Mercato coperto: «Dimezzarlo è una perdita» L’esempio di Barcellona

Il parere dello storico dell’architettura Alberto Giorgio Cassani che confronta il progetto ravennate con le soluzioni adottate in Spagna

Mercato del Born BarcellonaIl nuovo mercato coperto di Ravenna, i cui lavori di riqualificazione sono iniziati in questi giorni sarà ispirato – come dichiarato dal progettista della ristrutturazione – al cosiddetto “modello spagnolo”, quello che vede i mercati coperti cuore pulsante della città, vivi e animati dalla mattina alla sera, con possibilità di consumare sul posto i prodotti in vendita.

I più noti sono probabilmente il San Miguel di Madrid e La Boqueria di Barcellona.
Abbiamo chiesto per questo un parere ad Alberto Giorgio Cassani, docente di Elementi di Architettura e Urbanistica alle Accademie di Belle Arti di Venezia e Ravenna e studioso di architettura moderna e contemporanea, che in passato a Barcellona (e al Pepe Carvalho di Manuel Vázquez Montalbán) ha dedicato anche un libro.
«Barcellona aveva quattro mercati coperti – ricorda Cassani – e in questo periodo in cui a Ravenna si discute dei ritrovamenti di piazza Kennedy può essere utile ricordare la storia di uno di essi, il Mercato del Born, divenuto ora un centro culturale che contiene i resti della Barcellona del Settecento, reperti rinvenuti nel corso di lavori che lo dovevano trasformare in una biblioteca e che la municipalità ha deciso invece di conservare, anche per ricordare quel periodo di storia molto cara ai barcellonesi, noti “separatisti”, quando la Catalogna era ancora indipendente». Ora il Born è un centro culturale praticamente dedicato alla contemplazione di quei reperti (vedi foto in alto).
«Ci sono poi il mercato di Sant Josep, il più turistico, meglio noto come “La Boqueria”, con la sua struttura in ferro e vetro ottocentesca, rimasta invariata nel tempo – continua Cassani – e ai margini del centro storico quello di Sant Antoni, molto bello e il più grande, an­ch’esso intonso nel tempo.

Santa Caterina BarcellonaL’unico su cui sono intervenuti a Barcellona – precisa Cassani – è un altro mercato molto prossimo alla Cat­tedrale, quello di Santa Caterina, nell’ambito della riqualificazione dell’intero quartiere e del conseguente allontamento della popolazione più povera (la cosiddetta gentrification). Era in effetti il più banale dei mercati dal punto di vista architettonico e durante i lavori di ristrutturazione (nel 2005, ndr) è stato svuotato come un uovo, mantenendone solo il perimetro. Il progetto è stato affidato all’architetto Enric Miralles, tra i più importanti architetti barcellonesi, purtroppo prematuramente scomparso, che ha realizzato una meravigliosa opera di architettura, con il tetto che ne rappresenta la parte più clamorosa, ondulato in omaggio a Gaudí e coloratissimo (vedi foto sopra, ndr), così come la frutta e verdura in vendita all’interno».

In generale, quindi, a Barcellona (e negli altri più importanti mercati spagnoli) hanno operato mantenendo le strutture o creando nuove opere che resteranno come testimoni del linguaggio architettonico del tempo, sottolinea Cassani, «senza alcuna operazione di riduzione dello spazio interno…». Il riferimento è ovviamente a quello di Ravenna, che avrà invece un piano soppalcato da oltre mille metri di superficie calpestabile. «Dimezzare il mercato coperto per me e per chi come me ha studiato architettura anche sui libri del buon vecchio Bruno Zevi – che riteneva che quest’espressione artistica sia per prima cosa “spazialità” – è certamente una perdita. L’altezza è una delle caratteristiche principali di una struttura come quella del mercato coperto ravennate, che non sarà un capolavoro architettonico, ma resta una notevole e ormai consolidata presenza nel centro storico della nostra città; e quando si interviene su una preesistenza, bisogna rispettarla».

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