Quanta tristezza nella pallavolo di Ravenna

Il 29 ottobre scorso a Ravenna è morta Alfa Casali Garavini, nota ai più come “la presidentessa della pallavolo”. La 97enne era l’insegnante di ginnastica che nel 1965 fondò una società sportiva nell’ambito dell’istituto scolastico Ghiselli di Ravenna, il primo passo di un sodalizio che ha portato Ravenna sul tetto nazionale e mondiale del volley femminile.

La morte di Casali Garavini aggiunge tristezza umana alla tristezza sportiva che contraddistingue questo periodo della pallavolo cittadina. Attualmente Ravenna presenta una squadra in B1, l’ex Torrione che ha preso la nuova denominazione di Mosaico, e un’altra formazione in B2, l’Olimpia Teodora che ha venduto il titolo di A2 dopo cinque stagioni a inseguire la promozione ed è ripartita dal più basso dei campionati nazionali. Il bilancio complessivo dopo le prime quattro giornate dice 4 vittorie e 4 sconfitte.

Non è un gran scenario per la cosiddetta culla del volley, un appellativo conquistato di sicuro grazie anche a figure come Casali Garavini.

Non va meglio sul fronte maschile che in passato ha saputo dare altrettante gioie. Il Porto Robur Costa sta giocando in A2 dopo essere retrocesso dalla Superlega: tre vinte e tre perse per la squadra che l’anno scorso era riuscita a infilare 24 ko consecutivi (zero vittorie).

Momenti difficili per un movimento sportivo ne capitano ciclicamente. Mantenersi al top in eterno non riesce a nessuno. Ma dai punti più bassi si risale con i progetti. Di questi, al momento, non si hanno particolari notizie. La pallavolo ravennate vuole tornare nella massima categoria? Se vuole tornarci, entro quanto? Con quali risorse e quali progetti tecnici?

Il Comune, che sta costruendo un palazzetto da qualche migliaio di posti e 20 milioni di euro, si sta adoperando per contribuire ad avere squadre cittadine a un livello sportivo tale da meritare un palcoscenico di quella caratura entro un tempo ragionevole?

E già che si parla di sport in crisi, allora si può anche dire che è appena stato esonerato l’allenatore del Ravenna Fc (all’ottavo posto in serie D, il gradino più alto dei dilettanti) ed è arrivato un ko. E la Piero Manetti Basket ne ha vinta una nelle prime cinque giornate di A2, campionato affrontato con un pesante ridimensionamento di budget, racimolato andando a chiedere donazioni tra i tifosi.

È già stato detto, ma la realtà costringe a ripetersi: Ravenna forse non è un paese per sportivi.

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
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