Cgil critica i corsi di scuola superiore da 4 anni: «Didattica piegata al lavoro»

Un solo istituto in provincia di Ravenna ha aderito alla sperimentazione della riforma Valditara

Lab Macchine Utensili 3Una sola scuola superiore in provincia di Ravenna ha aderito alla sperimentazione della riforma della filiera tecnologico-professionale, voluta dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, con l’istituzione di percorsi di studio quadriennali con diploma conclusivo equiparati al più noto percorso da cinque anni. Un decreto del ministero a dicembre ha anticipato all’anno scolastico 2024-2025 l’attuazione di una norma ancora in discussione in Parlamento.

La Flc-Cgil di Ravenna è critica sui contenuti di questo provvedimento e affida la sua posizione a un comunicato stampa: «La sperimentazione prevista dalla riforma riduce di un anno il percorso di studi degli istituti tecnici e professionali, introducendo un modello che prevede dopo il percorso quadriennale un ulteriore biennio post-diploma con il coinvolgimento degli istituti professionalizzanti Its Academy».

Secondo il sindacato l’obiettivo della riforma promossa da Valditara è di piegare la scuola alle esigenze delle imprese riducendo le materie di carattere generale a favore di quelle di indirizzo: «Si anticipano il Pcto, ex Alternanza Scuola Lavoro, e l’apprendistato già dal secondo anno, in pratica a 15 anni, in pieno obbligo formativo, si subordina la didattica al contesto produttivo dei territori prevedendo l’adeguamento e l’ampliamento dell’offerta formativa che dovrà essere funzionale alle esigenze specifiche delle aziende locali. Questi soggetti privati potranno entrare nell’offerta formativa delle scuole. Si disegna, così, un sistema di istruzione frammentato in relazione al contesto socio-economico di appartenenza confondendo l’istruzione con l’addestramento professionale. L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è chiaro e punta a canalizzare precocemente i giovani al lavoro già dalla scuola secondaria di secondo grado e non certo di adeguare il percorso al modello europeo, se cosi fosse si dovrebbe prendere in considerazione una riflessione generale del sistema di istruzione presente nel nostro Paese».

Cgil ricorda che anche il il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, l’organo di garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale della Scuola, ha espresso parere negativo sul provvedimento: ««Si sottolinea che c’è una tendenza verso l’anticipazione di esperienze lavorative che possono risultare insignificanti e perfino pericolose se destinate ad alunni che non siano ancora pronti ad assumere gli atteggiamenti adeguati in contesti reali non scolastici».

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