martedì
12 Agosto 2025

«Una sola persona può cambiare la storia: il destino dell’umanità dettato dal caso»

Cavezzali presenta alla Classense il suo nuovo libro su regicidi e dintorni «Il più sfortunato? L’orologiaio che mancò Hitler per soli 13 minuti…»

M.Cavezzali

È uscito da poche settimane il nuovo libro dello scrittore ravennate Matteo Cavezzali, A morte il tiranno (HarperCollins),storie di regicidi riusciti o mancati per riflettere sul potere e la disobbedienza, legato all’omonimo podcast di Storielibere.fm. Mercoledì 24 novembre l’autore lo presenterà alle 18 alla Classense, in dialogo con lo storico Alessandro Luparini, direttore della biblioteca Oriani.

Matteo, come hai scelto il tema di questo libro?

«Mi ha sempre affascinato l’idea che una persona da sola possa cambiare il corso della storia. In Icarus ho raccontato di Raul Gardini, che cambiò quella d’Italia, in Nero d’Inferno di Mario Buda che fece saltare in aria Wall Street facendo crollare – per qualche giorno – il capitalismo mondiale, in A morte il tiranno ho raccolto dieci micro romanzi su persone che hanno provato a cambiare la storia: da Violet Gibson, la signora che ha quasi ucciso Mussolini, a Gaetano Bresci, l’anarchico che uccise il re d’Italia; da Gavrilo Princip che assassinando Francesco Ferdinando fece scoppiare la prima guerra mondiale fino a Luigi Lucheni, che pugnalò a morte l’imperatrice Sissi».

Come hai scelto i “protagonisti” del libro?

«Ho scelto le storie che mi hanno colpito di più. Ce ne sono di veramente incredibili. È strano pensare quanto il destino dell’umanità sia dettato dal caso, e pochi istanti possano cambiare tutto».

Qual è stato il più sfortunato?

«Forse fu Georg Elser, l’orologiaio che fece saltare in aria il palco su cui stava parlando Hitler. Lo mancò per soli 13 minuti e finì i suoi giorni in un campo di concentramento. Non aveva nessun motivo personale per rischiare la vita, eppure lo fece».

E il tuo preferito?

«Faccio fatica a rispondere, ti cito due storie romagnole che ho inserito nel libro. La prima è quella di Felice Orsini, di Meldola, che tirò una bomba a Napoleone III, da noi oggi è un martire del Risorgimento (era seguace di Mazzini) mentre in Francia è considerato un criminale. L’altra è Rosmunda che uccise due re Longobardi e morì a Ravenna. La sua vicenda è talmente teatrale che ispirò anche un dramma di Vittorio Alfieri».

In generale, i protagonisti del tuo libro possono essere considerati eroi anche se hanno usato violenza?

«Il termine “eroe” è molto sdrucciolevole. Cambia a seconda della prospettiva storica e geografica. Come per Orsini molti dei personaggi di cui parlo sono eroi per una fazione e assassini per un’altra. Addirittura Gavrilo Princip in Serbia oggi è ancora acclamato come un martire della libertà nazionale, mentre il resto del mondo avrebbe preferito che non sparasse quel colpo maledetto. Certo immaginare qualcuno che uccide Hitler idealmente mette d’accordo tutti, ma in realtà nemmeno questo è vero. Nel libro, ad esempio, riporto articoli di giornali inglesi che attaccarono duramente Violet Gibson per aver sparato a Benito Mussolini, che all’epoca (era il 1926) era ancora ben visto in molti paesi europei».

Su cosa sei al lavoro al momento?

«Ora sto lavorando sul prossimo romanzo che uscirà per Mondadori in primavera. È ambientato nelle campagne del ravennate, a inizio secolo, e racconta di un mondo rurale legato alle superstizioni e riti antichi, legati ancora al mondo pagano. È un libro a cui tengo molto perché sarà il mio primo romanzo di fiction. Il titolo ancora non l’ho deciso.

Intanto però a dicembre uscirà un nuovo podcast, un radiodramma (come si chiamavano una volta) in sei puntate commissionatomi da Radio Rai che ho realizzato con Gianni Gozzoli e che parla di una incredibile storia vera accaduta nelle nostre zone negli anni del fascismo e poi nella resistenza. Sarà annunciato dalla Rai con una conferenza stampa a inizio dicembre».

Covid, continuano a salire i ricoveri in terapia intensiva in Emilia-Romagna

 

Sono 71 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in un giorno in provincia di Ravenna. Due i nuovi ricoveri, mentre salgono a 7 le persone in terapia intensiva. Non si registrano invece nuovi decessi.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 23 NOVEMBRE

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 447.312 casi di positività, 850 in più rispetto a ieri, su un totale di 36.785 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è quindi del 2,3%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 275 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 418.202. I casi attivi, cioè i malati effettivi, oggi sono 15.391 (+566). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 14.775 (+564), il 96% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 9 decessi: tre a Piacenza (due donne di 78 e 86 anni e un uomo di 84 anni), uno a Parma (un uomo di 92 anni), due a Bologna (due uomini di 74 e 87 anni), uno in provincia di Ferrara (una donna di 96 anni) e due in provincia di Rimini (due uomini, di 76 e 89 anni). In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 13.719.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 63 (+6 rispetto a ieri), 553 quelli negli altri reparti Covid (-4). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 6 a Piacenza (invariato rispetto a ieri); 5 a Parma (-1); 4 a Reggio Emilia (invariato); 6 a Modena (+2); 17 a Bologna (+1); 5 a Imola (+1); 8 a Ferrara (invariato); 7 a Ravenna (+2); 1 a Forlì (+1); 3 a Cesena (+1); 1 a Rimini (-1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 27.290 a Piacenza (+53 rispetto a ieri, di cui 33 sintomatici), 33.773 a Parma (+3, nessun sintomatico), 52.668 a Reggio Emilia (+52, di cui 45 sintomatici), 74.562 a Modena (+108, di cui 45 sintomatici), 93.533 a Bologna (+221, di cui 114 sintomatici), 14.624 casi a Imola (+55, di cui 31 sintomatici), 26.946 a Ferrara (+36, di cui 22 sintomatici), 36.639 a Ravenna (+71, di cui 41 sintomatici), 20.496 a Forlì (+67, di cui 54 sintomatici), 23.241 a Cesena (+84, di cui 55 sintomatici) e 43.540 a Rimini (+100, di cui 63 sintomatici).

L’altro lo sgrida per una manovra, lui lo investe: arrestato per tentato omicidio

È successo al distributore di via Trieste, alle porte di Ravenna

Tentato Omicidio Polizia ArrestoGli ha fatto notare presumibilmente un’infrazione al codice della strada che avrebbe commesso poco prima. Ma l’altro, al culmine del litigio, lo ha investito, a quanto pare volontariamente.

È successo nella prima mattinata di ieri (22 novembre) nei pressi del distributore di carburanti Agip di via Trieste, a Ravenna.

A restare gravemente ferito è stato un 39enne ravennate (prognosi di 30 giorni). Sul posto all’arrivo dei soccorsi c’era però ancora anche il 36enne che lo aveva investito. Che è stato poi arrestato dalla polizia per tentato omicidio.

Firmato un protocollo contro le infiltrazioni criminali nell’economia locale

Procura, guardia di finanza e Camera di commercio aprono un canale dedicato per uno scambio informativo che permetta di leggere per tempo i segnali di possibili operazioni illegali. Attenzione alta in vista dei fondi del Pnrr

FotoFirma
Da sinistra Daniele Barberini (procuratore), Giorgio Guberti (commissario della Camera di Commercio), Andrea Mercatili (comandante provinciale della Finanza)

Un efficace e tempestivo contrasto alla possibile infiltrazione della criminalità nel tessuto economico locale è l’obiettivo del protocollo firmato a Ravenna ieri, 22 novembre, da procura della Repubblica, guardia di finanza e Camera di commercio. La finalità dell’accordo è potenziare il monitoraggio e l’analisi dei dati e delle informazioni relativi alla vita delle imprese che operano sul territorio provinciale per individuare tempestivamente segnali di un tentativo di infiltrazione da parte di consorterie criminali. Con l’avvicinarsi dell’aggiudicazione di commesse pubbliche nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sarà ancora più necessaria l’attività di controllo. La prospettiva di ingentissimi investimenti pubblici susciterà gli appetiti della criminalità, anche organizzata, che tenderà ad inserirsi nei settori economici e nelle realtà territoriali che saranno maggiormente beneficiati dalle linee strategiche del Piano.

Il protocollo dovrà creare un canale che assicuri uno scambio informativo costante e più analitico per un percorso strutturato di analisi e di contestuale acquisizione informativa sul territorio. Magistrati e Fiamme Gialle si potranno avvalere del contributo della Camera di commercio che metterà a loro disposizione, in formato elettronico, un set selezionato di informazioni estrapolate periodicamente dalla banca dati del Registro delle Imprese. Viale Farini metterà a disposizione della Finanza anche propri software di analisi e referenti specializzati qualora fossero necessarie ulteriori elaborazioni dei dati camerali. Le informazioni saranno poi esaminate da un team di investigatori del comando provinciale dei Finanzieri.

Tra le armi a disposizione di chi indaga, si può citare Molecola, un applicativo che permette ora di ricostruire rapidamente i flussi finanziari riconducibili sia a persone fisiche che ad imprese, in modo da verificare la congruità degli investimenti fatti con il patrimonio lecito disponibile, segnalando eventuali incongruenze che potrebbero far emergere iniezioni di capitali illeciti.

Qualora dall’attività di analisi emergano quindi situazioni di possibile infiltrazione, svolti i preliminari riscontri sul campo, si procederà a segnalare le evidenze sospette alla procura della Repubblica, che, tramite magistrati già specializzati nel contrasto ai delitti economico finanziari, potrà fin da subito assumere la direzione delle indagini, coordinando le attività successive anche con i contesti investigativi eventualmente già in corso, qualora siano in qualche modo correlati alle fattispecie segnalate.

Covid, in Emilia-Romagna su 57 persone in terapia intensiva 47 non sono vaccinate

L’appello dell’assessore Donini, mentre sono partite le prenotazioni per le terze dosi per gli over 40

Vaccini Esp Ravenna
Foto di repertorio

Nuovo appello dell’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, per il vaccino. «Oggi sono 57 le persone in terapia intensiva Covid in Emilia-Romagna. Di queste 10 vaccinati (età media 72 anni) e 47 non vaccinati (età media 59 anni). L’82 percento dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato». Appello rilanciato anche dal presidente della Regione Stefano Bonaccini.

Intanto è entrata subito nel vivo in Emilia-Romagna la fase della campagna vaccinale dedicata alla terza dose per le persone tra i 40 e i 59 anni (quindi i nati tra il 1962 e il 1981). Nella giornata di ieri alle 17 erano 26.383 le prenotazioni effettuate da Piacenza a Rimini. La condizione, naturalmente, è quella di avere completato il ciclo primario di vaccinazione da almeno 6 mesi (180 giorni).

In tutte le province sono anche già iniziate le prime somministrazioni: sono 3.127 le inoculazioni di terze dosi fatte o in programma per oggi, di cui 1.338 nella fascia 40-49 e 1.789 tra i 50-59enni; l’Azienda sanitaria con più inoculazioni è stata Bologna (966), seguita dalla Romagna (835), Parma (344) e Modena (318).

Salgono così a un totale di 381.769 le dosi aggiuntive effettuate complessivamente in tutta la regione.

Esplosione nella notte al bancomat delle Poste: ladri in fuga con il bottino

Ingenti danni allo sportello di viale Tritone. Indagano i carabinieri

Un boato nella notte e i carabinieri sulle tracce di alcuni malviventi.

Il nuovo colpo è stato messo a segno poco dopo la mezzanotte di domenica all’ufficio postale di Pinarella.

I ladri hanno fatto esplodere lo sportello di via Tritone, provocando ingenti danni e riuscendo a scappare con un bottino ancora da quantificare, ma presumibilmente di migliaia di euro.

Sul posto i carabinieri per le indagini. Saranno molto utili le immagini delle videocamere di sorveglianza.

Natale a Cervia: in piazza arriva il circo contemporaneo. Capodanno con i Moka Club

Il 4 dicembre partono le iniziative, tra Città del sale e Milano Marittima

Milano Marittima Natale Tunnel Di Luci 1Tornano gli eventi natalizi nel Cervese, che già da alcuni anni punta molto sulle festività di fine anno per residenti e turisti.

A Milano Marittima già dal 4 dicembre torna il villaggio di “MiMa Wonderland”, tra decorazioni, luminarie scenografiche, presepe artistico, trenino, pista di pattinaggio e mercatino gourmet. Torna anche il Christmas Grotto, un’esperienza da vivere con la famiglia, a cui si accederà attraversando un tunnel luminoso.

Atmosfere natalizie in arrivo anche a Cervia con la novità del “Petit Cabaret 1924”, un chapiteau collocato in piazza Garibaldi che per tutto il periodo natalizio, fino al 6 gennaio, costituirà la scenografia per 16 spettacoli di artisti diplomati presso le migliori accademie di danza e circo contemporaneo di Europa.

Accoglieranno gli ospiti nel salotto invernale della città anche i Giardini d’Inverno e la pista di ghiaccio. Anche il centro di Cervia accende il Natale già da sabato 4 dicembre con giochi, trucca bimbi, cantastorie, burattini, laboratori e spettacoli dedicati ai più piccoli nonché varie attività di animazione. Mercoledì 8 dicembre alle 17 avverrà l’accensione ufficiale dell’albero di Natale, alto 13 metri, donato da Pinzolo-Madonna di Campiglio.

Luminarie e giochi di luce lungo il viale dedicati a Grazia Deledda con frasi luminose che la scrittrice ha dedicato a Cervia, tratte dai suoi capolavori. Illuminate anche la Rotonda della Pace e la rotonda Grazia Deledda .

In occasione del Natale torna il trenino che collegherà, dall’8 dicembre al 6 gennaio, il villaggio di Milano Marittima a quello di Cervia.

Per Capodanno il 31 dicembre concerto dei Moka Club in piazza Garibaldi e il 5 gennaio alle 18.30 l’Epifania si accende in una cascata di fuochi d’artificio, che si terranno sul porto canale.

La polizia locale prepara dei servizi di controllo specifici per i monopattini

Sono cambiate le regole per i mezzi elettrici e sono giunte segnalazioni di usi impropri in centro. Si rischiano multe da 100 euro per chi trucca il motore

Monopattino ElettricoSono entrate in vigore il 10 novembre le nuove norme che regolano l’uso dei monopattini elettrici e a Bagnacavallo sono previsti specifici servizi di controllo da parte della polizia locale, in particolare nelle aree urbane e sotto i portici, dove sono giunte segnalazioni di persone che sfrecciano creando situazioni di pericolo.

La polizia locale ricorda a questo proposito che non è consentito a chi si muove sui monopattini elettrici viaggiare su marciapiedi pedonali e sotto i portici, dove è consentita soltanto la spinta a mano del mezzo.

I monopattini elettrici possono circolare unicamente sulle strade urbane dove vige un limite di velocità fino a 50 km/h, nelle aree pedonali e dove sono presenti percorsi misti pedonali-ciclabili. È inoltre vietata la circolazione contromano di questi veicoli elettrici, ad eccezione delle strade dotate di corsie ciclabili a doppio senso.

Sono previste sanzioni da 50 euro in tutti i casi, ma se il monopattino risulta truccato la sanzione sale a 100 euro e il mezzo viene sequestrato.

Ecco in sintesi cosa cambia dal 10 novembre per i monopattini elettrici:

  • cambia il limite massimo di velocità dei monopattini, 20 km/h (6 km/h nelle aree pedonali
  • si può guidare il monopattino elettrico dai 14 anni in su
  • obbligo di casco per i minori di 18 anni
  • sequestro del monopattino per chi trucca il motore
  • divieto di sosta sui marciapiedi, fuori dalle aree adibite al parcheggio
  • giubbotto catarifrangente o bretelle retroriflettenti da mezz’ora dopo il tramonto
  • frecce e stop obbligatori dall’1 luglio 2022 per i monopattini nuovi, entro l’1 gennaio 2024 per i mezzi che già circolano sulle strade

Covid, salgono a 5 le persone in terapia intensiva in provincia di Ravenna

 

Sono 99 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna, dove (come nel resto della regione) continuano ad aumentare i ricoveri in terapia intensiva. Alle 12 di oggi (22 novembre) erano 5 le persone in Rianimazione a causa del Covid in provincia, due in più di ieri.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 22 NOVEMBRE

Dall’inizio dell’epidemia da coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 446.463 casi di positività, 991 in più rispetto a ieri, su un totale di 19.761 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 5%; un valore non indicativo dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati, che la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti prioritariamente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 273 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 417.927. I casi attivi, cioè i malati effettivi, oggi sono 14.826 (+713). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 14.212 (+673), il 95,8% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 5 decessi: uno a Parma (un uomo di 79 anni), uno a Bologna (una donna di 91 anni), due in provincia di Forlì-Cesena (due uomini, rispettivamente di 68 e 82 anni), uno a Rimini (un uomo di 82 anni). In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 13.710.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 57 (+5 rispetto a ieri), 557 quelli negli altri reparti Covid (+35). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 6 a Piacenza (+2 rispetto a ieri); 6 a Parma (invariato); 4 a Reggio Emilia (invariato); 4 a Modena (invariato); 16 a Bologna (+2); 4 a Imola (-1); 8 a Ferrara (invariato); 5 a Ravenna (+2); 2 a Cesena (invariato); 2 a Rimini (invariato). Anche oggi nessun ricovero in terapia intensiva a Forlì.

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 27.237 a Piacenza (+43 rispetto a ieri, di cui 27 sintomatici), 33.770 a Parma (+61, di cui 15 sintomatico), 52.616 a Reggio Emilia (+43, di cui 37 sintomatici), 74.454 a Modena (+185, di cui 82 sintomatici), 93.313 a Bologna (+187, di cui 103 sintomatici), 14.569 casi a Imola (+56, di cui 31 sintomatici), 26.910 a Ferrara (+63, di cui 19 sintomatici), 36.568 a Ravenna (+99, di cui 53 sintomatici), 20.429 a Forlì (+74, di cui 56 sintomatici), 23.157 a Cesena (+81, di cui 59 sintomatici) e 43.440 a Rimini (+99, di cui 69  sintomatici).

La verità sull’omicidio di Minguzzi passa dalla perizia sulle voci delle telefonate

Un ex carabiniere imputato per il delitto del 1987 ha ammesso di essere stato il telefonista di un episodio analogo nello stesso anno ma solo nel 2018 c’è stata una comparazione tra le registrazioni. Eppure gli spunti per il confronto non mancavano

Pexels 幻影多媒体 D 3435213Se foste alla ricerca dei colpevoli di un rapimento per estorsione finito in omicidio con telefonate minatorie ai parenti del sequestrato e nello stesso paesotto di appena diecimila anime venissero arrestate tre persone per un fatto analogo con uno che dice di essere l’autore delle telefonate del secondo caso, non fareste una comparazione tra le registrazioni delle chiamate per vedere se la voce è la stessa? Nel 1987 non lo fecero gli inquirenti che indagavano sulla morte del 21enne Pier Paolo Minguzzi. È stato fatto solo di recente nelle indagini preliminari alla riapertura del fascicolo. Il prossimo 6 dicembre si terrà l’undicesima udienza del processo per l’omicidio del terzo genito di una famiglia di imprenditori di Alfonsine. Tre imputati: due ex carabinieri e un idraulico.

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I familiari di Pier Paolo Minguzzi: da sinistra la sorella, la madre e il fratello

Il consulente tecnico della procura, l’ingegnere Sergio Civino, ha analizzato i nastri e nelle sue conclusioni scrive: “La prova d’ascolto e la valutazione linguistica spingono verso l’identità delle voci”. Per dare una dimensione alla cosa c’è un numero: “La tesi di identità delle due voci è 2.884 volte più probabile della tesi opposta”.

La corte d’assise (presidente Michele Leoni, a latere Federica Lipovscek) ha incaricato un suo consulente per eseguire la stessa perizia. Il compito è andato poco tempo fa al professor Luciano Romito, docente di Linguistica all’università della Calabria, chiamato a sostituire Gian Piero Benedetti che a distanza di due mesi dall’incarico ha rinunciato dopo aver realizzato di non avere gli strumenti adatti per l’attività. Romito si è preso novanta giorni di tempo (che scadranno a fine gennaio e potrebbero essere prorogati) per il deposito della relazione. Le difese hanno nominato i consulenti di parte. A quel punto si andrà al confronto fra esperti. E da lì passerà un bel pezzo della sentenza.

Pexels Hitesh Choudhary 340152La perizia sulle voci può essere considerata la prova regina del processo. Perché si tratta di fatti di 34 anni fa: non ci sono cellulari da passare al setaccio, non ci sono immagini di videocamere di sorveglianza, non ci sono varchi stradali che leggono targhe, non ci sono tracce di dna da analizzare. Ci sono solo le voci su quei nastri. Il resto lo fanno l’incrocio tra le varie testimonianze.

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In sette giorni di metà luglio del 1987 l’imprenditore Roberto Contarini ricevette quattro telefonate con minacce (di cui due registrate). «Avevo avuto la sensazione che si trattasse di un dilettante – disse Contarini all’epoca – perché parlava piuttosto a lungo e anche se si sforzava di essere duro in sostanza non ci riusciva». Si sa chi c’era alla cornetta: Orazio Tasca, per sua stessa ammissione dopo l’arresto del 13 luglio. L’autore delle chiamate di tre mesi prima invece è rimasto finora ignoto. Nei dieci giorni di fine aprile del 1987 tra il rapimento e il ritrovamento del cadavere di Minguzzi sono arrivate dieci telefonate nelle abitazioni dei familiari.

Le legittime perplessità che può avere il lettore di fronte alla mancata comparazione delle intercettazioni trovano una spalla in Antonio Di Munno, un carabiniere della pretura di Comacchio trasferito a Ravenna nel 1987 anche per indagare sul caso Minguzzi e sentito in aula lo scorso 12 luglio: «Sono rimasto sconvolto quando ho scoperto di recente dai giornali che all’epoca non si fece una comparazione fonica. Ma al tempo non riuscivo nemmeno a capire perché non vennero fatte intercettazioni sui carabinieri o sui loro familiari». Ma anche nel 2018, alla riapertura delle indagini, il gip non ha concesso l’autorizzazione per intercettare i cellulari di cinque carabinieri.

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La viceispettrice Anna Rita Andraghetti

La telefonata del 27 aprile 1987 sembra uscire dal copione di un pessimo film comico. La solita voce siciliana parte con un errore: “Contarino?”, chiede. Poi si corregge parzialmente: “Contarini?”. E infine azzecca quella giusta: “Minguzzi?”. Ma in molte altre occasioni dice “Minguzzo”. La poliziotta Anna Rita Andraghetti che ne ha parlato in aula ha definito il tutto con l’unica parola che calza: fantozziano. Non sarà che i sequestratori di Minguzzi avevano già in mente di colpire la famiglia Contarini? E poi Orazio Tasca, uno dei tre imputati, ha il vizio di storpiare l’ultima vocale dei cognomi: lo ha fatto addirittura in tribunale durante l’udienza preliminare dicendo Tarrone anziché Tarroni, un altro degli imputati.

Due comparazioni foniche però vennero fatte 34 anni fa. Le telefonate ai familiari di Minguzzi vennero confrontate con la voce di un siciliano sorvegliato speciale intercettato nell’ambito di un’altra indagine per traffico di droga e non emersero convergenze. Emersero invece quando si analizzò la voce dell’anonimo che alla mezzanotte del 12 maggio chiamò il 113 per gettare ombre sull’innocenza del fratello della vittima. L’accertamento disse che la voce era la stessa. La bobina con quell’audio è andata persa.

IMG 4809Sulla voce del telefonista del sequestro Minguzzi fu fatto anche un accertamento per stabilire la provenienza geografica della voce. Questo l’esito: “Caratteristica dialettale di origine siciliana verosimilmente delle province di Catania, Ragusa e Siracusa”. La città di origine di Tasca è Gela, in provincia di Caltanissetta, a pochi km dal confine con quella di Ragusa.

Ma se si parla di voci – e in questo processo sono un elemento cruciale – va ricordato che il 10 luglio 1987 il vicecomandante della stazione di Alfonsine, Mario Renis, ascoltò la registrazione di una telefonata ricevuta il giorno prima da Contarini e non ebbe dubbi: «Questo è Tasca», disse. Allora fecero una telefonata dalla caserma di Ravenna a quella di Alfonsine per registrare il sospettato. Il confronto a orecchio non venne ritenuto fattibile perché vennero usati due registratori diversi. Ma perché non usare lo stesso visto che era nella disponibilità dell’Arma?

Haruna e Antonini ribaltano il Forlì, il Ravenna vince il derby e resta terzo

Il portiere ospite ha parato un rigore a Saporetti quando la partita stava ancora 0-0

259541380 4580133872041772 8472868773231474719 NI gol di Haruna e Antonini hanno ribaltato il vantaggio di Gkertsos e il Ravenna ha fatto suo il derby contro il Forlì sul campo di casa. Il portiere dei biancorossi ha anche parato un rigore a Saporetti sullo 0-0. La squadra di Dossena quindi conserva il terzo posto in classifica: le prime cinque hanno vinto tutte nella dodicesima giornata disputata oggi, 21 novembre.

Corsini (Regione): «C’è il tempo per non snaturare il nostro modello di spiaggia»

Dopo la sentenza che fissa al 2023 la scadenza dei titoli per i bagnini, l’assessore regionale al Turismo ha incontrato il ministro: l’obiettivo è una nuova norma che possa tutelare gli imprenditori. I sindaci: «La Romagna è diversa dal resto d’Italia».

Andrea Corsini Emilia Romagna Balneari «Fare bene e fare in fretta senza creare allarmismi: se costruiamo una norma che garantisca le imprese balneari attuali non intravedo rischi di snaturare il nostro modello di organizzazione della spiaggia». Cerca di riportare la calma nell’ambiente balneare, l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, che essendo oltretutto cervese di nascita e ravennate d’adozione, di ambiente balneare può dire di intendersene. Lo contattiamo poche ore dopo l’incontro con il ministro Massimo Garavaglia, un vertice con le Regioni resosi necessario dopo l’ormai nota sentenza del Consiglio di Stato che ha fissato a fine 2023 la scadenza delle concessioni balneari.

«Il ministro – dice Corsini – si è impegnato a presentare in tempi rapidi un provvedimento di riordino delle concessioni in armonia con l’Unione Europea per poter tutelare il lavoro e gli investimenti degli imprenditori balneari». In sostanza non verrà contestata dal Governo la decisione di dover ricorrere all’evidenza pubblica per assegnare le concessioni, ma l’intenzione è quella di cercare di inserire piuttosto criteri tutelanti per i concessionari uscenti, a partire dall’individuazione del valore commerciale degli stabilimenti e degli investimenti effettuati nel tempo.

Un testo che il ministro presenterà ai partiti che sostengono il Governo Draghi per poi sottoporlo al vaglio della Regione, con Corsini che sottolinea come sia necessario coinvolgere anche le associazioni nazionali di categoria dei balneari. «Da troppo tempo i nostri operatori turistici stanno vivendo una situazione di incertezza rispetto al loro futuro – aveva dichiarato l’assessore in una nota inviata alla stampa dalla Regione –, a quello delle loro famiglie e delle proprie imprese.

Una situazione che deve essere chiarita una volta per tutte». Nei giorni successivi alla sentenza, anche i sindaci dei due comuni della provincia che si affacciano sul mare, Ravenna e Cervia, avevano pungolato il governo. Michele de Pascale, in particolare, ne ha approfittato per ricordare le colpe dei governi, di ogni colore, che si sono succeduti negli anni.

«La valorizzazione ai fini turistici dei nostri arenili non si è sviluppata allo stesso modo in tutto il Paese – spiega il sindaco di Ravenna –e in particolare l’accelerazione verso le evidenze pubbliche, con l’incertezza che minaccia di crearsi nei prossimi anni e la conseguente possibilità di stravolgimento del nostro modello turistico, rischia di avere un impatto estremamente negativo soprattutto sulla Romagna, dove più che in nessun altro luogo d’Italia si sono coniugati crescita, sviluppo, tutela dell’ambiente, capacità di offrire servizi sia a chi ha alta capacità di spesa sia a chi cerca una vacanza a prezzi contenuti, servizi comunque integrati con la possibilità di tutti i cittadini di fruire delle spiagge, sia quelle libere che quelle concesse».

«In questo senso – continua De Pascale – c’è un’unica grande responsabilità, che è quella che va attribuita a tutti coloro, di qualsiasi parte politica, che in questi ormai più di dieci anni hanno esercitato funzioni di governo nazionale, di non essere stati capaci di affrontare insieme all’Ue gli effetti di una cattiva applicazione dei principi della concorrenza e dei principi europei, pregiudicando una loro corretta declinazione, coerente con l’interesse nazionale. Le associazioni di categoria e le cooperative del nostro territorio hanno sempre chiesto garanzie per i loro investimenti e per il valore delle loro imprese, come Comuni della costa romagnola abbiamo chiesto di non stravolgere un modello turistico vincente che ha nella piccola e media impresa uno dei suoi punti di forza.

Nessun Governo, di centrodestra, di centrosinistra, tecnico, gialloverde, giallo rosso o persino di unità nazionale come quello attuale non solo non ha mai dato nessun tipo di risposta credibile, ma non ha nemmeno trasmesso la sensazione di occuparsi  significativamente del tema». «Qualsiasi decisione verrà presa – sono invece le parole del sindaco di Cervia, Massimo Medri – dovrà considerare anche le variabili che caratterizzano la costa italiana. I servizi di spiaggia dell’Emilia-Romagna non sono uguali a quelli della Calabria o di altre regioni. Fissati alcuni principi generali, va lasciato un margine di azione alle singole realtà territoriali per fissare dei paletti che ci consentano di difendere il nostro modello turistico e salvaguardare la capacità di iniziativa e le potenzialità di investimento dei nostri imprenditori.

Non bisogna farne una questione ideologica, ma evitare che il nostro modello turistico venga snaturato a favore di un’omologazione internazionale che inevitabilmente ci farebbe perdere fette di mercato. Occorre subito una proposta di legge che faccia chiarezza per impedire che si interrompa il trend di crescita che ha visto le nostre aziende investire per migliorare i servizi e ammodernare le strutture».

Assemblea straordinaria dei bagnini di Cervia

“Bolkestein 2023: quali prospettive dopo la sentenza del Consiglio di Stato”. Questo è il tema che sarà affrontato nell’assemblea straordinaria convocata dalla Cooperativa bagnini di Cervia venerdì 26 novembre (alle 14,30) all’Hotel Dante di Cervia. Saranno presenti l’assessore regionale Corsini (nella foto) e il giornalista Alex Giuzio di Mondo Balneare, esperto del settore.

 

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