L’azienda che fornisce i lavoratori a locali e bagni al mare: «Tutto in regola»

Oltre 4mila dipendenti e 97 clienti di cui una quindicina nel Ravennate. Parla Mattioli di MiB Service: «Pensiamo a tutto noi»

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Una foto tratta dal sito internet di MiB Service, per rendere l’idea delle figure gestite dall’azienda

Michele Mattioli è fondatore e titolare della Mib service, con sede a Ravenna. Sul loro sito spiegano che «MiB Service è specializzata nel gestire, formare e amministrare tutte le figure professionali del mondo Ho.Re.Ca., dandoti la possibilità di concentrarti sulla tua attività e sulla soddisfazione dei clienti».

La Mib service, associata di Confindustria, è solo una delle aziende che oggi lavorano con il sistema degli appalti nei servizi turistici sul territorio (ne abbiamo parlato qui), molte altre hanno sede a Roma o in altre città e la stessa Mib service lavora anche in  altre zone d’Italia.

Nel ravennate, ci racconta Mattioli, sono una quindicina i loro clienti e in tutto 97 le «attività in gestione».

Come funziona il vostro servizio?
«Si tratta di un appalto regolato dalle relative norme. L’esercente appalta a noi il servizio e noi pensiamo a tutto, così come già accade da tempo per servizi come la pulizia, per esempio».
Ma l’esercente può scegliere il personale da impiegare?
«No. Siamo noi a mandare il personale che riteniamo serva per il servizio. Non è facile e lavorare su un appalto richiede sempre molto tempo, si tratta di un percorso che non si può improvvisare».
Vi capita di assumere le persone che già lavorano presso l’esercente che vi dà l’appalto?
«Può capitare, anche perché in questo modo evitiamo di lasciare persone senza lavoro».
E però i lavoratori possono essere un giorno da una parte e uno dall’altra?
«Sì, tenga però conto che il turnover del personale nel settore è storicamente molto alto, in particolare in quello stagionale.  Inoltre in questo modo possiamo rispondere alle esigenze dei clienti, e anche dei  lavoratori che così possono fare più giornate».
Che tipo di contratti applicate?
«I contratti a chiamata del settore turistico, un contratto nazionale sottoscritto da Confindustria».
Come riuscite ad abbassare i prezzi per gli esercenti, a garantire la stessa busta paga ai dipendenti e a stare sul mercato?
«Molto dipende dalle economie di scala, avendo tanti dipendenti possiamo risparmiare nella formazione, per esempio, o nella gestone delle buste paga. E poi non è vero che i nostri clienti spendono meno, anzi. Ciò che offriamo noi è soprattutto un servizio di qualità».
Però sul vostro sito mettete il vantaggio economico al primo posto. È vero che nelle buste paga dei vostri dipendenti la voce trasferta, senza contributi e meno tassata delle altre, è sempre molto importante? Potrebbe arrivare da lì l’eventuale risparmio?
«Come saprà anche la normativa della trasferta è stata da poco cambiata e stiamo facendo il necessario per adeguarci. È vero che spesso i nostri lavoratori si spostano, cambiano sede di lavoro. Non tutti abitano a Ravenna o dove lavorano, ci sono sedi di lavoro estive e invernali e quindi la trasferta in busta paga ci può essere. Ma collaboriamo e dialoghiamo anche con i sindacati con cui stiamo ragionando per una contrattazione di secondo livello in cui inserire premi di produzione, per pagare di più i nostri dipendenti, che già percepiscono paghe superiori alla media. Inoltre, tutti i nostri appalti sono certificati da enti riconosciuti, come le università. Nel tempo abbiamo avuto molti controlli, come è giusto che sia, ed era tutto in regola. Siamo trasparenti e ci piacerebbe anzi collaborare  con le associazioni di categoria; altrove questo accade, per esempio a Fregene stiamo portando questo modello di accoglienza con ottimi risultati.  So che qui siamo guardati con un po’ di sospetto, ma in fondo siamo una realtà piccola e che non potrà nemmeno crescere ancora molto».
Una realtà piccola? Sul vostro sito parlate di 4.110 dipendenti e 97 attività in tutta Italia…
«Sì ma di quelli solo 800/900 lavorano effettivamente in un mese. Inoltre, noi lavoriamo solo con realtà a partire dai 10 dipendenti, non siamo adatti a imprese più piccole, dove magari il gestore si mette lui stesso a fare i caffé quando gli manca il barista. Quindi, quanto mai qui potremo ancora espanderci? In zona, non sono poi moltissime le realtà con queste caratteristiche».

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