L’attrice ravennate Chiara Lagani vince il premio per l’innovazione drammaturgica

E’ stato vinto al più longevo concorso italiano di drammaturgia, giunto alla 54esima edizione. «Capace di aprire nuove prospettive al mondo del teatro»

Chiara Lagani

Chiara Lagani (foto di Marco Parollo)

E’ andato a Chiara Lagani, attrice e drammaturga ravennate, fondatrice della compagnia teatrale Fanny & Alexander, il premio speciale per l’innovazione drammaturgica, novità istituita quest’anno all’interno del Premio Riccione, il più longevo concorso italiano di drammaturgia, giunto alla 54esima edizione. Il Premio speciale andato a Chiara Lagani e’ stato assegnato a una “personalità capace di aprire nuove prospettive al mondo del teatro”. La premiazione e’ stata celebrata sabato 23 settembre nel centro di Riccione alla presenza della giuria del Premio e alle presenza dello speciale comitato scientifico – formato dai critici di quattro testate on line, ossia Altre Velocita’, Teatro e Critica, Stratagemmi e il Tamburo di Kattrin – che ha decretato il vincitore della menzione speciale.

Nella motivazione si legge che “il lavoro drammaturgico di Chiara Lagani per Fanny&Alexander è una stratificazione di tessiture testuali destinate alla scena. Pensando in particolare ai Immagine incorporata 1, i testi del gruppo ravennate inseguono una vocazione enciclopedica: per pensare di potere “dire” qualcosa sembrano volere risolvere l’orizzonte del conosciuto di un determinato argomento, depositando sulla scena, anche attraverso cicli spettacolari tematici, la punta visibile dell’iceberg del processo di ricerca. Frammenti di attualità, “pezzi” originali, refrain mediatici, parole di scrittori, dialoghi sono come le tessere di un testo-mosaico in divenire che nel suo aggregarsi assume un valore finemente letterario e compiutamente teatrale. Un siffatto procedere, provenendo dalle visioni dei gruppi nati negli anni ’90, va ascritto a un preciso “modo” che ha saputo rinnovare la drammaturgia italiana, anche attraverso l’organizzazione di workshop e laboratori. Di fatto, una matrice “generativa”, ancorché carsica, nel teatro degli ultimi decenni. A partire da Him (2007) e West (2010) il gruppo ha ideato un vero e proprio dispositivo di creazione e scrittura, l’eterodirezione: l’autore è sempre in scena perché reagisce attraverso il corpo dell’attore, conferendo alla scrittura una componente di variabilità che disegna un impianto drammaturgico e scenico che si approssima in maniera asintotica al fluire del tempo presente”.

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