Al Maria Cecilia di Cotignola impiantato «il più piccolo pacemaker del mondo»

Si tratta di una cardiocapsula, lunga poco 2 cm per 2 grammi di peso

Nei giorni scorsi è stato eseguito al Maria Cecilia Hospital di Cotignola l’impianto del pacemaker più piccolo del mondo. Lo assicura in una nota il GVM Care & Research, gruppo sanitario fondato e presieduto da Ettore Sansavini.

Si tratta del sistema di stimolazione transcatetere Micra TPS, una vera e propria cardiocapsula, lunga poco più di 2 cm per 2 grammi di peso, che non necessita di alcun catetere o filo inserito nelle vene.

La struttura ospedaliera di Cotignola è tra i 12 centri in Italia che hanno aderito con successo alla sperimentazione di questa nuova tecnologia.

Il dispositivo è stato introdotto utilizzando una tecnica completamente diversa da quella normalmente utilizzata per impiantare i pacemaker convenzionali: non più esternamente al cuore collegato a cateteri, bensì impiantato per via transvenosa, tramite una guida orientabile, e fissato al tessuto cardiaco attraverso uncini metallici.

Il paziente cui è stato impiantato il nuovo sistema è una donna di 73 anni affetta da fibrillazione atriale permanente con bassa risposta ventricolare e fasi di eccessivo rallentamento del battito cardiaco fino a 20 battiti/minuto, sottoposta a intervento di sostituzione valvolare mitralica circa dieci anni fa, con sintomi di astenia e vertigine.

La procedura, eseguita in regime di ricovero con paziente sveglia, è durata circa 30 minuti (la metà rispetto all’intervento di posizionamento tradizionale) ed è stata ben tollerata. La paziente è rimasta ricoverata fino al giorno successivo e quindi dimessa senza complicazioni. «La modalità di impianto non chirurgica e l’assenza di componenti aggiuntive alla cardiocapsula – si legge nella nota di Villa Maria – comportano numerosi benefici: un rischio di complicanze più basso, tempi di intervento più brevi, riduzione della degenza ospedaliera, ridotta esposizione alla fluoroscopia per pazienti e operatori, così come l’assenza di protuberanze e cicatrici, miglioramenti nello stile di vita e nella qualità della vita in generale. Inoltre la durata del dispositivo può variare dai 7 ai 14 anni».

L’impianto è stato eseguito dal dottor Saverio Iacopino e dalla sua equipe, direttore del Dipartimento di Aritmologia ed Elettrofisiologia del Maria Cecilia Hospital, polo cardiologico e cardiochirurgico tra i più moderni e accreditati a livello internazionale.

«Questa tecnologia stravolge completamente il punto di vista del paziente: non riportando alcuna cicatrice, non avvertendo alcun dispositivo sotto la cute e avendo di fatto un dispositivo invisibile, non vive più il timore di essere un cardiopatico e l’impatto psicologico è straordinario – afferma il dottor Iacopino –. Di fatto passiamo da un portatore di pacemaker a un paziente che è portatore di device ma che non lo percepisce affatto e che ha, già da subito dopo l’impianto, minori limitazioni in termini di attività fisica e rischi per il suo impianto: essendo tutto interno al cuore è più protetto rispetto a un pacemaker tradizionale».

I pazienti eleggibili all’impianto della cardiocapsula miniaturizzata sono coloro che hanno indicazione a elettrostimolazione mono-camerale (ventricolo destro), con disturbi di generazione o conduzione del ritmo, incompetenza cronotropa e pazienti con fibrillazione atriale cronica (21-32% dei pazienti trattati con elettrostimolazione). Il nuovo dispositivo è totalmente compatibile con la risonanza magnetica nucleare e “controllabile” in remoto, riducendo i costi di mobilità del paziente e dei parenti e spesso del numero di ore lavorative perse da parte di chi accompagna il paziente stesso. Inoltre è completamente espiantabile e riposizionabile per mezzo di uno specifico sistema di recupero. «Considerando l’età media (circa 70 anni) dei pazienti che beneficiano di questa terapia, è ipotizzabile prevedere almeno altri due impianti dello stesso device», termina la nota.

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