Bar e ristoranti insistono: «Fateci aprire con coperti ridotti e regole specifiche»

Le imprese del settore tornano a chiedere un allentamento delle misure che limitano le attività Le associazioni di categoria invitano a non seguire manifestazioni fuorilegge

Tavola Ristorante«In questi giorni si stanno formando spontaneamente gruppi di operatori che vogliono protestare con azioni forti, ma che purtroppo sono fuori dalla legalità. Pur comprendendo le loro legittime ragioni, non possiamo certamente allinearci e comportarci da fuorilegge». Il presidente della Fiepet Confesercenti del comune di Cervia, Alessandro Fanelli, prende le distanze dal movimento #IoApro che sta montando tra alcuni ristoratori e baristi in tutta Italia e anche nel Ravennate con l’intenzione di tenere aperti i locali questa sera, 15 gennaio, per protestare contro le limitazioni imposte dal Governo.

Fanelli non condivide la protesta apertamente contro le regole – e già criticata dalla prefettura che ha promesso interventi di repressione – ma invita a lasciare accesa la propria insegna, la vetrina della propria attività per venerdì 15 gennaio dalle 18 in poi, «come segnale di protesta ad una situazione divenuta inaccettabile». Intanto si stanno preparando raccolte di firme e incontri con i prefetti.

La richiesta finale è di avere dalle autorità il permesso di riaprire: «Con coperti anche ridotti, nel rispetto di ogni protocollo, ma fateci aprire subito per poter tenere in vita le aziende, le famiglie che vi lavorano e la vita delle nostre città».

Posizione simile espressa anche da Cna provinciale. «Chi lavora nei settori della ristorazione, delle palestre e del benessere, della cultura e del turismo sta subendo dall’emergenza Covid le penalizzazioni più forti. Pur non condividendo il clima di disobbedienza civile che sta montando nelle categorie coinvolte comprendiamo e giustifichiamo le contestazioni, a patto che rimangano sempre all’interno di quel sistema di regole su cui si basa la nostra comunità. C’è chi sta incitando ristoratori e baristi ad aprire nei weekend in barba alle disposizioni in vigore e promettendo azioni legali gratuite a chi riceverà sanzioni per aver contravvenuto alle regole. Non possiamo nascondere di essere molto critici nei confronti di queste promesse, perché in tanti anni abbiamo assistito a situazioni analoghe e tutte queste associazioni nate spontaneamente per cavalcare il malumore sono poi puntualmente sparite lasciando gli imprenditori con il cerino in mano».

A prendere le distanze dai ribelli c’è anche Tni, Tutela nazionale imprese: il movimento toscano ha proposto di riaprire in sicurezza e sta raccogliendo adesioni anche in Emilia-Romagna per una cena simulata. In buona sostanza l’idea è di aprire con luci accese e personale di sala e clienti e inscenare una cena. Ne parla anche il Gambero Rosso.

Tra gli imprenditori che hanno detto la loro ci sono Giorgia Gordini e Matteo Siboni del Fricandò di Ravenna con un post su Instagram: «L’asporto non basta. Vorremmo solo lavorare con regole ad hoc che mirino a contenere i contagi e ci conducano alla ripartenza». I due ristoratori assicurano che colazioni, pranzi e cene non hanno mai creato assembramenti: «L’utilizzo dei tavoli andrebbe ripristinato con ingresso ai locai contingentato». E guardando al futuro la richiesta è il blocco di licenze per evitare una eccessiva concorrenza quando il settore si rimetterà in moto.

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