L’azienda presenta i dati in crescita sull’uso dei treni regionali ma non vede la possibilità di composizione bonaria del contenzioso con i pendolari di Godo, ora tentati dalla causa civile
La protesta di inizio anno dei pendolari rimasti senza fermate
Nessun rappresentante di Trenitalia si è presentato al tentativo di mediazione che era in programma nel pomeriggio di oggi alla Camera di Commercio: al centro dell’incontro i rimborsi degli abbonamenti ai pendolari danneggiati, lo scorso anno, dalla soppressione di alcune fermate (Godo e Classe) che – di fatto – hanno reso secondo i ricorrenti inutilizzabili gli abbonamenti sottoscritti a settembre. Da parte di Trenitalia non si ravvisavano in sostanza margini di composizione bonaria della vicenda (il tentativo di conciliazione della Camera di commercio serve proprio a questo) e perciò solo i rappresentanti dei pendolari si sono trovati, senza la controparte. A questo punto, per fare valere le loro ragioni, le famiglie hanno davanti la strada del ricorso in sede civile e – da quanto emerge – si sta valutando il da farsi. Finora, rispetto ai disagi dello scorso anno, i pendolari hanno ottenuto il rimborso di un solo mese e anche in questo caso non tutto è filato liscio, tanto che è dovuto intervenire il Comune di Russi promettendo un fondo ad hoc per le famiglie rimaste fuori.
La notizia della mancata presentazione di Trenitalia alla Camera di Commercio arriva nel giorno in cui l’azienda certifica i dati in aumento sui treni regionali (+6,5%) e in particolare sulla linea Bologna-Ravenna-Rimini che, nei primi nove mesi dell’anno, avrebbe avuto l’incremento maggiore. «Fra le relazioni con aumento dei passeggeri più sensibile – si legge nella nota stampa diffusa da Trenitalia -anche alcune di particolare interesse turistico come la Bologna – Ravenna, grazie alla velocizzazione delle corse e la Ravenna – Rimini, dallo scorso dicembre collegata direttamente al capoluogo emiliano da un servizio cadenzato». Questa velocizzazione è stata ottenuta però con la soppressione di diverse fermate a Classe e Godo (e in altre località della linea) che ha provocato i malumori e le proteste delle famiglie di studenti e lavoratori che usavano il treno per muoversi verso i capoluoghi più vicini.
Attivato due anni fa circa, il reparto si occupa di tutte le patologie del sonno. Nel 2018 oltre undicimila visite ambulatoriali
Nuovo primario a Pneumologia: il dottor Carlo Gurioli è stato nominato direttore dell’Unità operativa dell’ambito territoriale di Ravenna che svolge la sua attività presso le sedi di Lugo, Ravenna e Faenza. In particolare l’attività di degenza dei pazienti è a Lugo (con 16 posti letto) insieme a quella relativa ai disturbi respiratori del sonno (di cui è riferimento per l’intera Ausl Romagna), a Ravenna si concentra quella interventistica mentre l’attività ambulatoriale ha luogo a Lugo, Ravenna e Faenza. Stamane il professionista è stato presentato alla presenza del dottor Stefano Busetti, direttore sanitario dell’Ausl Romagna.
Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1986 all’università di Milano, il dottor Gurioli ha conseguito la Specializzazione in Tisiologia e Malattie dell’apparato respiratorio, sempre a Milano e sempre con il massimo dei voti, nel 1989. Successivamente, sempre in ambito formativo, ha svolto corsi di perfezionamento in particolare in toracoscopia ed endoscopia, nonché in management sanitario, in vari ospedali d’Italia.
Il professionista ha prestato servizio come tirocinante al “San Raffaele” di Milano, e la sua carriera si è poi sviluppata all’Ospedale “Morgagni – Pierantoni” di Forlì, presso il quale era responsabile della Struttura semplice “Modulo di alta professionalità in Broncologia diagnostica”.
Molto spiccata l’attività di ricerca e supera i cento l’elenco di corsi e convegni, sia a livello nazionale che internazionale, ai quali il dottor Gurioli ha partecipato in qualità di relatore o uditore, e decine sono le pubblicazioni scientifiche, in particolare sui temi su temi di Fisiopatologia respiratoria, Endoscopia toracica, Clinica e terapia, Allergologia, Oncologia toracica.
Il dottor Gurioli svolge attività broncoscopica dal 1992 e negli ultimi 10 anni ha effettuato oltre diecimila indagini endoscopiche sia diagnostiche (con l’utilizzo anche di metodiche innovative) che terapeutiche (nell’adulto: disostruzione, laserterapia e posizionamento di endoprotesi bronchiali, trattamento toracoscopico e dello pneumotorace; nel bambino: rimozione di corpi estranei endo-bronchiali e toracosco-pie per il trattamento dell’empiema complesso).
Nel presentarsi, ha spiegato che «l’attività di questa unità operativa è strutturata su tutti e tre i presidi ospedalieri dell’ambito territoriale ravennate: in particolare a Faenza viene svolta attività ambulatoriale, a Ravenna attività endoscopica/interventistica, mentre a Lugo sono presenti il reparto degenza, che si occupa di tutte le patologie legate alla respirazione, tra cui la prevalente sono le broncopneumatopatie ostruttive, ed il Centro del sonno». Attivato due anni fa circa, si occupa di tutte le patologie del sonno, che sovente portano a problemi respiratori, e viceversa, e raccoglie l’80 per cento dei pazienti. “Il mio obiettivo – ha aggiunto il dottor Gurioli – è quello di completare l’offerta di questo servizio, che già vede circa 500 pazienti l’anno, e strutturarlo ulteriormente. Altro importante obiettivo è l’appropriatezza delle prestazioni e dei percorsi dei pazienti”.
L’Unità operativa di Pneumologia dell’ambito territoriale di Ravenna effettua circa 32mila prestazioni l’anno, e precisamente (dati 2018): 11.330 visite ambulatoriali, 255 prestazioni di allergologia, 18.860 di fisiopatologia respiratoria, 512 broncoscopie; 733 polisonnigrafie e 154 ecografie. Sono stati 332 i pazienti ricoverati a Lugo, di cui metà ventilati. I medici in forze all’unità operativa sono 7, gli infermieri e oss 20.
Il dottor Busetti ha rimarcato che «la strutturazione di questa unità operativa, che opera su tutti e tre i presidi, rappresenta molto bene il concetto di rete, che sta alla base della distribuzione di nostri servizi sul territorio. Siamo molto soddisfatti della nomina del dottor Gurioli, che dà guida stabile all’unità operativa e rappresenta un rilancio dell’attività del servizio. Per quanto riguarda Lugo, aggiungo che proseguono anche gli investimenti strutturali e organizzativi: abbiamo attivato, ad esempio, l’iter per coprire i primariati di Ortopedia e Medicina generale»
A Sant’Alberto il secondo appuntamento dopo quello dedicato al verde. Nella prima fase del percorso di coinvolgimento dei cittadini sono arrivate 189 segnalazioni
La nuova legge regionale in materia urbanistica (24/2017 in vigore dal 2018) stabilisce che i Comuni debbano dotarsi di un Pug (piano urbanistico generale) in sostituzione di Psc (piano strutturale comunale) e Rue (regolamento urbanistico edilizio). A Ravenna il Comune ha deciso di avviare un processo partecipativo per coinvolgere la cittadinanza. In estrema sintesi si può dire che l’amministrazione voglia raccogliere sollecitazioni, suggestioni e proposte da chi vive la città – non solo chi ci abita, non solo professionisti della materia urbanistica – da consegnare ai progettisti esterni al palazzo a cui è stato affidato il compito di elaborare il Pug.
Attualmente il percorso è a metà. Facciamo il punto con Giovanna Amaducci della cooperativa Villaggio Globale che sta curando il processo partecipativo: «Nella prima fase si sono svolti dodici incontri (almeno uno per ogni consiglio territoriale, ndr) a cui hanno partecipato 329 persone. Con i cittadini abbiamo indagato i bisogni dei territori e raccolto le idee per i luoghi della rigenerazione che è un tema molto importante per il nuovo strumento urbanistico. Abbiamo raccolto 189 segnalazioni: edifici, quartieri, aree scoperte che secondo i cittadini hanno bisogno di rigenerazione». Si poteva segnalare di tutto, gli uffici tecnici hanno scremato i casi che non riguardavano questioni non pertinenti «come ad esempio chi ha segnalato un incrocio da rifare». Ma nulla è caduto nel vuoto: «L’assessora Federica Del Conte e i tecnici del Comune hanno inoltrato queste segnalazioni a chi competeva». Da questa fase è uscita una mappa consultabile nella sezione “voci dalla città” su rup.comune.ra.it.
Il Pug è articolato in previsioni strutturali e previsioni programmatiche: le prime identificano le linee fondamentali dell’assetto dell’intero territorio comunale e determinano le direttrici di sviluppo degli insediamenti nel territorio comunale; le altre definiscono le localizzazioni delle aree da ricomprendere nei Pue (piani urbanistici esecutivi) stabilendo quali siano le trasformazioni fisiche e funzionali ammissibili.
Il 12 ottobre si è entrati nella seconda fase con il primo dei tre laboratori (il prossimo il 26 ottobre e poi il 9 novembre) su temi specifici scelti dai cittadini perché ritenuti di particolare interesse. Il primo appuntamento era dedicato al verde: di parchi e giardini si è parlato al centro Segurini in via Conventello 33. Ai tre laboratori «può partecipare chiunque, anche chi non ha preso parte alle iniziative precedenti».
Il prossimo laboratorio si terrà sabato 26 ottobre dalle 10 alle 17 nella sala del consiglio territoriale di Sant’Alberto, in via Cavedone 37. Dopo aver parlato di parchi e giardini, questo secondo laboratorio affronterà il tema della permeabilità dei suoli e dello spazio pubblico. I lavori partiranno da un momento di formazione sugli obiettivi della nuova legge urbanistica che sono occasioni per andare verso un miglioramento della qualità urbana; in particolare, la rigenerazione urbana, la riprogettazione degli spazi e la restituzione dello spazio pubblico alle persone, possono diventare importanti occasioni per rendere la città più resiliente, attraverso strategie di sviluppo più attente all’ambiente e al futuro dei territori e dei cittadini.
Il laboratorio si servirà del caso-studio della piazza centrale di Sant’Alberto, che oggi si presenta come un parcheggio. Il desiderio dei cittadini è che questo luogo torni ad essere una piazza, intesa come luogo di incontro. Il caso-studio offre la possibilità di immaginare in modo condiviso una riqualificazione della piazza, per poi andare a definire, con il confronto tra cittadini e professionisti presenti al laboratorio, linee guida e buone pratiche per il miglioramento dei suoli e degli spazi pubblici dei quartieri, che siano replicabili in tutti i contesti della nostra città. È gradita l’iscrizione, al fine di preparare il pranzo per tutti i partecipanti, registrandosi all’evento a questo link oppure mandando una e-mail all’indirizzo ravennapug@comune.ra.it.
Ma il cittadino che partecipa, quanto può auspicare di essere ascoltato? «A tutti abbiamo detto chiaramente che i progettisti del Pug potranno ignorare del tutto queste suggestioni. Però è chiaro che le sollecitazioni dal basso hanno una importanza e ci auguriamo che in qualche modo in questo lavoro vengano prese in considerazione».
L’errore all’inizio della via centrale di fronte alla capitaneria mentre all’estremità opposta è corretto. I cittadini segnalano la cosa al Comune
Il cartello di Porto Corsini con l’errore nel nome del fiume Po
Erroraccio grammaticale da matita blu sulla targa metallica di una via a Porto Corsini: il fiume Po, a cui è intitolata la strada principale che attraversa il centro del lido ravennate, è diventato Po’ con l’accento. Il cartello sbagliato si trova di fronte alla capitaneria di porto mentre all’estremità opposta la dicitura è corretta.
Una residente nella località si è accorta dello strafalcione e ha postato le foto sul gruppo Facebook “Sei di Porto Corsini se”. Abbiamo verificato di persona e in effetti il cartello ha proprio l’apostrofo stampato sulla tabella. Cristina sulla bacheca del social network ha scritto: «Non ci avevo mai fatto caso, ma, oggi quando l’ho vista mi ha fatto troppo ridere, mai possibile che il comune di Ravenna non sa neanche scrivere le proprie vie?». Tra ironia e commenti diversi si sono attivati per segnalare la cosa alla pro loco e all’ufficio toponomastica del Comune per la correzione.
Non è però la prima volta che le amministrazioni locali scivolano sui cartelli in strada. È successo a luglio quando a Ravenna venne intitolata una via a un medico ma secondo le date la morte era precedente alla nascita, è successo a febbraio a Faenza quando venne stampato Virty invece di Vitry. Sempre a Ravenna si scoprì che la traduzione di un cartello turistico ai lidi era tutt’altro che impeccabile e Gandhi venne scritto sbagliato nella piazzetta di Ravenna.
“Partecipazione Sociale” chiede un appuntamento pubblico in cui le istituzioni informino i cittadini sullo stato di avanzamento del progetto per impedire esondazioni
Il fiume Senio all’altezza di Cotignola in momento di piena a maggio 2019
Di realizzare delle casse di laminazione per il fiume Senio, per scongiurare il rischio esondazioni, si parla da almeno 23 anni ma ancora non si è fatto nulla e ora il gruppo civico “Partecipazione Sociale” rivolge alle istituzioni competenti un appello a porre fine alla sequenza di rinvii «per un’opera di assoluta urgenza per la sicurezza del territorio e dei residenti».
«A marzo dell’anno corrente c’è stata l’assegnazione di 8,5 milioni di euro da parte della Regione, destinati a finanziare il completamento della progettazione e l’assegnazione dell’appalto, entro settembre scorso». Siamo a ottobre e ancora nulla è stato avviato.
Il progetto prevede la realizzazione di un sistema di tre casse di laminazione delle acque di piena del torrente Senio: «Due di questi invasi venivano progettati in funzione di sicurezza idraulica, il terzo veniva destinato all’accumulo di acque da rilasciare nelle stagioni di magra, ai fini irrigui e di mantenimento del minimo decorso d’acqua nel letto del torrente».
Il Senio nel suo percorso di pianura ha un carattere pensile e le sommità arginali si elevano a 11 metri sul piano di campagna: «Un’esondazione a questa altezza provocherebbe una rottura e se questo avvenisse in prossimità degli abitati di Cotignola, Lugo, San Potito, Fusignano-Masiera, Alfonsine, si determinerebbe una inondazione. Riteniamo indispensabile una puntuale e tempestiva rendicontazione dello stato di avanzamento del progetto, e pertanto chiediamo alle Istituzioni di ambito regionale competenti, l’immediata indizione di una iniziativa pubblica aperta alla popolazione tutta».
Le testimonianze di due sostenitori che raccontano come si sono avvicinati al Carroccio e come si impegnano tra mercati, riunioni e iniziative politiche. Gaspare, 65 anni, vive a Lavezzola: «Cerco di spiegare perché siamo un partito serio». Luca, 39, abita a Camerlona: «Due anni fa Salvini mi ha risvegliato qualcosa dentro». La segretaria provinciale Gardin: «Il primo contatto dei nuovi elettori? Sempre più dai social»
Gaspare Villa
«Quando ho incontrato Salvini due anni fa al monastero dei longobardi di Cairate ho fatto una foto con lui ma non sono di quelli che urlano per chiamarlo per un selfie ogni volta che lo vedono passare». Gaspare Villa ha 65 anni e vive nel Lughese da sei, quando con la moglie ha lasciato le 12mila anime di Fagnano Olona in provincia di Varese e ha raggiunto una figlia. Vicino agli ambienti leghisti da tempo, non ha cambiato idea nella rossa Bassa: «A Lavezzola non trovavo la Padania. C’era in una edicola di Argenta ma farmi 20 km per prendere il giornale…».
Anche senza quotidiano, la fedeltà non è stata scalfita: «Mi sembra che nella Lega ci siano persone serie. I casi di qualche disonesto ci sono, ma succede da tutte le parti. Quando lo beccano lo buttano fuori e io l’ho visto». E la sentenza di condanna sui 49 milioni di euro non mina le certezze del pensionato: «Tutte balle. La sinistra ha in mano la magistratura e fa come ha fatto con Berlusconi e il Bunga-bunga. Cazzate per distruggere la Lega». Verso il Carroccio ha sempre avuto simpatie – facile se abiti a 4 km dal Cassano Magnago che diede i natali a Umberto Bossi – ma il legame si è rinforzato quando si è sentito fregato «dai compagni del Pd». Erano i tempi in cui ancora abitava a Varese e faceva l’imprenditore con un’azienda di carpenteria da sette dipendenti: «Ho fatto un investimento per ampliare la sede, mi sono fidato di alcuni politici e mi sono ritrovato con un capannone che non si poteva utilizzare. Sono iniziati i problemi, cresciuti con i mancati pagamenti dei clienti, e ho dovuto chiudere».
E pensare che sulla carta Villa, per sua stessa ammissione, avrebbe dovuto essere lontano dal mondo leghista: «Di origine sono un “terone”, come dicono certi leghisti, perché vengo da Sciacca Terme in Sicilia. Ma in Lombardia ho passato più di cinquant’anni. E ho fatto anche il delegato sindacale per la Cgil». Nel Ravennate ha intensificato il suo impegno con la Lega: banchetti tra la gente, manifestazioni, incontri, partecipazione alle trasferte in pullman come il 19 ottobre a Roma. Sempre a testa alta, senza paura: «Durante la campagna elettorale delle amministrative ero impegnato ogni giorno. Ci prendiamo anche gli insulti dalla gente quando siamo ai banchetti ma non mi spaventano. Quello che possiamo fare è cercare di far avvicinare chi ci insulta e parlare per spiegare le cose. Qualcuno a volte ci ascolta e a volte ci ringrazia anche». Quasi una missione di evangelizzazione che non passa inosservata: «In uno dei primi lavori che ho trovato quando mi sono trasferito nella Bassa Romagna i colleghi mi chiavamo “Salvini”».
Luca Cacciatore invece si è avvicinato alla Lega solo due anni fa. Il 39enne operaio di Camerlona non aveva mai partecipato attivamente alla vita politica di alcun partito. Poi è arrivato Matteo Salvini: «A un certo punto ho proprio detto “Era ora”. Il suo entusiasmo ha risvegliato qualcosa che c’era in me. Ascoltavo le sue idee soprattutto sui social e sempre tramite Facebook ho contattato i referenti locali che un po’ alla volta mi hanno coinvolto e mi hanno fatto entrare nel gruppo». Luca ci mette passione. Se c’è da andare a un banchetto non si tira indietro, se c’è da sostenere un candidato a un comizio non manca: «Bisogna trovare il tempo tra il lavoro e la famiglia ma mia moglie mi capisce: non viene con me alle iniziative ma mi supporta. Una volta magari dedicavo più tempo al calcio o al calcetto e ora faccio attività politica e mi gratifica». Negli ultimi due anni il ravennate si è perso pochi degli appuntamenti importanti: dai raduni di Pontida alle manifestazioni più significative a Milano e Roma. Ma anche tante riunioni interne: «Ci confrontiamo e così si forma il gruppo. Che poi si trova anche fuori dalle iniziative politiche».
Coinvolgere i cittadini sul territorio è diventata ormai la missione per eccellenza degli schieramenti politici. Perché c’è sempre da fare i conti con risorse che non abbondano e il volontariato degli attivisti è linfa vitale. «Per noi della Lega la strada migliore resta sempre il caro vecchio banchetto – assicura Samantha Gardin, segretario provinciale del Carroccio a Ravenna –. È un modo per scendere in strada e offrire alla gente un riferimento fisico dove potersi rivolgere per raggiungere il partito o i suoi eletti».
Per i leghisti le tappe sul territorio coincidono con i mercati ambulanti nei diversi comuni: «Ci spostiamo da un paese all’altro seguendo le giornate dei mercati: ormai siamo una presenza fissa e le persone che si vogliono rivolgere a noi sanno che lì possono trovarci, in alcuni casi quando qualcuno ci contatta per altre vie poi se possibile diamo appuntamento a uno dei banchetti per parlare di persona». Perché esistono anche altri canali per i primi contatti, il principale ormai è costituito dai social: «Ogni rappresentante eletto ha i suoi profili e riceviamo richieste e messaggi. Per quanto mi riguarda poi credo che il mio numero di cellulare l’abbiamo praticamente tutti. E chi sa che sono commercialista cerca i miei recapiti sul sito dell’ordine e mi chiama in studio. Ci sono quelli che ci lasciano i loro recapiti e cerchiamo di coinvolgerli per farli passare da semplice votante ad attivista. E con alcuni di loro nasce un rapporto che dura nel tempo perché è grazie al loro volontariato che si possono organizzare molte cose e avere a disposizione risorse».
A sinistra Samantha Gardin, a destra Lucia Borgonzoni
I banchetti e i social, ok, ma i partiti di una volta parlavano di sedi e sezioni: «C’è solo un problema, i costi. Gli affitti degli spazi e le utenze sono una spesa consistente perciò di solito allestiamo sedi fisse temporanee solo nelle città dove si vota per il periodo della campagna elettorale e quello immediatamente successivo al voto. In questo periodo succede a Faenza che voterà nel 2020. A Ravenna ne avevamo una in via Cesarea grazie alla donazione di un sostenitore che aveva un locale e lo ha messo a disposizione in comodato gratuito. La usavamo per farci le riunioni ma per ritrovarsi è sufficiente affittare una sala: adesso ad esempio una volta al mese ci troviamo a San Pietro in Vincoli, durante la campagna elettorale per le amministrative di Ravenna ci siamo incontrati ogni mercoledì per 18 mesi». La segretaria Gardin stima che oggi siano oltre cinquecento gli iscritti alla Lega in provincia: «Nel 2018 eravamo arrivati a 6-700, quest’anno credo che il numero sia più o meno stabile e ne facciamo ad ogni evento».
Il progetto “Riciclandino” voluto da Hera e Comuni stimola alunni e famiglie a fare la raccolta per garantire incentivi agli istituti
La scuola elementare “Codazzi-Gardenghi” di Lugo riceve il premio “Riciclandino”
Sono quasi 250 le scuole della provincia di Ravenna che nell’anno scolastico 2018-19 si sono contese i 73mila euro in denaro e le oltre 3.700 risme di carta in palio per l’ottava edizione di “Riciclandino”, il concorso ideato dai Comuni e da Hera per promuovere la raccolta differenziata tra i giovani. I rifiuti che le famiglie portano alle stazioni ecologiche si trasformano in incentivi economici per le scuole, secondo un regolamento specifico per ogni Comune che aderisce all’iniziativa.
In Bassa Romagna le famiglie partecipanti hanno conferito alle stazioni ecologiche complessivamente 133mila kg di rifiuti differenziati. Tra le scuole del comune di Bagnacavallo il miglior risultato è stato raggiunto dai piccoli allievi della scuola dell’infanzia “Villa Savoia” di Glorie (oltre 10.200 kg di rifiuti differenziati) che si sono aggiudicati 1.340 euro, incluso il premio extra di 500 euro che i Comuni dell’Unione hanno messo a disposizione per le performance migliori di conferimenti in stazione ecologica, in ogni ordine scolastico. A seguire la scuola secondaria di primo grado di Villanova con 1.600 kg di rifiuti differenziati che si è aggiudicata oltre 600 euro, incluso il bonus extra per la migliore performance rivolto alle scuole di questo ordine.
Il Comune di Lugo, che vanta oltre 18.300 kg di rifiuti conferiti alle stazioni ecologiche in questo progetto, ha premiato quest’anno la scuola elementare “Codazzi-Gardenghi” e la media “Francesco Baracca”. Gli alunni della primaria hanno ricevuto 417 euro e 33 risme, mentre gli studenti della media si sono aggiudicati quasi 490 euro e 47 risme di carta.
A “Riciclandino” possono partecipare tutte le scuole, dall’infanzia alle superiori. Ad ogni istituto viene consegnata una tessera che riporta un codice a barre univoco: gli alunni potranno quindi recarsi con la propria famiglia in stazione ecologica dove mostrando la carta Riciclandino e la tessera/bolletta dei servizi ambientali della famiglia, otterranno uno sconto sulla bolletta e contemporaneamente aiuteranno la propria scuola a aumentare il premio. Più conferimenti si effettuano, più riceve la scuola.
Laura Ginestretti, da Bagnacavallo, nominata Alfiere del Lavoro dal Presidente della Repubblica
Laura Ginestretti
C’è anche una ragazza della provincia di Ravenna, Laura Ginestretti, tra i 26 che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nominerà oggi (22 ottobre) Alfieri del Lavoro.
Si tratta dei migliori studenti d’Italia, quelli con almeno il 9 all’esame di terza media, con minimo la media dell’8 per i primi quattro anni della scuola superiore e con il 100 all’esame di maturità. In oltre tremila sono stati segnalati dai presidi di tutta Italia e i più meritevoli riceveranno l’attestato d’onore insieme con i 25 Cavalieri del Lavoro nominati ogni anno dal capo dello Stato.
La giovane ravennate – più precisamente di Bagnacavallo – è tra quelle che hanno raggiunto l’esame con la media più alta, 9,81, prima di diplomarsi con lode al liceo di Lugo. Oggi frequenta il primo anno di Università nella facoltà di Ingegneria biomedica al Politecnico di Milano. E infatti di fronte alle telecamere di Uno Mattina ha dichiarato di avere il sogno di fondare un’impresa per la produzione di organi artificiali e protesi.
«Ho fatto tanti sacrifici per raggiungere questi risultati – ha detto ancora durante la puntata di ieri, 21 ottobre, della trasmissione di Rai Uno –, ho passato tante ore sui libri, sacrificando anche le uscite con le mie amiche, ma ricevere questo premio significa che l’impegno premia. Ora però sento anche un forte senso di responsabilità perché so che questo riconoscimento deve essere anche un punto di partenza, per continuare con la stessa dedizione».
Avevano una placca di metallo con scritto “polizia privata”
Durante una lite in strada con un automobilista hanno tirato fuori un tesserino dicendo di essere della polizia e si sono allontanati ma era tutto falso. Un portatessera con placca di metallo, simile a quella in uso alle forze dell’ordine, con la scritta “polizia privata” e un tesserino con la dicitura “Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza”. La polizia, quella vera, ha denunciato un uomo e una donna quarantenni italiani per possesso di segni distintivi contraffatti. È successo a Ravenna nella mattinata di giovedì 17 ottobre.
Una volante della questura è intervenuta in via Romea Sud per la segnalazione di un diverbio tra gli occupanti di due auto. Giunti sul posto gli agenti hanno ascoltato le dichiarazioni rese dall’unica persona presente: l’uomo ha raccontato ai poliziotti di aver avuto una discussione per motivi relativi alla circolazione stradale, con un uomo e una donna che si trovavano a bordo di un’auto. Lei, dopo essersi qualificata quale appartenente alla polizia esibendo una placca metallica di riconoscimento, ha ripreso la marcia allontanandosi dal luogo del diverbio. La polizia ha rintracciato l’auto con i due a bordo in sosta nelle vicinanze di viale Berlinguer, poco distante dalla questura.
Una femmina di Setter si era gettata dalla diga e la forte corrente le impediva di raggiungere la spiaggia
La guardia costiera di Ravenna ha salvato un cane in mare che non riusciva a raggiungere la riva. È successo nel pomeriggio di oggi, 21 ottobre, nelle acque di Porto Corsini. Mia, una femmina di Setter, sta bene ed è stata riaffidata al proprietario. La cagna si era gettata in mare dalla diga insieme a un altro cane della stessa razza e la forte corrente li ostacolava nel tentativo di uscire. Il padrone alle 15.40 ha chiamato la capitaneria di porto. Valutata la situazione, la sala operativa della guarda costiera, in considerazione della zona di intervento caratterizzata da bassi fondali e forti correnti, ha impiegato il battello veloce B29: l’equipaggio di turno ha mollato gli ormeggi e alle 16 ha raggiunto la zona, in pochi minuti ha tirato a bordo Mia mentre l’altro cane è riuscito da solo ad arrivare a terra.
Il direttore del museo e il curatore della mostra di Chuck Close resplicano al mosaicista che per questa edizione lamentava poca attenzione a Ravenna
Dopo la lettera aperta con cui Felice Nittolo, maestro mosaicista di Ravenna, criticava alcune linee adottate dal Museo d’arte di Ravenna a proposito della Biennale del Mosaico recentemente inaugurata, arriva la replica dal Mar. Due le risposte, una firmata dal direttore Maurizio Tarantino e l’altra di Daniele Torcellini, curatore della mostra di Chuck Close. Riceviamo e pubblichiamo le risposte.
Questo l’intervento di Maurizio Tarantino, direttore del Mar:
Il Mar persegue da sempre una ricerca dedicata al mosaico contemporaneo e dal 2017 una più approfondita riflessione sulle diverse interpretazioni e letture del concetto musivo.
Nel 2017 con la mostra Montezuma, Fontana, Mirko curata da Alfonso Panzetta con Daniele Torcellini si è restituito al mosaico, declinato in tutte le sue forme il diritto pieno di cittadinanza nelle più vivaci e attuali regioni dell’arte contemporanea. Rimane un punto fermo e di non ritorno sull’ampiezza del concetto di musivo e sull’importanza dei mosaicisti ravennati, tra i quali a Felice Nittolo spettava un ruolo non certo irrilevante
La linea è stata ulteriormente consolidata e ha assunto vigore, quest’anno, con la scelta di un artista internazionale da proporre alla città.
Lungamente pensata e studiata dal suo curatore, Daniele Torcellini, e fin da subito auspicata dalla direzione del Mar, la mostra di Chuck Close ha visto la piena collaborazione di diversi attori scelti dallo stesso Close, come Mosaika e Magnolia, laboratori vicini all’artista da diversi anni nella creazione delle sue opere.
Il Mar è un museo pubblico e persegue la ricerca e la divulgazione dell’arte in tutte le sue forme espressive. La VI edizione della Biennale di Mosaico Contemporaneo (nella quale a Felice Nittolo è stato ancora una volta riservato uno spazio assai significativo), è stata pensata e organizzata dal Mar proprio con questo intento: parlare al mondo dell’arte internazionale senza dimenticare le presenze del territorio.
Questo l’intervento di Daniele Torcellini, curatore della mostra Mosaics:
Chiamato in causa direttamente da Felice Nittolo, vorrei cogliere dal suo intervento uno spunto di riflessione da condividere con chi a Ravenna e non solo si interessa di questi temi. Che il mosaico come tecnica e come linguaggio abbia saputo conquistarsi un posto nell’ambito della ricerca artistica contemporanea è cosa non da poco ed è cosa di cui si hanno positivi segnali negli ultimi anni. E credo che sia il frutto di un percorso non facile, alla maturazione del quale anche Felice ha partecipato. I modi in cui il mosaico trova esistenza nel mondo dell’arte sono però molteplici e non si può certo pretendere di limitarli ad una ortodossia dell’autonomia ideativa ed esecutiva, tanto meno ad un’esclusività verso le forme della tradizione ravennate (il Manifesto sull’A-Ritmismo non era proprio una presa di distanza dalla tradizione?).
La stessa mostra del 1959, che Felice cita, è emblematica in questo senso. Diversi e importanti artisti dell’epoca furono chiamati a dipingere i cartoni preparatori. I mosaici furono realizzati dai laboratori di Ravenna (e mi chiedo se anche quelle esecuzioni si debbano definire “eccellenti fatture tecniche” similmente a come Felice definisce le esecuzioni delle opere di Chuck Close). Di contro, nella stessa mostra del 1959, Georges Mathieu genera scompiglio perché si rifiuta di dipingere un bozzetto e chiede di eseguire egli stesso il mosaico, improvvisando e sbarazzandosi delle regole della tradizione (tuttavia però, anche in questo modo, contribuendo a valorizzarle, in una dialettica dove identità e alterità sono due facce della stessa medaglia).
L’allestimento delle opere di Chuck Close al Mar
Per entrare nel merito di quelle che Felice definisce, per l’appunto, “eccellenti fatture tecniche”, mi sento invece di fare una precisazione. Non credo sia corretto pensare Chuck Close come un pittore che, in questi ultimi anni, ha deciso di vedere i suoi dipinti sotto forma di mosaici, come se si trattasse di un capriccio di anzianità. Chuck Close, piuttosto, è un artista visivo che, negli anni, ha sperimentato un’ampia gamma di tecniche, forzandone continuamente i limiti alla ricerca di possibilità inedite, esplorando così le tensioni tra superficie e rappresentazione, tra realismo e astrazione, tra il tutto e le parti, tra materia e idea, temi centrali di una ricerca che lo ha visto lavorare, come egli stesso dichiara, “costruendo” le sue opere, pezzo dopo pezzo, elemento dopo elemento, in un modo che intrinsecamente potremmo definire musivo. Nel fare questo, in molte occasioni, Close ha messo in atto processi collaborativi. Si è avvalso di gruppi di lavoro fatti di esperti delle diverse tecniche sperimentate. L’utilizzo del mosaico e la collaborazione con il laboratorio Mosaika Art and Design ha seguito questo approccio. Close e la direttrice artistica di Mosaika, Saskia Siebrend, si sono confrontati, scambiati idee e proposte nell’elaborazione delle tipologie di mosaico e nella scelta dei materiali. Non solo. Che una stessa immagine fotografica si incarni in un dipinto, poi in una stampa, poi in un arazzo, o che il dipinto si incarni in una stampa o in qualcos’altro è una delle caratteristiche del lavoro di Close che fa continuamente interagire i media tra di loro, proponendo la stessa immagine in infiniti modi diversi. E il mosaico è uno dei mezzi che, da alcuni anni, Close ha incluso nel perimetro già molto ampio delle sue sperimentazioni. Ridurre l’esecuzione dei mosaici, caro Felice, ad una eccellente fattura tecnica, spiace dirlo, significa non conoscere bene la ricerca artistica di Close. Personalmente credo che, piuttosto che di tecnicismo, sia criticamente più corretto parlare di un approccio analitico alle tecniche e ai linguaggi dell’arte, mosaico compreso, approdo del tutto coerente con il suo percorso artistico. E questo è uno dei modi in cui il mosaico esiste nell’arte contemporanea.
In via Diaz propone piatti tipici della tradizione est-europea. Il titolare è il proprietario di Danubiana Group, società di importazione di prodotti alimentari
L’interno del ristorante è decorato con oggetti della tradizione rumena
Hanul românilor, tradotto “La locanda dei rumeni”, è il ristorante di cucina rumena aperto poche settimane fa in via Diaz 83 per conto di Danubiana Group s.r.l, la società di importazione di prodotti alimentari provenienti dall’Est Europa fondata e gestita dall’imprenditore rumeno Nicodim Raducu.
L’azienda è presente in Italia dal 2005, quando Raducu aprì il suo primo negozio di prodotti alimentari a Siena. Da allora, il giro d’affari si è ampliato notevolmente, e a nome di Danubiana Group risultano oggi ben 17 negozi in diverse città italiane, un punto vendita all’ingrosso in zona Bassette e due ristoranti, entrambi a Ravenna: il primo, il Salon Danubiana di via Achille Grandi, fu inizialmente concepito come sala per ospitare eventi e solo in un secondo tempo fu convertito in ristorante. La posizione “nascosta” non soddisfaceva però il proprietario, che ha così deciso di aprire un secondo locale in pieno centro a Ravenna.
L’imprenditore rumeno Nicodim Raducu, amministratore unico della società Danubiana Group s.r.l
Collocato all’inizio di una delle principali vie del centro cittadino, Hanul românilor ha ricevuto sin da subito di un’ottima risposta da parte dei clienti, che «non sono solo rumeni – come ci dice Raducu – ma anche turisti e ravennati».
Anche i cittadini quindi sono curiosi di provare qualcosa di diverso dal solito cappelletto al ragù: particolarmente apprezzati risultano le sarmale, involtini di cavolo ripieni di carne speziata, riso e cipolla, e i mititei, le salsicce di carne suina alla griglia.
Sapori forti, speziati, che sapranno conquistare chiunque abbia voglia di aprire la mente (e il palato) a cucine e tradizioni differenti da quelle nostrane.
Il ristorante è aperto da martedi alla domenica dalle 12 alle 15 e dalle 19 alle 22.