venerdì
08 Agosto 2025

A Trieste una missione impossibile per l’OraSì contro la prima della classe

Basket A2 / Domani, domenica 11 febbraio (ore 18), i giallorossi affrontano in trasferta la capolista Alma. Martino: «Vogliamo migliorare rispetto alla gara con Ferrara»

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Da sinistra Jerai Grant, Rayvonte Rice e Stefano Masciadri

L’OraSì affronta la trasferta più difficile del campionato, domani (domenica 11 febbraio, ore 18) sul parquet imbattuto di Trieste, avendo alle spalle due sconfitte ma anche la convinzione di potersi subito rialzare: se non sul piano del risultato, perchè l’Alma è certamente favorita, quanto meno dal punto di vista della prestazione e della lucidità, caratteristiche che se esibite contro la prima della classe porterebbero di nuovo ottimismo e fiducia in casa giallorossa. Trieste conta sul fattore campo per rialzare la testa dopo una serie imprevista di battute d’arresto esterne che ne hanno messo a rischio la prima posizione, e conta nella circostanza anche di avere a disposizione una pedina molto importante dal punto di vista tecnico per coach Dalmasson, ovvero Matteo Da Ros.

Anche l’OraSì sarà per l’occasione a ranghi completi e non lascerà nulla di intentato per realizzare a Trieste quel colpaccio che le era riuscito due mesi e mezzo fa a Bologna, sempre su un campo imbattuto. «Dopo due sconfitte caratterizzate da tanti errori e scarsa concentrazione – spiega il tecnico Antimo Martino – abbiamo il dovere di ritornare a fornire una prestazione necessaria per poter competere in un campionato di questo livello. Lo dovremo fare contro la prima in classifica e sul suo campo, dove Trieste finora non ha mai perso. Abbiamo ripreso gli allenamenti lavorando duramente tutti insieme per uscire da un momento sicuramente non positivo, con il desiderio di ripartire e già da questa partita di essere migliori di quanto lo siamo stati contro Ferrara».

Il programma (21ª giornata): domenica 11 febbraio, ore 18, Andrea Costa Imola Basket-Agribertocchi Orzinuovi, Assigeco Piacenza-Roseto Sharks, Alma Pallacanestro Trieste-OraSì Ravenna, Unieuro Forlì-XL Extralight Montegranaro, De’ Longhi Treviso-Dinamica Generale Mantova, Bondi Ferrara-GSA Udine; ore 18.15, Tezenis Verona-Consultinvest Bologna; lunedì 12 febbraio, ore 21, Bergamo-Termoforgia Jesi.

Classifica: Trieste e Bologna 30 punti; Udine, Verona e Montegranaro 26; Ravenna e Treviso 24; Mantova 22; Ferrara, Jesi e Imola 20; Forlì 16; Piacenza 14; Orzinuovi e Bergamo 8; Roseto 6.

Il Real Madrid cerca il nuovo Cristiano Ronaldo a Punta Marina

A giugno il camp estivo dei Blancos: tre giorni con coach dell’accademia spagnola, tecnologie, pasti studiati e un kit ufficiale

Cristiano Ronaldo Net WorthMentre si aspettano i dettagli per la seconda edizione del camp estivo dell’Atletico Madrid in città, in collaborazione con il Ravenna Calcio, arriva l’annuncio ufficiale che anche l’altra squadra della capitale spagnola, il Real Madrid, farà tappa dal 18 al 22 giugno a Punta Marina per un suo camp estivo in collaborazione con la società calcistica della località costiera.

I migliori tra i partecipanti all’iniziativa dei Blancos avranno la possibilità di accedere alle selezioni di Milano e i vincitori giocheranno al Bernabeu. La partecipazione è aperta ai ragazzi dai 7 ai 14 anni che per 289 euro assaggeranno un po’ di professionismo: allenamenti con le linee guida dell’accademia del Real, analisi tecniche con schede di valutazioni personali, pasti specifici per la performance sportiva, coach ufficiali con materiale tecnologico di ultima generazione come gps, speed ball ,  casacche e porte che cambiano colorazione durante le esercitazioni. Iscrizioni a numero chiuso: www.frmclinics.it o contattare la segreteria del Punta Marina.

Aldo Clini, presidente dell’associazione sportiva Punta Marina, è orgoglioso: «Dalle 8.30 alle 17 offriremo la possibilità di vivere al 100 percento il Real Madrid: ogni partecipante avrà un kit ufficiale, dal pallone alla borraccia al vestiario, che poi rimarrà in ricordo. La scelta della nostra struttura è un riconoscimento che ripaga della scelta di concentrarci totalmente sul Settore Giovanile . L’investimento economico già iniziato su terreni di gioco e parte della recinzione si andrà a completare proprio a ridosso dell’inizio del Camp con un ulteriore  spazio per la categoria Pulcini. Questo con un importante se pur parziale finanziamento da parte del Comune di Ravenna che attraverso l’Assessorato allo Sport  sarà anche a Patrocinio dell’evento».

Nidi e materne non chiudono per Pasqua: pagando un extra si può lasciare il bambino

Entro il 28 febbraio l’iscrizione per chi vuole usufruire del servizio in tre strutture gestite da coop Zerocento e Il Cerchio

NidoAnche per quest’anno gli asili nido e le scuole dell’infanzia dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna prevedono aperture straordinarie per i bambini durante le vacanze di Pasqua. Il servizio aggiuntivo, aperto a tutti i bambini frequentanti le strutture dell’Unione, è previsto dal 29 marzo al 3 aprile al nido “Corelli” di Lugo, al nido “Pappapero” di Alfonsine e al nido “Landi” di Lavezzola  (gestiti dalle cooperative Zerocento e il Cerchio).

È possibile iscriversi entro il 28 febbraio, con frequenza a tempo pieno o parziale. Il costo della frequenza a tempo pieno (dalle 7.30 alle 17) è di 78 euro, mentre il costo della frequenza a tempo parziale (dalle 7.30 alle 13) è di 39 euro, entrambi comprensivi dei pasti.

Per informazioni e iscrizioni contattare il numero 0546-600112 oppure visitare il sito www.zerocento.coop per il nido Corelli e Landi. Contattare il numero 0544 408426 oppure visitare il sito www.ilcerchio.ra.it per il nido Pappappero.

La psicologa tra i banchi: «I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati»

Da due anni la psicoterapeuta Susanna Bolognesi lavora allo sportello di consulenza dell’Itis Baldini di Ravenna: «Hanno competenze cognitive fortissime ma tante fragilità»

WhatsApp Image 2018 02 10 At 07.22.51Sempre più diffusi all’interno delle scuole come supporto agli studenti, ai docenti e ai genitori sono gli sportelli di consulenza psicologica. All’Itis Baldini di Ravenna da due anni lavora Susanna Bolognesi, psicologa psicoterapeuta, che ci racconta questa esperienza. «All’inizio mi aspettavo che i ragazzi arrivassero soprattutto su consiglio dei docenti di riferimento, invece ben presto ho dovuto aumentare le ore perché attraverso il passaparola hanno iniziato a venire in tanti, in modo del tutto spontaneo».

Bolognesi, ci spiega, riceve quattro ore alla settimana e per poter rispondere a più richieste possibili organizza incontri di una quarantina di minuti. «Vengono soprattutto ragazzi di quarta e quinta e il tema di cui parliamo più spesso è la relazione con gli adulti, i genitori e gli insegnanti. Ci sono situazioni problematiche, ma nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi che hanno bisogno soprattutto di essere ascoltati e di dare un nome a ciò che provano, hanno bisogno di incontrare e riconoscere le proprie fragilità. Io cerco di offrire loro qualche strumento, qualche chiave di lettura di se stessi».

Naturalmente un servizio simile non può proporre una psicoterapia. «Si tratta di una consulenza che di solito si esaurisce in pochi incontri, ma in molti casi è proprio ciò di cui hanno bisogno, sono ragazzi dalle competenze cognitive fortissime, meno preparati sul piano emozionale. Quando invece ravviso casi più gravi, consiglio di rivolgersi a un servizio strutturato che possa prenderli in carico, ma, come dicevo, è capitato molto raramente».

Più frequente è invece che Bolognesi incontri anche i famigliari o gli insegnanti del ragazzo se ne ravvisa l’utilità. «È sempre qualcosa di cui prima parlo con lo studente, la sua privacy è fondamentale e concordiamo insieme ciò che è opportuno che io riferisca di quanto mi ha detto. Finora nessuno mi ha mai detto di no, si sono fidati e sono stati momenti importanti e credo molto utili».

Di droga si parla mai? «Sì, c’è chi fuma spinelli o beve un po’ troppo soprattutto per stordirsi e non pensare, usano le sostanze come antistress». E il tanto temuto fenomeno del cyberbullismo? «È un tema su cui c’è grande attenzione da parte di tutti nella scuola ed è sicuramente una questione seria, ma prima di etichettare un episodio è bene conoscerlo a fondo. Mi è capitato di occuparmi di un paio di casi di apparente cyberbullismo che a ben vedere erano altro e si sono risolti positivamente». Bolognesi parla di un’esperienza professionale arricchente ed entusiasmante. «Quando i ragazzi chiudono la porta dello spazio in cui li ricevo, si apre un mondo, non vedono l’ora di parlare ed è come una fiume in piena. Credo possa essere importante anche come lavoro di prevenzione».

Ravenna Holding prevede un utile netto di 8,5 milioni nel triennio 2018-20

Il cda presenta il preconsuntivo 2017: dalla costituzione nel 2005 garantiti dividendi per 72 milioni (escluso bilancio 2017)

RAVENNA 17/02/2015. CONFERENZA STAMPA RAVENNA HOLDINGUn utile netto superiore a 8,5 milioni di euro per il triennio 2018-20: è la previsione di Ravenna Holding, società pubblica in cui confluiscono le partecipazioni del Comune di Ravenna e altre amministrazioni locali, formulata sulla base delle informazioni disponibili e ipotizzando il mantenimento sostanziale degli assetti societari al 31 dicembre scorso.

La relazione previsionale è stata fatta dal consiglio di amministrazione contestualmente alla stima dei risultati di preconsuntivo per il 2017: 9.685.935 euro e migliora il budget di 1.056.787. «Il miglioramento deriva principalmente dai maggiori dividendi incassati, e dal minore impatto della gestione finanziaria, oltre che dal pieno controllo dei costi. Il debito bancario a medio e lungo termine si riduce di oltre 5 milioni per effetto del rimborso delle rate dei mutui in essere».

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Le partecipazioni di Ravenna Holding

Si prevede il raggiungimento di tutti gli obiettivi di tipo strategico assegnati a Ravenna Holding dai Comuni Soci per l’anno 2017, misurati con indicatori di efficienza-economicità e solidità finanziaria, sia a livello di singola società che di gruppo. «La redditività, calcolata al netto delle operazioni straordinarie non ricorrenti e degli elementi riconducibili alla gestione delle reti afferenti il servizio idrico, sulla base del principale indicatore per valutarla in rapporto al capitale proprio (Roe) si attesta attorno al 3 percento».

Ravenna Holding ha un capitale sociale di 432 milioni, il patrimonio netto della società è stimato in 481,2 milioni di euro. Il Comune di Ravenna possiede il 77 percento delle azioni, Cervia il 10, Faenza il 5, la Provincia il 7, Russi lo 0,66. Dal 2005 anno di costituzione, ha garantito dividendi per complessivi euro 72.856.447 (escluso bilancio 2017).

Biagio Lombardi, cuore giallorosso: «Quando torno a Ravenna mi commuovo sempre»

Nel 1986 una partita da spettatore al Benelli convinse il fantasista di Caserta a rinunciare al trasferimento già deciso a Nocera per scegliere la Romagna: «Poi mi mandarono via senza riconoscenza». Nella memoria dei tifosi giallorossi di allora un suo “eurogol” ai cugini del Forlì l’8 febbraio 1988. Oggi il 60enne fa l’autotrasportare: «Nel calcio moderno per allenare o per giocare devi pagare. Decidono tutto i procuratori»

Biagio LombardiCome un fulmine, il pallone si infila in rete, scagliato dall’altra parte del campo: un “eurogol”, come si diceva negli anni Ottanta. A esultare, quasi increduli, i giocatori del Ravenna. A mettersi le mani nei capelli, quelli del Forlì. Sono passati quasi trent’anni esatti da gol – purtroppo sfuggito agli occhi di macchine fotografiche e telecamere – che al “Morgagni” il 7 febbraio del 1988 fissò sul 2-0 esterno il risultato del derby romagnolo. A realizzare quello che passa nella storia giallorossa come uno dei gol più belli, non poteva essere che Biagio Lombardi, centrocampista dalla tecnica sopraffina che resta nella memoria dei tifosi bizantini tra i più “grandi”.

«Nei giorni precedenti alla partita – ricorda oggi Lombardi – mi dissero che Luzi aveva il vizietto di stare un po’ fuori dai pali. In quel momento vincevamo 1-0, un rinvio mi portò il pallone tra i piedi. Io non ci pensai due volte e tirai con tutta la mia forza. La sfera scavalcò il portiere e centrò proprio il “sette”, rendendo il gol ancora più bello».

Gioia doppia, anzi tripla, considerato che arrivò nel derby…
«Sì, anche perché era da un sacco di tempo che non vincevamo a Forlì (per la precisione dal 5-2 della Sarom del 24 marzo 1963, ndr), portandoci un’iniezione di fiducia nella lotta per la salvezza. Da lì ripartimmo di slancio, raggiungendo il traguardo senza affanni».

Cosa si ricorda dei suoi cinque anni a Ravenna?
«Tutto, a partire dal mio arrivo. Mi presentai in punta di piedi, a campionato già cominciato, dopo due stagioni alla Salernitana, in C1. Dovevo andare a Nocera, ma mi chiamò il direttore sportivo Nicola Salerno, che mi invitò ad assistere una partita al “Benelli”. L’ambiente mi piacque moltissimo e, anche se la squadra era in difficoltà e inoltre scendevo di categoria, accettai con entusiasmo. Venivo dai campi caldissimi del Sud, ma mi innamorai fin da subito del calore particolare di Ravenna e della sua gente».

Lombardi In Piedi Primo Da Destra
Biagio Lombardi è il primo in piedi da destra

Sofferenze, ma anche tante gioie: si può riassumere così la sua avventura in giallorosso?
«Quel periodo fu caratterizzato dalle difficoltà societarie e dai pochissimi soldi. Nonostante tutto ciò noi siamo sempre riusciti a farci valere sul campo, raggiungendo la salvezza per quattro campionati di fila. Indossare la fascia di capitano è stato un onore per me. Come raggiungere le cento maglie giallorosse, segnare 17 gol da centrocampista o firmare la vittoria in casa della Spal, davanti a 10mila spettatori».

Poi arrivò Corvetta alla presidenza e il nuovo Ravenna ripartì proprio da lei.
«Finalmente si cominciava a pensare in grande. Purtroppo la squadra non iniziò bene la stagione, nonostante gli investimenti importanti. Cambiammo due volte il tecnico, ma ci svegliammo troppo tardi, arrivando a un passo dal secondo posto. Non pensavo però che la mia esperienza finisse lì».

Cosa successe?
«Accadde che mi costrinsero ad andare via, nonostante avessi un altro anno di contratto. Ci rimasi molto male, dopo tutto quello che avevo dato e quello che avevo fatto per restare a Ravenna».

Per restare a Ravenna ha perso delle occasioni importanti?
«Sì. Ho ricevuto parecchie offerte in quel periodo, anche da categorie superiori, ma le ho rifiutate tutte. Stavo troppo bene a Ravenna: era lì che vedevo il mio futuro anche dopo la mia carriera, ma purtroppo nel calcio non esiste la parola riconoscenza».

Chi è Biagio Lombardi oggi?
«Sono tornato in Abruzzo, dove ho iniziato la mia carriera. Adesso lavoro in una ditta di autotrasporti, ma negli anni passati ho allenato i ragazzi della Giovanile Chieti».

Lombardi Con Di Francesco
A destra Biagio Lombardi, in compagnia di Eusebio Di Francesco, allenatore della Roma

Come mai non ha voluto intraprendere la carriera di allenatore a livelli più alti?
«In realtà ho il patentino fin dal ’94, ma non ho mai accettato compromessi. Nel calcio di oggi per allenare o per giocare devi pagare. Decidono tutto i procuratori, a cui i giovani devono affidarsi fin quando hanno 14-15 anni. I settori giovanili sono stati smantellati, si pensa solo al fisico e non alla tecnica. Da qui nasce la mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale».

Biagio, quando la rivedremo a Ravenna?
«Eh, speriamo presto, magari. Qualche mese fa c’era l’opportunità di venire allo stadio per una partita, ma poi non se ne è fatto nulla. Io vengo sempre volentieri, come per la partita del centenario, dove è stato bellissimo giocare con calciatori molto più bravi di me. Quando sono a Ravenna, però, mi commuovo sempre, perché ci ho lasciato un pezzo del mio cuore».

BIOGRAFIA: In carriera 479 partite tra serie B e Dilettanti
Nato a Caserta il 15 ottobre 1958, Biagio Lombardi è cresciuto nel settore giovanile della Gladiator di Santa Maria Capua Vetere, per poi trasferirsi nel ‘77 al Chieti, dove tra “vecchia” C, C1 e C2 disputa quattro campionati. Nell’81 passa al Pescara, facendo l’esordio il 4 ottobre in Serie B, in quella che resterà la sua unica esperienza nel torneo cadetto. Dopo un altro anno in C1 in biancazzurro, cambia casacca ma non categoria, giocando a Cosenza, mentre nelle due stagioni successive diventa il “faro” della Salernitana. Nell’86 c’è il trasferimento al Ravenna: cinque stagioni, tutte in C2, totalizzando 153 “caps” in campionato e 40 reti. Nell’annata 1989-90 fu capocannoniere del girone B con 17 gol. Nel 1991 si accasa al Baracca Lugo in C1 («Ma solo per continuare a vivere a Ravenna», tiene a precisare), per poi tornare nella sua seconda terra, l’Abruzzo: nel ‘92 tra i dilettanti veste prima la maglia del Penne e poi (nella stagione ’94-95) quella del Francavilla a Mare, località nella quale vive attualmente. In totale Lombardi nei vari campionati ha disputato 479 partite, realizzando 83 reti: 20 presenze e un gol in B; 8 e 0 in C; 173 e 13 in C1; 184 e 42 in C2; 94 e 24 in D.

L’ora della morte di Giulia fissata dalla caffeina nel corpo. Ma la difesa contesta

Tredicesima udienza / Ascoltati i medici legali consulenti dell’accusa per l’autopsia: il momento del decesso sarebbe compatibile con la presenza del marito e imputato Matteo Cagnoni nella casa del ritrovamento del cadavere. L’avvocato Trombini lamenta che le analisi decisiva siano state fatte senza informare il perito di parte

I 2,5 milligrammi di caffeina trovati nello stomaco del cadavere di Giulia Ballestri portano i consulenti tecnici della procura a fissare la morte della 39enne entro due o tre ore a partire dalle 9 del 16 settembre 2016, quindi in un intervallo di tempo compatibile con la permanenza del marito Matteo Cagnoni nella casa abbandonata di via Padre Genocchi a Ravenna (tra le 9.15 e le 11.06, come mostrano le telecamere in strada) dove due giorni dopo è stato trovato il corpo. È uno dei passaggi della relazione firmata dai medici legali Franco Tagliaro e Federica Bortolotti, dell’università di Verona, ascoltati il 9 febbraio in tribunale nel processo che vede il 52enne dermatologo imputato per omicidio volontario aggravato da crudeltà e premeditazione.

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Il salone al piano rialzato della villa dei Cagnoni in via Padre Genocchi dove si è consumata l’aggressione a Giulia Ballestri. La foto fa parte di un servizio fotografico pubblicato sul numero di aprile 2008 della rivista di architettura Trova Casa

L’elaborazione dei due consulenti parte dalle ricostruzioni degli inquirenti. Quella mattina i due coniugi fecero colazione in una pasticceria di viale Newton dove rimasero tra le 8.23 e le 9.07 (sono filmati dalle telecamere di videosorveglianza) e la donna ordinò un caffè. Alle 9.15 scendono dall’auto in via Genocchi per entrare nella casa a vedere i quadri da vendere. Alle 9.19 Cagnoni manda una foto a un amico antiquario in cui si vede uno dei quadro e una figura di donna che indossa jeans simili a quelli di Giulia in pasticceria (i suoi abiti non verranno mai trovati). Alle 10.05 il telefono della vittima aggancia per l’ultima volta una cella compatibile con quella zona. Alle 11.06 una sola persona esce dalla villa e sale sulla Mercedes. Cagnoni sostiene di essersene andato per conto suo lasciando la moglie sola.

Calcolando i tempi con cui si svuota lo stomaco, il residuo di caffeina presente serve ai medici per arrivare all’orario della morte. Un orario che si accoppia anche con la prima valutazione del medico legale Gianpiero Baldini dell’Ausl, intervenuto nella villa la sera stessa del ritrovamento per l’ispezione cadaverica. Anche lui è stato ascoltato nella stessa udienza e ha ricordato di poter fissare il decesso a circa 72 ore precedenti usando come metro di giudizio la rigidità del corpo in via di dissoluzione. Ma se l’ipotesi di Baldini non può essere particolarmente precisa con gli orari, di ben altro peso è quella di Tagliaro.

E proprio contro a quest’ultima la difesa dell’imputato ha sollevato le sue perplessità. Soprattutto sulle procedure seguite dai consulenti in laboratorio, con l’intento di togliere dal campo del dibattimento l’analisi della caffeina. Il prelievo dell’intero contenuto dello stomaco è avvenuto durante l’autospia svolta in incidente probatorio quindi alla presenza dei periti di tutte le parti. Poi il 20 febbraio 2017 il consulente della difesa ha contatti con i medici di Verona e non le viene data alcuna comunicazione di accertamenti in programma sulle tracce di caffeina. Tre giorni dopo le arrivano i risultati delle analisi con posta certificata: «Perché il dottor Tagliaro non ha ritenuto di informare la nostra consulente appena è stato incaricato dalla procura per questo tipo di operazione proprio dopo l’incontro a Verona?», ha chiesto l’avvocato Giovanni Trombini. Il pubblico ministero Cristina D’Aniello ha fatto ricorso a precedenti sentenze per far presente che la procedura non prevede l’obbligo di informare le parti, ma solo l’atto del prelievo va svolto con tutte le parti presenti. Con una precisazione aggiuntiva importante: esiste ancora conservato un campione dei succhi gastrici che permetterebbe di ripetere l’accertamento e a richiederlo può essere la difesa ma anche la corte.

L’avvocato Giovanni Trombini parla con il suo assistito Matteo Cagnoni nella gabbia dell’imputato

La deposizione dei due consulenti è servita anche per portare all’attenzione della corte d’assise (presidente Corrado Schiaretti, a latere Andrea Galanti) altri elementi dell’omicidio partendo dai riscontri dell’autopsia. Giulia è stata colpita alla testa almeno sette volte: tante sono infatti le ferite lacero-contuse presenti (quattro sulla parte laterale posteriore, due sulla fronte, una posteriore). «La furia omicida si è concentrata sulla testa», confermano i medici alla domanda del pm. Fratture al naso, alla mascella, alla mandibola. La causa della morte è un grave trauma commotivo cranico con lenta insufficienza respiratoria: l’agonia prima del decesso può essere durata anche un’ora. Dettagli che l’accusa metterà in fila per contestare l’aggravante della crudeltà, una delle possibilità che insieme alla premeditazione porterebbero all’ergastolo.

Le ferite al capo e sul volto, secondo i medici, possono essere compatibili con i colpi del bastone trovato nella casa e con le percosse contro uno spigolo del muro nella cantina. Infine le unghie: sotto è stato trovato dna maschile non dell’imputato ma non presentano rotture o lesioni. Circostanza che lascerebbe quindi ipotizzare che non vi sia stato un tentativo di difesa attiva. I segni sulle braccia e sul dorso delle mani rendono più probabile invece una difesa passiva: il tentativo di Giulia di coprirsi il volto e il capo mentre l’assassino si accaniva su di lei.

Vigilantes, il sindacalista: «Spaccate? In centro servirebbero più passaggi»

Lo Giudice (Ugl) conosce il mondo delle 500 guardie giurate in servizio in provincia, scettico sui gruppi Whatsapp: «Meglio affidarsi a professionisti». E insiste sul doppio agente in pattuglia: «Si sarebbe salvato Chianese a Savio»

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Filippo Lo Giudice

«Nel 2018 non è pensabile che le guardie giurate debbano ancora lavorare da sole, per questo stiamo facendo pressioni per cambiare la legge». A parlare è Filippo Lo Giudice, uno dei sindacalisti più attivi sul territorio per quanto riguarda la vigilanza privata. Da 17 anni guardia giurata, Lo Giudice è il responsabile regionale del settore per l’Ugl. Conosce bene la realtà ravennate dove si è consumato l’omicidio di Salvatore Chianese, guardia giurata uccisa in una cava a Savio alla fine del 2015. «Da allora le aziende sono state disponibili e hanno accettato la nostra richiesta di un doppio pattugliamento quando si va in luoghi come quello. Se fosse stato con un collega, Chianese poteva salvarsi».

Il mondo della vigilanza privata a Ravenna si articola in circa 500 dipendenti divisi in una manciata di istituti. «In media ci sono cento guardie giurate per ditta». Per diventare guardia giurata non serve un titolo particolare: è l’azienda che prepara i dipendenti facendo loro frequentare un corso che rilascia l’attestato. «Servirebbero però altri corsi anche dopo l’assunzione: è uno dei temi per il quale ci stiamo battendo».

C’è scetticismo sulle iniziative volontarie dei cittadini tra telefonini e chat: «Credo sia meglio affidarsi a professionisti». Dal 2013 a Ravenna è in vigore un protocollo di intesa con le forze dell’ordine: si chiama “mille occhi sulla città” e prevede una collaborazione stretta tra forza pubblica e servizi privati. Lo Giudice avrebbe anche la ricetta per evitare casi come la scia di furti in centro storico: «Andrebbero intensificati i passaggi: anche se non è la polizia, la guardia giurata fa da deterrente».

Bisogna però fare i conti con le risorse economiche delle aziende e con un contratto che è scaduto dal 2015. «Aspettiamo ancora il rinnovo». La legge del settore non impone il doppio vigilante, anche se – come detto – qualche ditta sta facendo delle aperture. Ci sono però anche casi di abusi: «So di persone che lavorano 13 ore, il mio appello è di rivolgersi al sindacato in questo caso».

Lo Giudice non si è mai trovato in situazione difficili che, tuttavia, non sono mancate ai suoi colleghi: cita come esempio gli assalti a furgoni portavalori in strada. Pure in questo caso aiuterebbe un aumento del numero delle guardie: «Sotto un certo quantitativo di denaro, è previsto che ci siano solo due persone. Io credo ne servano sempre tre: uno guida, uno fa le operazioni di carico e scarico e un terzo guarda le spalle». Questioni di numeri che salvano la vita.

Eraldo Baldini, dopo una vita a sinistra: «Non so ancora se andrò a votare»

Verso il 4 marzo affiora il malessere dello scrittore che è stato assessore Pd nella sua Russi: «È già successo e so che mi farà stare male ma non riesco a votare per chi mi fa meno schifo». La sicurezza? «Questione irrisolta che esiste»

Eraldo Baldini

Le imminenti elezioni politiche stanno mettendo in crisi di scelta molte persone, ancora indecise su chi votare. Dopo Marescotti, passato dall’estrema sinistra ai 5 Stelle, anche lo scrittore Eraldo Baldini, storicamente di sinistra, è perplesso sul da farsi.

Sa già per chi voterà il 4 marzo?
«Non so se andrò a votare, e se ci andrò non so per chi lo farò. Ma per ora sono più propenso per l’astensione».

Ha militato prima nella Fgci, poi nel Pci, poi è stato iscritto al Pd, con cui è stato anche assessore alla Cultura a Russi, cosa è cambiato?
«Sono stato iscritto per molto tempo, poi quando non riuscirono a eleggere il presidente della Repubblica nel 2013, con la faccenda dei 101 che si opposero a Romano Prodi, restituii la tessera perché non ero più contento di come andava il partito».

Alcuni dopo la rottura nel Pd hanno seguito Bersani in Liberi e Uguali, ha scartato anche questa idea?
«Io non mi trovo nemmeno d’accordo con quella scelta. In questo momento sinceramente trovo in tutti cose che non mi vanno».

Avrà letto che Marescotti ha dichiarato che voterà per i 5 Stelle dicendo che sono gli unici che possono sconfiggere Berlusconi. È d’accordo?
«Non giudico le scelte di altri, però se il ragionamento è “Non mi piace nessuno, però voto chi può vincere”, io mi fermo alla prima parte del ragionamento».

Sui social è molto critico sui temi della sicurezza, secondo lei è una questione politica o di ordine pubblico?
«È un problema politico. Credo che sposti molti voti, perché è una questione irrisolta che esiste. La sinistra ha avuto la responsabilità di dire che “è un fatto di percezione”, sottovalutandolo. Ci vuole la certezza della pena. Lo dicono sempre tutti, e non lo fa mai nessuno. Una volta la sinistra sapeva ascoltare la gente, sia i ragionamenti di testa che i ragionamenti di pancia. Quando il Pci aveva delle sezioni sul territorio non si sbagliava mai a interpretare il pensiero delle persone comuni. Adesso non esiste più un partito con una capillarità e una presenza reale e si è perso il polso delle persone».

Se ci si affida alla percezione di ciò che vuole la gente, non rischia di diventare populismo?
«No, basta non sottovalutare i problemi. La sicurezza è uno dei problemi non risolti di questo Paese. Di sicuro però non voterò una forza come Casa Pound per questo».

È la prima volta che non vota?
«Non è la prima volta, ma è una cosa che mi fa stare male. Non vado e poi mi pento. È una scelta sofferta perché per me il voto è molto importante, mi hanno insegnato così fin da piccolo. Spero ancora che qualcuno riesca a farmi cambiare idea. Però non riesco a votare “per chi mi fa meno schifo”, questo no».

Stefano Cagnoni scrisse a un’amica: «Mio fratello è l’assassino di Ravenna»

Tredicesima udienza / Al processo del dermatologo Matteo Cagnoni per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri la deposizione del parente, ingegnere informatico. Emerge un messaggio inviato via Whatsapp nei primi giorni dopo il ritrovamento del cadavere: «Volevo solo dare il senso di quello che raccontavano i giornali». Inizialmente l’influenza mediatica avrebbe anche convinto l’uomo della colpevolezza dell’imputato

Leggi la cronaca delle udienze precedenti

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Al centro il professor Mario Cagnoni, 87 anni. Ai lati i figli: a destra l’ingegnere Stefano Cagnoni, a sinistra il dermatologo Matteo Cagnoni

Per tutto il tempo della sua deposizione, più di due ore, se l’è presa con un plico di fogli arrotolati. Contenevano la trascrizione di una intercettazione telefonica, una di quelle che mettono a disagio. Con un mignolo infilato in una delle estremità li ha torturati senza pause, mentre dondolava una gamba, anche quando le domande sono passate oltre a quel dialogo. Di fronte alla corte d’assise di Ravenna oggi, 9 febbraio, per il 58enne Stefano Cagnoni è stata una testimonianza sofferta: il 52enne fratello Matteo è imputato per l’omicidio della moglie 39enne Giulia Ballestri, trovata morta il 19 settembre 2016 nello scantinato di una villa disabitata di proprietà del padre Mario Cagnoni a ridosso dei giardini pubblici di Ravenna.

Stefano Cagnoni

Alto e magro, spalle curve, sulla testa la riga da una parte e sul naso gli occhiali da vista con lenti tonde e montatura sottile, volto rasato: il professore di ingegneria informatica all’università di Parma, città dove risiede, riempiva una giacca verde a quadri e un gilet scuro. Voce bassa, modi gentili, toni pacati, sorrisi timidi: il suo interrogatorio – punteggiato da colpi frequenti di tosse nervosa e secchi schiarimenti di voce – ha aperto la tredicesima udienza del processo. La settimana scorsa era toccato al padre: per entrambi la difesa (avvocati Giovanni Trombini e Francesco D’Alaiti) aveva chiesto la possibilità di rinunciare a deporre in quanto prossimi congiunti dell’imputato, la corte ha rigettato la richiesta ritenendo che il beneficio non sia ammissibile in quanto parenti affini della parte lesa (solo lo zio Giorgio ha potuto avvalersi sette giorni fa, la madre invece per due volte di fila ha presentato certificati medici che attestano un decadimento cognitivo e il pm ha rinunciato ad ascoltarla).

Per la prima ora ha affrontato la pubblica accusa (pm Cristina D’Aniello) che ha accompagnato il teste, una domanda dopo l’altra, fino al fulcro della deposizione: l’intercettazione riportata nei fogli arrotolati. È una telefonata avvenuta la mattina del 19 settembre 2016 tra la casa dell’ingegnere e quella dei genitori a Firenze. Il colloquio avviene in un momento in cui sono passate una decina di ore dal ritrovamento del corpo della donna e Matteo Cagnoni è in stato di fermo dopo una rocambolesca fuga notturna dalla villa fiorentina quando la polizia si era presentata per cercarlo. È la prima chiamata del giorno: Stefano ha già appreso dalle testate online che Giulia è stata uccisa e il fratello è in carcere. Per molte volte nel corso della deposizione farà leva su quanto sarebbero stati influenti i giornali nel condizionare addirittura le sue convinzioni su un parente intimo, portando l’avvocato Trombini a ribadire ancora una volta la fondatezza della richiesta di trasferimento del processo in altra sede perché il clima ravennate sarebbe inquinato «dalla campagna avversa dei media». Nella telefonata si rivolge al padre: «È stato un eccesso di rabbia?». Il genitore risponde: «Penso dì sì. Naturalmente si dice che non è vero, che è stato qualcun altro da fuori». Stefano aggiunge: «Comunque bisogna tenere presente che i telefonini danno traccia di tutti i movimenti».

IMG 3730Quelle dell’ingegnere sembrerebbero le parole di uno che considera il fratello come l’autore del gesto, senza nemmeno tante incretezze. «Avevo letto nei giornali la notizia dell’arresto di mio fratello presentato come unico colpevole – prova a spiegare –. Di fronte alle questioni legali c’è un’abitudine nell’uomo della strada, come mi ritengo io, nel ritenere colpevole chi viene indicato come tale dai giornali, una tendenza a identificare l’indagato con il colpevole. La chiamerei maleducazione civica e io non ne sono stato esente. In quel momento ho dato per buono che potesse essere stato mio fratello e un eccesso di rabbia mi pareva l’unica spiegazione a un evento così tragico». Il fratello dell’imputato prova a fornire anche la sua lettura delle parole del padre, facendo leva sulla sottigliezza lessicale del “si dice” nell’accezione toscana: non quindi i prodromi di una strategia difensiva a tavolino ma l’equivalente di “noi diciamo che”, cioè la manifestazione di una convinzione. Così come l’idea di colpevolezza se l’era fatta leggendo i giornali, allo stesso modo Stefano viene a sapere delle dichiarazoni di innocenza del fratello ancora tramite i giornali minando in parte la versione di un racconto mediatico a senso unico e avverso all’imputato.

Ravenna 10/10/2017. FEMMINICIDIO GIULIA BALLESTRI. Iniziato Il Processo Che Vede Imputato Matteo Cagnoni Accusato Dell’ Omicidio Della Moflie Giuglia Ballestri.
Matteo Cagnoni accompagnato dalla polizia penitenziaria nell’aula della corte d’assise

Prima di arrivare a quella telefonata nella deposizione, è stato inevitabile trattare i due atti firmati dal notaio a marzo 2016 con cui Matteo all’insaputa della consorte passò un patrimonio del valore di circa 1,5 milioni di euro (tra immobili e fondi) al fratello, in parte con donazioni e in parte con vendita (appena 160mila euro in totale). «Accettai per soddisfare una sua richiesta, avevo l’impresso che la cosa lo facesse stare più tranquillo. Anche se Matteo mi stava vendendo la casa familiare di via Giordano Bruno, non ho mai messo in dubbio che quello che spettava ai nipoti sarebbe poi arrivato ai nipoti. Da sempre, e tutt’ora avviene, i miei genitori contribuiscono al mantenimento dei tre figli di Giulia e Matteo». A questo punto nell’interrogatorio irrompe il presidente della corte Corrado Schiaretti: vendita vera o simulata? L’ingegnere tentenna, balbetta, prende pause: «Legalmente ero il proprietario». Schiaretti insiste, vuole un sì o un no. Alla fine di alcuni lunghissimi minuti di pressione arriva la conferma che si trattava di una vendita simulata: in famiglia era chiaro a tutti che i beni restavano di fatto di Matteo. In apertura di udienza la difesa ha comunicato di aver trovato la soluzione per arrivare all’annullamento degli atti per il ritorno dei beni nella disponibilità dell’imputato.

Tra le maglie della testimonianza è poi emerso un messaggio Whatsapp inviato da Stefano a un amica nelle prime ore dopo l’esplosione del caso. La donna gli chiedeva come andavano le cose e lui rispondeva “mio fratello è l’assassino di Ravenna”. Il 21 settembre del 2016 quando fu ascoltato dalla polizia durante le indagini preliminari mostrò spontaneamente il messaggio agli inquirenti: «Rileggendolo a posteriori mi sono stupito io stesso di averlo scritto». Come va spiegato? La risposta è sempre la stessa: «Volevo restituire il senso di quello che dicevano i giornali».

Ecco la nuova medaglia in mosaico di Anna Fietta, solo per chi corre a Ravenna

Presentata la versione 2018 del gioiello che caratterizza la Maratona “Città d’arte”

Medaglia Anna FiettaPrimo passo ufficiale verso la Maratona di Ravenna Città d’Arte 2018. È stata presentata la medaglia ufficiale che finirà al collo dei finisher della manifestazione. Una medaglia, anzi un vero e proprio gioiello realizzato a mano, che ancora una volta è stata creata da Anna Fietta nel laboratorio del centro di Ravenna.

La medaglia 2018, che rappresenta uno dei tratti caratteristici e fondamentali del grande evento sportivo ravennate programmato quest’anno per domenica 11 novembre, si ispira a un’immagine dei mosaici di San Vitale che rappresenta l’ostensione del sole fonte di luce, vita e calore, ovvero la Trinità. Il colore predominante è il rosso, legato concettualmente al calore e all’energia e la medaglia sarà realizzata anche quest’anno in tre diverse versioni per i partecipanti della Good Morning Ravenna, la gara non competitiva di 10 km, oltre che per i runner della Mezza Maratona e Maratona. Tra i segni distintivi, la medaglia di dimensioni maggiori, quella riservata ai maratoneti della 42km, ha incastonato nel centro un tassello di metallo con XX inciso, a evidenziare il traguardo della 20esima edizione della manifestazione.

MEDAGLIE MARATONA DI RAVENNA 2018 Maratona Half Marathon 10.5kmUn premio che non ha eguali nell’universo dei runner e che richiama in Romagna migliaia di appassionati a caccia di questo autentico pezzo pregiato, unico al mondo. «Ogni anno quando vedo la nuova medaglia – spiega Stefano Righini, presidente di Ravenna Runner Club, società organizzatrice della Maratona – mi sembra sempre più bella. La medaglia è qualcosa di veramente unico che ci caratterizza nel mondo e per questo ne possiamo andare veramente orgogliosi».

Anche quest’anno, la medaglia sarà esposta nei prossimi mesi nelle vetrine di negozi ed esercizi commerciali che ne faranno richiesta. E potrà essere ammirato in numerose manifestazioni sportive, italiane ed estere, alle quali Ravenna Runner Club prenderà parte per promuovere la gara di Ravenna.

Nell’anticipo della settima giornata la Conad prova a rialzarsi contro Baronissi

Volley A2 femminile / Domani, sabato 10 febbraio, le ravennati sfidano al PalaCosta le campane della 2P2 Givova con l’obiettivo di lasciarsi alle spalle il ko di Perugia. Angelini: «E’ un avversario da prendere con grossa attenzione»

Conad Esultanza 2
La ragazze della Conad vogliono tornare a esultare

Nell’anticipo della settima giornata del girone di ritorno domani, sabato 10 febbraio, la Conad ospita al PalaCosta la P2P Givova Baronissi (inizio ore 17, arbitri Jacobacci di Bergamo e Traversa di Bari). All’andata non andò bene per le biancorosse, che lasciarono in Campania l’intera posta in palio, perdendo in quattro set un match caratterizzato da una buona difesa delle padrone di casa e dai 23 punti realizzati dalla cubana Mendaro. Il coach Simone Angelini chiede perciò alle sue ragazze massima attenzione: «Il nostro obiettivo – sottolinea – è cercare di fare il meglio possibile di qui alla fine del girone di ritorno, per poi tirare le somme e vedere come saremo messi in ottica playoff».

Al momento Baronissi ha 25 punti in classifica, 11 in meno di Ravenna, e partecipa al torneo di A2 grazie all’acquisto in estate del titolo dell’Olimpia Cmc. Dopo aver confermato alla guida il tecnico peruviano Ivan Castillo, il roster è stato del tutto cambiato con l’innesto di quattordici nuovi acquisti. Oltre a  Mendaro, in attacco la formazione campana può contare su Moneta e sulla portoricana Victoria Lopez, arrivata da poco più di una settimana. Altra giocatrice di ottimo livello è la centrale Strobbe, che ha al suo attivo una lunga militanza in A1 e A2, mentre con il mercato di gennaio è arrivata Travaglini, dello stesso ruolo.

«In settimana – riprende Angelini – ho chiesto alle ragazze di cancellare dalla memoria la prestazione non proprio positiva di Perugia e di rilanciarci subito in casa nostra, facendo valere il fattore campo e la nostra voglia di vincere. Buona parte della nostra posizione in classifica può passare da questo periodo. Nel mese di febbraio, l’abbiamo detto altre volte, dobbiamo porre le basi per arrivare ai playoff e provare a metter da parte un po’ di punti che serviranno quando si arriverà alla fine».

Passando alle avversarie, il tecnico della Conad conclude dicendo che «questo è un campionato difficile, in cui conta molto la forza del gruppo. Certo è che dalla penultima alla prima in classifica nessuno può mai stare tranquillo. Per questo Baronissi è squadra da prendere con grossa attenzione. Sulla carta non è tra le migliori quattro o cinque del campionato anche se, con ogni probabilità, o per problemi di forma o per ritardi vari non ha tutti quei punti che meriterebbe. Dal canto nostro, e grazie al lavoro dello staff medico, siamo tutti disponibili e risoluti a scendere in campo per fare meglio che all’andata».

Il programma (25ª giornata): sabato 10 febbario, ore 17, Club Italia Crai-Delta Informatica Trentino, Conad Olimpia Teodora Ravenna-P2P Givova Baronissi; domenica 11 febbraio, ore 17, Ubi Banca San Bernardo Cuneo-Battistelli San Giovanni in Marignano, Savallese Millenium Brescia-Fenera Chieri, Golden Tulip Volalto Caserta-Sorelle Ramonda Ipa Montecchio, LPM Bam Mondovì-Barricalla Collegno, Golem Olbia-Bartoccini Gioiellerie Perugia, Zambelli Orvieto-Sigel Marsala. Riposo: Volley Soverato.

Classifica: San Giovanni Marignano e Mondovì 51 punti; Chieri 49; Brescia 48; Cuneo 47; Trento 43; Soverato 42; Ravenna 36; Collegno* e Club Italia 33; Orvieto* 30; Baronissi 25; Montecchio* 19; Perugia* 16; Olbia 15; Marsala* 8; Caserta* 6 (*una gara in meno).

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