«Abbattuto capanno in pineta ma i proprietari avevano una regolare concessione»

Ancisi (Lista per Ravenna) segnala il caso della demolizione di uno storico manufatto ma «la concessione era ancora valida»

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Alvaro Ancisi

Un piccolo capanno in pineta di 16 metri quadri è stato abbattuto nelle settimane scorse dal Comune. Si trovava nella pineta di Marina di Ravenna. Secondo Alvaro Ancisi (LpRa) che ha raccolto la segnalazione dei proprietari, che in mano aveva una concessione valida fino al 2021.

Il fabbricato fu edificato regolarmente nei primi anni ’50, su terreno comunale in Pialassa Piomboni. Nel 1957 fu però fatto trasferire, a seguito dell’industrializzazione dell’area, nella pineta retrostante di Marina di Ravenna. Nei primi anni duemila, il capanno subì numerosi atti vandalici, che ne demolirono il tetto e parzialmente le pareti.

Il 22 maggio 2003, la famiglia proprietaria – la stessa dall’origine, legata al capanno anche in ricordo dei suoi ascendenti che l’avevano costruito – presentò allora un progetto di manutenzione straordinaria del manufatto, necessario per poterlo riutilizzare. Il progetto fu però respinto dal Comune medesimo, ai sensi del regolamento capanni caccia e pesca allora vigente, “in quanto intervento eccedente l’ordinaria manutenzione”: come se avesse avuto senso l’ordinaria manutenzione di un fabbricato col tetto massacrato e le pareti quasi abbattute.

Nell’attesa la proprietà stessa, pur impedita a rimediare il danno, ha continuato a rinnovare la concessione d’uso del terreno comunale su cui il capanno insisteva, pagandone regolarmente il canone. All’inizio del marzo scorso, recatasi in zona, si è però accorta che il capanno era sparito. Contattato l’ufficio comunale competente, sarebbe stato spiegato loro che il capanno era abusivo e ormai ridotto a rudere.

«Che il capanno fosse abusivo – dice Ancisi – non era vero, come dimostra l’atto ufficiale, : ragion per cui, dato e non concesso che la demolizione fosse giusta, il Comune avrebbe dovuto comunicarne preventivamente il provvedimento alla proprietà dell’immobile, dopo averla diffidata a compiere gli interventi su cui fosse stata o si mostrasse inadempiente».

Di conseguenza, «la proprietà è stata impedita ad esercitare i propri diritti patrimoniali nelle sedi amministrative e giudiziarie competenti. Occorre dunque verificarne le cause e le responsabilità, anche perché il Comune, cioè la cittadinanza, ha dovuto pagare i costi delle “operazioni di demolizione del manufatto in oggetto, mediante personale incaricato dall’Amministrazione comunale, ivi compresa la fase di raccolta, separazione e trasporto dei relativi rifiuti”, che sarebbero toccati alla proprietà stessa. Ne chiedo dunque spiegazione al sindaco»

Solo il 17 luglio 2017, il Comune ha prodotto l’atto di revoca della concessione del terreno per avere il concessionario omesso “la cura ed una sistematica manutenzione” del capanno e dell’area. Cura che però, sottolinea Ancisi, «gli erano state impedite dal Comune stesso», in ragione del fatto che il manufatto si trovava “in prossimità di uno stradello della Pineta soggetta al pubblico transito” e “allo scopo di tutelare la pubblica incolumità”.

Per il capogruppo, perà. «sono centinaia i capanni tuttora in condizione di incuria e insicurezza, ma, stando anche solo a questa pineta, il Comune non si è altrettanto preoccupato che sullo stesso stradello, nelle immediate vicinanze dell’ex capanno, resiste, di molto maggiore grandezza e volume il rudere dell’ex Regina d’Africa» che non è stato abbattuto.

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