Il cantiere nelle vie Baldini e Guglielma servirà per aumentare portata, efficienza e funzionalità della rete potabile
Sono in corso i lavori di Hera a Conselice per la posa di nuove condotte idriche per potenziare la rete acquedottistica lungo le vie Nullo Baldini e via Guglielma, fino all’abitato di Chiesanuova. L’intervento, iniziato i primi di dicembre 2023, prevede la posa di una condotta in Pvc in via Nullo Baldini per una lunghezza di 340 metri e lungo la via Guglielma per una lunghezza di 1.200 metri. Le nuove condotte permetteranno di aumentare la portata, l’efficienza e la funzionalità della rete, con conseguente eliminazione delle perdite. La conclusione dei lavori è prevista entro il mese di febbraio 2024.
«Si tratta di un intervento importante per migliorare l’efficienza della rete acquedottistica e ridurre gli sprechi – ha sottolineato la sindaca Paola Pula -. Dopo la messa in sicurezza del potabilizzatore, si tratta di un ulteriore miglioramento delle nostre infrastrutture idriche, importanti anche pensando a un futuro dove l’acqua sarà sempre più preziosa».
«Si tratta di un servizio molto importante che cerca di affrontare uno dei problemi fondamentali della nostra sanità, quello dell’enorme numero di accessi al Pronto soccorso e delle lunghissime conseguenti attese – ha dichiarato durante l’inaugurazione il sindaco Michele de Pascale -. Stiamo lavorando per ampliare il Pronto soccorso, ma dobbiamo essere certi di riservarlo ai casi veramente urgenti per i quali sono necessari specialisti in medicina di urgenza. Da tempo sappiamo che tante prestazioni erogate in Ps rispondono a codici bianchi e codici verdi; per offrire una risposta alla bassa intensità dobbiamo potenziare la medicina territoriale, con la rete delle case della salute, con il lavoro con i medici di medicina generale, e da oggi anche con il Cau, un tassello fondamentale».
Entro i primi mesi del 2025 l’Ausl prevede di avere sei Cau in provincia. Dopo Cervia (già attivo da fine 2020, ma inizialmente con un altro nome) e Ravenna, saranno attivati quelli di Lugo, Conselice, Faenza e Castel Bolognese.
A Faenza è in corso l’organizzazione logistica e progressivamente l’allestimento strutturale delle sedi e l’attribuzione di personale. «L’entrata in funzione è prevista verosimilmente nel secondo semestre 2024 – spiega la dottoressa Donatina Cilla, direttrice del distretto faentino dell’Ausl Romagna –. La collocazione è in via di definizione: sono in corso verifiche circa l’ipotesi nella sede della ex guardia medica di via Marconi».
A Castel Bolognese verrà allestito nella Casa di Comunità. Nelle sedi individuate sono previsti interventi di restyling strutturale e allestimento funzionale, con costi in fase di valutazione.
Entrambi saranno operativi h12 sette giorni su sette. Secondo una previsione di massima potrebbero essere attesi tra 30 e 40 utenti al giorno per ciascun Cau.
Il Cau di Lugo verrà aperto tra il secondo semestre del 2024 e i primi mesi del 2025. «È stata individuata la collocazione definitiva al piano terra della nuova Casa della comunità (Cdc) nell’area dell’ex acetificio Venturi – spiega la dottoressa Federica Boschi, direttrice del distretto di Lugo dell’Ausl –. In attesa dell’ultimazione della Cdc, il Cau verrà sistemato al padiglione C dell’ospedale».
È previsto un secondo Cau nel Lughese alla Casa di comunità di Conselice, anche questo aperto h12, 7 giorni su 7 come sarà quello di Lugo.
La decisione in base alla relazione agronomica che mostra gravi alterazioni non recuperabili
Il Comune di Lugo ha disposto l’abbattimento di 9 alberi pubblici su 159 controllati. Gli interventi sono in programma il 23 gennaio. I controlli fanno parte di quelli che l’amministrazione comunale dispone periodicamente sulle alberature pubbliche.
Quelli da abbattere sono un acero in piazza Marsala, un pioppo cipressino in via Petrarca, tre platani in viale Masi, via Colombo e viale Dante, un tiglio in via Brignani, un pioppo bianco nel parco “4 zug” di Voltana, un ippocastano in via Ricci Curbastro, una quercia in vicolo Cattaneo. La relazione agronomica raccomanda gli interventi per motivi di incolumità pubblica dato che le prove strumentali hanno riscontrato delle gravi alterazioni, con conseguenti condizioni fitosanitarie compromesse e non recuperabili.
L’assessora all’Ambiente Maria Pia Galletti sottolinea che «l’ambiente urbano non è il più congeniale per gli alberi che soffrono per la mancanza di spazio per le radici, per l’impermeabilità dell’asfalto e del cemento e per la scelta di specie non sempre adatte al contesto. La decisione, sempre difficile vista l’importanza degli alberi per la vita, va quindi inquadrata in questo scenario, per evitare incidenti a tutela della collettività. Gli alberi saranno sostituiti, non necessariamente nello stesso luogo ma in punti che risultino i più adatti possibili per il loro sviluppo».
Proviene dalla bottega dell’artista Gunter Demnig ed è esposta in sala Baracca
In questo 2024 le celebrazioni del Giorno della Memoria a Lugo assumono un particolare significato per la posa della pietra d’inciampo dedicata a Ida Caffaz, ebrea lughese deportata a Auschwitz che non sopravvisse alla prigionia. La pietra proviene dalla bottega dell’artista Gunter Demnig che da anni realizza queste targhe di ottone che vengono installate di fronte ai luoghi dove le persone sono state prelevate con la forza. La posa della pietra è in programma domenica 28 gennaio in corso Matteotti 103, in una cerimonia durante la quale sarà letto un messaggio della senatrice a vita Liliana Segre che viaggiò nello stesso convoglio di Ida Caffaz.
Alla posa partecipa la parlamentare europea Alessandra Moretti, il presidente della Comunità Ebraica di Ferrara Fortunato Arbib, il rabbino Luciano Caro e il sindaco Davide Ranalli. La mattina si apre in sala Estense alle 10 con una presentazione della pietra d’inciampo e una contestualizzazione del periodo storico a cura di Giuseppe Masetti dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Ravenna e provincia. A seguire, dalla sala Estense si arriva in corteo corso Matteotti 103, indirizzo che è stato possibile reperire grazie alle ricerche svolte presso i fondi dell’Archivio Storico Comunale e nella documentazione agli atti dei servizi demografici.
La pietra d’inciampo è esposta in sala Baracca da oggi e fino a venerdì 26 gennaio dalle 9 alle 12, sabato 27 gennaio Giorno della Memoria dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18. L’accesso è libero, le classi interessate a visitarla con i loro insegnanti possono prenotarsi contattando l’ufficio eventi del Comune.
La posa della pietra è il momento culminante di una settimana che vede anche la celebrazione del Giorno della Memoria in Consiglio Comunale, nella serata di giovedì 25 gennaio a partire dalle 20 con un intervento di Ines Miriam Marach che descrive la figura di Ida Caffaz e la comunità ebraica lughese (il Consiglio Comunale si può seguire in diretta streaming sul canale Youtube del Comune di Lugo). È stato proprio il Consiglio Comunale a deliberare all’unanimità il 24 novembre 2022 l’adesione al progetto della pietra d’inciampo.
Sempre giovedì 25 gennaio, alle 17.30 nella sala Codazzi della biblioteca Trisi, la direttrice Maria Chiara Sbiroli coordina gli interventi dell’assessora alla Cultura Anna Giulia Gallegati, del direttore dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Ravenna e provincia Giuseppe Masetti e della studiosa di storia e cultura ebraica italiana Ines Miriam Marach. Gli studenti del Liceo di Lugo raccontano il loro viaggio ad Auschwitz.
Sabato 27 gennaio Giorno della Memoria, alle 10.30 il sindaco Davide Ranalli depone la corona alla lapide che si trova all’ingresso della Rocca con i nomi degli ebrei lughesi deportati e uccisi nei campi di concentramento.
Il 6 febbraio, giorno dell’uccisione di Ida Caffaz, visite guidate delle scuole nell’ex ghetto ebraico di Lugo e nel luogo dove è stata posata la pietra.
Il 29 gennaio appuntamento alla pro loco di Porto Corsini per piccoli ruoli e comparse
La casa di produzione Wildside organizza una giornata di casting a Porto Corsini per individuare comparse e piccoli ruoli per il film Paternal Leave che verrà girato tra febbraio e marzo a Marina Romea.
Si cercano persone della zona di Ravenna e dei lidi nord (Porto Corsini, Marina Romea e Casal Borsetti) e in particolare ragazze e ragazzi tra i 16 e i 22 anni; una mamma giovane con figlio o figlia; una donna di una cinquantina d’anni; uomini di 60 anni; una donna di circa 75 anni e un uomo di circa 85 anni.
Gli interessati dovranno presentarsi il 29 gennaio dalle 10 alle 18 per il provino alla pro loco di via Po 29, a Porto Corsini.
I minorenni dovranno essere accompagnati da un adulto di riferimento.
I volontari impegnati al Museo Zauli dopo l’alluvione
Il Museo Carlo Zauli (Mcz) di Faenza annuncia la riapertura al pubblico dopo il lungo periodo di chiusura dovuto ai lavori di ristrutturazione necessari a seguito dell’alluvione che lo ha colpito il 16 maggio 2023. «Questa riapertura non sarebbe stata possibile senza il generoso aiuto di tutti coloro – aziende, enti e privati cittadini – che hanno donato fondi, consulenze, tempo, energie dallo scorso maggio a oggi e che continuano a farlo per aiutarci a completare un’opera che purtroppo non è affatto compiuta del tutto», scrivono i responsabili del museo.
L’appuntamento è per sabato 27 gennaio alle 16 con apertura straordinaria fino alle 21. La comunità, i media e gli amanti dell’arte sono invitati a partecipare: la riapertura rappresenta un’occasione unica per esplorare il percorso espositivo del museo arricchito da opere inedite e rari materiali di archivio, fotografie di Cristina Bagnara e installazioni temporanee a cura degli artisti Michele Guido e Namsal Siedlecki e degli studenti che hanno seguito il progetto di Residenza con Michele Guido.
Orari di apertura: martedì e venerdì dalle 14 alle 17; mercoledì, venerdì e sabato dalle 10 alle 13. Apertura straordinaria: domenica 28 gennaio dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Informazioni: Museo Carlo Zauli | via della Croce n.6 | 48018 Faenza (RA) – museocarlozauli@gmail.com | www.museozauli.it | +39 333 8511042
“Weekend Dance” è il tema scelto per l’edizione 2024 della grande festa della Romagna
Dal 5 al 7 luglio prossimi la Romagna si trasformerà nel più grande dancefloor a cielo aperto d’Italia. Sarà una Notte Rosa nel segno del ballo – nelle sue mille forme ed accezioni, dai ritmi folk alla danza sportiva, dal country al liscio, dalla disco dance all’hip hop, dal rock all’indie hop, passando per il mondo del clubbing e delle discoteche – quella che porterà le province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e Ferrara a scatenarsi fino all’alba in una grande festa collettiva lungo i 110 km di costa, passando per le piazze delle grandi città della Riviera trasformate in gigantesche balere fino ai piccoli borghi.
“Weekend Dance”, il claim ideato da Claudio Cecchetto per ispirare la 19esima edizione del Capodanno dell’estate, è stato svelato in anteprima nel corso dell’ultima riunione del Consiglio d’amministrazione di Visit Romagna, che si è tenuto oggi – lunedì 22 gennaio – alla presenza del presidente Jamil Sadegholvaad, del direttore Chiara Astolfi, dei componenti del Consiglio d’Amministrazione e della cabina di regia.
Voglia di muoversi, stare bene e sentirsi in forma, divertendosi e sprigionando energia positiva, facendosi trascinare dal ritmo di una manifestazione corale nel segno del benessere fisico e del desiderio di condividere emozioni: temi e suggestioni che fungeranno da filo conduttore per l’edizione 2024 della Notte Rosa, che mira a rilanciare la Romagna come distretto del ballo. La danza come linguaggio del corpo che unisce e diventa il volano perfetto per promuovere l’internazionalizzazione della Notte Rosa; una danza che fa bene alla salute, fisica e mentale, portando benessere ed armonia.
Non mancheranno iniziative dedicate al racconto del distretto romagnolo del ballo che ha spopolato in Europa negli anni ‘80/90, mostre sulla storia del ballo in riviera, sui dj, sul futuro della musica. Un viaggio a passo di danza che comincia da uno dei simboli della “romagnolità del mondo”: la grande tradizione del liscio, vera e propria colonna sonora della Romagna, un mito inossidabile che accomuna generazioni lontane nel tempo. Nel 2024 ricorrerà il 70esimo anniversario di Romagna Mia, colonna portante della storia della musica italiana e della Romagna, emblema del connubio tra musica e ballo, performance live e flash mob. La Notte Rosa e la Romagna metteranno dunque al centro la celebrazione del liscio, dei suoi protagonisti e delle sue orchestre.
Tra gli argomenti trattati nell’ambito del CdA odierno sono state le missioni all’estero; oltre alla fiera di Stoccarda terminata da pochi giorni, sono in programma diverse partecipazioni nell’anno 2024 per intercettare turismo internazionale, in particolare delle aree Svizzera, Austria e Germania.
Nel corso della mattinata si è parlato, infine, della campagna straordinaria di lancio della stagione primaverile ed estiva della Romagna sui grandi ledwall nelle stazioni di Milano Centrale e di Genova (Principe e Brignole) nelle settimane della Bit e del Festival di Sanremo, che prevede 600 passaggi, a cui si aggiunge una campagna su RadioRai2 e Radio Italia durante il Festival di Sanremo.
Auto fuori strada all’alba di domenica, la polizia locale arriva e comincia a fare domande e le risposte fanno cadere lo scambio di persona
Si è finto guidatore dell’auto finita fuori strada per evitare una denuncia all’amico che era davvero al volante anche se aveva bevuto, ma la polizia locale ha scoperto il tentativo. È successo a Ravenna alle 4 di domenica 21 gennaio.
La vettura era uscita di strada da sola. Sul posto, oltre all’autovettura incidentata, i vigili urbani hanno trovato cinque giovani e un’altra autovettura. Una delle persone presenti si è dichiarata conducente del veicolo incidentato, risultando negativo all’alcol test. Tuttavia le circostanze, le spiegazioni fornite e la titubanza nel rispondere ad alcune domande da parte dei giovani facevano insorgere negli agenti il dubbio in merito alla possibilità che alla guida vi fosse un’altra persona. Una volta individuato l’effettivo guidatore è stato sottoposto all’alcoltest e aveva un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l (il limite consentito è 0,5). È stato denunciato, dunque, per guida in stato di ebbrezza.
A Madonna dell’Albero in via Cirri nel pomeriggio di sabato 20 gennaio un gruppo di giovani identificato dalla polizia locale perché si pensa che stesse organizzando una gara clandestina in strada con auto e moto
La polizia locale di Ravenna ha identificato 17 giovani, di età compresa tra 14 e 20 anni, che stava organizzando una gara clandestina fra vari veicoli a Madonna dell’Albero, frazione alle porte della città, nel pomeriggio del 20 gennaio. L’intervento delle pattuglie è arrivato dopo la segnalazione di alcuni cittadini che parlavano della presenza di motociclisti che avrebbero gareggiato sulla pubblica via.
In via Cirri i vigili urbani hanno individuato un gruppo di giovani con autovetture, motocicli e ciclomotori. I giovani apparivano intenti a raccogliersi, mentre i veicoli risultavano tutti in sosta. Per la modalità dell’incontro appariva credibile che i giovani fossero in procinto di organizzare una gara.
Al termine del controllo sono state identificate 17 persone, provenienti prevalentemente da Ravenna, due gli stranieri presenti. Un motociclo è stato sottoposto a sequestro perché senza assicurazione.
Lo spettacolo sarà in scena al Goldoni di Bagnacavallo e al Masini di Faenza. Parla il regista
(ph. Elisa Calabrese)
Lunedì 22 gennaio (ore 21) al teatro Goldoni di Bagnacavallo (e martedì 23 al Masini di Faenza, ore 21) va in scena Notti, della compagnia bellunese SlowMachine (istituita nel 2012 da Elena Strada e Rajeev Badhan). Nello spettacolo gli attori, che interpretano i membri di un gruppo teatrale al lavoro su una nuova trasposizione delle Notti bianche di Dostoevskij, riflettono su cosa è ancora in grado di dire oggi quell’opera. La drammaturgia, curata dalla stessa Strada, innesta poi sul contributo letterario di Dostoevskij le suggestioni sociologiche e filosofiche del saggio Amore liquido di Zygmunt Bauman. Ne esce un lavoro dalla forte tensione visionaria, un dialogo tra teatro, video e video live, in cui due e più livelli visivi e temporali si intrecciano nella ricerca di un senso profondo nelle relazioni ai nostri tempi. Ne parliamo con il regista Rajeev Badhan.
Come siete arrivati a scegliere i due spunti fondamentali su cui è innervato Notti?
«L’intento è stato quello di chiederci in che modo poteva parlare al presente un testo come Le notti bianche di Dostoevskij, che ha attraversato le epoche. Pensando alla società in cui viviamo in questo momento, ci siamo chiesti se il tipo di innamoramento descritto nel racconto fosse ancora possibile, se esistono punti d’incontro. E quindi ecco il parallelo tra racconto di Dostoevskij – nel quale l’innamoramento dei protagonisti ha fatto patire tanti lettori – e una riflessione sulla nostra modernità, ossia su cosa le tematiche dell’amore potessero suscitare nelle nuove generazioni. Questo ha fatto sì che si sviluppasse un lavoro che intreccia la modernità dell’oggi ai tempi del grande scrittore russo. Lo spettacolo procede su due piani: uno è la linea del racconto di Dostoevskij, che avviene per lo più con l’utilizzo di varie tecniche video, quindi del mezzo cinematografico; sull’altro piano ci sono invece un gruppo di tre attori che si interrogano sull’oggi e sulle loro relazioni, specchiandosi con il racconto di Dostoevskij. Qui si innestano le riflessioni del testo di Bauman Amore liquido e poi è nata anche l’idea di sentire le generazioni che chiamiamo in causa, e così, attraverso alcune interviste fatte a ragazzi dei licei di Belluno, si è utilizzato il mezzo documentario all’interno dello spettacolo. Insomma, un percorso che naviga su più livelli che suscita vari interrogativi: può la liquidità della nostra epoca, intesa come la fragilità di qualsiasi costruzione, influire anche sui sentimenti più forti e apparentemente solidi? Il concetto di amore ha un denominatore comune? Amore e libertà sono un binomio così incompatibile?»
Personalmente, ho interpretato lo spettacolo in questo modo: i personaggi di Dostoevskij, il narratore e Nasten’ka, alla fine si innamorano, ma Nasten’ka sceglie di stare con l’Inquilino più che altro per una sorta di convenzione sociale. Nel saggio di Bauman invece la perdita dell’amore è qualcosa di più impalpabile, che arriva contestualmente dalla società che viviamo e da noi stessi. Ed è per questo che i due testi lavorano così bene all’interno del vostro spettacolo. Ha senso?
«È una riflessione interessante. La negazione dell’amore, oggi, arriva in effetti da un’altra parte. Nell’indagine fatta per questo spettacolo, ci siamo accorti di come, nella società dell’immagine in cui viviamo, alle volte siamo proprio noi a negare l’amore. Se penso a Nasten’ka, al narratore e all’Inquilino è evidente che sono tutti innamorati, anche se magari sono amori diversi. L’amore cambia, l’amore a volte è abbandono, e credo che la negazione dell’amore al giorno d’oggi sia assolutamente una tematica su cui riflettere. Quindi sì, condivido il tuo punto di vista».
C’è un’altra cosa che ho notato in Notti che vorrei capire. In scena i tre attori (che interpretano proprio degli attori) stanno discutendo della messa in scena del testo di Dostoevskij, un po’ come succede in “I promessi sposi alla prova” di Testori. È un richiamo voluto?
«Devo dire che non ci avevo mai pensato, anche se mi onora il fatto di essere accostato a un’idea come quella di Testori. Però sicuramente in Notti c’è la volontà di portare in scerna il teatro, una tematica che mi sembrava interessante, così come la modalità che gli attori stessi dichiarassero la loro posizione di attori, e come alcune cose che succedono sembrano quasi impossibili all’interno dello spettacolo ma poi pian piano si realizzano. La dinamica della meta-teatralità e dell’utilizzo del teatro all’interno di una compagnia che deve mettere in scena uno spettacolo – come può essere anche in Sei personaggi in cerca d’autore – è un percorso che attraversa la nostra drammaturgia e la riflessione registica. Non per niente, credo, abbiamo citato Testori e Pirandello, che hanno inciso in maniera molto netta nella cultura teatrale contemporanea»
Ho scoperto che, prima della laurea specialistica in Produzione e Progettazione delle Arti Visive allo IUAV di Venezia, ti eri laureato in Biotecnologie Mediche. Cosa ti ha portato da un percorso scientifico a uno artistico?
«Beh, durante gli studi avevo già iniziato a frequentare il Tpr-Cut (Teatro Popolare di Ricerca-Centro Universitario Teatrale) di Padova, ho conosciuto Denis Fasolo, Andrea Pennacchi, il fondatore del Tpr Lorenzo Rizzato, ho avuto una spinta molto forte per il teatro, la nuova drammaturgia, la sperimentazione. Diciamo che il percorso scientifico mi ha portato a decidere in maniera più convinta di intraprendere un percorso artistico e frequentare poi l’Accademia Teatrale Veneta, e specializzarmi anche al Centro Sperimentale di Cinematografia. Insomma, era già tutto dentro di me, doveva solo uscire».
SlowMachine esiste dal 2012, ma il 2024 avrebbe dovuto essere il decennale della stagione teatrale “Belluno Miraggi”, poi saltata. Cos’è successo?
«Probabilmente c’erano idee un po’ diverse con l’amministrazione comunale, ma speriamo che nel futuro si possa migliorare. Noi, come compagnia, a livello produttivo e organizzativo siamo molto attivi. Se la disponibilità per la realizzazione di progetti all’interno del territorio bellunese c’è, ben venga, se no vedremo. Miraggi è sempre stata apprezzata dalla cittadinanza, ma a volte chi decide è gente che professionalmente non ha niente a che fare con il nostro ambito. Rispetto al nostro territorio vedo problematiche un po’ di provincia, e questo non aiuta. L’Emilia-Romagna, ad esempio, è una costellazione in cui più anime convivono, da Ert a Accademia Perduta, dalle Albe alla Socìetas, la pluralità di espressione è solo una ricchezza. Speriamo di ritornare anche noi in attività in maniera più strutturata, anche se è ovvio che il sistema cultura ha dei problemi e delle necessità. In questo momento però ci fa piacere che un lavoro come Notti stia girando abbastanza, con un ottimo riscontro del pubblico, che è fondamentale».
Torna la rassegna per sensibilizzare sulla raccolta fondi. Atteso anche Paolo Nori
Prosegue anche nel 2024 la rassegna Bellezza spalata ideata dalla Biblioteca Manfrediana per restare vicina al suo pubblico e per proseguire nella sensibilizzazione per la raccolta fondi destinati al recupero delle sale alluvionate. È possibile donare attraverso l’Iban del Comune Faenza specificando nella causale “per biblioteca”. Inoltre è stato attivato un art bonus, che consente un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico.
La rassegna prenderà il via il 23 gennaio con un doppio appuntamento. Alle 17 ci sarà un laboratorio di fumetti offerto dall’associazione culturale Barbablù, rivolto a tutte le ragazze e i ragazzi dagli 11 ai 14 anni. Alle 18.30 sarà ospite nell’Aula Magna della Biblioteca Cristiano Cavina con il suo toccante video racconto “Il primo Natale in Romagna dopo l’alluvione” realizzato dalla Regione Emilia Romagna. Si tratta di una testimonianza civile, «necessaria per dimenticare le acque limacciose – spiega Cavina -. Chi ha vissuto i giorni del fango e nel fango non potrà mai scordarli. Resteranno per sempre impressi nella nostra mente, perché si è trattato di un evento talmente forte che ci ha segnato per sempre».
Il 31 gennaio alle ore 18.30 è previsto un incontro con Paolo Nori, scrittore, traduttore e blogger, con il monologo Vi avverto che vivo per l’ultima volta dedicato alla poetessa russa Anna Achmatova.
All’interno della rassegna non poteva mancare una mostra dedicata ai ricchissimi fondi della Biblioteca con una esposizione dedicata ai manoscritti dal titolo In bella grafia. Sei secoli di manoscritti. In occasione dell’inaugurazione prevista per il 23 febbraio alle ore 18 si esibirà il gruppo musicale Il Battello Bianco, composto da Bruno Orioli, Enrico Massari e Andrea Gatta.
Dati Uil: a Ravenna, Faenza e Lugo servirebbero 76 professionisti, per coprire i vuoti l’Ausl attinge da altri reparti con ricadute sulle liste d’attesa
Ogni anno i tre pronto soccorso della provincia (Ravenna, Faenza, Lugo) registrano circa 150mila accessi. Il numero è in crescita dopo il grande calo del 2020 dovuto alla pandemia. A Ravenna nel 2023 si sono registrati 100 mila accessi, in aumento del 7 percento rispetto all’anno prima. Oltre ai casi che hanno necessitato di un ricovero, vi è stato un aumento percentuale dei codici azzurri (+10 percento) e dei verdi (+3 percento).
Ma sono sempre meno i professionisti della sanità disposti a lavorare in quel reparto. La pianta organica dell’Ausl Romagna prevede 76 medici per i tre reparti ravennati. Attualmente, secondo le valutazioni del sindacato Uil, è scoperto un terzo dei posti. Il Ps di Ravenna ha 28 medici su 36 previsti, a Faenza 14 su 22 e a Lugo 9 su 18. Spesso, per comprensibile necessità, l’azienda sanitaria fa ricorso a medici di altre specialità con un effetto a cascata su altri reparti dove non ci sono urgenze ma si finisce per allungare le liste di attesa.
Perché la fuga dai Ps italiani? Secondo le considerazioni dei sindacati incide la trasformazione del lavoro: molti considerano il pronto soccorso come il luogo cui rivolgersi per qualunque bisogno semplicemente perché è sempre aperto e così la gestione dell’urgenza non è più la mission del personale. Senza dimenticare l’aspetto economico con retribuzioni non competitive rispetto al privato e all’estero. Sono diversi i casi di chi lascia il Ps per fare il medico di base.
C’è poi il tema della scarsa sicurezza con episodi di aggressioni all’ordine del giorno. Il gesto sconsiderato di persone violente non è prevedibile, ma una riduzione dei tempi di attesa contribuirebbe a ridurre la tensione: ne sono convinti i sindacalisti.
Le previsioni future non autorizzano ottimismo. Il sindacato dei medici Anaao Assomed ha raccolto e pubblicato i risultati delle assegnazioni dei posti nelle scuole di specializzazione in Italia, i corsi che permettono ai laureati in medicina e chirurgia di specializzarsi, un requisito essenziale per essere assunti nel servizio sanitario nazionale. Secondo il sindacato il dato più preoccupante riguarda la specializzazione di emergenza-urgenza, che forma medici e mediche dei pronto soccorso, per cui sono state assegnate soltanto 266 borse di studio sulle 855 a disposizione.