venerdì
15 Agosto 2025

Claudia, Giorgio e sei figli: «Un prestito dalla banca per le tasse scolastiche»

Il più grande ha 20 anni e la più piccola ne ha 7, la famiglia vive a Sant’Alberto: «Qui ci sono spazi per giocare, ma servono due auto per gli spostamenti»

Famiglia NumerosaIl primo figlio ha vent’anni, l’ultima ne ha sette. In mezzo, ce ne sono altri quattro. Una famiglia con sei figli fino a mezzo secolo fa non sarebbe stata forse una grande notizia ma, in tempi di calo costante delle nascite, la “squadra” messa su in tredici anni da Claudia Spada e Giorgio Montanari è un caso più unico che raro. In tredici anni nella loro casa di Sant’Alberto la cicogna ha portato Federico, poi il 17enne Lorenzo. Tre anni dopo è nata Martina, poi Francesco, che oggi fa la prima media. A pareggiare il conto di maschi e femmine sono arrivate Lucia, nove anni, e Viola, la più piccola di casa nata nel 2010. Insomma, una serie di fiocchi azzurri e rosa da guinness. La nostra chiacchierata con la signora Spada non può che partire con una domanda. È possibile avere sei figli nel Terzo millennio? «Si fa, si fa. Però non è facile, sia dal punto di vista organizzativo sia da quello economico. Serve una collaborazione tra i genitori che non è scontata in tutte le famiglie. Alla fine le gioie valgono le fatiche».

Di certo una buona mano alla mamma, oggi 49enne, lo ha dato il posto di lavoro: «Sono impiegata nella pubblica amministrazione, mi occupo di contabilità. Non nego che avere questo tipo di impiego è stato fondamentale. Dopo il terzo figlio ho dovuto chiedere un part time che mi è stato concesso senza problemi». Il marito, il 53enne Giorgio, è invece libero professionista. Non sono comunque mancate le difficoltà, anche economiche: «Se non si è ricchi, l’ostacolo più grande per allargare una famiglia è proprio questo. Lo Stato non aiuta, per ottenere il bonus bebè devi avere un reddito molto basso. Ci siamo dovuti arrangiare, ad esempio chiedendo un finanziamento in banca per pagare tutte le tasse scolastiche. Gli asili nido in particolare sono molto cari ma sono fondamentali». Banalmente: per avere anche solo un figlio, oggi, bisogna lavorare in due e per farlo serve un posto in cui lasciare il bambino.

La fase dell’infanzia è passata, semmai oggi a preoccupare Claudia è una squadra di ragazzi tra la preadolescenza e l’adolescenza: «Eh già – ride lei -, siamo in quel periodo lì. Non mi lamento, sono bravi, si aiutano a vicenda e mi danno una grande mano con i più grandi che sostengono i più piccoli».  La famiglia vive – come detto – a Sant’Alberto, dove crescere un numero così elevato di bambini comporta qualche svantaggio ma anche il vantaggio di «una casa con un giardino e più spazi verdi. Io vengo dalla città, ho fatto un po’ fatica ad abituarmi, soprattutto perché devi muoverti con due auto e affidarti agli autobus per mandare i ragazzi a scuola. Ma la campagna ti dà qualche opportunità in più, oltre alla quiete, se si desidera far giocare i bambini in un ambiente protetto». In progetto non c’è il settimo figlio – «Direi che ho già dato…» – ma il bilancio è certamente positivo: «Un’esperienza di questo tipo ti fa crescere, dandoti moltissime gioie. Se consiglierei ad altre persone di fare sei figli? Ogni famiglia ha una storia a parte, va valutata la situazione. Certo, se le istituzioni dessero una mano in più…».

Traffico merci, marzo nero per il porto

I numeri negativi del terzo mese trascinano giù tutto il primo trimestre 2017

Il porto di Ravenna
Il porto di Ravenna

Nei primi tre mesi dell’anno il traffico portuale di Ravenna ha perso il cinque percento tondo rispetto allo stesso periodo del 2016. È quanto emerge dai dati pubblicati nei giorni scorsi dall’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centro-settentrionale. Nel trimestre in banchina sono stati movimentati 6,22 milioni di tonnellate contro le 6,55 dello scorso anno.

In sofferenza tutte le principali categorie merceologiche prese in esame. Diminuisce sensibilmente anche il numero delle navi. Le 1.529 toccate dello scorso anno sono diventate 1.407: 122 in meno (meno otto percento). Navi, peraltro, sempre più piccole dato che la stazza lorda totale è scesa del 13,1 percento.
Sono in flessione i container: il numero totale dei contenitori diminuisce dell’1,6 percento. Si passa da 55.520 a 54.638 teu ma la flessione diventa più marcata prendendo in analisi i soli “pieni” (-5,1 percento), pari a 42.568 teu.

Non va bene nemmeno il traffico principale del porto ravennate, quello delle rinfuse solide. Il calo è di 238.610 tonnellate, pari all’8,7 percento. In sofferenza traffici tradizionalmente molto solidi, come quello dei cereali (-127.285 tonnellate, pari al 23,9 percento) e delle derrate alimentari (-65.248 tonnellate, flessione del 13 percento). In calo ma in sostanziale tenuta invece il traffico di minerali, cementi e calci (-2,1 per cento, movimentate poco più di un milione di tonnellate).

Unica voce in attivo del primo trimestre è quella che riguarda i prodotti liquidi (+7,7 per cento), commercio che rimane positivo anche non considerando i prodotti petroliferi (in aumento del 12,9 percento). Da segnalare l’incremento dei prodotti chimici (+3,6 per cento), uno degli indicatori dello stato di salute del comparto.

Prendendo in esame solo marzo si scopre che si è trattato di un mese pessimo per il traffico portuale ravennate. Le merci secche rispetto allo scorso anno sono calate del 17 percento (i prodotti agricoli del 22,73 percento, i concimi del 45,82 per cento). Nessun segno di una inversione di tendenza, se non un dato positivo delle merci movimentate su trailer-rotabili, che hanno registrato in aumento del 12,96 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. In totale marzo ha chiuso con una flessione del 10,69 per cento. Un dato preoccupante, anche a vedere la tendenza degli ultimi due mesi: a febbraio la flessione era stata del 5,49 percento, a gennaio del 3,47 percento. Il 2016 si era invece chiuso con una crescita del traffico di dicembre del 4,95 percento.

Ribelle e Alfonsine unite dallo stesso amaro epilogo: retrocessione in Eccellenza

Calcio Serie D playout / Negli spareggi salvezza piangono sia la squadra di Castiglione di Ravenna, sconfitta 3-1 dall’Adriese, sia i ragazzi che Candeloro, ko in casa per mano del Castelfidardo. Entambe le squadre non riescono a raggiungere l’obiettivo salvezza

Adria Ribelle
Le squadre dell’Adriese e della Ribelle schierate a centrocampo a inizio match

Sono unite dallo stesso amaro destino la Ribelle e l’Alfonsine, sconfitte nei rispettivi spareggi playout da Adriese e Castelfidardo e quindi retrocesse in Eccellenza. Nel girone D il compito della Ribelle era sulla carta più difficile, in quanto giocava in trasferta contro un’Adriese in gran forma. Vincono infatti i padroni di casa 3-1, al termine di una partita vivace ed equilibrata in particolare nella ripresa. Il primo tempo è tutto di marca veneta, con le reti di Marangon e Cesca che lanciano la squadra di Mattiazzi sul 2-0. Nella seconda frazione cambia la musica, con Donini che nega il tris all’Adriese e con Bernacci che accorcia le distanze. Nel concitato finale i biancazzurri romagnoli reclamano per un intervento in area ai danni dello stesso attaccante, ma l’arbitro non concede il rigore e il tecnico Groppi viene allontanato per proteste. A chiudere la sfida è sui titoli di coda ancora Marangon, bravo infilare per la terza volta l’incolpevole Donini.

Alfonsine Calcio
L’organico dell’Alfonsine

Nel girone F l’Alfonsine giocava in casa ma esce sconfitto 1-0 per mano del Castelfidardo, che ha dato battaglia per tutto il match, sfruttando al massimo la prova sfortunata della formazione di Candeloro. Nel primo tempo le emozioni arrivano nel seconda parte, con Calderoni che sventa in anticipo una pericolosa incursione del marchigiano Montagnoli, mentre a pochi minuti dall’intervallo Salomone tira debole da ottima posizione, favorendo la parata del portiere. Nella ripresa i biancazzurri di casa non hanno la Dea bendata dalla loro parte, con la conclusione di Tosi che sbatte contro il palo interno. Un paio di giri di lancette ed ecco che arriva la rete del vantaggio degli ospiti, che esultano grazie a Montagnoli. L’Alfonsine prova a gettarsi a capofitto nell’area avversaria ma, a parte un colpo di testa di Molossi, non spaventa più di tanto il numero 1 Melillo.

I TABELLINI DELLE PARTITE

Playout girone D

Adriese-Ribelle 3-1
ADRIESE: Milan, Bonilla, De Gregorio (35′ st De Crescenzo), Arvia, Ballarin, Colman, Matei, Lestani (46′ st Castellan), Cesca, Marangon, Marcandella (35′ st M. Dall’Ara). A disp.: Bertasini, Bellemo, Nava, Zanellato, Amadio, Di Bari. All.: Mattiazzi.
RIBELLE: Donini, Alberighi, Lo Russo, Dall’Ara (20′ st Mancini), Piscopo, Perini, Seck (8′ st Rufini), Bisoli, Bernacci, Orlandi, Rizzitelli (35′ st Federico). A disp.: Carroli, Maraldi, Ciurlanti, Camorani, Petricelli, Colonnello. All.: Groppi.
ARBITRO: Fontani di Siena (assistenti Varrà e Colasanti).
RETI: 14′ pt e 41′ st Marangon, 29′ st Bernacci, 38′ pt Cesca.
NOTE: amm. F. Dall’Ara, Lestani, Colman, Rizzitelli, Milan, Bisoli, Lo Russo. Allontanato Groppi al 37′ st per proteste.

Playout girone F

Alfonsine-Castelfidardo 0-1
ALFONSINE: Calderoni, Bajrami, Magliozzi, Bamonte, Bertoni, Chamangui, N. Lombardi (41’ st Ricci Frabattista), Molossi (41’ st Ricci Maccarini), Salomone, Tosi, Magri (24’ st Manuzzi). A disp.: G. Lombardi, Sarto, De Cristofaro, Fantinelli, Di Domenico, Rosetti. All.: Candeloro.
CASTELFIDARDO: Melillo, Silvestri, Massi (13’ st Maisto), Pigini, Orlando, Filipponi, Bordi, Berardi (38′ st Lodi), Galli (30′ st Soragna), Albanesi, Montagnoli. A disp.: Carnevali, Negro, Marchetti, Marconi, Tombolini, Alessandrelli. All.: Bolzan.
ARBITRO: Maninetti di Lovere (assistenti Segat e Fulin).
RETE: 17′ st Montagnoli.
NOTE: amm. Chmangui , Lombardi N., Bajrami, Salomone, Albanesi, Bordi, Montagnoli, Soragna.

E’ gioia giallorossa: la Conad SiComputer passa al tiebreak in Irpinia e vola in A2

Volley B1 femminile playoff / Nel ritorno della finale playoff le ravennati vincono 3-2 sul campo del Montella al termine di una battaglia lunga più di due ore e centrano una promozione attesa da tredici anni

Montella-Teodora Ravenna 2-3
(25-22, 19-25, 23-25, 25-22, 10-15)
ACCA MONTELLA: Piscopo 10, Mauriello 17, Boccia 16, Diomede 16, Saveriano 2, Ventura 19, Giacomel (L); Devetag 2, Granese. Ne: Negro, Maffei, Zonta. All.: Guadalupi.
CONAD SICOMPUTER TEODORA RAVENNA: Aluigi 8, Torcolacci 11, Nasari 31, Rubini 21, Sestini 2, Mazzini 3, Mastrilli (L); Lugli 4. Ne: Bernabè, Cottifogli, Bissoni (L), Raggi. All.: Caliendo.
ARBITRI: Verrascina di Roma e Dell’Orso di Pescara.
NOTE – Montella: bs 16, bv 4, errori 13, muri 12; Teodora: bs 7, bv 4, errori 15, muri 13. Durata set: 29′, 29′, 31′, 31′, 18′ (tot. 138′).

Esultanza Teodora Serie A2
L’esultanza delle giallorosse al termine del match che vale la promozione in A2

La Conad SiComputer vince la battaglia di Cassano Irpino, durata più due ore, e fa tornare la storica Teodora in Serie A dopo 13 anni. Si tratta di A2, e non di A1 come nella stagione 2003-04, ma l’entusiasmo degli appassionati ravennati è comunque lo stesso, con la conquista di un obiettivo atteso da tantissimo tempo, raggiunto al termine di un periodo ricco di delusioni, caratterizzato addirittura dalla discesa nei campionati regionali.

Nel ritorno della finale playoff ci vogliono cinque set per piegare le padrone di casa dell’Acca Montella, che non perdeva sul suo campo da novembre, con la squadra di Caliendo che riesce a rispondere colpo su colpo agli assalti delle irpine. Sotto di una frazione, le giallorosse compiono il sorpasso aggiudicandosi i due parziali successivi (il terzo in volata 23-25), per poi essere riprese sul 2-2. Al tiebreak, però, la Conad SiComputer si dimostra più concreta nel momento decisivo, accelerando dopo una fase di equilibrio che porta il punteggio sull’8-8. Sono Torcolacci e Nasari a mettere a terra i palloni della svolta (9-12), poi è sempre l’opposto a firmare i due punti per il 10-14 e infine è Lugli a chiudere l’interminabile sfida al primo match point.

Tutte le giocatrici hanno portato il loro contributo, dalla palleggiatrice Mazzini, sempre lucida in regia, fino alle centrali Torcolacci (6 muri) e Sestini, passando dalle bande Aluigi, Lugli e Rubini, per terminare con la top scorer Nasari (31 punti) e il libero Mastrilli (59% di positività in ricezione). Con questo successo la Conad SiComputer mette il suggello a un’ottima stagione, che l’ha vista sempre stazionare nelle prime posizioni in classifica, terminando al secondo posto alla fine della regular season. Ora il Montella potrebbe ritrovarsi di fronte un’altra ravennate, l’Olimpia Cmc: le irpine, infatti, nella finale della seconda fase dei playoff sfideranno la vincente della serie tra le bizantine di Breviglieri e la Tuum Perugia.

Prova aperta del primo canto dell’Inferno delle Albe per tutta la città

L’invito a tutti è di partecipare e dar vita a un grande coro estemporaneo

Inferno del teatro delle albe

Martedì 23 alle 19.15 Ravenna Festival e Teatro delle Albe/Ravenna Teatro invitano tutta la città alla Tomba di Dante per partecipare alla speciale prova aperta del primo canto dell’Inferno, diretto da Marco Martinelli e Ermanna Montanari. Sarà l’occasione per immergersi nello spirito di totale coinvolgimento con cui è nato Inferno. Chiamata pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri, che dal 25 maggio al 3 luglio per 34 serate accompagnerà il Festival nell’universo dantesco. Chiunque lo desideri potrà unirsi agli oltre 700 cittadini che hanno risposto alla chiamata pubblica, a tutto lo staff del Festival e di Ravenna Teatro, per ripetere le terzine del I Canto dell’Inferno declamate da Marco Martinelli e Ermanna Montanari, creando un enorme coro estemporaneo che esalterà gli immortali versi del Poeta proprio sulla soglia del suo sepolcro. All’evento sono stati invitati anche i consiglieri comunali. Lo spettacolo integrale che andrà in scena appunto da giovedì prossimo prevede, dopo la partenza dalla tomba di Dante, una tappa davanti alla basilica di Sant’Appollinare Nuovo e poi, per chi ha il biglietto, l’ingresso in un teatro Rasi completamente stravolto.
L’evento sarà trasmesso in diretta sui social del Festival e dalla ripresa sarà tratto un video che diventerà l’icastico biglietto da visita del progetto in tutto il mondo.

Info. 0544 249237 – www.ravennafestival.org

«L’omertà della Chiesa sui casi di pedofilia per proteggere soldi e immagine»

Due libri-inchiesta di Emiliano Fittipaldi hanno messo in luce le coperture del Vaticano su reati sessuali e affari economici. Il 23 maggio l’inviato dell’Espresso ospite a Ravenna alle 18.30 per Scrittura Festival e a Lugo alle 21 per Caffè Letterario

La fascetta sulla copertina del libro dice “Torna il giornalista processato in Vaticano”. E infatti per Emiliano Fittipaldi, inviato speciale de l’Espresso, è andata così: il libro-inchiesta Avarizia sugli scandali finanziari della Chiesa l’ha portato alla sbarra nel 2015 al «tribunale di Dio», per usare la sua definizione. Mentre si celebravano le udienze stava già lavorando al secondo libro, Lussuria, uscito nei mesi scorsi. Il 23 maggio Fittipaldi sarà alle 18.30 a Palazzo Rasponi delle Teste in piazza Kennedy a Ravenna per Scrittura Festival e anche a Lugo, alle 21 all’albergo Ala d’Oro per la rassegna “Caffè Letterario”.

Lussuria, come si legge nel sottotitolo, racconta “peccati, scandali e tradimenti”. Ma è anche un libro sull’omertà e sulle coperture della Chiesa. Non stupisce che ci sia ancora questo atteggiamento di opacità?
«Francamente sì, mi stupisce. Mi ero fatto l’idea che si trattasse di scandali appartenenti al passato ma in realtà era una convinzione dettata dal fatto che più o meno dal 2010 i giornali hanno smesso di scrivere di questi argomenti. Nei primi tre anni di pontificato di Francesco sono arrivate a Roma all’ufficio disciplinare della Congregazione per la dottrina della fede circa 1.200 denunce di casi di molestie sui più piccoli. Quando ho avuto a disposizione i numeri è nata l’idea del libro perché ho scoperto che la protezione di questi casi funziona esattamente come 50 anni fa: i sistemi con cui le gerarchie proteggono i mostri sono ancora gli stessi e invece credo che alla Chiesa farebbe molto meglio una vera trasparenza».

Emiliano Fittipaldi, inviato de l’Espresso e autore dei libri-inchiesta Avarizia e Lussuria sugli scandali del Vaticano

Perché la Chiesa non la pensa allo stesso modo?
«Forse il bubbone è talmente gigantesco che c’è paura si possa creare il panico e allontanare i fedeli ancora di più. Penso che soldi e immagine possano essere i motivi più importanti per cui si sceglie la strada dell’assoluta omertà. La cosa che mi dà più fastidio è la distanza tra le promesse fatte da pontefici e cardinali per contrastare la pedofilia e le poche azioni concrete che vengono fatte».

Eppure Bergoglio gode di grande apprezzamento sui media. Che figura è questo Papa?
«I media l’hanno osannato dall’inizio. È vero che ha un carisma impressionante che il predecessore non aveva, piace più ai laici che ai cattolici, con una simbologia molto forte. Lo definisco populista nel senso positivo del termine. E i frequenti richiami agli ultimi sono molto importanti nei tempi che viviamo, non credo sia solo marketing. L’aspetto della stampa che critico è quello di non misurare la propaganda del potere. Se il Papa dice che vuol combattere la pedofilia è giusto riportare la sua dichiarazione poi il giornalista deve andare a vedere cosa ha fatto davvero. E non è detto che sia mancanza di volontà, magari c’è un pezzo della curia che ha impedito una seria riforma? La stampa italiana, a differenza di quella anglosassone, ha questo difetto con tutta la propaganda».

In Italia manca l’obbligo di denuncia alla magistratura ordinaria per il prelato che venga a conoscenza di possibili reati. Che limite rappresenta?
«È in assoluto la cosa più incredibile. La commissione per la tutela dei minori non è riuscita nemmeno a cambiare le linee guida della Cei per introdurre questo obbligo. In Italia è così per via dei Patti lateranensi del 1929, in altri Stati è diverso ma su questo c’è un disinteresse totale delle forze politiche. È drammatico. È inutile sentir dire che c’è un obbligo morale quando poi c’è il teologo Anatrella che ai vescovi ha ricordato di non avere l’obbligo di denunci: significa invitarli a stare zitti. E stiamo parlando di una monarchia assoluta, a Bergoglio basterebbero 60 secondi per introdurre questo obbligo».

Il quarto capitolo si intitola “La lobby gay”, è una parte del libro che ha fatto discutere molto.
«L’intenzione anche in questo caso è solo quella di sottolineare le contraddizioni. Bergoglio nel 2013 su un volo dal Brasile all’Italia disse “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”. Fu indubbiamente una grande apertura al mondo Lgbt ma al di là delle sue parole resta che nella dottrina cattolica non è cambiato nulla nei confronti della omossessualità. Il catechismo su questo tema è tuttora durissimo, parla di comportamento deviante. Stiamo parlando di un comportamento sessuale da considerare assolutamente lecito e infatti ne parlo solo nei termini in cui ci vedo una grande ipocrisia se la dottrina è così violenta contro l’omossessualità e poi una fetta importante della Chiesa ha avuto storie piuttosto vivaci anche di cardinali gay».

Nel libro c’è una carrellata di casi da sud a nord “contra sextum”, cioè per violazioni del sesto comandamento. Ma non è citato il ravennate don Desio…
«Se avessi dovuto citarli tutti sarebbe servita un’enciclopedia. Conosco la vicenda di Desio ma ho scelto di elencare quelli in cui ci sono più segnali di collegamenti con il Vaticano o insabbiamenti. Nel caso ravennate non mi risultano queste circostanze».

Com’è stato ritrovarsi sotto processo in Vaticano per Avarizia, il precedente libro? Visto l’esito, non è stato un autogol clamoro per la Chiesa?
«Il processo è stato un boomerang per la Chiesa: ha reso due giornalisti (l’altro è Gianluigi Nuzzi autore di Via Crucis, ndr) famosi in tutto il mondo e i nostri libri sono stati tradotti in tutte le lingue. A quel punto si sono resi conto della cosa e l’hanno chiusa in maniera un po’ goffa perché l’eventuale difetto di giurisdizione si valuta prima di aprire un processo. In un certo senso però hanno ottenuto una cosa a cui tenevano molto: spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dagli scandali finanziari raccontati nei libri alla questione del furto dei documenti. Sui giornali si è finiti a parlare più del babydoll della Chaouqui e meno dell’attico di Bertone. Questo è stato un successo mediatico».

E nessuno è entrato nel merito…
«Non è mai stato smentito un rigo di quello che ho scritto».

Per questa inchiesta, come per ogni altra inchiesta, sono servite fonti qualificate negli ambienti. Significa che c’è un seme di trasparenza che germoglia da dentro?
«Il processo in Vaticano mi ha costretto a decine di udienze e in un certo senso questo mi ha aiutato a entrare in contatto con altre fonti. Non c’è dubbio che dentro alla Chiesa ci sia chi vorrebbe più trasparenza ma resta una goccia nell’oceano. I giornalisti investigativi cercano di raccontare verità ma è chiaro che spesso le fonti non ti parlano per amore della trasparenza, ma per danneggiare possibili competitor. Ma questo credo che valga per il 90 percento delle fonti, sono rari i casi di chi è mosso da una rabbia etica e morale».

E il giornalista come si comporta?
«Come sempre: deve verificare. Si valuta se la fonte è attendibile, se la notiziaè vera, se c’è un interesse pubblico e a quel punto se tutto torna diventa del tutto secondario il motivo che ha spinto la fonte e hai il dovere di pubblicare altrimenti, se la conservi nel cassetto, diventi un ricattatore».

Muti: «I mosaici di Ravenna come la partitura di un grande compositore»

Intervistato dal direttore del Corriere della Sera, tra aneddoti, ricordi e riflessioni, il maestro ha rivendicato la sua indipendenza: «La mia carriera l’hanno fatta le orchestre e sulla mia tomba…»

Schermata Del 2017 05 20 17 50 42
L’incontro è stato trasmesso in diretta da Corriere Tv

Una chiacchierata di un’ora e mezzo in cui il maestro Riccardo Muti, sul palco dell’Alighieri, ha dialogato con il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana tra aneddoti, battute, riflessioni sullo stato dell’arte della musica e dell’opera e anche su Ravenna per l’iniziativa del quotidiano milanese “Il bello dell’Italia” che faceva tappa in città.

Il maestro Muti ha raccontato di come è arrivato a Ravenna grazie alla moglie, Cristina, conosciuta al conservatorio di Milano dove entrambi studiavano. «Di Ravenna sapevo quelle cose che si imparano al liceo studiando storia o storia dell’arte e non sempre il ricordo delle pagine di studio sono particolarmente divertenti. E la prima volta sono rimasto impressionato, anche se questa è una città che nasconde i suoi tesori e in questo riflette l’anima del ravennate. Il ravennate e forse il romagnolo in generale, è diverso dall’emiliano o da altre regioni d’Italia, il rapporto tra l’essere romagnolo con colui che viene dal sud è un rapporto più stretto e immediato». E poi ancora ha parlato del silenzio «arcano, carico di storia» dei «fantasmi del passato che ancora si aggirano per la città», dell’orgoglio dei ravennati per le antichità che si trovano «sopra e sotto» la città. E da questa meraviglia e affezione per la città da parte del Maestro nasce l’idea di far lavorare qui l’Orchestra giovanile Cherubini e l’Accademia per aspiranti direttori. «Credo che Ravenna abbia i mosaici più belli di tutto il mondo, resto ogni volta incantato, a Sant’Apollinare o a San Vitale, dalla diversificazione dei livelli cromatici del verde, ci sono infinite sfumature. Il mosaico è una grande partitura che sembra scritta da un grande compositore. In una città così, la musica doveva avere un’importanza fondamentale. E oggi ce l’ha, grazie al Ravenna Festival che però, ci tengo a precisare, non è una mia creazione. Mia moglie è la presidente circondata da un gruppo di persone e di intelligenze, che secondo me sono anche un po’ pazzi. Io al Festival sono un semplice ospite e sono onorato di esserlo, non ho nulla a che fare con la programmazione. Al massimo – aggiunge con una battuta – credo di aver compiuto atti di generosità inconsapevole negli omaggi floreali o dolciari agli artisti…».

Citando più volte la sua età (Muti è nato nel 1941) non più giovanissima, ha spiegato come da tempo avesse deciso di dedicare gli ultimi anni della sua vita a trasmettere ai giovani ciò che lui aveva imparato, a passare il testimone soprattutto per quanto riguarda l’opera. «E su questo palcoscenico hanno suonato tutti i più grandi. E poi, è vero, non abbiamo il Duomo, non abbiamo la Scala, ma qui a pochi metri c’è Dante».

E di opera ha parlato a lungo il maestro, tornando sulla sua visione che lo ha visto spesso critico rispetto a certe regie e spettacolarizzazioni: «Tutto nell’opera dev’essere al servizio della musica» ha ribadito, spiegando anche le perplessità sui sottotitoli e parlando del recupero del lavoro di Verdi di cui con una battuta ha detto: «Verdi è come il maiale, non si deve buttarne via una sola nota». Un excursus affascinante nella storia del teatro e, appunto, nel “Bello dell’Italia” in cui non è mancato un omaggio a Pavarotti che il maestro ha definito «la più bella voce del Novecento».

«Io un caratteraccio? La verità è che quando uno ha un carattere, dicono che ha brutto carattere. Semplicemente, svolgo la mia professione con grave severità. E ha chiuso rispondendo all’annosa domanda, «Maestro, ma lei che è così fieramente italiano e non manca occasione per ribadirlo nel mondo, è anche di destra?».

«Nessuno sa chi voto, non sono né di destra né di sinistra, sono libero. Diceva de Filippo: “Sono un libero professionista e non mi lego a nessuno”. Ma è vero che ci sono stati anni in cui se non militavi pubblicamente in una certa parte eri considerato di destra. Negli anni Settanta se parlavi di patria e tricolore venivi considerato in un certo modo, ora vedo che il tricolore è entrato un po’ in tutti i simboli di partito… Fondare un’orchestra di giovani per me significa amare il mio paese. Dirigere un concerto all’Aquila, dopo il terremoto, con la Corale del Gran Sasso io il coro Rossini di Mirandola, in Emilia, significa amare il mio paese. E la soddisfazione che ho tratto da quelle situazioni non è stata inferiore a quella che provo quando dirigo i più prestigiosi e importanti cori al mondo». E tra un (giustificato) moto d’orgoglio e una battuta scaramentica ha chiuso il lungo incontro dicendo: «La mia carriera l’hanno fatta le orchestre, da Philadelphia, alla Scala a Chicago. Di questo sono fiero. So di essere un buon professionista e non ho personaggi a cui devo dire grazie. Quando muoio, ci dovrà pensare Cristina a far scrivere sulla mia lapide: qui giace Riccardo Muti quel coglione che per una vita intera cercò l’esattezza di una nota».

OraSì, nuova grana palazzetto: niente semifinali a Faenza, si andrà (forse) a Forlì

Basket A2 playoff / Indisponibile il PalaCattani, in caso di sfida con la Virtus Bologna si giocheranno le gare interne del 2 e 4 giugno al Pala Credito, in caso di sfida con Roseto i match casalinghi del 28 e 30 maggio si disputeranno a Imola, Rimini, oppure Ferrara

18422817 1483107645044176 9174480481875970177 O
Il pubblico del PalaCattani di Faenza nel corso di un match dell’OraSì

Con ogni probabilità Forlì, in seconda battuta Imola, ma ci sono in ballo addirittura anche Ferrara o Rimini. Di sicuro non Faenza, mentre di Ravenna, come si sa da tempo, non se ne parla nemmeno. E’ questo, in estrema sintesi, il quadro che descrive dove l’OraSì disputerà le prossime partite casalinghe, valevoli per le semifinali playoff per salire in Serie A1. La novità certa è quella che, dopo il Pala De André, occupato fino a fine luglio da “Ravenna Festival”, anche il palazzetto manfredo, il PalaCattani, non è più disponibile a ospitare i match dei giallorossi. Un peccato, visto l’immediato e fortunato feeling che si è subito creato con il pubblico, composto anche da numerosi appassionati faentini, nelle due partite vinte con Verona.

E quindi i dirigenti del Basket Ravenna Piero Manetti, con il direttore generale Montini in testa, non hanno perso tempo e si sono subito mossi per trovare una nuova “casa” a una squadra che sta facendo sognare una città intera. Una sorta di piano “B”, se non addirittura “C”, per risolvere una situazione che sta diventando quasi grottesca e che sta mettendo in modo impietoso a nudo le carenze delle strutture presenti a Ravenna.

Per prima cosa bisogna attendere di conoscere l’avversario dell’OraSì nelle semifinali, che potrebbe essere svelato già stasera al termine di gara4 tra Roseto e Virtus Bologna (nella serie sono in vantaggio i felsinei 2-1). In caso di successo delle “V Nere”, sarà proprio il blasonato club emiliano a trovarsi sulla strada dei giallorossi. Qui il discorso sarebbe molto semplice, con le due gare casalinghe in programma il 2 e il 4 giugno che si disputerebbero al PalaGalassi (ex Pala Credito) di Forlì.

Nel caso di una rimonta degli abruzzesi, all’apparenza ipotesi più difficile ma nel basket non si sa mai, il palazzetto forlivese invece sarebbe già occupato da altri eventi e quindi si dovrebbe “emigrare” per la terza volta. I primi due match interni sarebbero infatti in calendario il 28 e il 30 maggio e in questo caso l’OraSì dovrà scegliere fra tre alternative: Pala Ruggi di Imola, che sembra la soluzione più semplice ma non è molto capiente, oppure addirittura un lungo viaggio a Rimini o Ferrara.

Il gruppo Cambierà porta un dossier in procura sui bandi per il turismo

I consiglieri di opposizione puntano il dito sui rapporti dei vincitori con i membri della giuria. Maestri di Possibile: “vicenda con gravi opacità”

Un dossier in Procura sul caso dei due bandi sul turismo assegnati a G&M e Giaccardi & associati entrambe appartenenti a Giuseppe Giaccardi e Lidia Marongiu. Dopo aver sollevato il tema settimane fa, questa volta CambieRà dice di aver portato l’8 maggio un ampio dossier sul caso per sottoporlo all’attenzione della magistratura: “Alle coincidenze noi crediamo molto poco e talvolta più di una coincidenza rischia di diventare una prova”. E dopo la prima denuncia pubblica, a cui è seguito un question time da parte del capogruppo di Forza Italia, arriva ora una “seconda puntata” in cui CambieRà punta il dito in particolare su alcune questioni.

La prima è che, secondo i consiglieri di opposizioni che elencano una serie di circostanze precisando data e luogo, “i commissari esterni, lavorando nella vicina Rimini, siano entrati spesso in contatto con i partecipanti – nonché vincitori – ai bandi, ricreando la classica situazione di inopportunità che spesso viene chiesto di evitare anche in situazioni ben più innocue.” Questo in risposta a quanto spiegato dall’assessore Giacomo Costantini sulla composizione delle giurie. A cui s aggiungerebbe “la deroga alla regola” che sarebbe stata ammessa per lo Studio Giaccardi&Associati in fatto di iscrizione alla Cciaa (requisito non necessario per quel tipo di azienda ma previsto dal bando) al momento della partecipazione al bando come secondo CambieRà si evince dal verbale di apertura dei plichi per l’affidamente del “servizio di progettazione e realizzazione di incontri tematici per definire l’analisi reputazionale dei 9 lidi di Ravenna”. CambieRà non perde l’occasione per ribadire come “sia la G&M Network Srl che lo Studio Giaccardi & Associati furono tra le 100 aziende che firmarono il programma turistico dell’allora candidato sindaco De Pascale; che uno dei due soci di queste aziende, ovvero Lidia Marongiu, seppur a titolo personale e gratuito, ha seguito tutta la campagna elettorale di De Pascale, come si evince dai vari profili social – pubblici – degli stessi e che dal profilo pubblico dell’Assessore Costantini nel social LinkedIn, è possibile vedere come nel periodo 2013/2014, durante la permanenza dello stesso Assessore dentro la Confesercenti di Ravenna come funzionario, sia stato egli stesso a promuovere il Progetto Ravenna Brand Index realizzato da Studio Giaccardi & Associati con Comune di Ravenna e Camera di Commercio, dimostrando quindi di avere già un rapporto di stima e conoscenza precedente con i vincitori dei bandi.”

Ad applaudire CambieRà l’onorevole Andrea Maestri di Possibile che scrive: “L’esposto del gruppo consiliare CambieRa accende un faro su una vicenda, quella dei bandi turistici, che mostra evidenti e gravi opacità. Al di là degli eventuali profili penali, di cui si occuperà la magistratura, chiediamo all’Amministrazione di fornire pubbliche, chiare e immediate spiegazioni. Questa storia fa il paio con quella della selezione (si fa per dire) dei nuovi (neanche per sogno) dirigenti comunali dei mesi scorsi.

Procedure comparative e bandi su cui la lente d’ingrandimento dei più attenti osserva esiti già scritti e facilmente prevedibili, in barba ai principi di imparzialità, trasparenza, partecipazione, contendibilità degli incarichi che governano questo delicato ambito dell’amministrazione pubblica locale. La denuncia politica è chiara, forte, doverosa, corale.”

 

Il San Zaccaria esulta: stende con tre gol il Como 2000 e mantiene la Serie A

Calcio Serie A femminile / Battendo con tre reti la formazione lombarda nel match decisivo dei playout, le biancorosse di Lorenzini raggiungono la salvezza. A decidere la gara sono le reti di Casadio nel primo tempo e di Principi (su rigore) e Barbaresi nella ripresa

San Zaccaria-Como 3-0
SAN ZACCARIA (4-3-1-2): Tampieri; Diaz, Venturini, Tucceri, Santoro; Pondini, Pastore (23’ st Filippi), Casadio; Principi; Razzolini (32’ st Barbaresi), Baldini (43’st Cimatti). A disp. Dolan, Cinque, Muratori, Peare. All.: Lorenzini.
COMO 2000 (4-3-1-2): Ventura; Cascarano (29’ st Ferrario), Previtali, Fusetti, Stefanazzi; Postiglione, Brambilla, Ambrosetti (39’ st Merigo); Gritti; Coppola (43’ st Di Lascio), Cambiaghi. A disp.: Presutti, Nascamani, Badiali, Brazzarola. All.: Gerosa.
ARBITRO: Dario Duzel di Castelfranco Veneto.
RETI: 20’ pt Casadio, 5’ st (Rig.) Principi, 40’ st Barbaresi.
NOTE: amm. Tucceri, Casadio, Fusetti, Stefanazzi. Spettatori 250 circa. Angoli: 5-2. Recuperi: 1+3.

3c8abaa7 2e3d 4366 A245 2fbe052aa6eb
L’esultanza delle giocatrici del San Zaccaria per aver raggiunto la salvezza

Il San Zaccaria batte 3-0 il Como 2000 nella gara secca playout che vale la salvezza e quindi rappresenterà la Romagna anche nella prossima stagione di Serie A. Il verdetto del “Massimo Soprani” consegna alla squadra di Fausto Lorenzini la supremazia in regione per il secondo anno consecutivo dopo una gara giocata dal punto di vista tattico e mentale in modo perfetto al cospetto di un Como anche sfortunato in occasione dei due pali colpiti. Occasioni alle quali il San Zaccaria ha ribattuto dopo breve tempo con altrettanti gol. Immense le biancorosse con nel giorno più importante dell’anno.

Lorenzini disegna un 4-3-1-2 con Principi a supporto delle punte Baldini e Razzolini. In difesa Diaz e Santoro sulle fasce con al centro Venturini e Tucceri, centrocampo con una strepitosa Pondini, Casadio e Pastore. Proprio la giovane Casadio segnerà positivamente la stagione biancorossa: dopo aver realizzato il primo gol ufficiale del San Zaccaria la centrocampista è andata a segno anche nell’ultima gara ufficiale dell’anno.

Nel primo tempo il San Zaccaria mostra una buona superiorità. La quadra di mister Lorenzini conquista tre angoli nei primi 6’. Due di questi creano i primi pericoli. Al 2’ un pallone messo sul secondo palo dalla bandiera di Tucceri trova Principi liberissima sul secondo palo, ma la conclusione di testa della numero 10 finisce a lato di poco. Azione fotocopia un minuto dopo, ma questa volta l’incornata imprecisa è di Pastore. La squadra di Lorenzini trova nel centrocampo un’ottima risorsa in fase di impostazione. Al 12’ Venturini direttamente dalla difesa lancia in profondità Razzolini, l’attaccante va via di potenza, ma si defila troppo e la sua conclusione – pur potente – viene parata Ventura. Biancorosse ancora protagoniste al 14’ con un’azione che parte sempre da una palla spazzata via dalla difesa. Questa volta è Tucceri a lanciare Baldini, che sulla linea di centrocampo raccoglie palla, la gestisce e va via di potenza a Cascarano fino al limite dell’area da dove il suo tiro viene respinto da Ventura e la successiva ribattuta di Razzolini finisce in angolo. Al 20’ invece il San Zaccaria passa. Pondini gestisce palla sulla destra e la mette in area, sul secondo palo è piazzata Casadio a cui arriva la sfera e il suo tiro in girata porta avanti le biancorosse. Il gol non scompone nessuna delle due squadre. Il Como continua a cercare di reagire, ma la linea di centrocampo biancorossa impedisce alle lariane di impostare. Così al 26’ è il San Zaccaria a rendersi pericolosa con una incursione di Razzolini (suggerimento di Principi), ma la bordata dell’attaccante è altissima. Prima del riposo il Como si porta dalle parti di Tampieri con una punizione dalla sinistra di Ambrosetti in area per Cambiaghi, il cui tiro viene respinto.

L’avvio delle lariane è aggressivo. Al 1’ Ambrosetti pennella una bella punizione in area per Cambiaghi, ma da due passi l’attaccante spara alto incredibilmente. Scampato il pericolo però il San Zaccaria torna avanti: Baldini viene atterrata da Fusetti, l’arbitro concede un rigore che Principi trasforma. Sotto di due reti il Como continua comunque caparbiamente a cercare di rimettere in sesto la gara. Al 10’ però una punizione di Tucceri sfiora il tris, mentre al 12’ Pondini (immensa la sua gara) serve in area Baldini, ma l’incornata è debole. Il Como è anche sfortunato pochi istanti dopo, quando un tiro dal limite di Coppola si infrange sulla traversa dopo la deviazione di Tampieri. La stessa Tampieri al 18’ devia in angolo una punizione di Ambrosetti. Col tempo che passa il San Zaccaria inizia a cercare di gestire la gara, lasciando più iniziativa alle lariane. Al 26’ ci prova Fusetti da fuori area, ma Tampieri è attenta. Ancora un legno per il Como al 31’ quando una punizione dal lato corto dell’area della neo entrata Ferrario incoccia sul montante. La dura legge del calcio si materializza al 40’, quando il San Zaccaria cala il tris con Barbaresi, brava ad approfittare di una incertezza del portiere in uscita e a spedire in rete.

Sul Candiano, tra mare e cultura

La Lega Navale conta 150 soci: il programma delle iniziative

Lega Navale Sede
Sede della Lega Navale

Una sede, 150 soci ma nessuno sbocco sul mare. Uno strano caso se il tuo nome è Lega Navale e sei un circolo nautico. Dal 2010 la casa della Lega è l’ex stazione radar della Marina Militare che si trova in zona faro, sul canale Candiano a Marina di Ravenna. A presiedere la Lega Navale da fine 2016 è Oreste Casadio che ha preso il posto di Ivo Emiliani, diventato delegato regionale. «Considerando che non abbiamo uno specchio d’acqua in concessione, 150 soci sono un buon numero. Si tratta in gran parte di soci d’affezione che magari hanno la barca in altri circoli». La Lega Navale si occupa di attività ricreative e didattiche, cercando di avvicinare i giovani alla cultura del mare. Nei mesi scorsi sono stati fatti convegni dedicati ai diportisti: «Ne abbiamo tenuto uno molto interessante sul comportamento da tenere in mare quando ad una persona a noi vicina viene un attacco di panico. Oppure sul kit della cassetta del pronto soccorso, cosa non farsi mancare in barca». In questo filone si iscrive anche la giornata sulla sicurezza in mare che si terrà sabato 27 maggio tra la saletta della Lega Navale e delle esercitazioni pratiche nel bacino di Marinara.
In futuro c’è una rassegna di venerdì culturali che partirà il 26 maggio con un incontro su Raul Gardini velista, tenuto da Antonio Vettese. Legati al mare ci sono poi gli incontri con Giorgio Ravegnani sulla flotta commerciale e gli scambi marittimi tra Ravenna e Bisanzio (16 giugno) e con Silvio Bartolotti che racconterà il 30 giugno del recupero della Concordia e, soprattutto, della delicata fase che sta attraversando l’isola del Giglio. «Bartolotti ci racconterà anche l’impatto sull’ambiente che quella tragedia ha avuto sui fondali», spiega Casadio. Ci sono poi incontri legati alla cultura come i fatti e misfatti della famiglia Rasponi raccontati da Mauro Mazzotti (9 giugno), il viaggio nell’astrofisica moderna con Mauro Dadina (23 giugno) e il valore naturalistico del parco del Delta del Po con Alberto Rebucci e Massimiliano Costa (7 luglio). In progetto, per il 2018, le celebrazioni della fine della Prima Guerra Mondiale. «Tutti conoscono – continua Casadio – il bollettino della vittoria firmato dal generale Armando Diaz ma in pochi sanno che esiste anche quello della vittoria navale, siglato da Paolo Thaon di Revel, all’epoca comandante supremo della Marina Italiana. Ci piacerebbe partire da qui per conoscere questo aspetto di quel conflitto, magari celebrando anche i tanti caduti ravennati».
Tra le attività della Lega Navale c’è anche il corso per conseguire le patenti nautiche. «Uno dei nostri scopi è far conoscere la nautica da diporto e non solo. Marina di Ravenna da questo punto di vista è uno dei porti migliori in Italia perché, a differenza di quanto avviene in lidi come Rimini o Cervia ha un ingresso protetto grazie alle due dighe. Si tratta di un luogo ideale per navigare ma purtroppo viene poco pubblicizzato, addirittura c’è chi non la conosce. Ci piacerebbe muoverci anche in questo senso».

A Ravenna la Bunge Cmc Romagna In Volley prova ad aggiudicarsi i regionali Under 18

Volley giovanile / La Final Four regionale Under 18 si svolgerà domani nelle palestre “Montanari” e “Mattioli” di Ravenna. Nella semifinale del mattino (ore 11) la squadra di Marasca affronterà lo Stadium Mirandola. Finale alle ore 17

Under 18 Bunge Cmc
L’Under 18 della Bunge Cmc Romagna In Volley

E’ ormai tutto pronto per le finali regionali Under 18, con la Bunge Cmc Romagna In Volley che domani a Ravenna parteciperà alla manifestazione organizzata da Porto Robur Costa, Romagna In Volley e Scuola di Pallavolo Ravenna. In semifinale, in programma alla palestra Montanari (inizio ore 11), i baby romagnoli sfideranno la Stadium Pallavolo Mirandola, mentre nell’altra semifinale (alla “Mattioli”, sempre alle 11) ci sarà il derby tra Modena Volley e Anderlini Canovi Modena. Alle ore 17 alla “Montanari” è prevista la finalissima, con la vincente che si qualificherà per la fase nazionale in calendario dal 7 al 12 giugno a Fano. La squadra allenata da Marasca, coadiuvato da Forte e Fiori, è composta dai giocatori cresciuti nelle giovanili del Porto Robur Costa e del Volley Club Cesena.

Giunta al primo posto nel girone preliminare regionale, con ben otto punti di vantaggio sui detentori del titolo del Modena Volley e con dieci lunghezze su Anderlini e Mirandola, la Bunge Cmc Romagna In Volley si tuffa con grande entusiasmo in una competizione dove ci si giocherà la vittoria finale in un’unica giornata. «Abbiamo disputato una prima fase strepitosa – spiega il coach Giuliano Marasca – in un girone dal buon livello tecnico. La nostra intenzione sarà quella di confermare quanto di buono già fatto, ma non sarà facile perché nelle partite secche può accadere di tutto. Per noi è una bella esperienza giocare in casa e ringrazio di questa opportunità la società e i suoi dirigenti. In semifinale affronteremo un avversario pericoloso come Mirandola, che può contare su un gruppo molto affiatato, formato ai tempi del minivolley. Io penso che tutte e quattro le formazioni possano vincere la competizione: c’è grande equilibrio e noi faremo il massimo per raggiungere il miglior risultato possibile».

Questo l’organico dell’Under 18 guidata dagli allenatori Giuliano Marasca e Stefano Fiori: si tratta dei palleggiatori Rontini ed Errani, degli schiacciatori Bellettini, Cardia, Sampaoli e Morigi, dei centrali Grottoli e Rivalta e del libero Pirazzoli del Porto Robur Costa e del palleggiatore Gherardi, degli schiacciatori Collini e Mazzi e del centrale Sacchetti del Volley Club Cesena.

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi