lunedì
15 Settembre 2025

Nel giro di dieci anni sono quadruplicati i casi di autismo tra minorenni

I dati in Emilia-Romagna, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sul disturbo

Torre Blu Regione
La torre della Regione illuminata di blu per la giornata dell’autismo

In Emilia-Romagna il numero di persone affette da disturbi dello spettro autistico assistite dal servizio di Neuropsichiatria infantile e adolescenza (NPIA) è aumentato in modo significativo negli ultimi dieci anni. Nel 2011 il servizio assisteva 1.584 bambini e adolescenti (fino a 18 anni) con questo disturbo, diventati 6.558 nel 2023 (+314%); si tratta in maggioranza di maschi (78,6%) e per il 21,4% di femmine. Il rapporto su popolazione 0-17 anni è di 8,9 per 1000 residenti.

I minori seguiti nel 2023 dai servizi di Neuropsichiatria infanzia e adolescenza per Ausl sono così distribuiti: Piacenza 374, Parma 476, Reggio Emilia 1.033, Modena 1.422, Bologna 911, Imola 214, Ferrara 409, Romagna 1.736 (se il paziente è in carico nello stesso anno in più Ausl è conteggiato più volte). Per quanto riguarda gli adulti affetti da disturbi dello spettro autistico, il Centro Salute Mentale ha visto un significativo aumento del numero di persone assistite negli ultimi sette anni: dalle 244 del 2015 alle 1.194 del 2023. La distribuzione per Ausl è la seguente: Piacenza 184, Parma 68, Reggio Emilia 117, Modena 124, Bologna 273, Imola 41, Ferrara 31 e Romagna 356.

Per garantire loro le cure necessarie – risorse professionali e percorsi diagnostici – lo scorso anno sono stati assegnati dalla Regione al Pria (Piano regionale integrato per l’assistenza alle persone con disturbi dello spettro autistico) 4 milioni e 230mila euro, a cui vanno aggiunte le risorse impiegate dalle Aziende Usl per il trattamento ambulatoriale delle persone con diagnosi di autismo.

Domani, martedì 2 aprile, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, anche le torri della Regione si coloreranno di blu: un abbraccio simbolico rivolto a tutte le persone con autismo e ai loro familiari, utile anche per mantenere viva l’attenzione su un problema per il quale si cercano costantemente strumenti adatti a garantire una diagnosi precoce, una tempestiva presa in carico e un efficace percorso di inclusione che duri tutta la vita.

Prende un pugno in testa in tribuna durante il torneo di calcio giovanile

Accuse di razzismo e litigi tra genitori durante la Ravenna European Cup

Calcio Giovanile

Risse in campo e una vera e propria aggressione sugli spalti. È successo nel weekend pasquale alla Ravenna European Cup, torneo di calcio giovanile riservato ai classe 2009 (under 15) che si è svolto nei due campi del centro sportivo di Punta Marina, con una ventina di squadre provenienti da tutta Italia e anche dall’estero.

Nel giorno di Pasqua sono state segnalate appunto risse in campo, mentre nel giorno di Pasquetta sugli spalti è andato in scena uno spettacolo ben poco edificante, a margine della partita tra Puteolana (squadra di Pozzuoli, nel Napoletano) e i piemontesi del Fulgor Ronco, dal Biellese. Partita vinta ai calci di rigore dal Fulgor, con i genitori che hanno festeggiato insieme ai ragazzi, forse con qualche battuta di troppo rivolta agli avversari. Tanto che il padre di uno dei giocatori della Fulgor, appunto, ha ricevuto un pugno in testa da parte di un genitore avversario.

Squadra, staff e genitori campani hanno anche tirato in ballo insulti razzisti, con i piemontesi che hanno invece categoricamente smentito – sostenendo invece di essere stati insultati a loro volta per tutta la partita e di aver provocato la reazione avversaria soltanto facendo una battuta sul pullman in partenza dei napoletani (in quanto eliminati…).

Dopo le minacce di chiamare i carabinieri, tutto si è risolto con l’abbandono del campo da parte della Puteolana, eliminata dal torneo, poi vinto dal Football Project, club di Salerno. Ma dopo diversi minuti dal fatto, il genitore ferito ha continuato a vagare tra gli spalti con del ghiaccio in testa.

In piazza contro la demolizione delle Torri Hamon: «La Soprintendenza si attiverà»

Italia Nostra annuncia l’interessamento dell’istituzione che tutela il paesaggio: «Non era stata informata»

Una cinquantina di persone si sono ritrovate oggi (1 aprile) in piazza del Popolo, sotto una leggera pioggia, per manifestare il proprio dissenso per l’annunciata demolizione delle torri Hamon, nell’area ex Sarom tra Ravenna e Marina di Ravenna.

Una speranza per i promotori dell’iniziativa arriverebbe dalla Soprintendenza per il Paesaggio, che avrebbe risposto alla segnalazione di Italia Nostra (come ha comunicato in piazza la referente locale Francesca Santarella) sottolineando come al momento non sia stata informata della demolizione. La Soprintendenza – sempre stando a quanto riportato da Italia Nostra – ora dovrebbe quindi attivarsi e stabilire se l’eventuale demolizione sia legittima (a fare la differenza la data di costruzione e l’impatto che potrebbe avere sul paesaggio locale).

Domenica prossima, 7 aprile, nuova manifestazione in Darsena, dalle 16.

Il miglior maitre d’Italia: «Il mio compito è quasi quello di uno psicologo…»

Il cervese Rudy Travagli, recentemente premiato alla “50 Top Italy”, lavora all’Enoteca La Torre di Roma, 2 Stelle Michelin

Rudy Travagli

Classe 1979, “Miglior Sommelier di Romagna” nel 2009 e “Miglior Sommelier d’Italia” sul Sangiovese nel 2010, ruoli di altissimo livello nei ristoranti più famosi del Paese e d’Europa, il cervese Rudy Travagli è attualmente maître e sommelier del ristorante con due Stelle Michelin e tre Torchette del Gambero Rosso Enoteca La Torre nell’Hotel Villa Laetitia di Roma, nonché presidente di “Noidisala”, associazione che raggruppa l’élite dell’accoglienza italiana di sala. Da poche settimane è stato nominato “Maître dell’Anno” nell’ambito della premiazione di 50 Top Italy Goeldlin Award.

Un vero fuoriclasse, insomma, con cui è stato davvero un piacere fare due chiacchiere.

Rudy, ormai conti 25 anni di carriera, ripercorriamone i momenti salienti.
«Dopo qualche stagione da bagnino a Cervia mi resi conto che non faceva per me e nel 1997 accettai un’offerta di lavoro in sala in un nuovo “disco dinner” della famiglia Del Bello. Era il primo ristorante gourmet della zona e comincio a capire come funziona il mondo dell’alta ristorazione. Inoltre, ci lavorava il sommelier professionista Fabio Cavicchi. Fu lui a spingermi a fare il corso da sommelier, nel 2003 mi diplomo e da lì la mia passione per il vino è esplosa. Inizio a fare qualche servizio nei ristoranti e le gare, che vanno bene, finché nel 2004 arriva la chiamata di Giorgio Pinchiorri, un sogno, la svolta assoluta, finalmente potevo toccare con mano ciò che avevo studiato sui libri nella cantina monumentale di un tre Stelle Michelin. Mi trasferisco quindi a Firenze e in tre anni accumulo un’esperienza enorme: assaggio tutti i vini più pregiati, capisco le differenze tra le annate, comincio a conoscere i produttori, mi focalizzo davvero su ciò che voglio fare, insomma “divento grande”. Poi, nel 2008, decido che mi serve un’esperienza all’estero, nella fattispecie in Inghilterra, e punto dritto al top, il Fat Duck di Heston Blumenthal, subito fuori Londra, in quel momento il miglior ristorante al mondo. Non pensavo assolutamente che mi prendessero, non parlavo nemmeno inglese, invece a sorpresa il sommelier capo, Isa Bal, mi chiama per un colloquio e succede il contrario di ciò che mi aspettavo: per loro ero io quello bravo, in virtù dell’esperienza da Pinchiorri».

Beh, non male, a soli 29 anni.
«Sì, ma rimango lì un anno, e dopo un passaggio a Cervia e un altro a Firenze al ristorante Borgo San Jacopo dei Ferragamo, Oscar Farinetti di Eataly mi chiede di andare da lui a Roma. Quello si rivelerà l’anno più ricco a livello di incontri e relazioni, ho conosciuto tutto il mondo dell’alta ristorazione, ogni mese avevamo Cracco, Heinz Beck, Cannavacciuolo, tutta la stampa specializzata girava attorno a Eataly. Non era però quello a cui puntavo, ma l’occasione giusta è in arrivo nel 2013, quando entro all’Enoteca La Torre dell’hotel Villa Laetitia a Roma, una stella Michelin. Quindi, ricapitolando, nasco sommelier, divento maître a Eataly, ma decido di tornare a fare il sommelier a Roma, anche se ora sono anche maître. Da quel momento La Torre cresce molto, apriamo altre strutture, nel 2015 divento socio, nel 2018 prendo in mano anche la parte servizio e divento buyer dei vini di tutto il gruppo. Nel 2016 entra lo chef attuale, Domenico Stile, e alla fine arriva anche la seconda stella. Prima però, nel 2012, insieme ad altri sei colleghi, avevamo fondato l’associazione “Noidisala” – che raggruppa tutti i professionisti di sala d’Italia e svolge il ruolo di rivalutazione del ruolo di cameriere e del personale di sala –, di cui nel 2023 divento presidente. La Torre ottiene vari riconoscimenti, e nel 2022 divento anche “Chevalier dell’Ordine dello Champagne” a Reims, cosa di cui vado molto orgoglioso, soprattutto da italiano. Infine, è arrivato il titolo “Maître dell’anno 2024 – Goeldlin Award”».

Per diventare un sommelier del tuo livello immagino che occorra anche un talento naturale, oltre a tutto lo studio e le esperienze.
«Sì, devi esserci portato, ma credo sia così in tutti i lavori. Chi diventa un professionista è perché ha qualcosa in più. Per il vino ho una passione smisurata, e sono convinto che anche il fatto di essere romagnolo vada considerato. Il romagnolo parla poco e lavora tanto, e poi è molto aperto, lo immagino sempre a braccia aperte. Tendiamo a diventare amici degli altri in modi trasparenti, genuini. Comunque, l’abnegazione resta il fattore fondamentale, e purtroppo vedo tanti giovani che non hanno voglia di fare la gavetta e le esperienze che in questo lavoro sono imprescindibili»

Invece cosa occorre per essere un maître impeccabile? Me lo immagino come un ruolo in cui servono psicologia, empatia, nervi saldi…
«Proprio così. Il servizio in sé quasi passa un po’ in secondo piano, tante regole oggi sono andate un po’ perse, però il compito di maître o responsabile di sala è davvero quasi quello di uno psicologo, ma non solo col cliente, anche col proprio team e naturalmente con lo chef. Io, ad esempio, ho una squadra di 7-8 ragazzi, che occorre mantenere sempre motivati e ai quali devi dare spazio e libertà, perché i sacrifici che si facevano una volta oggi non sono più accettati. Bisogna adeguarsi, e non è facile, visto che vengo da 25 anni di lavoro fatti in un certo modo. Ma è certamente il cliente il fulcro di tutto, si deve creare empatia mentre lavori, anche perché con due stelle Michelin il cliente non te ne fa scappare una. Oggi non si viene in un due stelle solo a mangiare ma per fare un’esperienza, e sei tu che la fai fare, spiegando i piatti, i vini, gli abbinamenti, i motivi di ciò che gli suggerisci. Diventiamo quasi un tutor».

Parliamo di vino. Prendiamo un’ottima bottiglia da 100 euro e un Barolo “Monfortino” riserva del 2014 da 1.200 euro. I 1.000 e passa euro di differenza un professionista li sente o siamo ormai nel campo del mito, del feticismo?
«Eh, domanda difficile. Diciamo che fino a certe cifre la differenza si sente assolutamente, ma oltre non c’è motivo, a livello gustativo, che giustifichi certi prezzi, è pur sempre una bottiglia di vino. Ci sono tantissimi vini eccezionali, e le degustazioni alla cieca lo dimostrano, con bottiglie che superano referenze molto più costose. Già spendere 500 euro diventa faticoso da accettare. Andare più su diventa una questione complessa. Insomma, è evidente che sopra certe cifre il fattore psicologico e di status symbol (che poi si applica anche alla moda, per dire) non si può trascurare».

Qual è il vino migliore che hai mai assaggiato?
«Non ho un vino mio preferito. Mi piacciono molto il sangiovese e il Borgogna, sia bianco che rosso, e il nebbiolo; quindi l’eleganza ma anche la schiettezza del sangiovese. Se devo dire un vino che mi è rimasto dentro, soprattutto nel momento in cui l’ho bevuto (e sicuramente dopo ne ho assaggiati di migliori), è stato lo Chateau Latour 1990 (un Premier Grand Cru Classé di Bordeaux, ndr). E purtroppo devo dire che oggi faccio molta più fatica a emozionarmi assaggiando un vino».

La Romagna enoica come sta lavorando? Si può migliorare?
«Secondo me la Romagna è arrivata a un bel livello, sia di qualità e pronta beva (che ha sempre avuto) che di invecchiamento, perché oggi si possono bere dei sangiovese di 10-12 anni davvero buoni. Penso a Nicolucci e Ottaviani, alle aziende storiche come Zerbina, tutti livelli alti. Mi piace molto il vino che fa Chiara Condello, quasi di nicchia, ci vorrebbero più persone come lei, che è riuscita a portare il nostro sangiovese nei ristoranti stellati, mi ha sorpreso il suo vino, per certi versi sembra un brunello, addirittura con più vivacità. Poi sì, se guardi alla Toscana, la nostra vicina, è chiaro che siamo ancora un po’ lontani, però abbiamo un’identità – anche se non potrà mai essere come la loro – e oggi il nostro sangiovese è forse quello che deve essere, un vino fatto bene, buono, genuino, come la gente romagnola. Anche perché per me il momento più bello della vita di un vino (anche di un barolo o un brunello) è tra i 10 e i 15 anni».

Il cambiamento climatico sta davvero modificando anche le zone enoiche nel mondo o per ora è un allarme ipotetico?
«No, l’allarme è reale, ci sono tantissimi casi concreti. Ad esempio, quando ho iniziato a studiare io il vino, in Inghilterra c’era solo un produttore, Nyetimber, che faceva spumante e non lo conosceva quasi nessuno, oggi invece sono tanti e bravi, perché il clima è molto più mite. Ma anche da noi gli esempi non si contano: l’Etna negli ultimi dieci anni ha spopolato perché ha un clima migliore e crea vini più freschi e meno impegnativi (e comunque oggi si è portati a bere vini di più facile beva, più eleganti che potenti, alcolici e tannici). In Franciacorta poi, visto che oggi è più caldo, hanno piantato un’uva che si usava una volta, l’erbamat, molto più acida, che va ad aiutare la cuvée, altrimenti lì i vini rischierebbero di essere “stanchi”. Altro esempio è Lamole di Lamole, la zona più alta e fresca del Chianti Classico, dove oggi tutti si stanno buttando a comprare le uve. Se andiamo avanti così i vini dovranno essere etichettati come superalcolici! (ride, ndr)».

In piazza del Popolo un presidio contro la demolizione delle torri Hamon

Una prima iniziativa già nel giorno di Pasquetta, in attesa della manifestazione del 7 aprile

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La locandina di Tiratura

Lunedì 1° aprile è in programma un primo presidio in piazza del Popolo, a Ravenna (dalle 11 alle 12) contro la demolizione delle Torri Hamon nell’area ex Sarom di Ravenna, annunciate da Eni (proprietaria del terreno, in procinto di essere ceduto all’Autorità Portuale che vi realizzerà un parco fotovoltaico).

A organizzare il presidio è Italia Nostra, con il timore che la demolizione possa partire nel giro di pochi giorni e in attesa della manifestazione già annunciata di domenica 7 aprile che vede la collaborazione di un folto gruppo di associazioni e istituzioni, quali Accademia di Belle Arti di Ravenna, Aipai-Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, Associazione Dis-Ordine, Fai delegazione di Ravenna, Save Industrial Heritage e Spazi Indecisi.

Nell’occasione, lo spazio Tiratura lancia un poster dedicato alle torri e un’azione volta a raccogliere ciò che rappresentano nell’immaginario collettivo della città. «Le torri Hamon – scrive lo spazio Tiratura – sono un simbolo di Ravenna fin dalla loro costruzione nel 1950. Immutate nei decenni, è stato il nostro sguardo a cambiarne il significato. Celebrazione dello sviluppo industriale, residuo di un’epoca inquinante, ora possono essere parte di un futuro che, proiettato lontano dalle energie fossili, supera il passato senza dimenticarlo».

Italia Nostra, infine, si dice preoccupata anche per il bosco di essenze tipiche che è nato spontaneamente nell’area delle due torri, area «fittamente abitata da fauna selvatica, che in quel contesto non ha predatori se non alcuni rapaci. Tra l’altro, le operazioni di demolizione si svolgerebbero proprio in concomitanza con il periodo di riproduzione della fauna selvatica. Oltre all’abbattimento delle torri, dunque, anche la perdita di un patrimonio faunistico e boschivo di rilievo che occupa svariati ettari».

Darsena, l’orangerie è pronta. E il Comune ora aspetta i gestori

L’assessora: «Auspichiamo l’apertura a breve». A disposizione anche un’area relax nella nuova passerella

La prossima novità attesa in darsena di città a Ravenna sarà l’orangerie. È uno dei progetti più originali compresi nel cosiddetto Bando Periferie, tra i pochi lungo il canale a sorgere su un’area comunale, rivitalizzata grazie a quasi un milione di euro di contributi statali.

Si tratta di una struttura metallica – accessibile da via Pag – fatta di vetro e tamponature in policarbonato che la rendono di fatto un giardino d’inverno (la traduzione italiana forse più aderente al termine francese orangerie) in grado di ospitare, oltre a fiori e piante, esposizioni così come veri e propri atelier per residenze d’artista.

«I lavori a carico del Comune sono completati», spiega l’assessora all’Urbanistica, Federica Del Conte. La fine del cantiere è arrivata dopo una serie di proroghe concesse dal Comune a causa dei ritardi diffusi in questi anni nei cantieri edili per le difficoltà di approvvigionamento dei materiali. I lavori erano infatti stati assegnati nell’ottobre del 2020 e sarebbero dovuti durare 180 giorni. «A questo punto – prosegue Del Conte – la palla passa nelle mani della società che ha la gestione in virtù di un bando fatto dal Comune a cui è stata l’unica a partecipare. Non spetta a noi fare previsioni sui tempi di inaugurazione, ma mi auguro che avvenga entro l’estate. Il recente completamento della passerella lungo il canale offre una potenzialità in più perché è stata predisposta un’area relax che potrà essere utilizzata se verrà fatta richiesta».

La società che ha la gestione è la Jem che attualmente già gestisce il bar-ristorante nel parco della Rocca Brancaleone e fino a poco tempo fa si occupava del ristorante Akami nel Darsena Pop Up. Alla Jem – che al momento preferisce non dichiarare nulla – spetterà la definizione dei dettagli di arredo e la scelta delle attività da svolgere all’interno: il bando comunale lasciava ampio margine di manovra per l’utilizzo.

Il progetto orangerie è nato nell’ambito del processo di partecipazione, messo in campo dal Comune di Ravenna, “dal basso”, che parte dal riordino degli orti di via Pag, in una zona ancora poco frequentata in destra canale, quella più vicina al ponte mobile, adiacente al Tiro a Segno. Per quanto riguarda proprio il Tiro a Segno, la parte storica non più utilizzata è già stata teatro di iniziative di riuso temporaneo. La parte più moderna è invece in gestione alla società che svolge l’attività sportiva. «Il Comune è proprietario di una parte e il resto è del Demanio – precisa l’assessora Del Conte –. Abbiamo in corso delle trattative per il passaggio di proprietà di tutto l’immobile al Comune. A quel punto potremo pensare a cosa fare della parte storica che è molto suggestiva e, così vicina all’orangerie, può diventare uno spazio con grandi potenzialità».

Pasquetta, allerta meteo gialla per vento nel Ravennate

 

Dalla mezzanotte di oggi, domenica 31 marzo, alla mezzanotte di domani, lunedì 1 aprile, sarà attiva in quasi tutto il territorio della provincia di Ravenna l’allerta meteo per vento, emessa dall’Agenzia regionale di protezione civile e da Arpae Emilia-Romagna. L’allerta è gialla e sarà in vigore nei comuni di Ravenna, Cervia, Russi, Faenza e Brisighella. A Riolo Terme, Casola Valsenio e Castel Bolognese anche per criticità idraulica. Nel resto del territorio provinciale l’allerta sarà in vigore solo per criticità idraulica.

Nelle aree di pianura del Ravennate, in particolare, si prevede per lunedì 1 aprile una ventilazione di burrasca moderata (tra 60 e 80 km/h). Il Comune di Ravenna raccomanda di mettere in atto «le opportune misure di autoprotezione, fra le quali, in questo caso, fissare gli oggetti sensibili agli effetti del vento o suscettibili di essere danneggiati».

Cordoglio per Luca Donati e Monica Tarroni, morti in moto sull’Adriatica

La coppia gestiva una casa famiglia nel Lughese. Fatale lo scontro con un’auto all’altezza di Savio

Monica Tarroni Luca Donati

Cordoglio nel Lughese per la morte di Luca Donati e Monica Tarroni, i due motociclisti deceduti nel tragico incidente stradale avvenuto nella serata di ieri (30 marzo) sulla statale Adriatica, all’altezza della variante di Savio.

La coppia gestiva una casa famiglia per anziani, la “Zio Giò”, a Belricetto di Lugo.

Lui avrebbe compiuto 48 anni ad Agosto, lei 56 a maggio.

Inutili i tentativi di rianimarli dopo l’incidente. Secondo una prima ricostruzione della polizia locale (e alcune testimonianze) i due, in sella a una Honda di grossa cilindrata, si sarebbero schiantati in fase di sorpasso contro un’auto ferma in fila, nel momento in cui stava probabilmente tentando di fare inversione.

Prima spintona e poi dà una testata all’arbitro: calciatore squalificato per 2 anni

Succede nel campionato di Terza Categoria, a Castel Bolognese

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Squalifica da record fino al 29 marzo 2026 per un giocatore del Biancanigo, squadra dell’omonima frazione di Castel Bolognese militante nel girone B del campionato di Terza Categoria, ultima serie del calcio italiano.

Nel corso dell’ultima partita casalinga contro il Mordano Bubano (terminata 1-1), il giocatore del Biancanigo Shkelzen Beqiri è stato prima ammonito e – in seguito a un applauso ironico – subito dopo espulso. Espulsione che ha fatto andare su tutte le furie il giocatore che – secondo quanto riportato nel referto ufficiale – ha spintonato alle spalle l’arbitro, facendolo cadere. Non pago, il calciatore lo avrebbe anche inseguito, colpendolo con una testata allo zigomo. A fine partite avrebbe completato l’opera aspettando l’arbitro negli spogliatoi per insultarlo.

L’arbitro è stato poi costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso, da cui è uscito con un referto di 7 giorni.

Da qui, la squalifica di due anni a carico del giocatore.

Fermo in coda, tenta un’inversione, ma taglia la strada a una moto: due morti

Le vittime sono un 48enne e una 56enne, coppia del Lughese. L’incidente sull’Adriatica, all’altezza di Savio

Incidente 30 marzo variante Savio

Fermo con la propria auto in coda sull’Adriatica, decide di fare inversione ma così facendo taglia la strada a una moto. Sarebbe questa la dinamica del tragico incidente che nella serata di oggi (30 marzo) ha provocato la morte di un uomo di 48 anni e di una donna di 8 anni anni più grande, coppia che abitava nel Lughese.

L’incidente è avvenuto poco prima le 19 sulla statale Adriatica, all’altezza di Savio, dove si erano formate code in entrambi i sensi di marcia a causa di un incendio che pochi minuti prima aveva coinvolto un furgoncino nei pressi della Cava Manzona. Sul posto c’era la polizia locale a regolare il traffico.

Un automobilista, proveniente da Cervia, ha quindi tentato un’inversione, finendo però per tagliare la strada alla motocicletta, anch’essa proveniente da Cervia. Nell’impatto, come detto, sono morte le due persone in sella alla due ruote.

L’uomo alla guida dell’auto e una donna al suo fianco sono stati portati al Bufalini in stato di shock.

Nel Cesena che festeggia la B anche i ravennati David, Francesconi e Pieraccini

I tre ventenni – da Castiglione, Faenza e Coccolia – grandi protagonisti della cavalcata bianconera

Coreografia Cesena
La coreografia nei Distinti del Manuzzi che omaggia anche Francesconi e Pieraccini

Il Cesena ha festeggiato oggi (30 marzo) il ritorno in serie B, in uno stadio Manuzzi esaurito (fatta eccezione per la curva ospite) vincendo 1-0 contro il Pescara. Un successo festeggiato anche da tanti tifosi della provincia di Ravenna che tradizionalmente frequentano lo stadio cesenate (in curva tra le altre cose svettava una bandiera a forma di B “targata” Pinarella…) e che ha visto protagonisti in campo anche tre ragazzi ravennati.

Si tratta di tre giovani calciatori cresciuti nel settore giovanile del Cesena e diventati protagonisti quest’anno, un po’ a sorpresa, due titolari anche oggi: a centrocampo Matteo Francesconi, faentino, vent’anni compiuti poche settimane fa, capace di collezionare ben 32 presenze (e 1 gol); in difesa si è guadagnato spazio invece Simone Pieraccini, anche lui 20 anni, da Coccolia, una ventina di presenze con addirittura 2 gol. A questi si devono aggiungere le 14 presenze di Antonio David, 20 anni compiuti in gennaio, nato a Ravenna e cresciuto nella Del Duca, società di Castiglione di Ravenna.

Con il Cesena in B, ora la speranza per gli appassionati di calcio ravennati è che possa prendere il suo posto in C il Ravenna Fc, impegnato in un testa a testa con il Carpi nel girone D del campionato di serie D.

Ecco come rinascerà l’area ex Cmc in darsena: supermercato, torri, negozi, uffici

Lavori pronti a partire, l’obiettivo è terminare l’intervento nel 2026. Ne parlano l’Ad di Cia-Conad e l’architetto Bucci

Rendering Aereo Area Ex Cmc 2

A fine 2023 il Piano Urbanistico Attuativo è stato approvato e la convenzione sottoscritta: a tutti gli effetti è stata quindi definita l’urbanizzazione dell’area ex Cmc, acquistata tre anni fa da Cia-Conad nell’ambito del bando pubblicato dalla storica cooperativa in crisi e in cerca di liquidità, area che da decenni è indicata da molti come quella fondamentale per la vera riqualificazione della darsena di Ravenna.

Il gruppo forlivese da 3 miliardi di fatturato ora trasformerà quei terreni e la storica sede della cooperativa “cementisti” con un investimento di almeno 50 milioni di euro (considerando anche quelli spesi per l’acquisizione dei terreni e senza tenere invece al momento conto della parte residenziale, con la quale si supera agevolemente quota 100 milioni).

Rendering Torri Sul Canale

Si tratterà probabilmente di uno degli interventi più importanti degli ultimi decenni avviati non solo in darsena, ma in tutta la città, che prenderà il via con le bonifiche già nelle prossime settimane per poi partire con la costruzione dei fabbricati nei primi mesi del 2025. L’obiettivo è di vedere terminato l’intervento in un anno e mezzo circa, comunque entro il 2026.

Rendering Aereo Area Ex Cmc

Stiamo parlando di un’area enorme, pari a dieci campi da calcio, quasi 70mila metri quadrati di cui circa 27mila destinati ad aree pubbliche, spazi verdi di connessione tra i vari edifici aperti a tutta la città, in grado di collegare via Trieste (dove sorgerà anche una nuova rotonda) direttamente con il canale. Resterà ben visibile la facciata della vecchia sede della Cmc, con la lunga galleria all’interno che sarà anch’essa preservata e diventerà di fatto una sorta di attraversamento coperto dell’area con ai lati spazi commerciali e pubblici esercizi (per circa 4mila metri quadrati). A fianco, invece, in un nuovo prefabbricato sorgerà il supermercato Conad, da 4.500 metri quadrati (circa la metà dell’Extracoop del centro commerciale Esp, per rendere l’idea).

Dall’altro lato (verso la testata, per capirci) sorgeranno invece altre due palazzine da destinare a uffici (quasi 4mila metri quadri; in corso c’è una trattativa per potervi ospitare anche quelli della stessa Cmc) e appartamenti Ers, di edilizia convenzionata (quasi 3mila metri quadrati), mentre a cambiare il volto del waterfront della Darsena saranno i due grandi palazzi da 9-10 piani, alti più o meno quanto quelli della vicina “Torre Zucchi”, affacciati sul canale con una struttura che ricorderà la prua di una nave, insieme a un terzo edificio a un solo piano per negozi e pubblici esercizi. Ai piani superiori delle due “torri”, invece, appartamenti con ampie terrazze e attici di pregio che secondo le intenzioni dei progettisti dovranno garantire una vista impagabile su tutta la città.

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«Siamo convinti – ci dice l’Amministratore delegato di CiaConad, Luca Panzavolta, mentre ci mostra il progetto nella nuova sede del gruppo di Forlì – che il nostro intervento sarà il motore di tutta la Darsena e che a sua volta la Darsena sarà un nuovo motore per il rilancio di Ravenna che, come molte altre città importanti in tutto il mondo, potrà trovare nuova linfa dal recupero di un ex quartiere industriale. Nel segno anche del passato: avremmo potuto demolire l’edificio della Cmc, ma abbiamo deciso di mantenerlo e anzi valorizzarlo, per noi è un pezzo di storia di Ravenna».

Per quanto riguarda la parte commerciale, Panzavolta assicura di aver già contatti con importanti operatori del settore, con cui Conad collabora già altrove, che potrebbero prendere sede in darsena vicino a concept storici del marchio, come bar e parafarmacia. Per quanto riguarda la parte immobiliare, l’intenzione è quella di far intervenire addetti ai lavori del settore. «Abbiamo recentemente presentato l’intervento a Cannes – conclude Panzavolta – registrando l’interessamento di fondi immobiliari, vedremo eventualmente se poter operare noi per conto loro».

Rendering Supermercato Conad

Il progetto architettonico della riqualificazione dell’area è stato impostato in una prima fase dai tecnici della Cmc e in particolare dagli architetti Paolo Focaccia ed Ettore Rinaldini, mentre ora è portato avanti e sviluppato dallo studio di architettura faentino guidato da Alessandro Bucci, che ci parla dei principi seguiti per rigenerare un’area così importante per Ravenna, sottolineando l’assenza quasi totale delle auto nei rendering. «La necessità di assolvere a standard urbanistici e la volontà di non rendere l’area una distesa di auto in sosta ci ha fatto propendere per la scelta dei parcheggi interrati – 550 i posti auto previsti – che permette anche di rendere completamente fruibile il playground e le aree verdi in superficie». Il verde, a colpo d’occhio, sembra in effetti fondamentale. «Diventa per noi un sistema di connessione: i percorsi si snodano tra le strutture e il verde è come una sorta di attrezzatura, qualcosa che in maniera dinamica permea gli edifici stessi. Per noi è esso stesso un’infrastruttura, con parchi gioco, aree di sosta, di meditazione, fino ad arrivare sul canale, in una molteplicità di punti di interesse, in cui spazi privati e pubblici si connettono».

Per quanto riguarda gli edifici veri e propri «la nostra volontà era quella di legare in maniera molto salda il tema dello spazio più protetto al chiuso con i temi dello spazio all’aperto utilizzando anche logge e balconi importanti. Come struttura volevamo vagamente dare l’idea della prua di una nave, sfruttando geometrie non ortogonali e curve, che ammorbidiscono e rendono organiche le costruzioni».

Rendering Canale Torri

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