Un dipinto della Classense in gara per il contributo di Coop Alleanza per restauro

La cooperativa dona una percentuale delle vendite dei prodotti Fior fiore, i consumatori scelgono sul sito quale opera premiare: la pala ravennate di Zaganelli dovrà vedersela con un busto del teatro Galli di Rimini

Peter Cameron Classense 2È una sfida tra Ravenna che gareggia con un dipinto di Francesco Zaganelli e Rimini che si presenta con una scultura di Pietro Tenerani. Solo una delle due opere potrà ottenere il contributo di Coop Alleanza a sostegno del restauro. Il duello parte il 15 aprile e si chiude il 14 maggio, è la prima tappa del contest nazionale “Opera tua”: la cooperativa di commercio al dettaglio sposa il sostegno alla cultura, attraverso la valorizzazione e il recupero di capolavori locali, con l’eccellenza dei prodotti enogastronomici. L’un percento del valore degli acquisti da parte dei soci di prodotti della gamma Fior fiore andrà a sostenere il restauro.

La Romagna è la prima delle 6 tappe che fino a ottobre toccheranno alcune delle regioni in cui è presente la cooperativa: ogni mese, due gioielli artistici della stessa zona vengono proposti a soci e clienti. Per votare l’opera da restaurare basta collegarsi al sito di Coop Alleanza 3.0 (www.coopalleanza3-0.it) navigare nella sezione dedicata al progetto accessibile anche dalla short url all.coop/operatua. L’andamento dei voti sarà visibile sul sito e l’opera vincitrice verrà resa nota alla fine di ogni tappa. Online sarà possibile seguire il restauro, con informazioni sui tempi e l’avanzamento. Le opere da restaurare sono state scelte con Fondaco Italia, società attiva nella valorizzazione dei beni culturali (www.fondacoitalia.it), in collaborazione con l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale (www.patrimoniomondiale.it) e le istituzioni territoriali.

La “Resurrezione di Lazzaro” di Francesco Zaganelli è un dipinto importantissimo per l’intero territorio romagnolo e non solo per Ravenna, citato addirittura da Giorgio Vasari nelle sue celebri “Vite”. Il decano degli storici dell’arte apprezzò personalmente l’opera nell’antico monastero di Classe (oggi Biblioteca Classense) e fornisce uno straordinario e unico “endorsement” sul pittore e sul dipinto, definito “di una complessità compositiva stupefacente” (G. Viroli, 1993).

A Ravenna, subentrato, come narra ancora Vasari, all’egemone e allora appena scomparso Nicolò Rondinelli, Zaganelli divenne a tutti gli effetti il più singolare e affermato pittore di Romagna. Nel grande dipinto (306×450 cm) Marta e Maria sono raffigurate in piedi presso la tomba di Lazzaro, di fronte è il Cristo, ai loro piedi tre uomini stanno aprendo il sepolcro. Alle spalle del Cristo e delle donne la folla si assiepa per assistere al miracolo. Alcuni bambini sono raffigurati nell’atto di allontanarsi terrorizzati tappandosi il naso per il cattivo odore. In cielo è il Padre Eterno, attorniato da angeli in un groviglio di panneggi.

La grande pala era un tempo collocata sull’altare maggiore della chiesa di San Romualdo di Ravenna, annessa all’Abbazia di Classe dentro le mura, e ora troneggia presso la Sala Muratori della Biblioteca Classense, già sagrestia della stessa chiesa, facendo da sfondo di assoluta eccezione ad alcuni tra i maggiori eventi culturali cittadini da essa ospitati.

Ma le grandi memorie della città bizantina emergono anche dalla relazione tra il dipinto e l’antico ospedale di San Lazzaro, poi trasformato nella celebre abbazia camaldolese di Classe e di cui l’attuale chiesa, poi dedicata a San Romualdo (1637), costituisce dunque una preziosa, ultima memoria. Il dipinto potrebbe esser stato lasciato incompiuto dall’autore e completato da allievi e in questo senso il restauro già iniziato, che ha riguardato finora parti strutturali ma che si auspica possa spingersi fino al recupero completo della pellicola pittorica, potrebbe riservare sorprese e fornire nuovi dati agli studiosi su uno dei capitoli più importanti della pittura romagnola del Cinquecento. E in ogni caso permetterebbe di rivedere, dopo tanto tempo, volti, paesaggi e colori con la stessa freschezza che avevano secoli fa, quando furono dipinti dal Maestro cotignolese.

Francesco di Bosio Zaganelli (Cotignola, 1460 – Ravenna 1532), attivo nella nativa Cotignola, inizia la sua produzione in stretta collaborazione con il fratello Bernardino, con cui conduce una bottega fino ai primi anni Dieci del Cinquecento, periodo in cui Francesco risulta risiedere a Ravenna. Mentre Bernardino si mantiene entro i binari di un’educazione ferrarese-bolognese, Francesco fu spirito inquieto, sollecitato dalle più disparate tendenze pittoriche del tempo, dal venetismo romagnolo divulgato da Palmezzano, Carrari e Rondinelli ai primi esperimenti grafici di origine nordica, che riecheggiano Dürer, elaborando le sue composizioni in una promiscuità di scuole e stili diversi.

Sue opere si trovano presso la National Gallery di Londra, la Pinacoteca di Brera a Milano, il Museo di Castelvecchio a Verona e il MAR di Ravenna.

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