Violenze sulle anziane nella casa-famiglia, i gestori chiedono la scarcerazione

I due accusati di maltrattamenti e sequestro di persona si sono avvalsi della facoltà di non rispondere fornendo documenti che dimostrano la collaborazione con un pool di medici e gli esiti di un’ispezione del Nas che non rileva problemi di salute per le sei donne

Img08I due gestori della casa-famiglia “Oscar Patrizia” di Sant’Alberto, arrestati la notte del 26 marzo dai carabinieri per maltrattamenti su una delle sei 80enni ospitate, sono comparsi stamani 29 marzo in tribunale a Ravenna: davanti al giudice per le udienze preliminari si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno chiesto la scarcerazione con passaggio alla misura cautelare più lieve ritenuta idonea dal giudice. La decisione del gip è attesa entro domani.

D’accordo con l’avvocato Francesco De Angelis che li tutela, il 64enne Lamberto Grilli e la 49enne Lenuta Avram ritengono di non aver avuto il tempo necessario per esaminare il corposo fascicolo con le contestazioni a loro carico – oltre a maltrattamenti l’accusa è anche di sequestro di persona e esercizio abusivo della professione – ma hanno comunque fornito documenti valutati utili a fare chiarezza: l’esito di un’ispezione dei Nas di pochi giorni fa in cui sono emerse alcune irregolarità ma non problemi di salute delle ospiti e la dimostrazione di una collaborazione con un pool di medici che monitorava le condizioni delle donne.

La richiesta di scarcerazione si basa sullo stato di incensuratezza dei due accusati, sul sequestro della struttura che quindi impedisce l’eventuale reiterazione del reato e sulla mole di elementi probatori raccolti dalla procura (pm Monica Gargiulo) che dovrebbe perciò limitare il rischio di inquinamento delle prove. Grilli risulta come una sorta di factotum nella struttura ma per gli inquirenti è un socio occulto dell’attività intestata al figlio. Sulla donna invece sono in corso accertamenti: risulterebbe una collaboratrice ma non è ancora chiaro l’inquadramento del rapporto professionale.

Il consigliere comunale di Forza Italia, Alberto Ancarani, esprime alcune perplessità sul regolamento comunale sulle case-famiglia introdotto un paio di anni fa: «Quando si sono tirate le somme sull’efficacia del regolamento, ciò che è emerso è che quelle norme anziché prevenire casi come quello di Sant’Alberto, si preoccupano di far inserire i rubinetti a pedali nei bagni delle strutture o di quante Oss ci debbano stare per ogni letto o di quanti posti letto massimi possano stare nella struttura. Queste prescrizioni, applicate ai casi concreti, in realtà dimostrano spesso di essere ben poco significative e di non modificare pertanto la percezione di “serietà” di una casa-famiglia rispetto a un’altra».

La consigliera comunale Samantha Tardi (Cambierà) ha presentato un’interrogazione al sindaco perché valuti di sollecitare l’obbligo di installazione di impianto di videosorveglianza a circuito chiuso, da parte di chi vuole intraprendere l’apertura di case famiglia, considerata l’assenza di utenza minore di 18 anni, ai fini di controllo in caso di segnalazioni e/o denunce da parte di amici e parenti degli ospiti, ovviamente con tutte le tutele del caso sia per i gestori della struttura sia per chi viene ospitato.

Il consigliere comunale Alvaro Ancisi chiede al sindaco  quali attività di vigilanza siano state effettuate o non effettuate o non adeguatamente effettuate sulla casa famiglia in questione e se il regolamento che disciplina tali attività sarà sottoposto con urgenza a revisione, al fine di renderlo più stringente ed efficace, avviandone la discussione nelle commissioni consiliari “Servizi sociali” e “Sanità pubblica”.

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