Elezioni 2016: la grande incognita Chi succederà a Fabrizio Matteucci?

Dentro e fuori il Pd si comincia a parlarne… Ma 10 anni fa tutti, in città, già sapevano chi sarebbe stato il successore di Mercatali

piazza del popolo ravennaDieci anni fa più o meno in questi giorni sapevamo chi sarebbe stato, per i dieci anni a seguire, il successore di Vidmer Mercatali. Fabrizio Matteucci veniva infatti incoronato candidato sindaco per l’allora Ulivo. Ex Ds, ex segretario regionale del partito, ex consigliere regionale, allora veniva definito come l’uomo in grado di mettere tutti d’accordo in un partito diviso. Nel 2006 fu effettivamente eletto con una valanga di voti (quasi il 70 percento delle preferenze), complice anche un’opposizione piuttosto debole che non riuscì  a proporre un’alternativa di pari peso (lo sfidante era Gianfranco Spadoni). Un po’ diversamente andò nel 2011 quando Matteucci si fermò al 55 percento e senza alleati avrebbe rischiato il ballottaggio.
E adesso, cosa ci aspetta in vista del 2016?  In questi dieci anni si sono fondati partiti, polverizzate coalizioni, sono nate, morte e rinate sigle di partiti e gruppi e movimenti. È sorta la stella di Renzi nel firmamento del Pd che ha raggiunto percentuali di voti insperate fino a pochi anni fa, ma nonostante questo la roccaforte Lugo è andata l’anno scorso al ballottaggio e in novembre le regionali sono state un flop in termini di affluenza senza precedenti. Insomma, è successo letteralmente di tutto.

Il quadro quindi che ci troviamo di fronte è quanto mai variabile e composito. La nostra mappa è quindi necessariamente fallace e ridondante, basata su voci, rumors insistenti che si rincorrono nei palazzi da tempo ma che potrebbero cambiare nel corso dei mesi, se non delle settimane. Ecco comunque più o meno come stanno le cose a 16 mesi dal voto. Il centrosinistra al momento non appare così unitario, sembra lungi dal trovare una quadra su un nome, dovrà confrontarsi alle primarie, un istituto che però nel frattempo ha avuto i suoi momenti di crisi, ma che appare allo stesso tempo imprescindibile al momento.
Ma chi possono essere i protagonisti della corsa alla poltrona di Palazzo Merlato? La girandola di nomi è  folta, fra i più ricorrenti e quelli estemporanei. Vero è che al momento alcuni dei nomi potenzialmente più forti, almeno fino a qualche tempo fa, sembrano fuori dai giochi.

Danilo Manfredi, ex segretario comunale che nella battaglia per il congresso provinciale conquistò nel comune di Ravenna la maggioranza dei voti e che molti avrebbero voluto e forse ancora vorrebbero a Palazzo Merlato, siede in Hera, poltrona perlomeno scomoda in questo momento per presentarsi ai cittadini (stesso discorso si potrebbe fare per Filippo Brandolini, ora ai vertici della multiutiliy, che conta più di un fan in città). Andrea Corsini, ex assessore al Turismo e Lavori pubblici, è ormai in Regione e quindi, si direbbe, fuori dalla mischia.

poltrona sindacoRestano in campo quelli della generazione di mezzo con una certa esperienza politico-amministrativa: Alberto Cassani, Matteo Casadio, Carlo Pezzi, Massimo Camenliani, Matteo Cavicchioli. Oppure un veterano come Vasco Errani – però sotto scacco per i noti guai giudiziari –, o un outsider della cosiddetta società civile come l’avvocato Ermanno Cicognani
Nel frattempo però nel Pd è cresciuta una generazione tra i trenta e i quarant’anni di figure emergenti come Roberto Fagnani, il renziano laico che siede in assemblea nazionale, Giacomo Costantini, divenuto in pochi anni un punto cardine di Confesercenti, lo stesso neo assessore ex sindacalista, Enrico Liverani (ma anche consiglieri comunali come Fabio Sbaraglia o Andrea Tarroni), tra cui il nuovo sindaco potrà scegliere per comporre una giunta con qualche elemento di novità e interesse.Manca però al momento sia il nome del potenziale uomo al comando appoggiato dal partito sia l’eventuale outsider in grado di sbaragliare gli schemi. 

Inoltre, mancano anche le donne. Anzi, su questo fronte la ricognizione può apparire quasi imbarazzante. Non è un problema solo del Pd, ma ben più largo, con la sola eccezione della sinistra dove Valentina Morigi potrebbe giocarsela per età,  esperienza,  collocazione politica rispetto al sempre più ambivalente Pd, ma il suo handicap a questo punto potrebbe essere il suo partito, la piccola Sel. In casa democratica, se si esclude l’assessore Ouidad Bakkali, già candidata alle regionali dove però non è stata eletta, e troppo giovane per pensare di fare il primo cittadino, non resta molto. E sui pochi nomi che sono circolati, tra da Livia Molducci a Elsa Signorino, nessuno sembra crederci davvero.

Infine, qualche nome spunta anche nell’area dell’opposizione o dell’alternativa al Pd, anche se si tratta come da decenni a questa parte, di un orizzonte debole e frammentato. Fra cento destra e liste civiche ecco Alvaro Ancisi, Alberto Ancarani, Paolo Guerra, gli imprenditori Silvio Bartolotti, Maurizio Bucci, Filippo Donati, il dissidente Pd Andrea Maestri. Con l’incognita delle strategie che adotterà la sinistra comunista e del Movimento 5 Stelle

Insomma, grande, al momento, è la confusione sotto il cielo. Sono una quindicina i nomi fra maggioranza e opposizione che potrebbero essere in ballo, e avere la credibilità per poter raccogliere intorno a sé del consenso, ma che ovviamente finiranno con il trovare accordi, fare passi avanti o indietro a seconda di come evolverà la situazione. Inoltre, l’avvertenza è d’obbligo: per quanto improbabile non è esclusa l’apparizione di un deus ex machina che possa sorprendere tutti e mettere tutti magicamente d’accordo.

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