Per un turismo più a misura d’uomo

L’occasione per un mondo più sostenibile. L’auspicio diffuso è che il coronavirus possa almeno avere un effetto positivo sul lungo termine, quello di una maggiore attenzione agli equilibri ambientali, già compromessi da tanti fattori. Ecco, se c’è un ambito in cui questo potrebbe accadere fino a giungere a una vera e propria rivoluzione copernicana è quello del turismo, a cui abbiamo dedicato l’ultimo numero di R&D, che in queste settimane vuole essere soprattutto luogo di confronto e riflessione, lasciando alla rapidità del sito che lo ospita la cronaca.

Perché il turismo è stato un elemento fortemente impattante negli ultimi trent’anni, sotto molti punti di vista. La crescita esponenziale dei voli low cost inquinanti per l’aria, parchi tematici energivori, grandi strutture che consumano territorio, se pensiamo all’ambiente. Ma impattante lo è stato sempre di più anche culturalmente: intere città d’arte ridotte a mercatini di paccottiglia, residenti espulsi dai centri storici per offrire locazioni ai turisti con tutti i conseguenti servizi costretti a decentrarsi, il viaggio ridotto a un selfie uguale a tanti altri selfie che deve essere spensierato, comodo, facile, facilissimo. E addio alla scoperta, l’incontro, al massimo qualche piatto tipico spesso adattato per i palati “internazionali”. Del resto, chi si può incontrare davvero in un posto che vive solo di turismo? La tradizione che diventa cartolina da vendere, l’autenticità un marchio sui souvenir.

Chissà che ora, con i voli low cost a terra e i luoghi troppo affollati da evitare, non si potrà trovare una dimensione del viaggio più, come si suol dire, “a misura d’uomo”, ma sopratutto di ambiente e di società. Certo, in questo modo non ci si potrà più illudere che la filiera arrivi a coprire un quarto del pil di un territorio, come si calcola che sia da queste parti. Ma anche questo può essere un bene. Perché abbiamo visto quanto il settore sia fragile, i lavoratori stagionali non abbiano garanzie, l’intero sistema possa crollare tutto in una volta, tutto insieme. Certo, crolla di fronte a un fatto senza precedenti, ma che, ci dicono gli scienziati, potrebbe essere un precedente. E crolla perché appunto è fragile. Questo è forse il momento di trasformarlo in un settore più solido, ma che non si può nemmeno pensare di espandere all’infinito.

Questa battuta di arresto non può esimerci dal riconsiderare l’equilibrio tra uomo e natura, ma anche tra territorio ed economia, profitto e tutele. Sì, anche nel mondo un po’ magico del turismo che promette di regalare sogni, ma in questo frangente ha svelato anche un lato spettrale.

La buona notizia è che, come dicono tanti degli interventi su R&D, il nostro territorio ha tutte le caratteristiche per differenziare l’offerta, allungare la stagione, offrire davvero quello slow tourism che punta sulla qualità più che sui grandi numeri.

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