Approvata la nuova legge urbanistica regionale: «Stop al consumo di suolo»

Scopo è abbattere del 60 percento le attuali previsioni, passando da 250 kmq di espansione a un massimo di 70. In arrivo 30 milioni a fondo perduto per la rigenerazione urbana

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L’approvazione della legge urbanistica in Regione

Dopo un lungo confronto con gli enti locali, le categorie economiche, gli ordini professionali e i sindacati, l’ Emilia-Romagna ha una nuova legge urbanistica. Il provvedimento è stato approvato ieri (martedì 19 dicembre) in Assemblea legislativa, a Bologna.

Tutela del territorio, rispetto per l’ambiente, crescita intelligente, attenzione alla legalità. Sono – si legge in una nota inviata ai giornali dalla Regione – i punti centrali della legge (“Disposizioni regionali sulla tutela e l’uso del territorio”), che sarà operativa dal 1 gennaio 2018.

«Oggi è una giornata importante per l’Emilia-Romagna – ha dichiarato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini –. Decidiamo di invertire la tendenza e di frenare il consumo di suolo, scegliendo un modello di sviluppo sostenibile. Ci arriviamo dopo una discussione vera, ampia e partecipata fatta nei territori. Vogliamo portare avanti un’idea di uso intelligente del suolo e il tetto che abbiamo previsto del 3 percento quale percentuale di territorio urbanizzato nei Comuni ci rende la Regione più avanzata nella sfida contro la cementificazione e l’espansione urbanistica. La nostra ambizione era ed è quella di avere una legge in grado di accompagnare e governare il passaggio culturale verso un modo innovativo di concepire l’ambiente urbano e il territorio, salvaguardando i cittadini e l’ambiente, il tessuto produttivo, l’agricoltura, cioè la competitività e l’attrattività della nostra regione. L’approvazione della legge rappresenta quindi una svolta storica».

La scheda

Scopo della legge è abbattere del 60% le attuali previsioni urbanistiche passando, secondo le stime, dai 250 km quadrati di espansione previsti dagli attuali strumenti urbanistici a un massimo di 70 e introdurre il principio del consumo di suolo a saldo zero, anticipando quanto fissato per il 2050 dal settimo Programma di azione ambientale dell’Unione europea. Il consumo di suolo per ogni Comune non dovrà superare il 3% del territorio urbanizzato (oggi è l’11%) e sarà consentito solo per progetti capaci di sostenere lo sviluppo e l’attrattività del territorio come i nuovi insediamenti produttivi. Inoltre saranno esclusi dal limite i nuovi insediamenti residenziali legati a interventi di rigenerazione urbana in territori già urbanizzati o di edilizia sociale.
Anche le opere pubbliche e i parchi urbani, gli insediamenti strategici di rilievo regionale e gli ampliamenti delle attività produttive esistenti non concorreranno, quindi, al raggiungimento del limite del 3% (in quanto interventi diretti a sostenere l’attrattività regionale e la sostenibilità e vivibilità dei territori) e saranno possibili sempre che non vi siano “ragionevoli alternative” in termini di riuso e di rigenerazione dell’esistente.

Prevista anche una disciplina ad hoc per tutelare e valorizzare il territorio agricolo che prevede la possibilità di costruire nuovi fabbricati se funzionali alle aziende o se inseriti in un piano di ammodernamento dell’attività rurale, oltre a incentivi per la demolizione dei fabbricati dismessi.
Per i progetti, agricoli o urbani, la promozione della qualità consiste nello scomputo dei contributi di costruzione fino al 50% dei costi sostenuti per lo svolgimento di concorsi di progettazione.

La legge prevede poi forti incentivi per la rigenerazione urbana, interventi di adeguamento sismico ed efficientamento energetico. In particolare, la Regione stanzierà entro il 2020 contributi fino a 30 milioni di euro a fondo perduto per la rigenerazione delle città. Inoltre, sono previsti incentivi fiscali, volumetrici, legati alla qualità del progetto, oltre a procedure più veloci e snelle.
Tra le novità, per quanto riguarda l’adeguamento sismico, vi è una norma “sblocca interventi” che prevede la possibilità per il 50% dei proprietari di un edificio di imporne la realizzazione alla restante quota di proprietari, anche se contrari.

Per quanto riguarda la semplificazione degli strumenti urbanistici, la legge vuole superare il sistema della “pianificazione a cascata” attribuendo più precise competenze a ogni ente, prevedendo inoltre un unico piano generale per ogni livello territoriale: per la Regione il Ptr, Piano territoriale regionale, che ricomprenderà anche il piano paesaggistico e quello dei trasporti, mentre Città metropolitana di Bologna e amministrazioni provinciali si doteranno di un Piano territoriale metropolitano (Ptm) o d’area vasta (Ptav).
Anche per i Comuni c’è un unico Piano urbanistico generale (Pug) per stabilire programmazione e pianificazione del loro territorio, che sostituisce il Piano strutturale comunale (Psc) e il Regolamento urbanistico edilizio (Rue).
I Pug saranno poi attuati attraverso “Accordi operativi”, che sostituiranno Poc e Pua e che regoleranno nel dettaglio gli interventi da realizzare. Gli enti locali, che si doteranno di uffici di piano per svolgere le funzioni in materia di governo del territorio, avranno tre anni dall’approvazione delle nuove norme per avviare i procedimenti di approvazione dei Pug e due anni per concluderli.

Per promuovere la partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche dei Comuni, vengono incentivati concorsi di architettura e incontri pubblici.
Per aumentare la trasparenza e la legalità dei progetti urbanistici ed evitare infiltrazioni mafiose o corruttive, la legge impone le informazioni antimafia per i soggetti privati che propongono progetti urbanistici e recepisce le disposizioni dell’Autorità nazionale anticorruzione e le norme contro i conflitti di interesse.

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