Una settimana politica all’insegna della moderazione e del buon gusto

In Senato tra il mima pompino e facezie del caz… la maggioranza Renzi-Verdini vince

Barani e TavernaGran bella settimana politica, all’insegna della moderazione e del buon gusto. Venerdì 2 ottobre, ore 17. Sono al Senato. Riprende l’esame del Ddl Boschi, le famose riforme. Si discute l’art 2. La senatrice Barbara Lezzi, del M5S, prende la parola e critica il Governo.

Il senatore Lucio Barani, uno che va sempre in giro con un garofano rosso all’occhiello in memoria del suo eroe Bettino Craxi, ex socialista e ora membro del gruppo Ala – Alleanza Liberalpopolare per le autonomie di Denis Verdini – si alza dal seggio, richiude la mano destra a ombrellino e la avvicina ripetutamente al cavallo dei pantaloni, a invocare una servizievole fellatio, quindi chiude la stessa mano destra ad avvolgere una immaginaria verga virile e la avvicina ritmicamente al proprio orifizio orale, a rimimare una fellatio, cioè un pompino. Scoppia la bagarre.

La grillina Paola Taverna urla: «Porco maiale» a Barani. Il senatore Vincenzo D’Anna, anche lui verdiniano, irrigidisce i due avambracci e le due mani a formare una V e ritmicamente avvicina dette mani e avambracci a V al pube dimodoché il vertice della V sia il pene, un gesto che in Sicilia significa un perentorio “suca!”, ovviamente il cazzo. Un invito a un ulteriore pompino, una grande hit erotica tra i verdiniani. Il presidente del Senato Pietro Grasso sospende la seduta.

«D’ora in poi il rigore sarà assoluto», annuncia. Barani lascia l’aula ma si difende dicendo che il suo gesto è stato frainteso: «Con la mano rivolta verso il mio stesso volto invitavo quanti impedivano l’intervento del senatore Falanga ad ingoiare i fascicoli che tanto veementemente stavano sventolando» spiega. Ah, pompino è ingoiare fascicoli. Bisogna dirlo a Cicciolina. A me pareva un pompino. Insomma, tra pompini e facezie, la maggioranza Renzi-Verdini vince. E difatti i due festeggiano. Cinguettano. Il premier parla a Rai3 (In Mezzora), Denis Verdini, padre ricostituente e leader di Ala, a Sky.

Inizia Renzi: «Sulle riforme c’è un gruppo di persone che fa una scelta utile per l’Italia». Risponde Verdini: «Col premier non ci siamo scelti, ma in questo scenario le coalizioni servono». Renzi: «È ingiusto porre un problema ai senatori di Verdini, dire che non devono votare le riforme. È allucinante. I senatori di Verdini le riforme le avevano già votate. L’incoerenza è di chi ha cambiato idea. Verdini non è il mostro di Lochness”. Verdini: «Gli amici del Pd che dicono che i nostri voti puzzano devono stare tranquilli. Con il Pd non abbiamo nulla a che spartire. Al di là dello sbraitare, al Senato non c’è una maggioranza». Poi il sublime Verdini comincia a cantare: «La maggioranza sai… è come il vento e rischia di finire in Migliavacca quando Gotor si sveglia e s’incazza…» sull’aria de La Lontananza di Modugno.

Alfredo D’Attorre, bersaniano, commenta: «Verdini che vota le riforme è la distruzione del centrosinistra». E Pier Luigi Bersani: «Sembra che valori, ideali e programmi di centrosinistra si sviliscano in trasformismi, giochi di potere e canzoncine». Cari bersaniani, cari ipocriti, leggete qui: «Avevo sempre messo in luce l’esigenza di larghe intese tra gli opposti schieramenti su scelte di interesse generale, da quelle relative a garanzie di equilibrio istituzionale alla riforma del sistema politico-costituzionale».

Sapete chi lo disse? L’ex presidnete della Repubblica, Giorgio Napolitano. Fu lui a volere le larghe intese tra Pd e Forza Italia, dove militava anche Verdini. Verdini votò tutte le leggi proposte dal Governo Letta, da voi sostenuto. Perché non avete detto a Napolitano che distruggeva il centro-sinistra? Magari è stato lui a sfasciarlo, non Renzi. E anche voi avete chiesto i voti a Verdini. Su, tenetelo a mente.

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