martedì
01 Luglio 2025
sanità

In regione mai così pochi aborti volontari dal 1980. Rispetto al 2004 sono dimezzati

Entro fine anno la pillora Ru486 arriverà anche nei consultori di Ravenna

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Pillola Ru 486Calano in Emilia-Romagna le interruzioni volontarie di gravidanza: nel 2021 sono state 5.671, diminuendo del 6% rispetto all’anno precedente. Si tratta del numero più basso da quando, nel 1980, ha avuto inizio la rilevazione: lo attestano i dati contenuti nel Report messo a punto dall’assessorato regionale alla Sanità, che conferma la costante diminuzione delle Ivg sul territorio a partire dal 2004, anno in cui ne erano state registrate 11.839.

In calo le Ivg sia di donne residenti italiane (-239 rispetto al 2020) che straniere (-152). Cresce invece di 37 unità rispetto all’anno precedente il numero di residenti fuori dall’Emilia-Romagna. La maggior parte delle donne che hanno fatto ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è nubile (56,2%), occupata (il 53,1%), ha già un figlio (il 61,5%) e una istruzione superiore (per il 63,7%). Il 61,8% delle donne preferisce il ricorso ai farmaci piuttosto che alla chirurgia.

E l’Emilia-Romagna, dopo aver aperto nelle scorse settimane le porte dei consultori familiari di Parma e Modena per la somministrazione della pillola RU486, si appresta ad estendere questa possibilità anche ad altre città del territorio: entro fine anno a Bologna, Ravenna, Cattolica, Reggio Emilia e Piacenza. Anche nel distretto Ovest di Ferrara, presso l’ospedale di Cento, dove è presente anche il consultorio familiare, è possibile l’interruzione volontaria di gravidanza tramite trattamento farmacologico in regime ambulatoriale.

«I dati 2021 fanno registrare il numero di interruzioni volontarie di gravidanza più basso in assoluto – commenta l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Non solo: ci confermano anche che il ricorso al trattamento farmacologico non ha comportato un aumento nel numero dei casi, ma ha portato ad un’anticipazione, in termini di età gestazionale, dell’interruzione e ad una riduzione dei tempi di attesa. Riteniamo i consultori familiari luoghi adatti ad accogliere le donne che decidono di intraprendere questo percorso, perché rispondono all’esigenza di garantirne diritti e salute».

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