Il nuovo palazzetto dello sport di Ravenna è una barzelletta che non fa più ridere

Costa 20 milioni di euro, doveva essere fatto in due anni e invece dopo cinque è incompleto e il Comune non sa quando sarà finito. E tra i finanziatori c’è anche la Camera di Commercio con le risorse delle imprese del territorio

Rendering1Quando il Comune di Ravenna nell’estate 2019 cominciò i lavori per il nuovo palazzetto dello sport, accanto al Pala De Andrè già di sua proprietà, ci disse che sarebbero bastati due anni. Invece ne sono passati già cinque, l’impianto non è ancora finito e siamo al punto in cui il Comune non sa quando sarà pronto. Parole testuali dell’assessora titolare della delega ai Lavori pubblici, meno di due settimane fa: «Troppe variabili in ballo, non mi sento la responsabilità di dare una data».

Stiamo parlando di un’opera che non era menzionata nel programma elettorale della prima candidatura di De Pascale nel 2016, ma è stata decisa nel corso del primo mandato. Non si tratta dell’angolo di un marciapiede da rattoppare o la pensilina di un autobus che fa acqua, ma un cantiere da oltre venti milioni di euro (a questo link tutte le caratteristiche dell’impianto).

Che ha avuto almeno tre conseguenze solo apparentemente secondarie. È stato progettato internamente dagli uffici comunali aumentando i carichi di lavoro sul personale; ha impiegato importanti risorse pubbliche; sarà per sempre un segno di cemento nel territorio ravennate di cui pagheranno il peso (o godranno i benefici) generazioni di ravennati fino alla fine dei tempi.

Una parte dei costi (tre milioni) vengono coperti dalla Camera di Commercio, cioè dal tessuto imprenditoriale del territorio. L’ente di viale Farini ritenne strategico investire in una struttura che – grazie agli eventi collaterali per cui doveva essere utilizzato – avrebbe potuto generare un ritorno economico per le imprese locali. È stata una gestione oculata delle preziose risorse delle imprese?

Il cittadino non può che chiedersi perché ci avevano promesso di farlo in due anni e dopo cinque sono in alto mare. Il paradosso è che non è così facile da spiegare. O meglio, le responsabilità sono talmente sparpagliate che tutti possono dare la colpa a qualcun altro. E così nessuno è colpevole. L’azienda che ha vinto l’appalto si è beccata un’interdittiva antimafia ed è rimasta bloccata più volte. Il bando del Comune ha attirato solo due offerte e lo stesso sindaco ha ammesso che ci fu una sottovalutazione dei costi che rese poco appetibile il bando.

Attualmente nessuna delle squadre cittadine degli sport indoor milita al massimo livello della propria disciplina. Ormai è una sfida: tornerà prima una squadra ai vertici o sarà finito prima il palazzetto?

Ma forse al Comune fa gioco che il palazzetto non arrivi mai a completamento. Il ritardo è talmente tanto da rendere la cosa una barzelletta che distrae l’attenzione dell’opinione pubblica (e in parte anche dell’opposizione) dal resto delle opere in ritardo. Ne citiamo una sola, tanto per restare in tema sportivo: la nuova piscina. Altri venti milioni di euro. L’ultimo aggiornamento prevedeva il completamento entro il 2026. Ma ormai c’è il precedente: a un certo punto si dirà che non si sa quando sarà completato e amen.

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