domenica
14 Settembre 2025

«Linkedin piace ai servizi segreti per reclutare informatori con offerte di lavoro»

«I più bravi a corrompere le fonti sono i cinesi» L’ex deputato Alberto Pagani (Pd) è un consulente di sicurezza: «Israele preferisce uccidere scienziati in Iran piuttosto che bombardare i siti dove si lavora alla atomica»

pagani

«I servizi segreti usano anche Linkedin per reclutare informatori». Parola di Alberto Pagani, esperto di sicurezza internazionale. L’ex segretario provinciale del Pd, e poi deputato, è titolare del corso “Terrorismo internazionale in epoca contemporanea” all’università di Ravenna.

Pagani, cosa sono i servizi segreti in parole povere?
«Sono degli uffici statali che raccolgono informazioni su altri soggetti, ad esempio aziende o istituzioni di altri Stati, e le interpretano per aiutare il decisore politico a capire quello che non potrebbe capire basandosi solo sulle informazioni ufficiali. La missione principale è la raccolta di informazioni, per agire anche operativamente nell’interesse nazionale, ove possibile e quando il potere politico lo decida. In Italia i servizi segreti non hanno funzioni di polizia giudiziaria, come l’Fbi americana, e quindi non arrestano nessuno. Semplicemente, come diceva Altan in una sua vignetta: le spie spiano».

Dove sono custodite queste informazioni?
«Non dobbiamo pensare solo a documenti segreti chiusi nella cassaforte di un ambasciatore. L’80 percento delle informazioni utilizzate proviene da fonti aperte, accessibili a tutti, ma non tutti sono dotati degli strumenti per poterle raccogliere e per metterle in collegamento e interpretarle. Per esempio i social network sono una miniera di informazioni utili, ma non c’è una persona che scorre tra i post, si usano software. E poi ci sono le informazioni che sono occultate apposta, e in questo caso l’intelligence è spionaggio».

Qual è l’obiettivo della raccolta informazioni?
«Garantire la sicurezza dello Stato. Non solo quella militare: c’è anche la sicurezza economica o la difesa della Costituzione e della stabilità delle istituzioni democratiche. Questo consiste nell’individuare e contrastare eventuali strategie di disinformazione, basate sulle menzogne, messe in atto da altri Paesi che vogliono accentuare e divaricare le divisioni sociali per destabilizzare la democrazia».

Un esempio?
«È successo in Francia con i gilet gialli, c’è stata anche una manipolazione informativa mossa da altri Paesi, la Russia di sicuro».

La disinformazione è una strategia dei tempi moderni in cui la quantità di informazioni in circolazione è così tanta?
«In realtà è sempre stata parte delle guerre. Sono cambiati gli strumenti e l’efficacia: i volantini lanciati da D’Annunzio su Vienna
nel 1918 per demotivare gli austriaci non hanno la stessa efficacia di un bot sui social.
Su Netflix c’è un bel documentario, The Great Hack, che racconta la storia di Cambridge Analytica, la società che ha fatto attività di propaganda indirizzando opinioni di molte persone. Questa nuove tecnologie, che combinano big data, nuovi algoritmi analitici, neuroscienze e intelligenza artificiale generativa, sono armi potentissime».

Che differenza c’è tra un agente segreto e un analista dei servizi segreti?
«Chirurgo e ortopedico sono entrambi medici, ma fanno lavori diversi, a volte sovrapponibili, a volte distinti. L’analista lavora in ufficio e fa analisi sulle informazioni che raccoglie, o raccolte da altri. L’ufficiale dei servizi sul campo invece si occupa di costruire e gestire una rete di fonti o informatori».
Come?
«Tradizionalmente il reclutamento di una fonte necessitava del rapporto interpersonale e richiedeva pazienza e prudenza. Nei nostri tempi è frequente anche l’uso dei social network, soprattutto di Linkedin, perché è una piattaforma con orientamento più professionale. Per reclutare una fonte si può cominciare offrendo un lavoro ben remunerato. E poi si cerca di ottenere anche informazioni riservate, con la corruzione o con il ricatto; in questo i cinesi sono particolarmente bravi».

Per reclutare fonti è consentita ogni mossa?
«Per i servizi italiani la violazione di leggi richiede un’autorizzazione specifica, che offre garanzie funzionali di fronte alla magistratura italiana. Corrompere una persona o violare un domicilio per installare una microspia sono operazioni che non si possono fare. Un operatore di intelligence può avere l’autorizzazione per farlo. Ma ovviamente se lo fa in uno Stato estero e gli apparati di sicurezza di quel Paese se ne accorgono, può essere arrestato, oppure dichiarato persona non grata ed espulso, se ha un passaporto diplomatico».

Cosa succede se un ufficiale dei servizi segreti si accorge di una possibile minaccia criminale?
«Se c’è un rischio concreto deve informare le forze di polizia che poi si muovono sotto il coordinamento delle procure della Repubblica. Quando viene arrestato un nucleo di terroristi o aspiranti tali, molte volte è un’operazione nata da attività di intelligence e conclusa dai Ros dei carabinieri o dalla Digos della polizia che devono raccogliere le prove per un eventuale processo».

Il fatto che gli Stati abbiano strutture con il compito di carpire informazioni che altri Stati non vogliono divulgare, non è la plastica smentita dei discorsi di collaborazione internazionale e obiettivi di pace?
«La pace si costruisce anche così, se sappiamo di più gli uni degli altri forse siamo anche più sicuri. Nelle relazioni internazionali
non ci sono amici, ci sono alleati e ci sono avversari, ma anche tra Paesi alleati possono esserci divergenze di visione o di interessi».

Però le operazioni di intelligence possono essere anche poco pacifiche…
«Rispondo con un esempio forte, ma credo chiaro. Nel tempo molti scienziati che
lavorano alla bomba atomica dell’Iran sono stati uccisi da gruppi di fuoco. Non ci sono
rivendicazioni, ma è chiaro a tutti che dietro ci sia il Mossad israeliano. È lo scalino prima del bombardamento aereo sui siti segreti dove gli iraniani arricchiscono l’uranio per ottenere armi nucleari. Dal punto di vista di Israele è vitale che l’Iran non abbia l’atomica e rallentare la sua produzione uccidendo gli scienziati è meno drammatico di un’azione che scatenerebbe una guerra».

Come si studia per diventare agente segreto? A chi si manda il cv?
«Dipende dai Paesi. La Russia aveva una università del Kgb, nel Regno Unito c’è una lunga tradizione di formazione a Cambridge
e Oxford. In Italia per molto tempo si attingeva dalle forze armate e di polizia. Poi le esigenze sono cambiate e oggi per difendersi
dagli hacker non basta fare un corso di informatica. Chi vuole candidarsi può inviare la domanda al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e poi è lo Stato a valutare i profili»

Il Mar propone un abbonamento annuale che consente visite illimitate al museo

La tessera, con validità di un anno, permette l’ingresso a tutte le mostre permanenti e offre uno sconto sulle temporanee

Mar

Dal mese di marzo è possibile acquistare al bookshop del Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna la “Mar Card” una tessera che da diritto all’ingresso illimitato alle collezioni permanenti della galleria, al costo di 10 euro, con validità di un anno.

La card è nominativa e, una volta presentata in biglietteria al proprio ingresso, consentirà di visitare tutte le collezioni permanenti esposte: da quella antica con il nuovo allestimento delle cellette, alla sezione contemporanea con le opere di Zorio, Banksy e Cattelan, oltre che il piano terra con la sua collezione dei mosaici contemporanei, le nuove acquisizioni delle opere musive e Sacral, l’installazione nel chiostro del museo di Edoardo Tresoldi. Per quello che riguarda le esposizioni temporanee invece, sarà garantita una riduzione sul prezzo di ingresso

Riaperti gli uffici della Cgil alluvionata, danni da oltre 400mila euro

Il totale delle perdite materiali non tiene conto del valore storico dell’archivio distrutto

CGIL UFFICI

Sabato 16 marzo sono stati inaugurati, a dieci mesi dalla devastazione dell’alluvione, gli uffici ricostruiti al piano terra della sede della Cgil di Faenza, in via Chiarini, che hanno aperto al pubblico.
L’acqua mista a fango aveva raggiunto l’altezza di 3,5 metri sommergendo completamente piano terra e seminterrato, arrivando anche al primo piano. Tutte le attrezzature e gli archivi storici presenti sono stati distrutti. Con l’aiuto dei volontari e dei propri operatori, la Cgil è riuscita ad aprire gli uffici al primo piano dopo 3 settimane dall’alluvione, con spazi fortemente limitati.
Solo pochi giorni fa, invece, il 16 marzo, è stato ripristinato il piano terra, con la ricostruzione di parte della struttura muraria, della tinteggiatura e la predisposizione di impianto elettrico, di riscaldamento e delle postazioni con tutta la strumentazione necessaria. I lavori sono stati finanziati, a oggi, solo grazie al contributo solidaristico di tutte le altre sedi della Cgil, con risorse provenienti da un contributo volontario sulle ore di lavoro di tutti gli operatori dell’organizzazione e raccolte fondi tra gli iscritti. I danni materiali, che non tengono conto del valore storico dell’archivio, sono stimati in una cifra superiore ai 400.000 euro.

Vacanze “gratis” a Milano Marittima grazie alla nuova card di welfare aziendale

Tra i bonus per i dipendenti arriva una tessera che può essere utilizzata per pagare i soggiorni negli hotel convenzionati del cervese, si tratta di un progetto unico in Italia

Spiaggia Ombrellone

I “fringe benefit” sono una forma di retribuzione non in denaro regolamentata dallo stato, sempre più diffusa nel mondo aziendale per premiare i propri dipendenti, con il vantaggio di offrire un bonus non tassato (fino a 2000 euro per chi ha figli a carico e fino a 1000 per chi non ne ha) spendibile sulle principali piattaforme di welfare aziendale. Con l’introduzione della nuova “Cervia e Milano Marittima Card” sarà possibile acquistare anche dei buoni spendibili negli hotel della “Città del sale”.

La tessera nasce  come metodo di pagamento per i futuri turisti e può essere acquistata sulle principali piattaforme di welfare aziendale italiane, in tagli da 30, 50 e 100 euro (cumulabili) e utilizzata per pagare in una qualsiasi delle strutture alberghiere convenzionate.

«Un vero e proprio progetto unitario di promozione della località unico in Italia – commenta Luca Sirilli Presidente della Fondazione Cervia In promotrice dell’iniziativa in collaborazione con Mediatip, azienda leader nel sistema del welfare aziendale. -Un prodotto che sarà visto da oltre 6 milioni di dipendenti di aziende del nord Italia che adottano il welfare aziendale per i propri collaboratori. Quando Comune, associazioni e privati fanno sistema è possibile raggiungere obiettivi importanti senza spendere denaro. Un progetto che si svilupperà su più anni. In questa prima fase è stato creato il circuito tra gli hotel e veicolato il prodotto nelle piattaforme, dal prossimo abbiamo un programma di sviluppo che ci permetterà anche di vendere molte gift card per portare turisti nuovi nelle nostre località».

Il mondo commerciale dei fringe benefit e del welfare aziendale è una novità degli ultimi anni ed è arrivata a generare un mercato stimato di 50 miliardi di euro, in continua espansione.

Presentato il piano di riqualifica dell’asilo nido dopo i danni dell’alluvione

Il progetto, dal valore di oltre 774.000 euro è stato reso possibile grazie a due raccolte fondi e servirà a implementare la funzionalità e la classe energetica del nido

Game Room In The Kindergarten

Nel corso di un incontro aperto alla cittadinanza, l’Amministrazione Comunale di Solarolo ha presentato il progetto finalizzato al recupero e al miglioramento dell’asilo nido “Lo Scarabocchio”, necessario per ripristinare i danni causati dalle alluvioni dello scorso maggio. L’intervento è stato reso possibile grazie alle raccolte fondi  “Un aiuto Subito” (promossa dal Corriere della sera e Tg La7,) e “Romagna Nostra” (promossa da Fondazione della Comunità Bresciana, Associazione Comuni Bresciani e Giornale di Brescia), che hanno raccolto un totale di 774.000 euro per finanziare l’intervento.

“Lo Scarabocchio”, realizzato negli anni Settanta, rappresenta per la comunità di Solarolo una importante risorsa a sostegno delle famiglie e per lo sviluppo dei bambini. Negli anni, l’edificio è stato oggetto di constanti interventi di manutenzione, tra i quali il consolidamento sismico che ne garantisce la solidità, ma gli eventi catastrofici della scorsa primavera hanno prodotto danni importanti agli impianti elettrici, tecnologici, idrico-sanitari e di riscaldamento, oltre che alle pavimentazioni, alle pareti e alle aree esterne all’edificio.

Il progetto di riqualificazione presentato non vuole essere solo un rifacimento della struttura, ma è stato pensato con per implementare e migliorare le prestazioni energetiche dell’asilo, che diventerà un moderno edificio di classe A4, rientrante nei parametri della normativa per essere considerato un edificio nZeb (Nearly Zero Energy Building), richiedendo una quantità di energia minima per il suo funzionamento e rispettando i principi della progettazione sostenibile e bioclimatica.
Tra le migliorie proposte si elencano l’isolamento termico dell’intero edificio; l’installazione di pannelli fotovoltaici; l’utilizzo di illuminazione a Led; l’installazione di un impianto di riscaldamento/raffrescamento/produzione acqua calda sanitaria a pompa di calore e l’impianto di riscaldamento a pavimento.

Dalla Playstation ai biscotti a forma di Pac-man: a Cervia il primo hotel per gamer

L’iniziativa di due fratelli, che hanno rilevato il Madison e stanno ultimando una ristrutturazione a tema, da 600mila euro «Ci piacerebbe che il nostro “The Match” diventasse un vero e proprio punto di incontro anche per i cervesi»

The Match Hotel Consolle e maxi schermi, cabinati, giochi di società, arredi a tema retrogaming e colazioni con biscotti di Batman e Pac-Man. Quello che sembra essere il sogno di ogni “nerd” prende forma nell’idea di due giovani imprenditori cervesi che hanno deciso di ristrutturare il loro albergo trasformandolo nel primo game-hotel della Romagna. Quella dei fratelli Filippo e Perri Giacometti (29 e 26 anni) è una famiglia di imprenditori da tre generazioni, e dall’età di 19 anni Filippo aiuta la madre nella gestione dell’Hotel Monica: «Quando ho capito che c’era da dare una mano nell’albergo di famiglia non mi sono tirato indietro, ho abbandonato il sogno del pallone per dedicarmi a tempo pieno al lavoro di gestore. A seguito della pandemia abbiamo rilevato l’hotel Madison, sapendo che avremmo dovuto ristrutturarlo. L’idea era quella di un rinnovo ma poi, anche grazie all’aiuto di un consulente, abbiamo deciso di fare qualcosa che rispecchiasse davvero noi stessi, e da veri appassionati di videogame, manga e Lucca Comics non poteva che essere un hotel a tema gioco, anche se sappiamo che in una cittadina come Cervia può rappresentare una sfida».

Il Madison diventa quindi “The Match” (la sfida) grazie a una ristrutturazione dal valore di oltre 600.000 euro, che interesserà inizialmente solo una parte dell’hotel, a partire dall’esterno della struttura, hall e zone comuni, e il primo piano che ospiterà nove nuove camere tematizzate: «In questa prima fase di rinnovo ci siamo concentrati sulle aree più sfruttate dalla clientela, come la game room da otto postazioni che permetterà agli ospiti di sfidarsi con Play 5, e in futuro anche Switch, computer e cabinati, la zona dedicata ai giochi di società, la hall e la sala colazioni, ma anche e soprattutto nelle nuove stanze “Match”, con arredamenti a tema e, nel caso della suite, una Play 5 a disposizione in camera. Le camere tradizionali ai piani superiori resteranno disponibili e avranno un prezzo minore». Le aree esterne sono pensate per ospitare campi da basket e zone dedicate allo sport: «Vogliamo valorizzare il gioco a tutto tondo, anche nei suoi aspetti più dinamici».

The Match aprirà il 25 aprile, ma l’inaugurazione ufficiale è prevista intorno alla metà di maggio. Tra le novità rispetto alle stagioni precedenti, l’abbandono della pensione completa in favore del B&B: «Sappiamo che questo rivoluzionerà il nostro target – spiegano i fratelli – abbiamo sempre lavorato con le famiglie, ma nonostante il tema ludico il nostro hotel non è pensato per bambini, piuttosto per coppie e gruppi di amici. Gestire un hotel con pensione completa inoltre è davvero impegnativo, abbiamo optato per la formula più giovane del B&B offrendo al posto della colazione un brunch servito fino a mezzogiorno, preparato da Perri e ovviamente in tema: con biscotti a forma di Pac-Man e simboli dei supereroi».

Il brunch, così come le zone comuni dell’hotel saranno accessibili anche da chi non alloggia nella struttura: «Abbiamo creato The Match con l’idea di portare qualcosa di nuovo a Cervia: amiamo la nostra città ma crediamo sia rimasta un po’ ferma nel tempo per quel che riguarda l’accoglienza turistica e il servizio alberghiero. Anche per questo ci siamo affidati ad agenzie esterne al territorio per l’ideazione del progetto e la campagna di comunicazione. Un’altra delle idee che vogliamo rivoluzionare è quella dell’hotel come luogo privato e inaccessibile: il gioco unisce e vogliamo che The Match diventi un vero punto di incontro e aggregazione. Invitiamo tutti i cervesi a provare la nostra colazione “All you can breakfast” e a sfidarsi a una partita alla Play nella nostra game-room. Vorremmo sfruttare questo cambiamento anche per superare i limiti della “stagione”, organizzando nei periodi di minor affluenza tornei di giochi di società e videogame, scambi di carte e, perchè no, raduni a tema cosplay. Si tratta di un modo diverso di pensare la ricezione alberghiera e sappiamo che in una cittadina tanto legata alle tradizioni del suo turismo sarà letteralmente una sfida, ma non ci spaventa».

Sonia Davis e John Calzolari finalisti a “The Voice Senior”

L’ultima puntata del talent dedicato ai cantanti over 60 andrà in onda il 5 aprile e vedrà in scena i due artisti di origine ravennate e faentina

The voice senior finalisti

Dopo il primo traguardo raggiunto con la selezione per la semifinale, Sonia Zanzi (in arte Sonia Devis) e Gianluca “John” Calzolari sono ufficialmente finalisti dell’ultima edizione di The Voice Senior, il talent show canoro firmato Rai dedicato agli artisti over 60.

I due cantanti, scelti per il proprio team da uno dei quattro giudici del programma, il rapper napoletano Clementino, sfideranno per l’ultima volta gli altri concorrenti nella puntata finale di venerdì 5 aprile,  in onda alle 21.30 su Rai 1.

Sonia Zanzi (61enne ravennate) lavora in un fast food, ma è già nota in zona e non solo come cantante con il nome d’arte Sonia Davis, mentre il 62enne faentino Gianluca “John” Calzolari è un agente della polizia locale di Imola.

Spiragli per l’ex Farmografica: via libera al risarcimento danni per l’alluvione

Il commissario Figliuolo si è impegnato a riconoscere il contributo in caso di cessione

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La struttura commissariale per la Ricostruzione post alluvione è pronta a valutare positivamente il risarcimento dei danni provocati dall’alluvione del maggio scorso alla ex Farmografica di Cervia, oggi proprietà dell’austriaca Mayer-Melnhof Packaging che nei mesi scorsi ha deciso di chiudere l’azienda. È stato valutato possibile, quindi, riconoscere il contributo previsto dall’ordinanza 11 nel caso di cessione del ramo d’azienda in continuità aziendale (a essere interessato all’acquisto è il gruppo Focaccia).

La protesta per l’ex Farmografica di Cervia

L’impegno è del commissario alla Ricostruzione, generale Paolo Francesco Figliuolo, che a Bologna ha incontrato nella sede della Regione l’assessore allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, insieme al prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, al presidente della Provincia di Ravenna, Michele de Pascale, al sindaco di Cervia, Massimo Medri, alla Rsu aziendale e ai segretari generali di Slc Cgil Ravenna, Saverio Monno, Fistel Cisl Romagna, Stefano Gregnanin, e Uilcom Uil, Ryan Paganelli.

«Oggi abbiamo registrato una novità importante – ha dichiarato Colla -. Se da una parte stiamo trovando una soluzione al precipizio dei licenziamenti, attraverso l’accordo fra i sindacati e l’azienda austriaca che può portare alla cassa integrazione per sei mesi e quindi a “comprare” tempo per trovare un imprenditore disponibile a rilevare l’azienda, dall’altra abbiamo tracciato un percorso di chiarezza sul tema dei risarcimenti per i danni alluvionali. Ringraziamo il commissario Figliuolo e la sua struttura per aver accolto la richiesta delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali a riconoscere i risarcimenti a un nuovo imprenditore, in caso di continuità del ramo d’azienda, sia per quanto riguarda la disponibilità a ristorare l’eventuale divario fra il danno asseverato per i macchinari e la quota già versata dall’assicurazione austriaca, che per aver garantito un canale preferenziale per velocizzare il più possibile i tempi dell’erogazione».

«Se l’apertura di oggi ci consente di guardare con speranza al futuro dell’ex Farmografica di Cervia, evitando la chiusura di un’azienda a causa dell’alluvione – ha aggiunto l’assessore regionale -, lo dobbiamo alla responsabilità dei lavoratori, dei loro rappresentanti e delle organizzazioni sindacali, che con grande civiltà hanno saputo difendere non solo i posti di lavoro, ma l’esistenza stessa di un’attività industriale su un territorio difficile come quello di Cervia».

Vede la polizia e scappa sul monopattino: arrestato con 28 involucri di cocaina

In manette anche un altro spacciatore sorpreso a vendere in borgo San Rocco

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Polizia in piazza Baracca

Due arresti nel giro di pochi giorni della polizia a Ravenna. Nello scorso fine settimana, in zona Borgo San Rocco, a finire in manette è stato un cittadino straniero, irregolare in Italia e con precedenti, sorpreso a vendere una dose di cocaina a un giovane italiano. Lo spacciatore era già stato espulso dal territorio nazionale. Dopo la convalida dell’arresto, nei suoi confronti è stato emesso un nuovo provvedimento di espulsione dall’Italia.

In piazza Baracca all’inizio di questa settimana, invece, i poliziotti hanno individuato (e poi arrestato) un cittadino straniero destinatario di un ordine di carcerazione per quasi due anni di reclusione per reati inerenti gli stupefacenti. Dopo un breve tentativo di fuga a bordo di un monopattino, il ricercato è stato fermato e trovato in possesso di 28 involucri di cocaina per un peso complessivo lordo di circa 14 grammi.

Lite in strada fra due uomini, uno lancia una bici contro i vigili urbani: arrestato

Controlli della polizia locale: l’altro uomo è stato denunciato perché trovato con uno storditore elettrico

Foto 1La polizia locale è intervenuta ai giardini Speyer, in zona stazione ferroviaria, per sedare una lite in strada fra due uomini e uno di loro ha lanciato una bicicletta contro gli agenti. È scattato l’arresto. L’episodio è avvenuto nel pomeriggio di mercoledì 20 marzo. L’altra persona partecipante alla lite è stata denunciata per inosservanza delle norme sulla permanenza dello straniero e per porto di oggetti atti ad offendere senza giustificato motivo in quanto sorpreso, durante le fasi dell’identificazione, nel tentativo di disfarsi di uno storditore elettrico. Entrambi gli uomini sono di nazionalità marocchina.

Nella caserma di piazza Mameli uno dei due ha proseguito nella condotta violenta provocando danni alle dotazioni delle camere di sicurezza (rottura dei lavabi e dei rubinetti), motivo per il quale è stato altresì denunciato per danneggiamento aggravato.

Demolito lo storico Marepineta di Marina di Ravenna: diventerà un condhotel

Il progetto verrà presentato dagli architetti in un incontro pubblico alla galleria Faro Arte

Marepineta

Sabato 23 marzo dalle 17.30 alla galleria Faro Arte di Marina di Ravenna è in programma un incontro pubblico sul futuro del Marepineta, storico hotel avviato a fine anni Ottanta e chiuso dal 2015 su viale delle Nazioni (al civico 215), dopo essere stato utilizzato anche come residenza per anziani.

La struttura è stata demolita nei giorni scorsi e la rinascita avverrà con la cosiddetta formula del condhotel, un ibrido fra la camera d’albergo e la seconda casa. In buona sostanza un’ala dell’immobile verrà trasformata in appartamenti poi venduti sul mercato per riqualificare invece la parte che resterà alberghiera con un miglioramento dello standard qualitativo.

A presentare il progetto architettonico del nuovo Marepineta saranno i professionisti di Nuovostudio e Rossi&Zaganelli Architetti.

«Abbiamo evitato l’11 settembre dell’Italia grazie al controspionaggio offensivo»

Marco Mancini è stato per 35 anni un agente segreto: nel 2004 sventato un attentato all’ambasciata a Beirut con 400 kg di esplosivo: «Se reclutare “fonti immorali” permette di salvare lo Stato, allora va bene farlo». Il ravennate spiega la humint, human intelligence: «Il fattore umano al centro della raccolta informazioni e viene prima del supporto tecnologico»

Marco ManciniNella sezione speciale anticrimine dei carabinieri, guidata dal generale Dalla Chiesa, il suo nome di servizio era “Tortellino”. Quando è entrato nei servizi segreti è diventato “Doppio Mike”, utilizzando l’alfabeto fonetico per le iniziali di nome e cognome. Dal 1979 al 2021 Marco Mancini – residente a Sant’Alberto da giovane e poi a Lugo – è stato un uomo dello Stato. Operativo sul campo, ma sempre nell’ombra: in quarant’anni è apparso in una sola foto, quella del 2005 che trovate sulla copertina di questo numero di Ravenna&Dintorni. Ora che è arrivata la «pensione punitiva», come la definisce lui stesso, ha deciso di raccontare la sua storia in un libro, Le regole del gioco (il 23 marzo la presentazione alle 18 al Mercato coperto di Ravenna in un dialogo con il giornalista Stefano Folli).

Mancini, cominciamo dalla fine del libro: Meloni ha risposto alla sua lettera aperta in cui le suggerisce di applicare il metodo del controspionaggio offensivo per regolare l’immigrazione clandestina?
«Non è che mi aspettassi una risposta. Il mio intento era solo di proporre un protocollo che ha portato risultati ottimali quando è stato applicato in passato. È il metodo che ci ha permesso di catturare un latitante che stava piazzando 400 kg di esplosivo all’ambasciata italiana di Beirut nel 2004. Il metodo potrebbe dare frutti anche se lo applicassimo al contrasto dei gruppi criminali che gestiscono l’immigrazione clandestina. Fermarsi agli arresti degli scafisti non serve: uno scafista in carcere in Italia è solamente un costo già messo a budget dai trafficanti che poi mantengono la sua famiglia. E qualunque cella italiana sarà sempre più confortevole di una in Libia».

Come mai allora il governo che prometteva il blocco degli sbarchi non sta usando questo metodo?
«È una domanda che dovrebbe fare al presidente del Consiglio».

A proposito di politica, la serata di presentazione del suo libro a Faenza a gennaio è stata introdotta da un esponente di Forza Italia e molti del partito erano in sala. C’è una vicinanza con quel partito?
«Al momento non mi occupo di politica, ma del mio Paese».

Qualcuno le ha chiesto di candidarsi alle Europee?
«No».

Perché ha deciso di scrivere questo libro?
«Ho vissuto in clandestinità per 40 anni per il lavoro che facevo e sono rimasto sempre zitto nonostante le vicissitudini che ho avuto e da cui sono stato prosciolto. Ora sto dicendo quello che posso dire rispettando le norme e il segreto di Stato dove è stato apposto».

Aveva dei sassolini da togliere dalle scarpe?
«Non ce l’ho con nessuno. Ringrazio Rizzoli che mi ha dato la possibilità di raccontare un pezzo di Italia che pochi conoscevano».

Il libro è di 339 pagine e dice che è stato scritto tutto facendo ricorso solo alla memoria perché non ha mai tenuto appunti delle operazioni. Come è possibile?
«La memoria è selettiva e quando si ritorna nei luoghi operativi, si riaprono i cassetti dei ricordi. Quando ho deciso di scrivere il libro sono andato a visitare i luoghi dove si erano svolti i fatti».

A proposito di libri… un vero agente segreto guarda serie tv di spie e legge romanzi sul tema?
«Ho letto praticamente tutto quello che è uscito. Mi avevano consigliato di guardare la serie Fauda ma quello che ho visto in Medioriente era già oltre».

Il tema del segreto di Stato è un argomento che torna più volte nelle pagine del libro. È lei stesso a dire di non poter scrivere tutto per non infrangere la legge. Allora come fa il lettore a fidarsi di quello che trova?
«Tutto quello che ho scritto è vero. Ho omesso la parte coperta dal segreto di Stato. E a volte sono stato costretto a farlo contro il mio interesse: per esempio, il segreto di Stato apposto e conservato da molti presidenti del Consiglio sul sequestro dell’imam Abu Omar nel 2003 non mi ha permesso di difendermi nel procedimento dove comunque sono stato prosciolto. Mi rendo conto che per il segreto di Stato manca la comprensione di una parte dei fatti, ma quella parte non implica responsabilità penali mie e dei miei colleghi. Per questo auspico che venga tolto il segreto di Stato sul caso Abu Omar».

C’è qualcuno in carcere in Italia per violazione del segreto di Stato?
«Nessuno in carcere, ma qualche sentenza di condanna c’è stata».

Anche sul famoso incontro con Matteo Renzi a dicembre 2020, nell’autogrill di Fiano Romano, è stato apposto il segreto di Stato.
«Elisabetta Belloni, direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), ha opposto il segreto di Stato di fronte ad alcune domande dei miei avvocati Paolo De Miranda e Luigi Panelli nel contesto delle indagini difensive. La presidenza del Consiglio ha confermato il segreto. A me pare incomprensibile per questa vicenda».

Da luglio 2021 lei è formalmente in quiescenza. L’ha definita un “pensione punitiva” come risultato di una guerra interna all’amministrazione dei servizi segreti da cui è uscito sconfitto. Vista la sua carriera, però, non la si può immagine nei panni di Davide contro Golia: aveva le spalle larghe e avrà avuto anche i suoi sostenitori. Come mai ha perso quella guerra?
«C’era qualcuno che non voleva che raggiungessi i vertici della mia amministrazione. Ma non avevo nessuna fazione dalla mia parte: lavoravo per il Paese e per i Servizi, il premier Conte mi aveva convocato a Palazzo Chigi e la strada sembrava spianata verso la vicedirezione. Poi è uscita la vicenda dell’autogrill. Io ho sicuramente perso la mia guerra. Non so se in quel momento l’abbia persa anche il Paese».

Renzi le ha fatto il trappolone con quell’incontro?
«Nessun trappolone. L’ho detto in ogni occasione possibile: avevo appuntamento con il senatore Renzi a Palazzo Madama per scambiarci gli auguri di Natale, un’abitudine che avevo con diversi altri senatori, deputati e ministri a cui solitamente regalavo una scatola di biscotti Babbi. Fu la scorta di Renzi a chiamare la mia scorta per dire che l’incontro veniva spostato in un autogrill a Fiano Romano per esigenze del senatore che aveva tardato facendo visita in carcere a Denis Verdini».

Non le è sembrato strano?
«L’appuntamento era al Senato e poi è stato spostato. Se ti chiama un senatore, che fai non vai? Di certo se avessi saputo come sarebbe andata a finire non sarei andato all’incontro».

Sente ancora Renzi?
«Non ci sentiamo da un po’».

Possibile che un agente segreto, con tanta esperienza alle spalle come lei, non si sia accorto che in quell’autogrill c’era una donna comune, una insegnante di scuola, che vi stava filmando da un’auto in sosta a pochi metri da voi?
«Il mio lavoro al Dis era quello di dirigente generale. Da anni, a seguito di gravi minacce di morte ricevute, vivevo sotto scorta. Non era certamente mio compito tutelare la mia sicurezza. Mi sembra strano non siano stati svolti accertamenti di eventuali conoscenze fra la signora che ha filmato l’incontro, il suo compagno che l’ha contattata al cellulare mentre sostava all’autogrill e tutti gli appartenenti ai servizi segreti. Aggiungo che le rispettive scorte, mia e del senatore, non sono state interrogate».

A proposito di babbi, con la minuscola: è appena arrivata l’assoluzione per il padre di Renzi nell’inchiesta Consip in cui invece è stato condannato l’ex maggiore del Noe, il carabiniere Gian Paolo Scafarto, a 18 mesi di carcere. Nel 2018 in una intervista a Il Foglio, Scafarto parlò di un file chiamato “Mancini.docx” che conteneva informazioni su di lei (. La stavano spiando?
«Forse era già in atto un dossier contro di me per danneggiarmi in un momento in cui già c’erano possibilità di mie promozioni ai vertici. Forse la vicenda dell’autogrill è stata solo la parte finale di un lavoro iniziato tempo prima».

Le fonti umane per un agente segreto quanto sono importanti?
«Sono l’elemento centrale di quello che chiamo controspionaggio offensivo: il fattore umano è al centro dell’attività di raccolta informazioni e viene prima del supporto tecnologico e scientifico. In gergo si parla di humint, acronimo che sta per human intelligence. Si svolge nei Paesi stranieri ostili all’Italia: si organizza una struttura clandestina reclutando donne e uomini capaci di fornire informazioni utili».

L’uomo prima del drone. La pensano così anche gli agenti segreti della generazione successiva alla sua?
«A gennaio un ex ufficiale della marina militare italiana, Walter Biot, è stato condannato a 29 anni dal tribunale militare e 20 dal tribunale ordinario per aver venduto notizie coperte da segreto militare a un funzionario del governo russo. È stato arrestato nel 2021 mentre passava una chiavetta con dei file. Quindi non c’è stato un attacco hacker, non c’è stato un drone: c’è stato un ufficiale di marina reclutato in una caserma italiana. È stata un’ottima attività humint da parte della Russia. Bisogna reclutare il nemico, bisogna penetrare il nemico con il controspionaggio offensivo per entrare nelle logiche di chi ci vuole male».

Si può fare controspionaggio efficace restando dentro la legge?
«Io ci sono rimasto sempre. Per altre persone non posso rispondere».

Reclutare persone in altri Paesi perché forniscano informazioni utili può voler dire anche trattare con persone non proprio di specchiata moralità, per usare un eufemismo. Si può accettare?
«Nel 2004 io e i miei colleghi abbiamo catturato 42 terroristi a Beirut, compreso Ahmad Mikati che era il capo di Al-Qaeda in Libano e latitante da oltre dieci anni, evitando un attentato alla nostra ambasciata con un 400 kg di esplosivo che avrebbero ucciso due-trecento persone. Se reclutando “persone immorali” abbiamo evitato l’11 settembre dell’Italia allora credo che vada bene farlo. Ma bisogna avere le capacità di individuare le persone giuste e riuscire a parlarci. Quando non si fa questo succede il 7 ottobre di Israele».

È una critica al controspionaggio di Israele?
«Hamas ha attaccato il suolo di Israele che è l’Occidente in medioriente, il Paese tecnologicamente più avanzato dell’area. E nessuno sapeva nulla di questo attacco? 1.500 morti e 200 persone sequestrate: per arrivare a questo lo spionaggio di Hamas ha lavorato a lungo sul territorio israeliano con attività humint che invece è stata messa da parte da Mossad e Shin Bet».

Eppure non sono servizi che godono di scarsa reputazione…
«Nemmeno la Cia, ma ricordiamo le Torri Gemelle».

Quale sarà l’esito della situazione palestinese?
«Nessuno può dirlo. Per me c’è solo una certezza: la fine politica di Netanyahu. Ritengo che il gruppo Al-Fatah stia emergendo e voglia prendere il posto di Hamas nelle trattative. Il primo passo per una soluzione è che Hamas liberi tutti gli ostaggi. E Israele deve catturare Yahya Sinwar, capo dei sequestratori che si nasconde nei tunnel, penso dalle parti di Rafah».

Hamas è un gruppo terroristico?
«Sì, ma non tutti i palestinesi sono con Hamas».

Israele sta facendo un genocidio a Gaza?
«No, il genocidio è stato quello subito dagli ebrei, non dobbiamo perdere di vista il senso delle parole».

Le vicende palestinesi stanno portando quelle ucraine più lontane dai riflettori.
«L’Ucraina va aiutata, soprattutto nell’attività di intelligence e diplomazia. Anche in questo caso torna il discorso degli effetti della scarsa disponiblità di informazioni. L’ex premier Draghi ha affermato che gli unici ad avere informazioni erano i servizi segreti inglesi e americani. Forse se qualcuno in Europa lo avesse saputo si sarebbe potuto sollevare un movimento di opposizione contro la minaccia di Putin. Sarebbe bastato poco: in Italia ci sono 150mila badanti ucraine, ognuna di loro ha almeno un parente o un amico in patria e con una attività humint si sarebbe potuto raccogliere informazioni».

Il dettaglio/1: l’ingresso nel Sismi grazie a don Isidoro

Marco Mancini è nato nel 1960 a Castel San Pietro, ma ha vissuto i primi vent’anni della sua vita a Sant’Alberto con la famiglia. Nel 1979 è entrato nei carabinieri e si è trasferito a Milano. Nel 1984 è entrato nei servizi segreti. Nel frattempo i genitori si sono trasferiti a Lugo. L’ingresso nel Sismi è avvenuto grazie all’intercessione di don Isidoro, insegnante di religione di Mancini alle scuole superiori. Il parroco era amico d’infanzia con Ninetto Lugaresi, all’epoca capo del Sismi, e fece da tramite per l’arruolamento di “Doppio Mike”.

Il dettaglio/2: Marco Mancini è stato arrestato due volte nel 2006 e due volte è stato prosciolto

Marco Mancini è stato arrestato due volte: il 5 luglio e il 12 dicembre 2006, in entrambi i casi per ordinanze di custodia cautelare. La prima volta nell’ambito dell’indagine sul rapimento dell’imam di Milano, Abu Omar, e la seconda nell’inchiesta Telecom-Sismi su presunti dossieraggi a personalità pubbliche. Entrambe le vicende si sono concluse per Mancini con il proscioglimento: nel 2011 per il caso Telecom e nel 2014 per il caso Abu Omar. Mancini in cella ricevette la visita di Francesco Cossiga: «Una persona meravigliosa con cui ho in comune origini sarde. Parlammo tutta una mattina usando il dialetto gallurese che conosco grazie a mia madre. Lui mi consegnò una copia del romanzo “Il giovane Holden”. Io non sapevo che dargli e allora presi il cartellino che indicava le informazioni del detenuto sulla porta della cella. Era l’unica cosa che potevo dargli». Quel cartellino ora è nel portafoglio di Mancini: «Al funerale di Cossiga me lo diede un suo collaboratore dicendo che il presidente si era raccomandato di farmelo riavere».

Il dettaglio/3: la fine della carriera da 007 in un autogrill con Matteo Renzi

Quanto accaduto a Fiano Romano in un autogrill dell’autostrada A1 il 23 dicembre 2020 è costato la fine della carriera di Marco Mancini. Il lughese, all’epoca al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), incontrò il senatore Matteo Renzi e cinque mesi dopo Report su Rai3 fece un servizio su quell’incontro con le immagini filmate da una donna presente, a suo dire, per caso nella stessa area di sosta. Renzi e Mancini sostengono che fu un incontro per lo scambio di auguri natalizi. Ma in quel momento (governo Conte 2) Mancini era stato individuato dal premier per una promozione ai vertici dei servizi segreti e dopo quell’incontro tutto sfumò. Da lì a poco per lo 007 l’invito alla pensione.

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