Via libera all’aumento della tassa sui rifiuti. Ma Cervia pensa alle «vie legali»

La Lega contro il sindaco della città del sale: «Prima fa votare a favore nel cda di Atersir e poi minaccia?»

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Il consiglio comunale di Ravenna ha approvato, per quanto riguarda la tassa sui rifiuti (Tari), due delibere, la prima relativa alla determinazione delle nuove tariffe, la seconda contenente gli indirizzi per l’affidamento della gestione per il 2018 e la fissazione delle rate di scadenza di versamento. Entrambe sono state approvate con 18 voti favorevoli (gruppi di maggioranza), 11 contrari (CambieRà, Lega nord, Lista per Ravenna, Ravenna in Comune).

Le delibere sono state illustrate dall’assessore all’Ambiente, Gianandrea Baroncini, il quale ha sottolineato che, come negli anni scorsi, «sono stati utilizzati tutti gli elementi di flessibilità consentiti dalla legge per contenere la ricaduta sulla Tari degli effetti dell’incremento dei costi del servizio, dovuto, in parte, allo scostamento su qualità e quantità dei rifiuti prodotti».

Grazie all’azione di contrasto all’evasione condotta da Ravenna Entrate negli ultimi anni, che ha portato ad un incremento significativo delle superfici tassabili – continua il Comune di Ravenna – a fronte di un aumento del costo del servizio certificato da Atersir nella misura del 3,5 percento, l’incremento tariffario medio (per famiglie e imprese) è contenuto al 2,3 percento. Nel concreto per una famiglia residente, composta da 3 persone, l’incremento si traduce in circa 6 euro in più all’anno rispetto al 2017.

In consiglio comunale è stata evidenziata la particolarità dell’attuale fase di gara aperta che rende più complesso il quadro. Dopo anni di lavoro su un territorio che, oltre all’ambito provinciale, comprende i Comuni del cesenate e quella parte dei Comuni del forlivese che non hanno aderito all’in house, Atersir ha pubblicato la gara europea di portata storica che prevede ai primi di luglio la presentazione delle offerte e da luglio a dicembre l’inizio dell’iter di valutazione e di assegnazione. «Solo con la chiusura della gara sarà possibile compiere quei passi avanti strutturali in termini di competitività rispetto agli ambiziosi obiettivi del piano regionale».

Restano invariate, rispetto allo scorso anno, le rate di scadenza dei versamenti: 30 giugno, 30 settembre e 31 dicembre.

Durante il dibattito il gruppo La Pigna, nel rilanciare il tema della reinternalizzazione del servizio di riscossione, ha sostenuto che da parte dell’amministrazione «c’è la precisa volontà politica di favorire Hera e che non è irrisorio l’aumento di 6 euro a famiglia». Il gruppo Lista per Ravenna ha rappresentato «di non ritenere validi i motivi del rincaro, che non sono suffragati da nessun elemento e dato concreto, e messo in rilievo le iniquità alla base della legge». Il gruppo Lega nord ha parlato di «servizio di pulizia e raccolta scadente – fattori messi in ulteriore evidenza dal maltempo dei giorni scorsi» e rappresentato la necessità di uno studio di fattibilità per verificare gli eventuali risparmi nel caso di reinternalizzazione. Il gruppo Forza Italia ha sostenuto che si fa ad Hera «un enorme regalo, frutto di una precisa scelta politica, per ottenere, di contro, un servizio dai costi elevati, scadente o percepito come tale dai cittadini». Il gruppo CambieRà è stato concorde nel ritenere onerosa la riscossione da parte di Hera, rilevando che l’aumento delle tariffe non può essere giustificato dall’aumento dei rifiuti da smaltire.

Il gruppo Pd, nel confermare la validità delle scelte fatte, ha evidenziato l’importanza della gara europea in corso, la funzionalità del servizio in una città riconosciuta come pulita e la massiccia campagna educativa in materia di ambiente e rifiuti portata avanti nelle scuole.

Ravenna in Comune ha posto l’accento sulla inefficienza in materia di raccolta differenziata che pone Ravenna penultima in ambito regionale e fatto presente l’utilità dello studio di fattibilità per verificare gli eventuali risparmi nel caso di reinternalizzazione, anche se costoso.

Il gruppo Ama Ravenna ha portato infine ad esempio la scelta del Comune di Forlì, che ha optato per la gestione diretta, mettendo a rischio – ha sostenuto – il proprio bilancio e facendo un grave errore di valutazione.

Nel corso della seduta è stato presentato dalla consigliera Veronica Verlicchi de “La Pigna” un ordine del giorno “sulla opportunità di valutare la convenienza economica della reinternalizzazione del servizio di bollettazione e spedizione della Tari, respinto con 18 voti contrari (gruppi di maggioranza) e 11 voti favorevoli (CambieRà, La Pigna, Lega nord, Lista per Ravenna, Ravenna in Comune).

Anche il consiglio comunale di Cervia ha approvato a maggioranza, «come  imposto dalla  legge»  le tariffe della Tari secondo quando previsto dal piano  finanziario redatto da Hera ed approvato da Atersir. In questo caso però la giunta annuncia di stare «valutando di avviare azioni formali, non escluse le vie legali,  nei confronti di Atersir che, nel determinare i costi del servizio, non ha fornito tutti gli elementi informativi e dati numerici richiesti riguardo agli aumenti».

Una presa di posizione di giunta e sindaco canzonata però dal consigliere regionale della Lega Nord, Andrea Liverani. «È assurdo che il primo cittadino di Cervia, Luca Coffari, prima dia mandato all’assessore al Welfare, Michela Lucchi, di votare nel cda di Atersir a favore del secondo aumento in due anni (l’anno scorso del 5%, quest’anno del 3,5%) della Tari  salvo poi fare marcia indietro e minacciare di adire le vie legali contro la medesima Agenzia territoriale per i servizi idrici e rifiuti, adducendo come motivo di non aver ricevuto i dati che giustificano gli aumenti tariffari. La vera domanda a questo punto è: perché in Atesir hanno votato a favore dell’aumento della Tari senza avere i dati per giudicare se quel rincaro fosse o meno giustificato?».

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