Non solo rider, il teatro indaga la “gig economy”: «Un modo di pedinare la realtà»

All’Almagià lo spettacolo scritto da Iacopo Gardelli e diretto da Lorenzo Carpinelli: tre storie di lavoratori nel mondo delle piattaforme online, dall’imbiancatura di casa alla consulenza legale, dalle pulizie al progetto di un architetto. Ingresso libero il 17 e 18 aprile

Carpiiacopo

Iacopo Gardelli e Lorenzo Carpinelli

«Vuole essere una sorta di avvertimento, perché il teatro non serve solo a fotografare l’esistente, ma anche a “pedinare la realtà”». Così Iacopo Gardelli e Lorenzo Carpinelli, rispettivamente autore e regista, spiegano le ragioni profonde dello spettacolo teatrale che debutterà alle 21 di mercoledì 17 aprile (replica 18 aprile) dedicato ai temi della cosiddetta “gig economy”. Il titolo è di per sé piuttosto eloquente “Vite da niente. Cronache dell’economia digitale”.

Incontriamo Gardelli e Carpinelli durante le prove all’Almagià, dove andrà in scena, a Ravenna, una città di provincia in cui il fenomeno è per la verità ancora piuttosto marginale e non certo percepito come un’emergenza. «Vero, ma appunto il teatro serve anche a prospettare scenari futuri», ribadiscono. E così, di fronte all’opportunità di sviluppare una ricerca per uno spettacolo teatrale incentrato sulla legalità, i due giovani autori hanno scelto questo tema che insiste in particolare sulla tutela dei lavoratori e su come le nuove tecnologie possano trovare varchi che, dietro la narrazione della sharing economy, arricchiscono pochi mentre per qualcuno si trasformano nell’unico modo per guadagnarsi da vivere. «L’idea – dice Gardelli – è nata durante un viaggio a Parigi, quando nel Marais mi accorsi che si faticava a passare per le bici dei rider. Certo, a Ravenna il fenomeno è ancora ridotto, per quanto ne sappiamo. Ma è in espansione e non riguarda solo i rider, che sono i più visibili. Ci sono piattaforme per ogni tipo di servizio, dall’imbiancatura di casa alla consulenza legale, dalle pulizie al progetto di un architetto». Per alcuni si tratta di fatto di una concreta possibilità di guadagno in un panorama economico che non offre alternative. «Vero, ma per sempre più persone rischia di diventare l’unico e il principale lavoro soprattutto in questa situazione di crisi. È un tema che riguarda in particolare la nostra generazione».

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Ed ecco che allora a portare in scena questi temi saranno appunto tredici ragazzi under 30 (insieme a due musicisti) che hanno risposto a una “chiamata pubblica” lo scorso novembre. «È stato un percorso molto intenso con incontri e approfondimenti sul tema e molto partecipato perché è chiaro che il tema è molto sentito da chi appartiene a quella fascia d’età», racconta Carpinelli che ci spiega anche come per arrivare al testo teatrale si è dovuto lavorare per sottra zione, data l’ampiezza e la natura multiforme del fenomeno. «Siamo così arrivati a tre personaggi molto ben delineati che portano in scena tre storie che nascono da fatti realmente accaduti: un rider, un’autista incinta (donna) e un affittuario uomo».

Spettacolo

Si tratta di una scelta poetica che, attraverso il forte impianto narrativo di uno spettacolo teatrale, mira a sventare il rischio di didascalismo insito in un simile progetto. Con lo sguardo rivolto ai grandi maestri del neorealismo. Non a caso Gardelli cita da Umberto D. la frase di Cesare Zavattini “certe cose avvengono perché non si sa la grammatica”. Nella scelta infatti di trattare temi così nuovi e ancora piuttosto sconosciuti ai linguaggi dell’arte c’è anche la consapevolezza che, dice Gardelli «Siamo di fronte a un analfabetismo sul diritto del lavoro, tanti giovani non sanno, e tanti nemmeno vogliono sapere, che diritti spetterebbero loro, che indennità, che garanzie. Le lotte dei decenni passate sono state completamente dimenticate».

Dunque possiamo parlare di teatro politico? «Politico nel senso che riguarda la città, tutte le città. E forse politico nel senso che la politica l’ha sempre ignorato. Certo, ha un taglio critico e tra la grande piattaforma multinazionale e il lavoratore senza tutele, so da che parte stare. E credo che anche la politica e in particolare certe forze dovrebbero porsi il problema: Renzi tra lavoratori e Sylicon Valley ha sempre preferito la seconda, per esempio».

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“Vite da niente. Cronache dell’economia digitale” è uno spettacolo di Iacopo Gardelli, per la regia di Lorenzo Carpinelli, con Omar Belhaj, Flaminia Pasquini Ferretti, Damiano Gaudenzi, Chiara Grassetti, Linda Gori, Alberto Lugaresi, Sofia Marchi, Francesco Parma, Tommaso Yomas Rossi, Diana Scirri, Marco Saccomandi, Elena Sagripanti, Serena Spadavecchia. Musiche di Giacomo D’Attorre e Francesco Lima, illustrazioni di Michele Papetti, grafiche e video di Nicola Varesco, aiuto regìa Vladimiro De Felice. In scena il 17 e 18 aprile all’Almagià alle 21.

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