Azienda sfruttava il Bonus Cultura per vendere a 18enni smartphone al posto di libri

Multati anche i 65 giovani scoperti dalla Finanza. Oltre 25mila euro “sottratti” al ministero

Foto Gdf CulturaContinua l’attività delle Fiamme Gialle ravennati contro le indebite percezioni di contributi pubblici. Questa volta la lente di ingrandimento dei finanzieri è stata puntata sul “bonus cultura 18 app” elargito dal MiBACT (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo), fino ad un massimo di 500 euro, a favore di giovani maggiorenni per l’acquisto di beni e attività culturali.

In tale ambito, i finanzieri della Compagnia di Faenza, in coordinamento con il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressioni Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza di Roma, hanno individuato una società faentina attiva nel settore del commercio al dettaglio di apparecchi elettronici ed informatici che, attraverso false attestazioni trasmesse al Ministero, permetteva fraudolentemente ai giovani fruitori del bonus l’acquisto di beni non previsti dalla normativa di riferimento e che nulla avevano a che vedere con l’arricchimento culturale del beneficiario.

In particolare, al posto di libri, biglietti per mostre, concerti, musei ed altre iniziative culturali, i titolari del bonus cultura, grazie alla compiacenza dell’imprenditore, acquistavano smartphone, apparecchi informatici, televisori di ultima generazione, console di giochi, smartwatch, tablet, cuffie bluetooth, macchine fotografiche digitali e, in un caso, addirittura un ferro da stiro.

Il venditore, poi, nelle comunicazioni mensili al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, necessarie per ottenere il successivo rimborso, dichiarava di aver venduto libri digitali (“e-book”) o altri beni consentiti dalla legge, di cui però non aveva neanche la disponibilità in magazzino, non avendoli mai acquistati dai propri fornitori.

Al termine degli accertamenti compiuti è emerso che il sistema di frode è stato utilizzato da circa 65 giovani beneficiari per un importo complessivo di oltre 25.000 euro. Il responsabile della società è stato quindi denunciato alla Procura della Repubblica di Ravenna per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, che prevede la pena della reclusione da due a sette anni. Inoltre sarà a breve inoltrata apposita segnalazione al Ministero per l’avvio della procedura di recupero dei bonus illecitamente concessi.

A rispondere della condotta illecita saranno anche i giovani che hanno usufruito impropriamente del bonus, in quanto si sono resi responsabili della violazione amministrativa di indebita percezione di erogazioni pubbliche che prevede una sanzione amministrativa da euro 5.164 a euro 25.822, nel limite massimo del triplo dell’importo indebitamente conseguito.

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