Calzature antinfortunistiche in un container: denunciata una donna albanese legale rappresentante di un’azienda pugliese che ha fatto l’importazione
Venivano presentate con la dicitura “100% Made in Italy” ma era state fabbricate interamente in Albania: la guardia di finanza e l’ufficio Dogane di Ravenna hanno sequestrato 2.500 calzature da lavoro in un container sbarcato al porto dall’altra sponda dell’Adriatico. L’attività ispettiva ha permesso di rilevare che le scarpe antiinfortunistiche avevano una falsa dicitura sulla produzione. Una donna albanese, legale rappresentante dell’azienda pugliese che stava importando il carico, è stata denunciata all’autorità giudiziaria ravennate.
«La contraffazione del “Made in Italy” e l’utilizzo illecito di segni che possono indurre i consumatori a considerare come fabbricato in Italia un prodotto estero – si legge nella nota divulgata dalle Fiamme Gialle – è una grave forma di illegalità, in grado di arrecare pesantissimi danni all’economia italiana e costituisce un vero e proprio inganno per i consumatori che, confidando nella notoria affidabilità del “Made in Italy”, sono indotti ad acquistare prodotti che si fregiano illegittimamente della prestigiosa dicitura, ma che poi si rivelano falsi e di qualità ben inferiore alle aspettative».
Il giovane ha minacciato il controllore e poi ha reagito contro i carabinieri intervenuti a bordo del regionale. In tribunale ha rifiutato di fornire le proprie generalità: processo rinviato a metà maggio
Era seduto a bordo senza biglietto, ha minacciato il controllore del treno e reagito contro i carabinieri. Un 25enne del Gambia è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale in stazione a Bagnacavallo nella serata del 25 aprile. Per riuscire a far scendere il giovane c’è voluta quasi un’ora, tempo in cui il regionale Bologna-Ravenna è rimasto fermo sui binari. La vicenda è riportata sulle pagine dei quotidiani locali, Resto del Carlino e Corriere Romagna, che ricostruiscono anche il passaggio del giovane ieri in tribunale dove si è rifiutato di fornire le proprie generalità al giudice dell’udienza di convalida: ne è conseguita la contestazione di un nuovo reato e la trasmissione degli atti al pubblico ministero. Processo rinviato a metà maggio con obbligo di firma ai carabinieri di Lido Adriano nel frattempo.
«Sono ormai centinaia i casi denunciati o solo segnalati di stranieri che viaggiano a sbafo su treni e autobus, consapevoli di farlo. Questi puntano sul fatto che la maggior parte delle volte la passano liscia, fingendo di non capire e confidando nelle solite ‘anime belle’ che irresponsabilmente li spalleggiano. Quando poi gli stranieri trovano il controllore che giustamente chiede loro il biglietto vanno in escandescenze, aggredendo e creando seri problemi di sicurezza, convinti che tanto non ci saranno conseguenze serie». Lo affermano il deputato Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, e Samantha Gardin, consigliera comunale di Ravenna e segretario provinciale del Carroccio, commentando l’episodio. «È necessario un giro di vite. Chi sbaglia deve pagare e senza sconti, anche con l’espulsione immediata. Solidarietà sì, ma soprattutto regole da far rispettare. In caso contrario, la situazione non potrà che diventare esplosiva».
Il 47enne titolare del bagno Tequila era l’anima della mascotte dell’Orasì al Pala De Andrè e collaborava con La Macina
La mascotte LeoSì
«Non esistono parole per esprimere il dolore che ha colpito tutti noi. Possiamo solo dire ai cari Michela e Filippo, coraggio siamo tutti con voi». Il presidente della Piero Manetti Basket, Roberto Vianello, e tutta la società sportiva si stringono alla compagna e al figlio di Cristiano Moschini, morto ieri 26 aprile in un incidente stradale: il 47enne era il marito della segretaria del sodalizio giallorosso nonché l’anima della mascotte della squadra alle partite casalinghe del campionato di A2 al Pala De Andrè.
La vittima Cristian Moschini
La morte di Moschini ha toccato da vicino anche l’associazione Letizia, una onlus che si occupa di disabilità e infanzia e gestisce la struttura La Macina a San Michele dove il 47enne collaborava. In un post su Facebook l’ultimo saluto: «Sei arrivato in punta di piedi. Ci hai preso per mano per molti mesi e ci hai regalato sorrisi, suggerimenti, sgridate e stimoli. I Macinini ti hanno subito abbracciato e riconosciuto come parte di loro. Tu, Leone, troppo presto, sei con noi. Noi siamo con te nel privilegio di averti avuto. Ti ricordiamo così, con queste foto. Tutta la famiglia. Ti abbracciamo e ci stringiamo a Michela e a tuo Figlio. È casa vostra questa, nel nostro piccolo siamo qua. È casa vostra».
Dal 4 maggio traffico interrotto in via Godo Vecchia
Per quattro settimane, dal 4 al 30 maggio, il passaggio a livello di via Godo Vecchia a Russi resterà chiuso al traffico per consentire l’esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria lungo la linea ferroviaria Castelbolognese-Ravenna.
Il 37enne attaccante emiliano da quattro anni è tornato in gialloblù, ancora in Eccellenza come nella stagione 2004-05 con il reality di Mediaset e Ciccio Graziani in panchina. «Rifarei quell’esperienza. Con i compagni di quella squadra abbiamo una chat su Whatsapp»
Matteo Bondi, primo da sinistra, ai tempi del reality a Cervia
«Mi ricordo che in cinque-sei andammo a Torino ad assistere alla partita di Champions League tra Juventus e Real Madrid (9 marzo 2005, ndr). A fine match eravamo nell’ingresso degli spogliatoi, a dieci metri dai vari Figo, Ronaldo e Zidane. C’era anche Ciro Ferrara, che disse a suo figlio se voleva un autografo degli spagnoli. Il bambino, invece, chiese di fare una foto con noi…». Matteo Bondi, con orgoglio misto a nostalgia, racconta così un episodio della sua esperienza a “Campioni, il sogno”, mostrando quanto il reality show di Mediaset fosse riuscito a raggiungere un enorme successo, facendo diventare un gruppo di giocatori dilettanti delle autentiche “stelle” del pallone. Oggi, a quattordici anni di distanza, l’attaccante veste ancora la maglia del Cervia, rappresentando in pratica l’unico legame tra quella stagione d’oro e il campionato attuale, con le luci dei riflettori ormai spente da tanto tempo.
Bondi, da Cervia a Cervia. Dov’è stato nel frattempo?
«Sono tornato da quattro anni, dopo essere stato a Mezzolara, Comacchio e Ribelle. Nella stagione del mio ritorno siamo stati promossi dalla Promozione e adesso siamo al terzo campionato di fila in Eccellenza. Per me è stata una grande gioia vestire di nuovo la maglia gialloblù».
Cosa l’ha spinta a questo ritorno?
«Un po’ perché Cervia mi è rimasta sempre nel cuore, un po’ per ragioni personali. Quattro anni fa, quando con la Ribelle è stato fatto il salto in Serie D, ho preferito andare via perché quel campionato richiedeva un impegno che il lavoro e la famiglia non mi avrebbero permesso».
Che effetto le fa giocare oggi allo “Stadio dei Pini”?
«È sempre bello, mi sento di casa, anche se io sono originario della provincia di Reggio Emilia. Il torneo sta andando un po’ al di sotto le attese: al momento siamo in zona playout e il nostro obiettivo è la salvezza».
Se la cava ancora in area di rigore?
«Da “vecchietto”, penso di sì. Finora ho segnato dieci gol, mi sento ancora in forma».
Riavvolgendo il nastro della sua vita, cosa si ricorda di “Campioni”?
«È stata un’esperienza bellissima, di cui ricordo quasi tutto. Era un mondo nuovo per il calcio, perché c’era la possibilità di partecipare a un programma televisivo. Sempre sotto i riflettori, sono stato consapevole fin dall’inizio che non si trattava solo di calcio, ma comunque speravo in un trampolino di lancio anche dal punto di vista sportivo».
Cosa che però per la stragrande maggioranza di voi non è successo…
«È vero, a parte Arrieta, che ha giocato anche nel maggiore campionato statunitense, non c’è stato il riscontro che ci si aspettava in termini di carriera. Il problema è che non venivamo presi sul serio. Siamo stati etichettati più come uomini di spettacolo che calciatori».
Quali sono state le soddisfazioni più grandi?
«Di sicuro vincere il campionato, ma anche avere la possibilità di entrare nei più importanti stadi di Serie A, sia da spettatori, sia da protagonisti in una serie di amichevoli. Anche dal punto di vista umano è stata una bellissima esperienza: abbiamo un gruppo Whatsapp, dove ci mandiamo dei messaggi tutti i giorni».
Secondo lei, cosa provocò il declino di “Campioni” dopo la prima stagione che era decollata?
«Il primo errore fu cambiare quasi tutta la squadra, la gente si era affezionata al gruppo della promozione. In più i costi di produzione della trasmissione erano folli. Il gioco non valeva più la candela».
Lo rifarebbe?
«Sì, certo, senza dubbi. Anche se alcune cose le gestirei in modo diverso».
Come mai non partecipò alla seconda edizione?
«Perché non furono mantenute le promesse. Gli autori mi chiesero di restare, ma io lo volevo fare alle mie condizioni e alla fine non fu trovato un accordo. Quindi cambiai squadra, andando a Mezzolara».
Tornando a oggi, la prossima stagione la rivedremo in maglia gialloblù in ogni caso?
«Se sto bene come adesso, direi di sì. In ogni caso il Cervia resta nel mio futuro: già adesso ricopro un ruolo dirigenziale, occupandomi di faccende amministrative. Mi piacerebbe che il calcio restasse nella mia vita, anche se non so in quale veste».
Tre presenze in B con il Cesena, in D con Baracca Lugo e Ravenna Nato a Sassuolo, in provincia di Reggio Emilia, il 5 giugno del 1980, Matteo Bondi cresce nel Carpi, vestendone la maglia nel ’98-99 in C1 (due gol), per poi trasferirsi nella stagione 1999-2000 al Cesena, dove esordisce in Serie B: tre le presenze in totale in un campionato che però registra la retrocessione del club bianconero. L’attaccante passa al Castel San Pietro (C2) e nella stagione successiva scende in D, dove giocherà nel Baracca Lugo (’01-02), nel Ravenna (’02-03) e nel Carpi (’03-04). Nell’estate del 2004 il tesseramento nel Cervia di “Campioni, il sogno”, in Eccellenza. L’anno successivo si trasferisce al Mezzolara, in D, e poi al Comacchio, in Eccellenza. Nel 2007 va alla Ribelle, in Prima Categoria, con cui sale in Promozione. Nel 2009 il primo ritorno a Cervia, per una stagione in Eccellenza, categoria in cui giocherà per quattro tornei di fila ancora nel club di Castiglione di Ravenna. Conquistata una storica promozione in D, nel 2014 decide di fare ancora ritorno a Cervia, in Promozione. Salito subito in Eccellenza, Bondi è alla sua quarta stagione in maglia gialloblù. Amico di Vigor Bovolenta e Federica Lisi, è uno degli organizzatori del “Bovelix”, evento creato in ricordo dello sfortunato pallavolista che come tradizione anche quest’anno si terrà al bagno Obelix di Marina di Ravenna il 16 e il 17 giugno.
Prima deroga per gli stabilimenti balneari: le altre sei tra giugno, luglio e agosto
Lunedì 30 aprile sarà la prima delle sette serate della stagione 2018 nelle quali gli stabilimenti balneari dei lidi ravennati potranno restare aperti e organizzare spettacoli, trattenimenti e manifestazioni fino alle 3.
L’ordinanza che ha fissato le sette serate è stata approvata a dicembre dell’anno scorso. Le serate in deroga, oltre a quella del 30 aprile, sono quelle dì venerdì 1 giugno, venerdì 6 e sabato 7 luglio (Notte Rosa), domenica 22 luglio, venerdì 10 agosto e martedì 14 agosto.
Presenta il suo concept album sulle migrazioni: «Sarà il mio ultimo in italiano»
Flavio Giurato
Flavio Giurato, come attaccano molte biografie, è probabilmente «il segreto meglio custodito» della scena musicale italiana. Classe 1949, romano (e romanista, come avrà modo di sottolineare più volte nel corso della nostra intervista), fratello del più popolare giornalista televisivo Luca, Giurato è in effetti probabilmente il cantautore di culto per antonomasia in Italia.
Il suo esordio discografico è avvenuto quarant’anni fa, il suo secondo album di quattro anni dopo, Il tuffatore, ha ispirato noti scrittori italiani (tanto che ne è nato, vent’anni dopo, un libro di “racconti e opinioni su Flavio Giurato”) e dopo la pubblicazione del terzo, il più sperimentale Marco Polo, sparisce dalla scene per tornare in sordina solo a inizio anni 2000 con un disco registrato dal vivo e poi, in grande stile, altri dieci e passa anni dopo, nel 2015, con La scomparsa di Majorana, acclamatissimo da tutta la critica. Il suo nome ha così iniziato a circolare anche tra i più giovani, facendo nascere un nuovo culto. E “solo” due anni dopo Giurato è tornato con un nuovo disco, Le promesse del mondo, che sta promuovendo in un tour che fa tappa il 27 aprile al Cisim di Lido Adriano (in apertura il cantautore ravennate Giacomo Scudellari).
Flavio, innanzitutto, sarai da solo o con la band?
«Sono con la band che mi ha accompagnato in questi mesi e con cui ho composto l’ultimo album (Federico Zanetti al basso, Daniele Ciucci Giuliani alle percussioni e il sound engineer Mattia Candeloro, ndr)». Cosa cerchi, ancora, nei live?
«Mi è sempre piaciuto e ho sempre suonato dal vivo per presentare le mie nuove canzoni. Ne sento proprio il bisogno, in particolare dopo aver pubblicato un album perché è per me un modo per capire cosa funziona e cosa no, per poi poter anche correggere il tiro se necessario…». Ci sono anche giovani oggi ai tuoi concerti?
«Sì, siamo passati in questi anni da live per pochi aficionados che a fine concerto venivano a chiedermi l’autografo su un vinile di trent’anni prima, a concerti, oggi, con anche ragazzi di 16 anni». La scomparsa di Majorana è stata in effetti una vera rinascita, con ampio spazio dedicato sulle riviste di settore: il tuo nome è tornato a essere caldo, è iniziato a finire anche nelle playlist di Spotify probabilmente, come ti fa sentire questa cosa?
«Eh, io provo un dolore atroce pensando a chi ascolta tramite un hardware. Il suono non è paragonabile a quello di un impianto, non si sentono i dettagli, i fruscii. Ma poi c’è anche l’altra faccia della medaglia: l’avvento di internet ha eliminato tutti i filtri e ha portato una nuova democrazia. Tutti possono ascoltare, oggi, Flavio Giurato…». Però è sempre più difficile, forse, fare il musicista di professione…
«Ora un musicista deve cercare di sostenersi con i concerti, sì, non certo con i dischi. Mi ricorderò sempre il mio discografico contento per La scomparsa di Majorana, mi disse che ne avevamo vendute più di 900 copie, che era un risultato di tutto rispetto ai tempi d’oggi. Pensavo che mi stesse prendendo in giro, invece purtroppo era serio…». E il nuovo album invece come sta andando?
«Più o meno uguale». Si tratta di una sorta di concept sull’immigrazione, anche se sembra solo un pretesto per parlare della società che ci circonda… Quanto è importante l’attualità per comporre un disco? E quanto è politico, il tuo ultimo disco?
«Tutto è politica ed è normale che un cantautore sia influenzato da quello che succede. Ma come non si dovrebbe chiedere a Totti di fare altro che non sia giocare con i piedi, ecco, io mi limito a fare musica e suonare chitarre, la politica la lascio ad altri…». Cosa ti ha colpito delle migrazioni di questi anni?
«Beh, di certo l’Italia è stata lasciata un po’ sola e non è possibile accogliere tutti, d’accordo. Però non è neanche possibile non accogliere chi sta attraversando un mare, non so se mi spiego…». E cosa ne pensi della politica italiana?
«Spero che possa nascere un nuovo governo in grado di cambiare sistema, in generale. Ma la mia paura è che possa succedere come sempre, che il nuovo governo al massimo aumenti il prezzo di benzina e sigarette…» Come è nato il disco e come componi? Scrivi prima i testi e la musica è una conseguenza?
«Non c’è una regola, testi e musica nascono insieme, alcuni più velocemente, altri no: la composizione di “Agua mineral” per esempio è iniziata praticamente sessant’anni fa, quando ero bambino…» E dove nasce questa tua totale libertà nella scrittura di una canzone, a partire dalla lunghezza fuori standard?
«La lunghezza è soprattutto una questione tecnologica, una volta nei vinili non ci stavano, ricordo ancora che bisognava “limare” i bassi per cercare di appesantire meno il disco. Adesso con il digitale è tutto più semplice e la libertà ne è anche una conseguenza». E la scelta di utilizzare anche dialetti e in un pezzo l’ inglese?
«Quella è una questione prettamente di musicalità. Sono poi sempre stato praticamente bilingue e il prossimo disco sarà tutto in inglese, di fatto è già pronto per essere registrato: all’estero ho un certo seguito e ho deciso di chiudere con la canzone d’autore italiana. Poi magari in futuro potrei fare musica per la tv, il cinema…». Rimpianti per i tanti anni di silenzio?
«Nessuno. Anzi, devo ringraziare l’industria discografica per avermi fatto lavorare in grandissimi studi, con musicisti magnifici. Semplicemente, dopo Marco Polo, mi è stato chiesto (dalla CGD, ndr) di fornire dei provini del disco successivo, per capire che tipo di album sarebbe stato. Ma io non lavoro così, ho rifiutato e, semplicemente, ci siamo lasciati consensualmente». E poi cos’è successo?
«Ho continuato a scrivere canzoni, a suonare quando ne avevo voglia. Mi sono reinventato nella tv, come regista (anche in Rai, ndr), fino a che non ci sono state le condizioni per tornare a fare un disco, in maniera artigiana. Ecco sì, sono passato dall’industria discografica alla bottega». Che rapporto hai con tuo fratello Luca?
«Bello, guardiamo spesso insieme la Roma, lui viene ai concerti ed è stato fondamentale nella produzione di La scomparsa di Majorana…». Ti piace la nuova musica italiana?
«Mi piacciono i nuovi cantautori, ho conosciuto Calcutta, sono fan di Lucio Corsi, mi piace poi molto il rap, a partire dai miei concittadini Assalti Frontali e Colle der Fomento (a Ravenna, proprio tramite il Cisim, pochi giorni fa per l’Under Fest, ndr)».
La vittima è Cristian Moschini, 47 anni, del Tequila Sunrise, anche anima della mascotte del Basket Ravenna: in via Trieste stava superando la colonna di traffico e non ha potuto evitare l’altro veicolo che tentava un’inversione di marcia
Un uomo di 47 anni ha perso la vita sull’asfalto di via Trieste a Ravenna nel pomeriggio di oggi, 26 aprile: Cristian Moschini, gestore dello stabilimento balneare Tequila Sunrise di Marina di Ravenna, è morto in un incidente stradale sul ponte che scavalca via Classicana, tra la città e la località costiera. Il 47enne era in sella a uno scooter di grossa cilindrata e si è scontrato con un furgone morendo sul colpo incastrato sotto al veicolo. Il personale del 118 ha potuto solo constatare il decesso.
La vittima Cristian Moschini
La polizia municipale ha acquisito i filmati di una telecamera di videosorveglianza installata proprio sul cavalcavia. Secondo la dinamica finora ricostruita dall’Infortunistica, il furgone in colonna verso Ravenna ha tentato una inversione sul ponte e il motociclista che viaggiava nella stessa direzione e stava superando la colonna di auto non ha potuto evitare l’impatto. Il 48enne conducente del veicolo è rimasto illeso: negativo all’alcoltest e, come da prassi, è stato accompagnato in ospedale per gli accertamenti sull’eventuale presenza di stupefacenti nel sangue.
Per consentire l’intervento dei soccorsi – sul posto anche i vigili del fuoco oltre all’ambulanza del 118 – è stato necessario chiudere la strada in entrambi i sensi causando inevitabili ripercussioni sulla viabilità cittadina.
Moschini lascia la moglie e un figlio di 14 anni. Il 47enne era molto noto anche tra gli appassionati di basket e faceva parte della grande famiglia dell’OraSì, il Basket Ravenna “Piero Manetti” che ha appena concluso il campionato di A2: la moglie lavora in società mentre lui impersonava la mascotte che intrattiene i tifosi al Pala De André.
I dati dell’attività del corpo dell’Unione in vista dell’open day annuale in programma il 5 maggio a Fusignano: percorsi e iniziative per bambini, un incontro sulla sicurezza stradale e stand espositivi
In media 37 multe al giorno, per ognuno dei 365 giorni del 2017, per violazioni al codice della strada. È questo il dato che emerge dal consuntivo dell’attività svolta l’anno scorso dalla polizia municipale della Bassa Romagna che opera su nove comuni. Per quanto riguarda il resto dell’attività di controllo della circolazione stradale, sono stati controllati 8.816 veicoli e relativi conducenti (percentuale in aumento rispetto ai 7.510 del 2016) e le patenti ritirate sono state 67. In aumento anche i controlli sui mezzi pesanti. Nel 2017 sono stati 177 contro i 65 del 2016, con 51 violazioni accertate. Gli accertamenti per la guida in stato di ebrezza hanno comportato il deferimento all’autorità giudiziaria di 25 persone, mentre 3 sono state le sanzioni rientranti nella fascia amministrativa.
I dati sono stati diffusi alla vigilia della quarta edizione dell’open day della polizia locale della Bassa Romagna in programma sabato 5 maggio in piazza Corelli a Fusignano. Alle 8.30 è prevista l’apertura degli stand espositivi oltre all’inizio del percorso ciclistico per bambini. Alle 10.30 l’incontro dal titolo “Guidare… da grandi consapevolmente”, dedicato all’aggiornamento sulla sicurezza stradale con possibilità di effettuare prove su strada con istruttore di scuola guida. Per i bambini sarà attivo un percorso dedicato al corretto comportamento in bicicletta, nel quale mettere alla prova le proprie capacità, imparare e divertirsi. Per i ragazzi, invece, sarà possibile provare i simulatori di guida dei motori. Infine, fino a conclusione della manifestazione, prevista per le 13, ci sarà l’esposizione di veicoli della polizia locale e delle loro strumentazioni.
«L’open day è un’importante occasione per apprendere e apprezzare le tante attività della Pm della Bassa Romagna – ha sottolineato Mauro Venturi, sindaco referente per la polizia municipale dell’Unione –. Mantenere uno stretto contatto con la cittadinanza è una buona abitudine, non solo in occasione degli incontri dedicati alla sicurezza, ma anche in iniziative che spaziano a trecentosessanta gradi sulle attività svolte. Colgo l’occasione per ringraziare tutti gli addetti della Pm per il loro grande impegno quotidiano a favore della collettività».
Il corpo unico di polizia municipale dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna è composto da 77 addetti in servizio e ha in dotazione un parco mezzi composto da 26 autoveicoli, 2 veicoli adibiti ad ufficio mobile, 1 fuoristrada, 10 motoveicoli, 23 velocipedi, 7 etilometri e 3 Targa System.
L’associazione di volontari ricorda che i contribuenti possono devolvere la quota della dichiarazione dei redditi senza costi aggiuntivi semplicemente barrando una casella
Dall’acquisto, per i punti di raccolta di Faenza e Lugo, di nuove attrezzature e poltrone più confortevoli sia per il donatore che per l’operatore, alla realizzazione di una campagna di sensibilizzazione che ha interessato tutto il territorio provinciale, per la ricerca di nuovi donatori fino all’attività formativa per il personale e i volontari così come a quella negli istituti scolastici superiori di Faenza, Lugo e Ravenna: così Avis ha utilizzato nel 2017 i proventi del 5 per mille che i contribuenti hanno scelto di devolvere a favore dell’associazione di raccolta sangue.
«Le donazioni di sangue e plasma rappresentano il mezzo principale per aiutare il prossimo e salvare vite da parte del popolo Avis ma non il solo – si legge in un comunicato dell’associazione –: altrettanto importante, infatti, può essere aiutare l’associazione a svolgere le proprie attività quotidiane sul territorio e ad effettuare iniziative di informazione e sensibilizzazione della cultura del dono. In questo senso, è possibile devolvere all’associazione il 5 per mille dell’Irpef attraverso la compilazione della dichiarazione dei redditi: un’operazione molto semplice, che non comporta costi aggiuntivi per l’utente, e per la quale è sufficiente apporre la propria firma nel riquadro “Sostegno del volontariato delle organizzazioni non lucrative” e indicare nell’apposito spazio il codice fiscale di Avis Provinciale Ravenna: 00212120398».
Per ulteriori info su Avis Provinciale Ravenna: www.ravenna.avisemiliaromagna.it oppure tel. 0544/421180 (dal lunedì al venerdì 8-13; sabato 8-12) – Facebook: Avis Provinciale Ravenna facebook.com/avisravenna.
Nel parcheggio della camera mortuaria un 23enne ha indicato il posto libero alla polizia municipale
Non poteva sapere che i due a bordo dell’auto nel parcheggio della camera mortuaria di Ravenna erano vigili urbani in borghese: li ha trattati come tutti gli altri automobilisti indicando uno stallo libero dove posteggiare e poi è andato a chiedere l’elemosina. Alla richiesta di documenti per l’identificazione ha mostrato i segni di un malore buttandosi a terra e quando l’ispettore si è chinato per verificare le sue condizioni è scattata la reazione del parcheggiatore abusivo: ha girato il braccio dell’agente per poi dargli una spinta e darsi alla fuga conclusa nella vicina via Carso. In manette per resistenza a pubblico ufficiale un 23enne nigeriano incensurato e residente a Ravenna (H. I. le iniziali).
Prima di avvicinarsi al parcheggio con la vettura, gli operatori della polizia municipale hanno monitorato la scena osservando che il giovane agganciava tutti gli automobilisti per avere qualche moneta. Quando sono stati avvicinati si sono accorti che era in evidente stato di ubriachezza.
Interrogazione del consigliere d’opposizione sul concorso internazionale di riqualificazione delle aree retrodunali delle spiagge e sul nuovo palazzetto
Un rendering del nuovo palazzetto progettato dai tecnici comunali
Alberghini fa riferimento anche alla difesa del sindaco, da noi intervistato a questo link, e alla successiva lettera di replica – inviata sempre al nostro giornale – di una ventina di progettisti che accusano l’Amministrazione ravennate di non tenere la loro categoria in giusta considerazione e interroga De Pascale «sulle motivazioni che hanno portato ad escludere il coinvolgimento dei giovani progettisti nello sviluppo e nel futuro del nostro territorio, definendoli di fatto non idonei e con idee e proposte suggestive e non concrete, e se non ritiene azzardata tale scelta – citiamo il testo dell’interrogazione depositata in consiglio comunale –; se non ritiene eccessiva l’affermazione che la parte estetica di un progetto non debba rivestire un fattore determinante; a quanto ammonta l’eventuale compenso aggiuntivo commisurato ai tecnici comunali per gli incarichi conferiti; sul motivo per il quale il bando degli stradelli non è stato effettuato seguendo le nuove procedure attuative in uso oggi e cioè due fasi progettuali : una prima fase per selezionare le idee migliori , snella, semplice ed aperta a tutti, una seconda fase a selezione che approfondisca quelle idee in un progetto a scala più dettagliata; se è stata fatta , con riferimento al progetto “stradelli” l’ovvia, quanto indispensabile, quando dovuta, concertazione con gli enti preposti a nullaosta preventivi su tale delicato ambito ambientale, quanto a coinvolgimento preventivo sulla finalità e obiettivi del bando , quali Sovrintendenza in primis , ma anche Demanio marittimo , Corpo forestale , Autorità portuale , Capitaneria di porto; se tali enti non sono stati preventivamente coinvolti in un tavolo comune , nel quale si doveva stilare un documento programmatico di intenti , se ne spieghi il motivo; se, con riferimento al futuro “Pala Fagnani”, è stato effettuato un adeguato studio che motivi la reale necessità per la città di tale struttura , sia in funzione di eventi sportivi , sia in funzione di altri eventi e dei futuri costi di gestione di una struttura cosi imponente».