Ravenna Festival: il maestro Muti con John Malkovich a Kiev e poi al Pala De André

Quest’anno le “Vie dell’amicizia” portano in Ucraina. A Ravenna l’appuntamento è per il 3 luglio

Muti Malkovich

Alle Menschen werden Brüder, l’umanità intera si affratelli: questo è il messaggio che Ludwig van Beethoven, grazie alle parole di Friedrich Schiller, inserì nella sua celebre Nona sinfonia. “Le vie dell’Amicizia”, iniziativa nata nel 1997 in seno al Ravenna Festival, è indubbiamente una delle realtà più aderenti a questo messaggio, creando “ponti di fratellanza” tra luoghi e culture differenti.

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Partita dal primo concerto a Sarajevo, ferita dalla guerra balcanica, questa idea arriva quest’anno in un’altra tra le più importanti capitali dell’area slava che, da qualche anno, sta vivendo momenti di tensione: Kiev. La sua ricca e prestigiosa storia affonda le radici almeno alla fondazione della Rus’ di Kiev, primo stato slavo organizzato, sorta sul finire dei IX secolo. Non è un caso, inoltre, che un compositore così legato all’idea nazionale della cultura musicale come Modest Mussorgskij termini una delle sue composizioni più emblematiche, i celeberrimi Quadri da un’esposizione, con La grande porta (Nella capitale Kiev) rendendo un omaggio che sfocia nella sacra adorazione della città eletta Madre delle Città Russe fin dal X secolo. In questo contesto è facile capire la simbologia nell’unione tra due popoli, prima che tra due città capitali quali Kiev e Ravenna.

Il primo ponte sarà proprio il concerto che il Maestro Riccardo Muti dirigerà prima in Ucraina, l’1 luglio, e poi in Italia, il 3 luglio (ore 21) al Pala De André di Ravenna, alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini unita all’Orchestra e Coro dell’Opera Nazionale di Ucraina. Il repertorio di questi due appuntamenti è concettualmente separato in tre parti: la prima di esse si rivolge all’aspetto più sacro che caratterizza le due città, con l’esecuzione di due dei Quattro pezzi sacri scritti da Giuseppe Verdi (Stabat Mater e Te Deum). Quale spartiacque del concerto sarà eseguita un’importante pagina dall’indubbio peso non solo culturale, ma anche politico: commissionato durante la Seconda Guerra Mondiale con l’incarico di omaggiare una figura eminente del panorama statunitense, il Lincoln Portrait di Aaron Copland è una composizione che unisce all’orchestra sinfonica nella sua veste più ampia la voce recitante, che nelle esecuzioni di Kiev e Ravenna sarà quella del celebre attore John Malkovich. Questa composizione si conclude con le parole del discorso che il celebre presidente pronunciò a Gettysburg nel 1863 e nel quale Lincoln proclamava l’uguaglianza degli esseri umani, dichiarando che la Guerra di Secessione Americana aveva portato alla rinascita della libertà. L’ideale di libertà è vivo e pulsante anche nell’ultima delle tre sezioni nelle quali si articola il concerto, dove sono le pagine del Nabucco di Verdi ad essere le vere protagoniste. Libertà per gli ebrei, popolo oppresso durante la cattività babilonese, ma anche libertà per un popolo, quello italiano, che all’epoca della composizione dell’opera era alla ricerca dell’unità, ancora diviso in tanti stati governati da diverse casate europee: immancabile in questa selezione di arie e cori il celeberrimo Va pensiero, evidentemente vicino all’anelito di libertà che animava l’Italia risorgimentale.

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