Tra cementificazione ed emergenza casa

Le classifiche e le statistiche vanno sempre interpretate e non possono essere lette come la verità. Ma non possono nemmeno essere ignorate. Quella che sta facendo discutere in questi giorni a Ravenna e nel resto della regione è quella dell’Ispra di cui parliamo a questo link e che certifica (ancora una volta) il comune di Ravenna come uno dei più cementificati d’Italia, il secondo per nuovo consumo di suolo nel giro di un anno, tra il 2022 e il 2023. Certo, c’è da sottolineare che è anche il secondo più esteso d’Italia e quindi le classifiche in valore assoluto vanno prese con le pinze, ma se si guarda la percentuale di suolo consumato siamo pur sempre abbondantemente sopra la media regionale e nazionale.

Quello che rispondono i nostri amministratori in questi casi, tanto, è più o meno sempre lo stesso: i piani regolatori precedenti ce lo imponevano, stiamo piantando tanti alberi, oppure, più nel dettaglio, che la nuova legge regionale «sta dando risultati concreti» – dice la Regione in una mail arrivata in redazione. Sarà anche così, sarà anche che la metodologia di calcolo dall’Istituto Superiore di Ricerca e Protezione Ambientale «fa riferimento anche a suoli che sono stati trasformati in maniera reversibile come, ad esempio, quelli connessi all’apertura di cantieri per la realizzazione di infrastrutture, di reti energetiche, ovvero di impianti fotovoltaici», ma resta il fatto che a Ravenna sono stati consumati altri 89 ettari in un anno, non per pannelli fotovoltaici, ma anche per nuovi quartieri. In un comune governato da una maggioranza di centrosinistra con quote importanti di ambientalisti, almeno sulla carta, come dovrebbero essere gli ormai ex Coraggiosa o il Movimento 5 Stelle. Con un assessorato addirittura alla Riforestazione. Davvero, gli ambientalisti, hanno controllato che sia stato fatto tutto il possibile, in questi anni, per evitare nuove cementificazioni?

Una domanda che resta sospesa nell’aria mentre sull’ultimo numero del nostro settimanale parliamo di povertà e la vicedirettrice della Caritas (anche) di emergenza casa, sottolineando efficacemente come a Ravenna ci siano «troppe persone senza casa e troppe case senza persone», denunciando così gli affitti troppo alti. Mentre i numeri del mercato immobiliare dicono che le compravendite sono in calo. Che sia arrivato il momento per lanciare davvero, anche solo a livello comunale, un grande piano per la casa e in particolare il recupero degli spazi sfitti, la cosiddetta rigenerazione urbana, con il coinvolgimento di architetti, proprietari immobiliari, associazioni degli inquilini? Si potrebbe evitare di consumare altro suolo e allo stesso tempo sfruttare adeguatamente quello già consumato? Nessuno dice che sarà facile, ma incrociando dati, statistiche, classifiche, un approfondimento sul tema sembra quanto mai urgente.

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