Stirpe selvaggia, l’ultimo (grande) romanzo di Eraldo Baldini

Lo scrittore ravennate sembra intrecciare tutti i fili della sua poetica in una storia di grande respiro ambientata sugli Appennini

È questo – Stirpe Selvaggia (Einaudi) – il romanzo in cui il ravennate Eraldo Baldini, da oltre venticinque anni autore apprezzato a livello nazionale e tradotto all’estero, sembra raccogliere tutti i fili della sua poetica per intrecciarli in una trama più che mai ricca e densa. Dentro c’è la Romagna, in questo caso quella dell’Appennino con i suoi boschi e i suoi misteri, c’è l’infanzia di tre bambini di cui conosciamo genitori e storie familiari, che vediamo crescere dentro una comunità chiusa che segue le proprie regole e che l’estraneo non è in grado di cogliere, c’è l’elemento magico antropologico (Baldini è fine studioso di tradizioni locali), c’è l’epoca di passaggio,  c’è il piacere del racconto, del ricordo senza nostalgia. A fare da sfondo la storia segnata dalle due guerre del secolo breve, i rituali di un mondo che sta per sparire, un protagonista tra storia e leggenda che è figlio di Buffalo Bill, un’amicizia impossibile da scalfire  nonostante scelte di vita diverse e lunghi periodi di lontananza, un amore romantico e struggente. C’è la tensione perenne tra solitudine e comunità, tra fuga e responsabilità, tra indipendenza e legame. Una storia dove non mancano camei memorabili, personaggi bizzarri e inverosimili (ma che in quel mondo hanno un ruolo preciso e diventano addirittura plausibili regalando momenti di leggerezza e comicità), ma soprattutto una galleria di personaggi minori intagliati con una lingua precisa e sapiente che prendono corpo dalla pagina e vanno a popolare un mondo scomparso in cui Baldini riesce a trasportare il lettore anima e corpo. A oltre sessant’anni, Baldini riesce a reinventarsi  restando se stesso, a trovare sempre più stretto qualsiasi tentativo di incasellamento per genere (tanto da rendere superata anche la definizione di “gotico rurale”). Agli amanti dei libri “baldiniani” precedenti non resta che dire: il suo migliore in assoluto. A chi invece ha sempre trovato Baldini  troppo spesso orientato alla forma racconto, o romanzo breve, troppo concentrato su un solo personaggio o una sola situazione alla volta, ecco il libro può farvi scoprire un autore capace di dar vita a un romanzo mondo dove fili si intrecciano regalando attimi che sono racconti nel racconto ma senza mai perdere la visione complessiva.

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