti gli atleti risultati negativi, ma ritenuti contatti stretti dei casi positivi, un periodo di quarantena fiduciaria presso il loro domicilio, con isolamento per 14 giorni dall’ultima esposizione e perciò fino al 27 novembre compreso».
Anche il resto della squadra, quindi, non potrà allenarsi. Almeno fino a martedì 24, quando verrà effettuato un ulteriore tampone nasofaringeo «e in caso di esito negativo – si legge nella nota dell’OraSì –, la quarantena potrà essere conclusa».
Pochi giorni prima era morto a causa del virus lo zio. Avrebbe dovuto sposarsi con la compagna. Il ricordo di cognata e azienda
Davide Guerrini
Si chiamava Davide Guerrini e, a 50 anni, è una delle vittime più giovani registrate in questa pandemia in provincia di Ravenna. Senza particolari “patologie pregresse” – se non l’obesità, che rappresenta un fattore di rischio – Guerrini è morto martedì scorso (ma registrato solo nel bollettino di ieri) dopo diversi giorni di ricovero, anche in terapia intensiva.
Era entrato in ospedale lo stesso giorno in cui è morto, sempre per Covid, lo zio Felice Guerrini, 62 anni. Entrambi vivevano a Belricetto di Lugo.
Davide è morto tra le braccia della compagna, di 7 anni più giovane, con cui stavano programmando il matrimonio, dopo una vita trascorsa insieme. Lascia un figlio di 12 anni.
Il contagio è probabilmente partito dalla Cra Don Paolo Cavina di Lugo, quella commissariata dall’Ausl, dove lavora come Oss la compagna di Davide, anche lei contagiata, così come il figlio.
«Non so come farà mia sorella senza di lui – commenta la “cognata”, Emanuela Capellari – quell’uomo era un gigante nel corpo e nella vita, aveva un cuore d’oro ed era un punto di riferimento per la sua famiglia e nel lavoro. Un uomo per certi aspetti d’altri tempi, con i valori della famiglia, della responsabilità, del lavoro. Una guida per molti. Era anche cacciatore: la sua casa l’ha costruita pensando di ospitare le cene dei cacciatori, con una grande sala».
Davide, a sinistra, e Felice Guerrini in due foto tratte dalla pagina Facebook di Ocm Clima
Davide e lo zio Felice Guerrini erano accomunati anche dal lavoro. Davide infatti era capo-officina alla Ocm Clima di Fusignano, dove Felice aveva lavorato fino a quattro anni fa, prima di andare in pensione.
L’azienda su Facebook ha manifestato il proprio dolore, parlando di «due persone meravigliose».
«I nostri amici e colleghi Felice e Davide Guerrini sono stati con noi da quando avevano 14 anni – si legge sulla Pagina di Ocm Clima di Fusignano –, le nostre famiglie sono cresciute insieme, siamo diventati grandi insieme e abbiamo costruito tanto, solo con la buona volontà e la voglia di lavorare insieme».
L’azienda in particolare descrive Davide come una persona «modesta, seria e ricca di quei valori che suo nonno aveva insegnato prima a suo padre Italo e a suo zio Felice e poi a lui. Abbiamo perso due colonna portanti e sarà faticoso accettarlo».
L’idea di Luca Bellone si chiama “Curiamo”, il ravennate la presenterà al Web Marketing Festival di Rimini: «Vogliamo aiutare il paziente e valorizzare il personale sanitario»
Con la telemedicina si fa il triage e con pochi tap sullo schermo del telefonino si prenota la visita a domicilio di un professionista sanitario certificato. È lo scenario che ha immaginato l’infermiere ravennate Luca Bellone quando ha progettato “Curiamo”, un’app dedicata alla sanità domiciliare che ora è stata selezionata tra le 40 migliori alla Startup Competition del Web Marketing Festival 2020 trasmesso online da Rimini il 19-20-21 novembre. Bellone presenterà la sua idea oggi, 19 novembre, a una platea virtuale di incubatori e investitori che assegneranno premi per un valore di oltre 300mila euro.
Per il professionista ravennate il problema di reperire cure sanitarie quando e come ne hai bisogno è reale: «Ho avuto un problema con un parente stretto che necessitava di cure e cercavo qualcuno che eseguisse visite a domicilio. Iniziai a contattare numeri su numeri, alla fine con successo, ma non avevo referenze riguardo al professionista che comunque sarebbe potuto venire solo dopo tre giorni dalla mia richiesta». Con “Curiamo” il paziente o il care-giver con pochi click potrà prenotare le cure necessarie al proprio domicilio già dal giorno successivo alla richiesta, affidandosi a professionisti selezionati e certificati. «Non solo, attraverso Curiamo – conclude Bellone – vogliamo valorizzare il lavoro del personale sanitario, facendone valere l’esperienza e la formazione. Un progetto che fonde qualità delle cure, rapidità e semplicità».
Il 38enne ravennate sembrava aver chiuso la carriera nel 2019 poi è tornato in Superbike quest’anno a stagione in corso ma dopo quattro gare il ritiro definitivo. Nel 1997 la prima volta in un Mondiale: «Oggi pochi sponsor, ce la fa chi ha già i soldi»
(foto dai profili social di Marco Melandri)
«Per uno che veniva dal quartiere di via Gulli a Ravenna, e partiva da niente, era abbastanza improbabile riuscire a fare qualcosa di buono». Invece Marco Melandri, oggi 38enne, è diventato campione iridato di motociclismo (2002) e l’italiano più vincente in Superbike. Per oltre vent’anni il ravennate ha sgommato sulle piste in giro per il mondo: tra Motomondiale e Superbike 416 gare con 44 vittorie e 137 podi. Sul circuito di Aragon a settembre è salito in sella per l’ultima volta poi ha detto basta e ha chiuso la carriera.
Melandri, cominciamo dalla fine: l’esperienza con il team Barni in Superbike. A Jerez a inizio agosto il ritorno in pista e l’addio quattro gare dopo. Cos’è successo?
«Non ho mai avuto sensazioni buone, non mi sono mai sentito a mio agio sulla moto. Recuperare in gara senza fare test è difficile ed era troppo stressante».
Sembrava aver chiuso la carriera a fine 2019 e in una intervista aveva già detto di sentirsi rinato e dormire meglio la notte…
«È vero che dormivo meglio. E appena sono tornato a correre ho ricominciato di nuovo a non dormire come prima, ero tornato per divertirmi e invece era solo stress…».
E allora tocca chiederlo: ma chi glielo ha fatto fare?
«L’adrenalina della gara è una cosa fondamentale per chi fa il pilota e quando ho smesso mi è sembrato di ritrovarmi in una vita un po’ piatta. Quando ho visto che il calendario del 2020 aveva poche gare fuori Europa mi è sembrata l’occasione perfetta per me che non volevo stare lontano da casa per periodi lunghi. Poi ero curioso di provare la Ducati V4 (la sua Panigale del 2018 andò all’asta per 50mila euro, ndr). Invece ho capito di non avere più gli stimoli per ripartire da zero».
Marco Melandri nel box del Team Barni: 4 prove sulla Ducati nel 2020 per il centauro di Ravenna (foto dai profili social del pilota)
La voglia di stare in famiglia è stata uno dei motivi per interrompere?
«Di sicuro non ho più voglia di stare via da casa per periodi lunghi. Mia moglie (la modella Manuela Raffaetà, ndr) era d’accordo quando ho deciso di ricominciare e ha sempre rispettato il mio lavoro, del resto ci siamo conosciuti al Motorshow di Bologna nel 2005. In ogni caso avrei fatto solo quest’anno, anche se in pista avessi avuto sensazioni giuste».
E quindi con questa appendice extra si chiude definitivamente la carriera in pista. Ogni pilota sa che questo momento prima o poi arriverà ma com’è viverlo davvero?
«Psicologicamente mi sento molto sereno. Dico la verità: mi sentivo scomodo, non vedevo l’ora di tornare a casa».
Facciamo un po’ di bilanci. Mettiamo in fila i momenti più belli?
«Il più bello direi il periodo nel team Gresini (MotoGp dal 2005 al 2008, ndr): Fausto è una persona spettacolare, ci sono arrivato dopo un anno difficile con la Yamaha e lui ha lottato per avermi in squadra. Siamo cresciuti tanto insieme e credo avremmo meritato qualcosa in più di quello che abbiamo ottenuto».
Cosa è mancato?
«Secondo me in tante gare potevamo fare molto di più ma non ci è stato permesso. Mi ricordo nel 2007: la scelta delle Bridgestone fu una mossa azzeccata e la Honda ci aveva promesso un trattamento da team ufficiale, invece non è successo così. Poi da metà stagione ci hanno dato gli stessi sviluppi e siamo andati sempre a podio».
Marco Melandri con la moglie Manuela Raffaetà: i due si sono conosciuti al Motorshow di Bologna nel 2005 (foto dai profili social della modella originaria del Trentino)
I momenti più brutti quali sono stati?
«Tante volte mi sono trovato nel posto giusto al momento sbagliato ma quello mi ha portato a maturare. Ad esempio se penso ai Mondiali persi nel 1999 e nel 2012 ho sempre saputo perché non è andata bene ma erano successe cose che non potevo controllare».
C’è un motivo per la scelta del numero 33 con cui ha corso tutta la carriera?
«Se lo ruoti di 90 gradi sembrano due emme che sono le mie iniziali».
Se non avesse fatto il pilota?
«Non ho mai avuto tempo per chiedermelo».
Nel 1997 all’età di 15 anni l’esordio in un motomondiale a Brno, nel 2002 il primo Mondiale vinto, nel 2020 l’ultima volta in sella. Come è cambiato questo sport in più di vent’anni?
«Io sono stato fortunato a vivere un’epoca di questo sport in cui riuscivi a essere aiutato anche senza possibilità economiche. Adesso invece è difficile trovare sponsor e devi avere soldi di famiglia. Ma partire con le spalle coperte non è un bene perché devi avere fame, devi rialzarti quando cadi, in tutti i sensi».
Che fine hanno fatto gli sponsor?
«Oggi anche le aziende che stano bene hanno paura a impegnarsi perché da fuori chi sponsorizza viene visto come qualcuno che ruba e non come qualcuno che sostiene lo sport e il divertimento».
A Brno il 31 agosto 1997 un 15enne Marco Melandri fa il suo esordio in un motomondiale: classe 125, con la Honda per sostituire l’infortunato Mirko Giansanti (foto Ig @marcomelandri33)
C’è qualche ricordo della carriera legato in particolare a Ravenna?
«A Ravenna sono nato e tutta la prima parte della mia carriera è stata lì, a partire dalle gare con le Bmx sulla pista al Gallery o alla Campaza. Per uno che veniva dal quartiere dalla Gulli e partiva da niente era abbastanza improbabile riuscire a fare qualcosa di buono e invece è stata una soddisfazione. Ora vivo in Trentino ma più o meno una volta al mese torno a Ravenna».
A proposito di Ravenna, ci sono nuove leve promettenti?
«Federico Caricasulo non è più un bambino (24 anni, ndr) ma ha buone possibilità, ci conosciamo bene anche perché suo padre è stato un mio insegnante a scuola… quanto era cattivo».
Cosa vuole fare da grande?
«Io vorrei restare bambino e mi sembra che ci sto riuscendo perché ho quasi 40 anni ma me ne sento 15. Adesso sto vivendo la nuova esperienza come commentatore delle gare di MotoGp con Dazn e mi sto divertendo. Di solito lavoravo in ambienti dove ero il più giovane e invece adesso il mio capo ha 7-8 anni meno di me: sono un po’ un fratello maggiore a cui chiedono consigli e mi piace».
Com’è iniziata la collaborazione?
«Quando mi hanno chiamato la prima volta ho detto no senza ascoltare la proposta perché mi ero promesso di staccare la spina. Poi si è fatto avanti Niccolò Pavesi e ho capito che potevo lavorare con loro nel modo che piace a me: racconto le gare dal punto di vista del pilota senza dare giudizi. Poi posso farlo senza viaggiare troppo: commento le gare da uno studio a Milano».
(foto dai profili social di Marco Melandri)
Bisogna allenarsi anche per questo?
«Durante il lockdown ci siamo allenati un po’ facendo telecronache di vecchie gare, ma il miglioramento viene solo con l’esperienza: adesso mi sento già più sciolto».
Da commentatore bisogna anche valutare gli ex colleghi: Valentino Rossi fa bene a voler continuare anche nel 2021?
«Visto come sta andando quest’anno direi di sì. Se si diverte ed è competitivo è giusto che continui. Certo che fa effetto vedere dei podi con piloti che sono nati due anni dopo l’inizio della carriera di Valentino. Di sicuro per la visibilità è meglio un Mondiale con un Rossi che arriva quinto-sesto piuttosto che un Mondiale senza Valentino».
Non resterà nel giro con qualche altro ruolo più tecnico o gestionale?
«No. Non ho mai capito perché i piloti che smettono vanno a fare tutto quello che odiavano da piloti. Il team manager ad esempio è una figura che si ritrova in mezzo alla burocrazia e con cui il pilota spesso litiga. Mi piacerebbe fare l’ingegnere di pista perché la meccanica mi piace ma c’è da stare 10-12 ore in garage e non ne ho voglia».
(foto dai profili social di Marco Melandri)
Investimenti in altri settori? Come procede il sito di e-commerce con sua sorella?
«L’abbiamo chiuso. Era diventato troppo complicato. In Italia se vuoi provare a lavorare sembra che tu stia facendo un dispetto a qualcuno. La burocrazia ha costi inaffrontabili e mi sono reso conto che a volte il modo migliore per perdere soldi è lavorare».
Adesso va ancora su due ruote ma a pedali…
«Mi sono appassionato alla mountabike da enduro. Tempo fa ho partecipato a una garetta di esibizione e mi sono divertito. E anche un modo per muoversi con la famiglia: andiamo alle gare in camper, siamo in mezzo alla natura e ci divertiamo».
Nel suo profilo Instagram dice “ambassador del Trentino”. Non è strano per un ravennate?
«Mia moglie è trentina. Ci siamo trasferiti quando nostra figlia ha cominciato l’asilo perché ci piaceva l’ambiente. Ma già frequentavo le zone ed è nato il contatto con i ragazzi del marketing della Regione Trentino che sono giovani e appassionati. È cominciato per gioco e ora continua, soprattutto con il discorso delle corse in bici che sono più green rispetto alle moto. L’Emilia-Romagna non me l’ha mai proposto».
L’influencer sarà il suo nuovo mestiere?
«Non è che mi ci ritrovi molto. È una vita parallela ma non è quella reale. Vedi persone che sui social sono sempre allegre poi li incontri di persona e ti chiedi se sono un parente di quelle felici. Quelli del marketing me lo dicono sempre che dovrei fare più foto quando giro in bici, ma non mi viene di fermarmi e tirare fuori il telefonino…».
(foto dai profili social di Marco Melandri)
Tra le passioni di Marco Melandri c’è anche il volo (foto dai profili social del ravennate)
(foto dai profili social di Marco Melandri)
Manuela Raffaetà accanto a Marco Melandri (foto dai profili social di Marco Melandri)
(foto dai profili social di Marco Melandri)
Il ravennate Marco Melandri è testimonial del Trentino, dove vive da alcuni anni con la moglie e la loro figlia (foto dai profili social del pilota)
L’ultima volta in sella per Marco Melandri: sul circuito di Aragon il 6 settembre 2019 con la Ducati V4 del Team Barni (PhotoZac)
Marco Melandri con la Yamaha a Phillip Island (PhotoZac)
Marco Melandri è nato a Ravenna nel 1982, da sempre corre con il numero 33 perché se ruotato di 90 gradi ricordano due M, le sue iniziali (PhotoZac)
Marco Melandri ha partecipato a 8 campionati mondiali Sbk: tra il 2011 e il 2020: 22 vittorie in 201 gare (PhotoZac)
Marco Melandri sulla griglia di partenza con la compagna Manuela Raffaetà (PhotoZac)
PhotoZac
Marco Melandri in sella alla Yamaha YZF-R1 sulla pista di Misano a giugno 2019: il ravennate ha chiuso il mondiale Superbike 2019 al nono posto (primo degli italiani). PhotoZac
Dati Ausl: dal 9 al 15 novembre in provincia di Ravenna 12.500 test, la settimana precedente erano stati 8.700. In totale 148 decessi, un terzo negli ultimi venti giorni
Aumentano i casi di Covid diagnosticati in provincia di Ravenna ma è anche il risultato di un numero maggiore di tamponi fatti: la percentuale delle positività infatti è stabile nel confronto fra le settimane 2-8 novembre e 9-15 novembre, dal 10,5 al 10,3. Il dato emerge dall’analisi dei numeri forniti in varie occasioni dall’Ausl Romagna.
Il dato più recente è stato comunicato oggi, 18 novembre, e riguarda la settimana dal 9 al 15: nel Ravennate sono stati accertati 1291 nuovi positivi come risultato di oltre 12.500 tamponi. Nei sette giorni precedenti il totale dei test processati era stato 8.700.
Nel confronto fra i due periodi va segnalato un leggero aumento dell’incidenza dei sintomatici: si è passati dal 50 percento al 54.
In totale i decessi da inizio pandemia sono 148, un terzo di questi sono concentrati da fine ottobre a oggi. Bagnara, Massa Lombarda e Solarolo sono gli unici tre comuni dei diciotto ravennati che non hanno registrato morti.
Per quanto riguarda l’occupazione dei posti letto, nella settimana di riferimento (9-15) si è verificato un aumento, in questo caso omogeneo tra i vari territori, di malati nei reparti di degenza; per quanto riguarda le Terapie intensive, a fronte di un lieve aumento di ricoverati in valore assoluto, è diminuita di mezzo punto la percentuale di ricoverati in terapia intensiva rispetto al totale dei ricoverati. E sempre in tema di ricoveri, è interessante notare che l’incidenza di ricoveri per Covid su popolazione residente in Romagna è di 42,2 per centomila abitanti, a fronte del 53,24 di media regionale; scorporando tale dato, l’incidenza di ricoveri non in terapia intensiva è di 38,65 per centomila in Romagna contro una media regionale di 48,37 e l’incidenza di ricoveri in terapia intensiva è di 3,55 per centomila in Romagna contro una media regionale di 5,03.
«Da questi dati emerge come la Romagna continui ad avere indicatori più positivi rispetto al resto della regione, in particolare dal punto di vista dei ricoveri ospedalieri – rimarca il direttore sanitario dell’Ausl Romagna Mattia Altini -. Ciononostante i valori assoluti dei contagi restano alti, e conseguentemente pure i numeri di ricoveri, che anche nella settimana scorsa sono aumentati, mantenendoci nel ‘livello rosso’ del Piano dinamico per gli ospedali. Una ulteriore crescita di ricoveri significherebbe limitare di conseguenza il resto dell’attività sanitaria extra – covid, ovviamente per le prestazioni non urgenti, ma questa è una situazione che vogliamo evitare a tutti i costi».
Sono 130 (di cui 99 asintomatici) i casi di positività al coronavirus registrati nel bollettino di oggi (18 novembre) sul territorio provinciale di Ravenna. Sono 14 i pazienti che hanno avuto bisogno di essere ricoverati. Restano 11 (come ieri) i ricoverati in terapia intensiva in provincia.
Oggi la Regione ha comunicato anche due decessi nella provincia di Ravenna: 2 pazienti di sesso maschile di 50 e 88 anni.
Il bollettino regionale, aggiornato alle 12 del 18 novembre
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 95.654 casi di positività, 2.371 in più rispetto a ieri, su un totale di 20.732 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è oggi dell’11,4 %, rispetto al 9,9% di ieri.
Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 1.159 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali.
I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 59.319 (2.053 in più di ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 56.626 (+2.058 rispetto a ieri), il 95,4 % del totale dei casi attivi.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 244 (-3 da ieri), 2.449 quelli in altri reparti Covid (-2). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 11 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 16 a Parma (-1 rispetto a ieri), 28 a Reggio Emilia (+2), 61 a Modena (-3), 65 a Bologna (-1), 4 a Imola (+3),19 a Ferrara (-1),11 a Ravenna (dato stabile da ieri), 5 a Forlì (-1),1 a Cesena (dato invariato) e 23 a Rimini (dato invariato).
Purtroppo, si registrano 53 nuovi decessi: 25 in provincia di Bologna (6 donne rispettivamente di 81, 80, 73, 56 anni e due di 95 anni; 19 uomini di cui 2 di 97 e 2 di 91 anni e gli altri rispettivamente di 93, 87, 84, 83, 80, 82, 79, 78, 74, 71,72, 64, 61, 60, 59); 11 in provincia di Modena (8 donne rispettivamente di 95, 92, 89, 87, 83, 81,79 e 60 anni, e tre uomini di 89, 87, 83 anni); 9 in quella di Reggio Emilia (4 donne, una di 21 e le altre di 98, 86 e 76 anni, e 5 uomini rispettivamente di 91, due di 88 anni, e gli altri 82 e 79 anni); 3 i quella di Ferrara (due uomini di 82 e 66 anni, e una donna di 92 anni); 2 nella provincia di Ravenna (due uomini di 88 e 50 anni), 2in quella di Rimini (entrambe donne, rispettivamente di 87 e 83 anni) e uno a Parma, un uomo di 91 anni.Dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, in Emilia-Romagna i decessi sono complessivamente 5.168.
Le persone complessivamente guarite salgono a 31.167 (+265 rispetto a ieri).
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 10.259 a Piacenza (+236 rispetto a ieri, di cui 31 sintomatici), 8.430 a Parma (+228, di cui 173 sintomatici), 13.932 a Reggio Emilia (+ 273, di cui 222 sintomatici),17.123 a Modena (+461 di cui 351 sintomatici),18.986 a Bologna (+528, di cui 204 sintomatici), 2.361 casi a Imola (+92, di cui 32 sintomatici), 4.647 a Ferrara (+105, di cui 5 sintomatici), 5.797 a Ravenna (+130, di cui 31 sintomatici), 3.607 a Forlì (+86, di cui 58 sintomatici), 2.991 a Cesena (+59, di cui 41 sintomatici) e 7.521 a Rimini (+173, di cui 64 sintomatici)
Occuperà una superficie totale di nove ettari con ingresso principale da via Antica Milizia: già seminato il prato, pronto fra qualche mese. Era previsto dal 1993
Il primo albero, un tiglio, è stato piantato. Ne arriveranno altri 198. A Ravenna sono ufficialmente partiti i lavori per la realizzazione del parco Cesarea, la grande area verde che farà parte della nuova urbanizzazione compresa tra via Antica Milizia, via don Carlo Sala, via Stradone e lo scolo Lama. In totale 94mila mq di spazio naturale (più di dieci campi da calcio): 63mila destinati a prato, quasi novemila dedicati al lago (già realizzato) e oltre 20mila a rimboschimenti. Il Cesarea era previsto nel piano del verde adottato dal Comune nel 1993.
Il progetto, elaborato in collaborazione con lo studio Zucchi di Milano, è affidato allo studio ravennate di architettura del paesaggio Paisà (qui tutti i dettagli) e prevede la piantumazione di 199 alberi di varie tipologie (tiglio, acero, carpano, frassino, leccio, farnia e olmo). A cui vanno aggiunti altri 2.305 alberi, anche questi di varie e ulteriori specie (pioppo, susino, ciliegio, tamerice, salice, melo selvatico), per il rimboschimento della cintura verde nelle vicinanze.
L’accesso principale sarà lungo via Antica Milizia in prossimità del comparto sportivo-parrocchiale esistente, mentre ulteriori accessi diretti al parco saranno posizionati lungo la via don Carlo Sala. I movimenti di terra che bordano il parco, come quelli realizzati al Baronio, costituiscono una sorta di raccordo continuo tra parco, infrastrutture e aree urbanizzate con una funzione di schermo dal rumore del traffico per la zona centrale. È prevista anche una caffetteria-ristorante, uno spazio al coperto che dovrebbe contribuire ad incentivarne l’attività anche durante i mesi invernali.
Al momento, oltre al lago, sono stati realizzati i sottoservizi utili per gli impianti di illuminazione, irriguo e fognario. Già eseguita la semina del prato che a breve colorerà di verde l’area. Grazie alla cintura verde esistente, il nuovo parco si collegherà con gli altri due della città, Teodorico e Baronio.
MESSA A DIMORA DELLA PRIMA PIANTA PARCO CESAREA RAVENNA CON SINDACO MICHELE DE PASCALE – GIANNANDREA BARONCINI – FEDERICA DEL CONTE
18 NOVEMBRE 2020 – RAVENNA (RA)
fotografo: Massimo Argnani
Visione gratuita 22 e il 29 novembre, su ravennafestival.live e anche sul sito dell’Ansa
Il maestro, la sua orchestra e il teatro: quanto basta per riprendersi la gioia del fare musica insieme e condividerla con tutti, ovunque. Riccardo Muti dirige l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini al teatro Alighieri di Ravenna per due concerti in streaming gratuito il 22 e 29 novembre, alle 11 del mattino, sul sito ravennafestival.live (dove saranno a disposizione on demand per 15 giorni).
I concerti sono resi possibili dalla collaborazione fra Ravenna Festival, Fondazione Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e RMMUSIC, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Nei programmi scelti da Muti sono incise le coordinate che da sempre ne guidano l’attività, ovvero l’attenzione per la nuova generazione e l’amore per quello che può e deve continuare a essere il Paese della musica: è interamente dedicato a Schubert il programma del 22 novembre, con la Sinfonia n. 3 e l’Incompiuta eseguita per il primissimo concerto della Cherubini nel 2005; mentre domenica 29 si colora d’Italia con il Notturno di Martucci, il Preludio sinfonico di Puccini e pagine di Verdi, dalla Sinfonia del Nabucco ai Ballabili del Macbeth e alle Sinfonie da La forza del destino e I vespri siciliani.
I giovani musicisti della Cherubini restituiscono alla città di Ravenna, sempre più loro “casa”, quel cuore culturale che è il Teatro, attraverso due domeniche di musica che ne riaprono virtualmente le porte a spettatori di tutto il mondo. «Chi sceglie cuffie o auricolari – sottolineano gli organizzatori – potrà apprezzare al meglio l’esperienza audio immersiva che ricrea l’acustica unica del Teatro Alighieri, uno dei soli otto luoghi al mondo (e il solo teatro in Italia) a cui sia stata applicata l’innovativa tecnologia d&b Soundscape En-space».
L’iscrizione alle newsletter di Ravenna Festival e RMMUSIC regalerà invece l’accesso a contenuti esclusivi dalle prove di questi giorni. Nell’ambito del progetto “ANSA per la cultura”, che vede l’agenzia di stampa ospitare sul proprio sito web streaming dai principali teatri italiani, i concerti saranno visibili anche su ANSA.it. Si è inoltre rinnovata la collaborazione con lo Spring Festival di Tokyo, che trasmetterà i concerti sul proprio portale.
Il doppio appuntamento conclude la XXXI edizione di Ravenna Festival.