Ius soli, l’emozione dell’assessore nata in Marocco e immigrata a 2 anni

In Italia ha ottenuto la cittadinanza a 22 anni: «Oggi è stata
approvata una legge di civiltà: primo passo epocale»

Ouidad Bakkali ha 29 anni e da 4 è assessore alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Ravenna. Nata ad Agadir, è arrivata in Italia quando aveva due anni, raggiungendo il padre emigrato all’inizio degli anni Ottanta e diventato a Ravenna un operaio dell’Enichem.

Per lei, la giornata di oggi, con il voto favorevole della Camera alla nuova legge sulla cittadinanza, ha un sapore speciale. Nonostante sia soltanto “temperato”, come viene definito, è stato di fatto introdotto (in attesa dell’approvazione anche da parte del senato) lo ius soli: la cittadinanza italiana a chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo.

«Avevo 22 anni – commenta su Facebook la Bakkali – quando ho ottenuto la cittadinanza italiana. Ho iniziato ad avere passione per le “cose del mondo e della mia città” da piccola e ho potuto votare finalmente solo nel 2008. Mi tornano in mente alcuni episodi che ho vissuto nella mia adolescenza legati al fatto di non essere italiana:
durante il viaggio di maturità fui costretta a passare la notte in aeroporto a Praga insieme a due professori mentre i miei compagni erano in albergo perché ci furono problemi con il visto. Viaggiavo per partecipare al parlamento europeo dei giovani nella delegazione italiana, ma in aeroporto avevo in mano una carta di soggiorno e un passaporto verde ed aspettavo nelle fila “non EU citizens”. La richiesta per l’Erasmus mi fu quasi negata perché dovevo passare da pratiche burocratiche apposite per gli studenti stranieri. Mi ricordo giornate infinite con la mia famiglia al consolato marocchino per rinnovare documenti e passaporti. Ricordo il giorno in cui ci diedero finalmente la notizia che avevamo ottenuto la cittadinanza italiana. L’appuntamento in Comune per il giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana».

«Oggi – chiude l’assessore – il Parlamento ha approvato una legge di civiltà che aprirà ad un futuro più equo e giusto per i bambini e le bambine cosiddetti “stranieri” che nascono in questo paese o che vi arrivano da piccoli e che come me allora, lo hanno sempre considerato il proprio paese. Questo è un primo passo fondamentale ed epocale».

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