Riolo Terme, De Carli (Pdf): «Se diventerò sindaco non celebrerò unioni civili»

Il ravennate che ha raccolto l’1,3 percento alle amministrative 2016 di Bologna ora ci prova nel comune faentino sempre con il Popolo della Famiglia: «Ci sono le condizioni per tentare un laboratorio politico». Uno sguardo in Francia: giudica «innaturale» il matrimonio tra Macron e la moglie di 24 anni anni più vecchia

MirkoGià candidato sindaco a Bologna nel 2016 (dove raccolse l’1,3 percento) e responsabile nazionale del Pdf, il ravennate Mirko De Carli correrà come sindaco a Riolo Terme l’11 giugno contro Alfonso Nicolardi del Pd che cerca la riconferma, mentre il presidente nazionale del partito, Mario Adinolfi, sarà candidato a Ventotene.

De Carli, perché questa scelta?
«Perché a Riolo ci sono le condizioni per tentare una sorta di laboratorio politico. Oltre al Pd siamo l’unica forza strutturata, con una propria sede in paese e abbiamo persone pronte a candidarsi».

Quindi andrete da soli e con il vostro simbolo?
«Certo, siamo aperti al dialogo con le persone, chiunque condivida il nostro programma è ben accetto, ma non ci interessano apparentamenti, anche perché, ripeto, a Riolo non ci sono altre forze in grado di organizzarsi».

Che tipo di laboratorio politico immagina?
«Come a Ventotene, vogliamo dar vita a una “città della famiglia” con una serie di politiche tese all’incremento della natalità e a facilitare l’insediamento di famiglie giovani tramite misure amministrative come il reddito di maternità, bonus bebé, bonus famiglia, una modulazione dell’addizionale Irpef che pesi meno sulle famiglie numerose e un fondo di garanzia destinato a coppie giovani senza contratti stabili e idonei a ottenere mutui e contratti di affitto per la casa. E pensiamo a un progetto di rilancio turistico legato alle terme attraverso un dialogo fattivo con i funzionari europei incentrato sulle terme e sull’Abbazia di Valsenio».

Ma con quali finanze pensa di poter coprire i costi di tutti questi bonus e incentivi?
«Presenteremo le cifre nel dettaglio a ridosso delle elezioni».

E se fosse eletto cercherebbe di agire anche sui consultori rispetto al tema dell’aborto?
«Certo, rispettando la legge, la 194. Perché la battaglia per cambiare una legge va fatta in Parlamento, qui ci adoperemo perché ogni donna che chiede di abortire sia pienamente consapevole delle scelte alternative che può compiere. Siamo una forza pro vita, che vuole contrastare la cultura della morte».

E naturalmente non celebrerebbe unioni civili…
«Esatto, obiezione di coscienza per sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza. Ma non siamo dei barbari, ci sarebbe un funzionario a garantire l’applicazione delle legge per le coppie che volessero unirsi civilmente».

Un’ultima domanda: se fosse in Francia chi voterebbe?
«Farei scheda bianca, perché Macron è un prodotto dei finanzieri e dei burocrati europei, ma la Le Pen appartiene a una cultura di destra che rischia di ghettizzare battaglie giuste come quelle che portiamo avanti noi per la famiglia».

Adinolfi ha definito “innaturale” il matrimonio di quello che viene dato come il probabile presidente della Francia, Macron, e sua moglie, di 24 anni più vecchia di lui. È d’accordo con lui?
«Si tratta di un’opinione personale di Mario con cui concordo. Ormai si vuol far passare per “normale” ciò che normale non è, ma credo che anche tanti media vogliano concentrarsi su questo aspetto per non parlare di altro, di chi ha davvero messo lì quel Frankestein politico…»

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